David Harvey – Il diritto alla città è un diritto a cambiare e reinventare la città in base alle nostre esigenze.

David Harvey

 

Città ribelli, il Saggiatore, 2013

Città ribelli, il Saggiatore, 2013

«Il diritto alla città, è molto di più di un diritto di accesso individuale o di gruppo alle risorse urbane è un diritto a cambiare e reinventare la città in base alle nostre esigenze. Il diritto alla città è la libertà di costruire e ricostruire le nostre città e noi stessi è uno dei più preziosi tra i diritti umani e nondimeno è anche uno dei più negletti. Come si può esercitare al meglio questo diritto?». David Harvey

Città ribelli. I movimenti urbani dalla Comune di Parigi a Occupy Wall Street” di David Harvey

 


Quarta di copertina

Un secolo e mezzo prima che Occupy riempisse le strade e le piazze del mondo, la città moderna era già fucina di idee rivoluzionarie, e fu dallo spazio urbano che soffiarono i primi venti del cambiamento sociale e politico. Da sempre le città sono teatri che mettono in scena il pensiero utopico, ma anche centri di accumulazione capitalistica, e quindi spazi di conflitto contro quei pochi che, controllando l’accesso alle risorse comuni, determinano la qualità della vita di molti. L’urbanizzazione ha giocato un ruolo primario nell’assorbimento del surplus di capitale, alimentando processi di “distruzione creatrice” che hanno sottratto alle masse il diritto di costruire e ricostruire le proprie città. Questo conflitto latente è esploso periodicamente in grandi rivolte popolari, come nella Comune di Parigi del 1871, a seguito della riconfigurazione urbanistica voluta da Napoleone III e realizzata da Haussmann, quando i cittadini espropriati si sollevarono per imporre il governo rivoluzionario sulla capitale. O come nel 1968, con i grandi movimenti sociali urbani che agitarono Chicago e Berlino, Praga e Città del Messico, o ancora, nell’estate 2011, con i riots che hanno bruciato le periferie di Londra e con l’ondata di indignazione contro il potere finanziario che ha scosso America ed Europa. “Città ribelli” ripercorre la storia delle città come centri propulsori della lotta di classe e dei movimenti di riappropriazione dei diritti collettivi.


David Harvey

Geografo, sociologo e politologo inglese.
Si occupa di geografia politica e, dal 2001, è professore di Antropologia alla Graduate School della City University di New York.
Precedentemente è stato professore di Geografia presso le università di Oxford e Johns Hopkins.
L’“Independent” ha citato il suo libro La crisi della modernità come una delle cinquanta opere più importanti del secondo dopoguerra. Nel 1995 gli è stata conferita la Patron’s Medal della Royal Geographical Society e nel 2007 è stato eletto membro della American Academy of Arts and Sciences.
Tra i suoi libri tradotti in italiano: La crisi della modernità (il Saggiatore, 2002), La guerra perpetua (il Saggiatore, 2006), Breve storia del neoliberalismo (il Saggiatore, 2007), Neoliberismo e potere di classe (Allemandi, 2008), Il capitalismo contro il diritto alla città (Ombre corte, 2012), Città ribelli (il Saggiatore, 2013), Giustizia sociale e città (Feltrinelli, 1978), L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza (Feltrinelli 2011) e Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo (Feltrinelli, 2014).


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Clara Usón – Il valore assoluto, il dogma, l’ideale del XXI secolo è il profitto, il denaro. Il valore morale equivale a quello economico.

Clara Usón

«Il valore assoluto, il dogma, l’ideale del XXI secolo è il profitto, il denaro. Il valore morale equivale a quello economico». Clara Usón, il manifesto, 13-09-2016.

 

Valori

Clara Usón, Valori, Sellerio, 2016

Quarta di copertina

«Una volta gli eroi erano persone che dimostravano il loro valore, o la loro dignità. Oggi gli eroi sono i calciatori, non altro che mercenari, oppure gli imprenditori come Steve Jobs. Adesso che il lavoro è scarso ammiriamo i ricchi, i milionari. Siamo diventati schiavi consapevoli, rassegnati e vili». In queste parole di Clara Usón è la traccia di un romanzo di sorprendenti corrispondenze e simmetrie, in cui il destino dei personaggi diventa materia di riflessione e di passione civile.
Nei nostri giorni una direttrice di banca vende ai suoi clienti azioni privilegiate ma di nessuna consistenza economica. Nel 1930 un giovane militare, fedele agli ideali repubblicani, insorge con una rivolta armata contro l’oppressione della monarchia. Durante la seconda guerra mondiale un prete rivela il suo fanatismo nel campo di concentramento di Jasenovac, in Croazia. Un legame profondo, un comune dilemma morale, accomuna queste vicende distanti solo in apparenza. Nel mettere alla prova il proprio sistema di valori, che sia l’idealismo politico, la fede religiosa o il culto della ricchezza, i tre personaggi cercano di assicurarsi un futuro, di realizzare la propria vita. Nella loro sorte si incarnano la venerazione del denaro, il prezzo della libertà, la violenza della religione che diventa dogma, e la divergenza delle loro scelte li mette di fronte alla felicità o a un baratro di disperazione, a un segno esemplare di libertà e coraggio o allo stigma della più infame colpevolezza.
Clara Usón intreccia magistralmente i piani temporali e narrativi, e ispirandosi a fatti reali racconta l’integrità e la spregevolezza morale, i paradossi dell’audacia e della viltà, la potenza delle convinzioni personali, tratteggiando in momenti diversi della Storia le idee e i principi che hanno ispirato e causato atti di umanità esemplare, o di sconcertante barbarie. Nasce così una poetica della sopravvivenza, che nella simultaneità dei tempi e delle circostanze dei protagonisti dà forma a una nuova coniugazione, tutta contemporanea, del «romanzo politico».


Clara Usón è nata nel 1961 a Barcellona. Autrice di sette romanzi, all’esordio nel 1998 ha vinto il Premio Lumen e nel 2009 il Premio Biblioteca Breve Seix Barral con Corazón de napalm. È stata riconosciuta dalla critica spagnola come una delle maggiori scrittrici contemporanee, dotata di una grande creatività e di un’originale sensibilità espressiva, che fanno di lei una «degna erede di Čechov» (El Mundo). Con questa casa editrice ha pubblicato La figlia (2013), un caso letterario in Italia, e un grande successo di critica e di pubblico, e Valori (2016).


 


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Alberto Jori – Il pensiero di Aristotele acquista una straordinaria carica di attualità proprio nella misura in cui si presenta come una “sfida” alla nostra visione della realtà, e propone modelli alternativi, a volte probabilmente più validi, di comprensione dell’esperienza.

Alberto Jori 01

Aristotele01


Quarta di copettina

Aristotele, “il maestro di color che sanno”, secondo la celebre formula dantesca, per molti secoli è stato considerato il Filosofo, e quasi il simbolo stesso della ragione umana. Ancor oggi, le prospettive aperte dallo Stagirita mantengono un’intatta vitalità: se la sua logica e la sua epistemologia sono state riscoperte nella loro grandiosa architettura, le sue analisi ontologiche sono tornate al centro del dibattito filosofico. Varie correnti dell’etica contemporanea hanno posto in luce la straordinaria attualità del pensiero pratico di Aristotele, mentre un’attenzione sempre più viva si proietta anche sulle sue indagini di filosofia naturale.
In tale quadro, la presente introduzione alla filosofia aristotelica «può essere collocata sullo stesso piano degli studi più importanti su Aristotele degli ultimi decenni» (H. Flashar) e rappresenta uno strumento prezioso per quanti cercano un accesso filologicamente rigoroso e filosoficamente affidabile ai testi dello Stagirita.
Emerge dal libro la complessa immagine di un filosofo criticamente aperto a tutte le vie del pensiero e attento, in parallelo, a coniugare l’ispirazione strutturale con un approccio fortemente problematico ai temi di volta in volta affrontati.


Indice del volume

Introduzione

Per quanto gli studi più autorevoli su Aristotele degli ultimi decenni abbiano dimostrato che la filosofia aristotelica, lungi dal costituire un complesso di dottrine di carattere dogmatico, è essenzialmente aperta, “flessibile” e problematica, tale immagine rinnovata e più fedele del pensiero dello Stagirita non pare esser stata adeguatamente recepita, a tutt’oggi, dalla communis opinio. Ancora prevale, al di fuori della cerchia ristretta degli specialisti, lo stereotipo di un Aristotele che presume di possedere un sapere assoluto e totalizzante.

Per mettere in luce l’infondatezza di tale stereotipo, abbiamo voluto mostrare in che modo lo Stagirita procede realmente nelle proprie indagini: ponendosi domande, confrontandosi criticamente con la tradizione, saggiando le soluzioni possibili, per formulare infine delle risposte che, comunque, non considera mai definitive. La strategia migliore per rendere manifesta l’intima articolazione di questo suo costante interrogarsi e interrogare l’uditore e il lettore è parsa quella di affrontare direttamente, una per una, tutte le opere di Aristotele, ricostruendone l’organica tessitura senza tuttavia perdere mai di vista l’orizzonte teoretico complessivo in cui ogni ricerca dello Stagirita – anche la più specifica – trova la sua collocazione e il suo significato.

Non v’è dubbio che la lettura dei testi costituisce il momento autentico e irrinunciabile di confronto con qualsiasi autore. All’incontro diretto con gli scritti aristotelici la presente opera non vuole dunque certo sostituirsi. Il nostro intento è, invece, quello di agevolare l’accesso ai trattati dello Stagirita, suggerendo possibili itinerari ermeneutici e lasciando affiorare, nel contempo, gli interrogativi che tali trattati pongono e ai quali, a volte, duemila anni d’indagini critiche non sono riusciti a dare risposte soddisfacenti.

Com’è ovvio, le analisi più approfondite da noi svolte hanno per oggetto le opere aristoteliche teoreticamente più ricche e complesse, ancor oggi al centro del dibattito filosofico. Così, i capitoli relativi alla Metafisica e all’Etica Nicomachea sono i più “corposi” e articolati; tuttavia, ogni opera dello Stagirita è studiata con attenzione.

Il nostro non è né intende essere un libro per “addetti ai lavori”, bensì uno strumento utile a un pubblico più ampio. Pertanto, abbiamo voluto evitare di appesantire eccessivamente il testo con note e richiami. Le citazioni di passi aristotelici (accompagnate, quand’è sembrato opportuno, dall’originale traslitterato) sono inserite nel vivo dell’analisi. Allorché, poi, abbiamo cercato di chiarire gli snodi fondamentali del filosofare dello Stagirita alla luce delle prospettive critiche odierne, abbiamo fatto un uso quanto mai parco di riferimenti alla letteratura secondaria, richiamandoci, in ogni caso, solo a poche opere d’indiscusso valore.

Nella nostra esplorazione del Corpus Aristotelicum ci siamo attenuti a un criterio preciso e siamo stati guidati, al tempo stesso, da una salda convinzione. Il criterio è quello dell’assoluta fedeltà ai testi. Il metodo più sicuro per evitare che il naturale desiderio di “dialogare” con Aristotele induca ad attribuire al nostro filosofo, più o meno inconsapevolmente, tesi anacronistiche e non sue, è infatti quello di rispettare con scrupolo e, anzi, con umiltà filologica, quanto di lui ci è rimasto.

La convinzione che ci ha guidati è, a sua volta, strettamente connessa con tale impegno di fedeltà e rispetto: si tratta della ferma persuasione che la fecondità e la stessa attualità del messaggio di Aristotele emergono nei termini più limpidi ed efficaci precisamente quando si rinunzia a piegare tale messaggio a contingenti mode di pensiero, e ci si studia, invece, di salvaguardarlo – nella misura del possibile – nella sua autenticità. Autenticità che vuol dire anche parziale alterità. Lo Stagirita non è un nostro contemporaneo, e sarebbe un errore cercare a tutti i costi di farlo diventare tale. Le sue coordinate ideali sono, in parte, diverse dalle nostre.

E tuttavia, a un Aristotele “addomesticato” è infinitamente preferibile, crediamo, il vero Aristotele. Il suo pensiero acquista una straordinaria carica di attualità proprio nella misura in cui, riscoperto nei suoi caratteri originari, si presenta come una “sfida” alla nostra visione della realtà, e propone modelli alternativi, a volte probabilmente più validi, di comprensione dell’esperienza.

Affrontare il Corpus Aristotelicum nel suo complesso è opera non facile, ma altamente gratificante. Per chi scrive, la stesura di questo volume ha costituito una sorta di viaggio, ricco di scoperte e di gioie intellettuali. Alla fine dell’itinerario, la filosofia dello Stagirita – una filosofia, peraltro, sempre in fieri, mai con chiusa in formule definitive –, dispiegandosi in un panorama grandioso, ci è realmente apparsa come una delle imprese più ammirevoli della storia dell’umanità. Al tempo stesso, a mano a mano che l’esplorazione procedeva, Aristotele è andato assumendo il profilo di un compagno di viaggio, le cui parole e riflessioni, affiorando da un lontano passato, possono essere d’aiuto anche all’uomo d’oggi, nel compito ineludibile di confrontarsi con i perenni interrogativi dell’esistenza. Il nostro auspicio è che pure al lettore lo Stagirita possa alla fine presentarsi come un tale compagno di viaggio: saggio e autorevole, e insieme benevolo e profondamente umano.

Alberto Jori, Aristotele, Bruno Mondadori, 2003, pp. 5-7.


Aristotele, Il Cielo

Aristotele, Il Cielo

Il pane tra sacro e profano

Il pane tra sacro e profano

 

La responsabilità ecologica

La responsabilità ecologica

Lessing, Gli ebrei

Lessing, Gli ebrei

 

Medicina e medici nell'antica Grecia

Medicina e medici nell’antica Grecia

 

Panem et circenses

Panem et circenses


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