Franco Trabattoni – Non esiste l’algoritmo in base al quale stabilire quali cose sono buone, quali no, e in che misura.

Franco Trabattoni 01
Elenchos, XXIV, 2003, Fasc. 2, Bibliopolis

«Per Aristotele non si può trovare il sommo bene se non mediante il confronto tra le cose che sono già considerate dei beni. Non esiste l’algoritmo o il criterio di una bontà in sé, in base al quale stabilire quali cose sono buone, quali no, e in che misura. II rifiuto di questa generalizzazione è sorretto dal buon argomento che la generalizzazione del bene non aggiunge ai beni particolari, dal punto di vista del bene, nulla di significativo. Per sapere se una cosa è buona dobbiamo semplicemente conoscere se essa è buona, e nessun concetto generale può venire in nostro aiuto».

Franco Trabattoni, Aristotele. Etica Eudemia A 8, Elenchos, XXIV (2003) fasc. 2, Bibliopolis, p. 308.

Franco Trabattoni insegna Storia della filosofia antica presso l’Università degli Studi di Milano. La sua attività di ricerca riguarda diversi settori della filosofia antica, ma è soprattutto concentrata su Platone e sulla storia del platonismo, anche in riferimento alla ricezione di Platone nel pensiero contemporaneo. Tra le sue opere ricordiamo Scrivere nell’anima. Verità, dialettica e persuasione in Platone, La Nuova Italia, Firenze 1994; Platone, Carocci, Roma 1998; La filosofia antica. Profilo critico-storico, Carocci, Roma 2002; Attualità di Platone, Vita e Pensiero, Milano 2009. Per Einaudi ha curato Fedone di Platone (PBE Classici).
È stato docente di materie letterarie, storia, filosofia, psicologia e sociologia nelle scuole secondarie di secondo grado, ricercatore in Storia della filosofia antica presso il Dipartimento di filolosofia dell’Università di Studi di Milano, professore associato di Storia della filosofia antica presso il medesimo Dipartimento, visiting professor presso l’Università “Blaise Pascal” di Clermont Ferrand, professore ordinario di Storia della filosofia antica presso il Dipartimento di filosofia dell’Università egli Studi di Milano, direttore della rivista internazionale di filosofia antica Méthexis, visiting professor presso l’ Ecole Normale Supérieure (ENS, rue d’Ulm) di Parigi, visiting Professor presso Uiversidade Federal do Rio di Janeiro (BR), visting Professor presso Sorbonne – Paris 1, Paris, nel 2016 è visiting professor presso Univertität Freiburg a.B., (D)



Shoshana Zuboff – Il capitalismo della sorveglianza è predittività, cioè prevedere e al tempo stesso manipolare, condizionare, plasmare le scelte, trasformando l’esperienza umana in materia prima economica.

Shoshana Zuboff

“I manipolatori tipicamente sfruttano l’ignoranza delle persone
o le loro ‘debolezze’ comportamentali
evitando di sollecitare
la loro capacità di riflessione e deliberazione”

(C. Sunstein, On freedom, 2017).

«Nel capitalismo della sorveglianza i dati personali sono ormai la materia prima strategica da elaborare attraverso la sua immissione nei circoli virtuosi computazionali, dove progressivamente sono usati potenti software, intelligenza artificiale, machine leaming e un sofisticato dispositivo produttivo e di ricerca teso a prevedere i comportamenti futuri degli utenti.
La predittività significa infatti non solo prevedere, ma anticipare e plasmare i comportamenti.
Il capitalismo della sorveglianza sta racchiuso in questa parola: predittività, cioè prevedere e al tempo stesso manipolare, condizionare, plasmare le scelte che saranno fatte quando ci si collega a un sito internet o quando si clicca per acquistare una merce.
Il surplus comportamentale, cioè di quel fattore che ha a che fare con la predittività è uno degli arcani svelati dal capitalismo della sorveglianza, cioè la trasformazione dell’esperienza umana in materia prima economica.
L’altro aspetto che emerge è che questa forma di capitalismo ha caratteristiche estrattive, cioè è organizzato per catturare dalla natura e da quanto fanno uomini e donne materiali da acquisire per poi elaborarli e venderti. Google, Amazon, Facebook, Twitter sono infatti imprese organizzate per rispondere ai propri imperativi estrattivi.
Il capitalismo della sorveglianza è agli esordi, ma in veloce divenire.
Prima c’è stato lo studio dei comportamenti degli utenti, poi sono stati elaborati algoritmi per definire ciò che potrebbero e dovrebbero fare nel futuro. Adesso la posta in gioco è estendere la sorveglianza, mettendo in campo una infrastruttura che acquisisca dati ovunque, dalle strade al tempo passato di fronte le vetrine dei negozi, analizzando ogni aspetto del movimento dei corpi e delle manifestazioni di desideri e bisogni. In questo caso
emerge una sorta di “potere strumentale” adeguato ai diversi contesti nazionali, regionali, esistenziali, tecnologici.
Su questo crinale il capitalismo della sorveglianza manifesta la sua attitudine manipolatrice, antidemocratica».

«L’esperienza umana è ormai materia prima gratuita che viene trasformata in dati comportamentali… e poi venduta come ‘prodotti di previsione’ in un nuovo mercato quello dei ‘mercati comportamentali a termine’ […] dove operano imprese desiderose solo di conoscere il nostro comportamento futuro».

Shoshana Zuboff, The Age for Surveillance Capitalism. The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power (Profile Books, 2019), Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, trad. it. di Paolo Bassotti, Luiss University Press, 2019, pp. 622.