Karl Marx (1818-1883) – Quando il ragionamento si discosta dai binari consueti, si va sempre incontro a un iniziale “boicottaggio”

Marx e i routinari

 

Lettere Marx-Engels

«Quando il ragionamento
si discosta dai binari consueti,
si va sempre incontro a un iniziale “boicottaggio”;

è l’unica arma di difesa che i routinari
sanno maneggiare
nel loro primo sconcerto».

 

Karl Marx a Ferdinand Nieuwenhuis, 22 febbraio 1881, in Marx-Engels, Lettere 1880-1883 (marzo), Lotta comunista, Milano 2008, p. 50.



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In ricordo di Antonio Melis. Testimonianze di: Martha Canfield, Flavio Fiorani, Manuel Plana .

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Centro Studi e Iniziative America Latina

Centro studi Jorge Elelson

Circolo Vie Vuove

Centro Studi e Iniziative America LatinaCentro studi Jorge EielsonCircolo “Vie Nuove”

 

melis antonio

In ricordo di Antonio Melis

 

 

 

Testimonianze di

Martha Canfield

Università di Firenze

Flavio Fiorani

Università di Modena

Manuel Plana

Università di Firenze

 

 

Martedì 8 novembre 2016, dalle ore 21,00

Centro Studi America Latina
Circolo “Vie Nuove”

Viale Donato Giannotti, 13 Firenze
Tel. 055.683388

Tre sudiosi dell’America Latina faranno rivivere la dimensione umana e l’opera del grande letterato drammaticamente scomparso, con l’affetto e la riconoscenza di chi non solo ne apprezzava l’eccezionale valore scientifico, ma anche l’impegno civile che l’ha da sempre caratterizzato.

In ricordo di Antonio Melis_Locandina

 



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Friedrich Engels (1820-1895) – Tutti gli eventi che accadono per necessità naturale recano in sé la propria consolazione, per quanto possano essere terribili (in morte di K. Marx).

La morte di Kal Marx

 

Lettere Marx-Engels

«Tutti gli eventi che accadono per necessità naturale recano in sé la propria consolazione, per quanto possano essere terribili. […] Forse, l’abilità dei medici gli avrebbe potuto assicurare ancora qualche anno di esistenza vegetativa; la vita di un essere impotente, il quale, per il trionfo della medicina, non muore d’un sol colpo, ma soccombe a poco a poco. Tuttavia, il nostro Marx non lo avrebbe mai sopportato. Vivere con tutti quei lavori incompiuti davanti a sé, anelando, come Tantalo, a portarli a termine senza poterlo fare, sarebbe stato per lui mille volte più amaro della dolce morte che lo ha sorpreso. “La morte non è una disgrazia per colui che muore, ma per chi rimane”, egli soleva dire con Epicuro. E vedere quest’uomo geniale vegetare come un rudere a maggior gloria della medicina e per lo scherno dei filistei che lui, quando era nel pieno delle sue forze, aveva tanto spesso stroncato … no, mille volte meglio le cose così come sono andate. Mille volte meglio che dopodomani lo porteremo nella tomba dove riposa sua moglie. […]
Sia come sia. L’umanità ora possiede una mente in meno, quella più importante che poteva vantare oggi. Il movimento proletario prosegue il proprio cammino, ma è venuto a mancare il suo punto centrale, quello verso il quale francesi, russi, americani e tedeschi si volgevano automaticamente nei momenti decisivi, per ricevere quel chiaro e inconfutabile consiglio che solo il genio e la completa cognizione di causa potevano offrire loro. I parrucconi locali, i piccoli luminari e forse anche gli impostori si troveranno ad avere mano libera. […] Bene, dovremo cavarcela. Altrimenti che cosa ci stiamo a fare? E, comunque, siamo ben lontani dal perdere il nostro coraggio».

Friedrich Engels a Friedrich Sorge, 15 marzo 1883, in Marx-Engels, Lettere 1880-1883 (marzo), Lotta comunista, Milano 2008, pp. 360-361.



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Mauro Pallotta (Maupal) – Una nuova opera dell’artista Mauro Pallotta: Donald Trump a Trastevere in tutta la sua boriosa esplosività.

Mauro Pallotta

 

http://www.maupal.com/

***

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R.it

Donald Trump a Trastevere in tutta la sua boriosa esplosività

Donald Trump a Trastevere in tutta la sua boriosa esplosività. No, non si tratta di un comizio elettorale fuori porta ma della nuova opera dell’artista Mauro Pallotta aka Maupal, che ha fatto la sua comparsa nottetempo a via della Lungaretta angolo via di S.Agata. Un poster alto 2,40 metri che raffigura il Tycoon in uno stile molto pop che strizza l’occhio al celebre Obama di Shepard Fairey aka Obey del 2008. Stavolta però cambia lo slogan che diventa “Yes, I can”, nel quale si riassumono il potere economico e l’alto tasso di egocentrismo di Trump. L’immagine gioca con i capelli paglierini di The Donald, da cui si staglia un fungo atomico. Anche stavolta Maupal – noto per aver raffigurato nel 2014 Papa Bergoglio in tuta da supereroe (poster che venne ritwittato dall’account ufficiale del Vaticano) – si dimostra “sul pezzo”: sono proprio di questi giorni le ennesime tracotanti dichiarazioni di Trump sul “tornare alle maniere molto, molto forti”. Maupal, che per incollare il poster – illegalmente – si è fatto prestare una scala da un ristorante adiacente, nella fretta ha coperto parzialmente un’altra opera. “Sto cercando l’artista per scusarmi”, ha detto, “non vorrei certo risultare arrogante come Trump!”.

Donald Trump a Trastevere in tutta la sua boriosa esplosività (di Arianna Di Cori, foto di Matteo Nardone, 20-09-2016, larepubblica.it).


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Street Art, a Trastevere esplode Donald Trump

Arte e politica estera con Donald Trump che esplode su un muro di Trastevere, a Roma. E’ l’ultima opera di street art firmata da Maupal, Mauro Pallotta, conosciuto anche per aver ritratto Papa Bergoglio in vesti di supereroe. L’inquietante Trump di Maupal, alto circa due metri e mezzo e largo 90 centimetri, comparso la scorsa notte, è sovrastato da un triplice fungo atomico che si sviluppa direttamente dalla chioma del candidato alla Casa Bianca, come se ne fosse il prolungamento.
L’autore vuol certamente giocare con l’elemento fisico di Trump più ‘rappresentativo’, quei capelli sui quali si è detto e scritto di tutto, ma vi è anche un un rimando più che dichiarato a Shepard Fairey, aka Obey, l’artista statunitense che nel 2008 realizzò l’immagine per sostenere la campagna elettorale di Obama, con l’ormai celebre slogan ‘Yes we scan’ e sulla testa una cuffia audio.
L’opera di Maupal ha gli stessi campi di colore di quella di Obey, analoga impostazione, è una scritta quasi uguale a quel ‘Yes we scan’, ovvero ‘Yes, i can’ che accoppiato all’immagine di un fungo atomico può essere letto come un memento dell’enorme potere che avrebbe Trump se fosse eletto alla presidenza degli States o, peggio, della sua disponibilità a usarlo fino in fondo, vista anche la sua affermazione di pochi giorni fa: “Gente, viviamo in un momento in cui dobbiamo usare le maniere forti. Dobbiamo usare le maniere molto, molto forti”. E Maupal gli fa fare boom.

Street Art, a Trastevere esplode Donald Trump (AdnKronos, 20-09-2016).


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Street Art. A Trastevere compare un Donald Trump “esplosivo”

Il murale è stato realizzato da Maupal in uno dei vicoli del quartiere romano. Il candidato alla Casa Bianca ne è protagonista ed è stato raffigurato con un fungo atomico sulla testa e con sotto la scritta “Yes I can” .

ROMA – Un Donald Trump esplosivo quello che è apparso su un muro di Trastevere a Roma, opera dello street artist, Mauro Pallotta, in arte Maupal, conosciuto in particolare per aver trasformato Papa Francesco in supereroe o meglio in Superpope.
Stavolta Maupal si è esibito rappresentando il candidato alla Casa Bianca in un murale alto circa due metri e mezzo e largo 90 centimetri. Un Donald Trump ritratto con un fungo atomico sulla testa e con sotto la scritta “Yes I can”. Ovviamente lo street artist ha voluto giocare con la “particolare” e bizzarra acconciatura che da sempre contraddistingue il magnate.
In questo caso la capigliatura si trasforma addirittura in una esplosione atomica, rendendo il personaggio ancor più inquietante. Inoltre è evidente il rimando iconografico dell’opera di Maupal a quella di  Shepard Fairey, che nel 2008 realizzò l’immagine di Obama per sostenere la campagna elettorale. Il motto di Obama allora era “Yes we can”.
Oggi Maupal trasforma lo slogan in “Yes I can”, puntando sull’individualismo che contraddistingue il tycoon americano. Inoltre l’immagine di Trump con un fungo atomico in testa e sotto la scritta “Io posso” suona piuttosto come una minaccia. E non meraviglia poi tanto visto che, solo qualche giorno fa, cavalcando l’onda del
la rinnovata paura di attentati terroristici, Trump ha usato le seguenti parole “Gente, viviamo in un momento in cui dobbiamo usare le maniere forti. Dobbiamo usare le maniere molto, molto forti”. Speriamo che alle parole non seguano i fatti e che queste “maniere forti” non intendano essere così esplosive come i capelli che gli ha regalato Maupal. 

(Artemagazine, 20-09-2016)


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Spunta a trastevere il murale di Trump (Il Messaggero, 21-09-2016)


Murale Super-Pope a Borgo Pio: Papa Francesco incontra l’artista Mauro Pallotta

Super pope

ARTE INFO JOURNAL (DE) – Kunstler Mauro Pallotta aka MaUpal und sein Graffiti “Den SuperPapst”
A tu per tu con MauPal: l’artista del Super Pope e della Yoga Queen

 



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Fernanda Elisa Bravo Herrera – Parodias y reescrituras de tradiciones literarias y culturales en Leopoldo Marechal.

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copertina Marchegal

Fernanda Elisa Bravo Herrera

Parodias y reescrituras de tradiciones literarias
y culturales en Leopoldo Marechal

Colección “La vida en las Pampas”, Buenos Aires. Corregidor, 2015.
Palabras preliminares de Zulma Palermo.
Bio-cronología de María de los Ángeles Marechal.
ISBN. 978-950-05-3083-5.

Il Testo riprende i risultati della tesi dottorale discussa nel 2006 nel Dottorato in Letteratura Comparata e Traduzione del Testo Letterario (coordinato dal Professore Antonio Prete, docente di Letterature Comparate) presso l’Università degli Studi di Siena, sotto la guida del Professore Antonio Melis, docente di Letterature Ispanoamericane presso la stessa università e la co-tutela della Professoressa Zulma Palermo, Professoressa emerita all’Universidad Nacional de Salta.

Il libro forma parte della collana “La vida en las Pampas” della casa editrice Corregidor, di Buenos Aires, che riunisce saggi e monografie sulla letteratura argentina. Questa collana, che ha un comitato di referee internazionale, è diretta dalla Professoressa María Rosa Lojo, ricercatrice del Conicet radicata nell’Instituto de Literatura Argentina “Ricardo Rojas” dell’Universidad de Buenos Aires e docente presso l’Universidad del Salvador e co-diretta dal prof. Jorge Bracamonte, ricercatore del CONICET e docente presso l’Universidad Nacional de Córdoba). La pagina della casa editrice Corregidor è: http://www.corregidor.com/ La pagina della collana è: http://www.corregidor.com/?page_id=520

In questo libro si analizzano ed indagano le differenti iscrizioni intertestuali presenti nella scrittura di Leopoldo Marechal. L’opera di Leopoldo Marechal richiede riletture permanenti, aperture e revisioni per poter entrare nelle sue biforcazioni semantiche. Questo libro si propone di studiare la parodia, nelle sue molteplici modalità, come chiave interpretativa per ricostruire la concezione ideologica ed estetica, i dialoghi intertestuali, intertemporali ed interculturali delle tradizioni letterarie e culturali all’interno della produzione marechalliana. Viene presa in esame la parodia come lettura/riscrittura e incorporazione della voce dell’altro nelle sue molteplici sfaccettature stilistiche, ideologiche, culturali e temporali; come memoria sociale, fatta di frammenti di testo e discorsi culturali, al fine di delineare le costanti e le variazioni. Epica ed erotismo, sublimazioni e discese infernali, tradizioni letterarie e letture non sempre canoniche, definiscono alcuni degli itinerari e delle sfide di questa scrittura, sempre attuale, che affonda le proprie radici nel quadro nazionale argentino, cercando, però, costantemente di trascenderlo per raggiungere l’universalità.

Lo scopo di questo libro è quello di ricostruire la concezione ideologica ed estetica di Leopoldo Marechal, prestando attenzione principalmente alle tematiche della definizione delle tradizioni culturali e letterarie in un continuo dialogo intertestuale, intertemporale e intrerculturale. La chiave di lettura di tutto questo processo è stata individuata nella parodia, che viene concepita come lettura e riscrittura della parola, della scrittura, del discorso, della tradizione. In altre parole, la parodia rappresenta l’assimilazione, l’incorporazione del discorso dell’altro in tutte le sue sfaccettature stilistiche, ideologiche, culturali e temporali. La tradizione è concepita come una rete o un ordito di differenti modalità di lettura e scrittura che costituiscono un modello di identità culturale ed ideologica, un registro di identificazione, differenziazione, incorporazione e partecipazione nella memoria sociale, che è costituita di frammenti di testo e di discorsi culturali.

Il punto di partenza è la presenza di costanti stilistiche, semantiche e simboliche, che conferiscono alla scrittura marechalliana un carattere fortemente unitario. La narrativa si connota come riscrittura dell’epica, attualizzata e adattata alle nuove condizioni storico-culturali, attraverso i due principi che definiscono la epopea: l’esperienza metafisica degli eroi e la traduzione di quest’ultima secondo un simbolismo che rimanda alla guerra e al viaggio. Il modello di riferimento privilegiato è l’epopea classica, in particolar modo quella omerica dell’Iliade e dell’Odissea con i loro simboli della guerra e del viaggio. In Marechal, tali simboli vengono cristianizzati attraverso la rilettura e la riproposizione delle Confessioni di Sant’ Agostino, del Cantico e ascesa al monte Carmelo di San Giovanni della Croce (San Juan de la Cruz), dei Dialoghi dell’amore di Leon Ebreo. Marechal si appoggia quindi su una linea di pensiero neoplatonica medievale che, però, viene tradotta e riscritta appoggiandosi sulla situazione argentina in una sorta di traduzione della metafisica in pensiero immanente e vissuto. Proprio per questo la ricerca di un equilibrio tra ordine divino (metafisico) e terreno è costante, così come è costante la ontologizzazione e la universalizzazione delle esperienze nazionali argentine. In questo processo di appropriazione dell’epica sono fondamentali differenti aspetti: la costruzione della quotidianità a partire dalla imitazione delle azioni secondo quanto codificato nella Poetica di Aristotele, la distanza tra il mondo epico e quello contemporaneo inteso come degradazione, l’umorismo, le strategie di verosimiglianza secondo i principi della cronaca, il percorso dell’Autore attraverso le sue crisi spirituali fino ad arrivare all’ordine classico. In questo processo, gioca un ruolo fondamentale la parodia nelle sue distinte manifestazioni interne o nelle differenti modalità di manifestazione esterne, il tutto nel solco della tradizione dell’Orlando Furioso e del Don Quijote, così come ricopre importanza la distanza frapposta tra una interpretazione letterale e quella allegorica in un perenne dialogo con l’Ulisse di Joyce. La struttura religiosa e metafisica organizza la parole, la concezione del mondo, la costituzione del soggetto culturale e la sua qualificazione deontologica e assiologica. Questa struttura include, concentrandola all’interno di una voce ideologica unitaria, le differenti strategie carnevalesche e la molteplicità parodica. La fondazione religiosa del cosmo costruisce l’ordine ideologico mistico e l’equilibrio utopico tra la sfera celeste e la terrestre. Il percorso di questa scrittura definisce un eros spirituale e un affermazione politica, nel solco della lettura allegorica ed esoterica fatta da Luigi Valli circa i poeti del Dolce Stil Novo, ovvero i Fedeli d’Amore.

Nel libro si include una Bio-cronologia di Leopoldo Marechal, redatta da María de los Ángeles Marechal, figlia dell’Autore, che assieme alla sorella Malena dirige la Fundación Leopoldo Marechal, istituzione che cura, protegge e diffonde l’opera di Marechal. La pagina della fondazione è: http://www.marechal.org.ar/

La presentazione è a cura della Profesoressa Zulma Palermo, autrice di numerosi libri tra cui Desde la otra orilla. Pensamiento crítico y políticas culturales en América Latina (Alción Ed.), Cuerpo(s) de Mujer. Representación simbólica y crítica cultural (Ferreyra Ed.), Las culturas cuentas, los objetos dicen (Fundación Pajcha), Colonialidad del poder: discursos y representaciones (U.N.Sa.: Consejo de Investigación), Arte y estética en la encrucijada descolonial y Pensamiento argentino y opción descolonial (Ed. del Signo).

Fernanda Elisa Bravo Herrera è ricercatrice del CONICET (Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas – Argentina) presso l’ILA – FFyL – UBA (Instituto de Literatura Argentina della Facoltà di Filosofia e Lettere dell’Università di Buenos Aires; Dottoressa di Ricerca in Letteratura Comparata e Traduzione del Testo Letterario; Magister in Conservazione e gestione dei Beni Culturali e in Letteratura Comparata per l’Università degli Studi di Siena; laureata in Lettere per l’Università Nazionale di Salta (Argentina). Premio dell’Accademia Argentina di Lettere e Menzione d’Onore della Facoltà di Lettere dell’Università Nazionale di Salta (1997). Ha ricevuto borse di ricerche del Consiglio di Ricerca dell’Università Nazionale di Salta (1997), della Regione Toscana (1997), del Governo Italiano (1999-2000) e del CONICET (Post-dottorale, 2009). Ha lavorato presso le Facoltà di Lettere di Siena e Arezzo dell’Università degli Studi di Siena come docente a contratto di Letterature Ispanoamericane, Letteratura Spagnola, Cultura Ispanoamericana. Ha pubblicato El Fondo de Mercedes de Tierras y Solares (1583-1589) del Archivo y Biblioteca Históricos de Salta (2010) e Sátira política y representaciones de género en la prensa de Salta a fines del siglo XIX  (2010), Huellas y recorridos de una utopía. La emigración italiana en la Argentina  (2015), Parodias y reescrituras de tradiciones literarias y culturales en Leopoldo Marechal  (2015).

 

Índice:

Agradecimientos

Palabras preliminares, por Zulma Palermo

Bio-cronología de Leopoldo Marechal, por María de los Ángeles Marechal

Introducción

  1. Problemáticas de la tradición y de la parodia
  2. Tradición y tradiciones
  3. La parodia como hilo conductor
  4. Parodia y tradición en Marechal
  5. Sobrevivencia del Epos
  6. La novela como actualización épica
  7. La heroicidad épica y patriótica en la lírica
  8. Huellas y versiones

III. El Itinerario Ascendente

  1. El Orden buscado
  2. Los descensos infernales
  3. Madonna Intelligenza

Mínimas conclusiones y grandes desafíos

Apéndice

Bibliografía

 


copertina Marchegal

Zulma Palermo

Zulma Palermo

Prólogo de Zulma Palermo

 

Zulma Palermo, Professoressa emerita all’Universidad Nacional de Salta.

Un altro suo importante saggio:

Leopoldo Marechal

e alcuni suoi libri

 

LeopoldoMarechal

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El Banquete de Severo Arcángelo

 

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Adán Buenosayres

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Adán Buenosayres

Detalle de la imagen de la primera edición de Adán Buenosayres

Detalle de la imagen de la primera edición de Adán Buenosayres

 

Obras Completas

Obras Completas

 

Marechal en Santiago de Compostela

Marechal en Santiago de Compostela




 

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Fernanda Elisa Bravo Herrera

 

Libri di Fernanda Elisa Bravo Herrera

 

Parodias y reescrituras de tradiciones literarias y culturales en Leopoldo Marechal. Buenos Aires: Corregidor, 2015. Colección La vida en las Pampas. [ISBN 978-950-05-3083-5]. 432 pp.

***

Huellas y recorridos de una utopía. La emigración italiana en la Argentina. Buenos Aires: Teseo, 2015. [ISBN 9789877230048]. 372 pp.

***

El Fondo Mercedes de Tierras y Solares (1583 – 1589) del Archivo y Biblioteca Históricos de Salta. Salta: Fundación Capacit-Ar del NOA, 2010. [I.S.B.N. 978-987-22728-3-8]. 172 p. + CD ROM.

***

Sátira política y representaciones de género en la prensa de Salta a fines del siglo XIX. La Civilización, La Revista Salteña y La Revista. Avances de Investigación CEPIHA N° 8, 2010. Salta: CEPIHA – Fac. de Humanidades – Univ. Nac. de Salta, 2010. 142 pp.

***


 Articoli

“Parodias y reescrituras de tradiciones literarias en Leopoldo Marechal” en Hammerschmidt, Claudia (ed.), Leopoldo Marechal y la fundación de la literatura argentina moderna. Potsdam: Inolas Publishers LTD, 2015, pp. 411-431 [ISBN 978-3-946139-03-4].

“Memoria y paisaje en la poesía de Vicente Gerbasi y Jorge Isaías” en Grillo, Rosa Maria (a cura di), Venimos de la noche y hacia la noche vamos. Salerno – Milano: Oèdipus, 2015, pp. 131-148. [ISBN 978-88-7341-206-9].

“E(in)migración italiana en la Argentina y conflictos lingüísticos. Representaciones literarias y variaciones en las dos orillas” en Revista del Instituto de Investigaciones Lingüísticas y Literarias Hispanoamericana (RILL), Vol. 19, núm. 1, 2014, pp. 60-85 [ISSN 2250-6799].

“Recuperación de la memoria en la escritura de Rubén Tizziani y de Roberto Raschella” en Zibaldone. Estudios Italianos, Vol. III, N. 5, enero 2015, pp. 221-228 [ISSN: 2255 – 3576].

“Narrar la memoria y los exilios. Viaje e inmigración en ‘Mar de olvido’ de Rubén Tizziani”, Anales de Literatura Hispanoamericana, 43 (2014) Número especial: Escribir la frontera: itinerancias y sujetos migrantes en la literatura hispanoamericana, pp. 101-113 [ISSN 0210-4547 ISSN-e 1988-2351].

“Rosalba Campra, Travesías de la literatura gauchesca. De Concolocorvo a Fontanarrosa. Buenos Aires, Corregidor, 2013, 153 pp. ISBN 9789500520720”. [Reseña] en Cuadernos AISPI. Estudios de lenguas y literaturas hispánicas 3/2014, de la Associazione Ispanisti Italiani, pp. 239-241 [ISSN 2283-981X].

“Edmondo De Amicis en Argentina” en Claves. Salta: abril, Año XXIII, N° 228, 2014, pp. 12-13.´ Publicado también en: La Gazeta del Progreso. Periódico del Club del Progreso. Año 3. http://gazetaprogreso.com.ar/?page_id=2039 [Recuperado Agosto de 2014].

“La inmigración italiana en Argentina entre la memoria y el olvido” en Grillo, Rosa Maria – Perugini, Carla (a cura di), El olvido está lleno de memoria. Salerno: Oèdipus, 2014, pp. 79-112, CD-Rom [ISBN 978-88-7341-185-7].

“Expansión colonial y Política Nacionalista de la Emigración Italiana en la Argentina”

“Tiempos y espacios de formación de identidades colectivas en Cambacérès, Balbi, Aparicio e Iparraguirre”.

“Inmigración y nacionalismo en El diario de Gabriel Quiroga de Manuel Gálvez”.

“Violencia discursiva y conflicto social en tres revistas salteñas del siglo XIX”

“Cuestiones en torno al poder y la palabra: el entrecruzamiento del proyecto político y de los programas periodísticos del siglo XIX”

“La pasión de los nómades de María Rosa Lojo: contrapunto extraterritorial de Una excursión a los indios ranqueles de Lucio V. Mansilla”

“Teoría y praxis de la narración en la escritura de Ricardo Piglia: el mito del Diario y del secreto”

“Syria Poletti y el oficio de escribir exilios”

“Racconti di viaggio in Argentina: interpretazioni e proposte di lettura. Problemi di storiografia letteraria e conformazione del canone”

“(Des)articulación de memorias, soledades y exilios: Augustus y Fragmentos de Siglo de Liliana Bellone”

“Presentazione. Quando la scrittura diventa amazzone”

“(Auto)biografía e historia en El arpa y la sombra de Alejo Carpentier”

“Entre dos fuegos. Alejandro y los pescadores de Tancay de Braulio Muñoz”

“Los (im)posibles regresos a la tierra (perdida): Si hubiéramos vivido aquí de Roberto Raschella y La tierra incomparable de Antonio Dal Masetto”

“El arte del contrapunto. La copla en el norte argentino”

“Desarraigos, fronteras y exilios de la inmigración: Stéfano de Armando Discépolo y Gris de ausencia de Roberto Cossa”

“Anarchismo ed emigrazione in Argentina nella scrittura di Pietro Gori e Maria Luisa Magagnoli”

“El yo y la otredad en la nueva novela histórica. A propósito de La pasión de los nómades de María Rosa Lojo”

“Censure, assenze e prigioni. La “poetica” di Ricardo Piglia”

“Memoria, emigración y entrecruzamiento de la palabra de Quasimodo en Oscuramente fuerte es la vida y en La tierra incomparable de Antonio Dal Masetto”

“Utopías en torno a las fronteras entre civilización y barbarie. Nuevas excursiones a los indios ranqueles”

“Cruces y encrucijadas en Al cielo sometidos de Reynaldo González”

“Scavare nella metamorfosi perlongheriana: Tu svástica en las tripas. Corpo e storia in Néstor Perlongher di Edoardo Balletta (Gorée, 2009)”

“Si hubiéramos vivido aquí de Roberto Raschella: pertenencias y extrañamientos identitarios”

“Conjeturas e indagaciones: el doble movimento enunciativo de Ricardo Piglia”

“Cooperación internacional y protección del patrimonio cultural: la gestión de la UNESCO y de la OEA”

“Memoria y relato en Alejandro y los pescadores de Tancay de Braulio Muñoz”

“La emigración italiana en la Argentina entre el fracaso y la epopeya: Emigrati de Antonio Marazzi e I Roscaldi de Nella Pasini”

“La conformación de la tradición cultural en la escritura de Leopoldo Marechal”

“La configuración de la mujer en tres revistas de Salta a fines del siglo XIX”

“Espacio, huella y ausencia de la cultura indígena en la escritura de Leopoldo Marechal”

“Dante, Valli y Marechal: Fedeli d’Amore en diálogo”

“Lo épico en ‘La Patriótica’ de Leopoldo Marechal”.

“Configuraciones del viaje en la literatura de emigración italiana en la Argentina”

“Los asedios y las batallas en ‘Megafón o la guerra’ de Leopoldo Marechal”

“Viajes y fronteras en torno a la e(in)migración”

“Percorsi nella memoria: il lessico nell’esilio affettivo dell’immigrazione”

“Fronteras y conflictos emergentes en el discurso homogeneizador del siglo XIX. Un recorrido por revistas salteñas”

“Reescrituras de textos italianos en la producción de Leopoldo Marechal: sublimación y censura de lo erótico”

La risa antropofágica como sostén de relatos del mundo: estrategias de carnavalización y efecto polifónico en la producción de Leopoldo Marechal

“La escritura marechaliana como apropiación de textos pictóricos”

“La narrativa marechaliana como espacio macarrónico de construcciones míticas”

Tesis Doctoral: “La parodia en la producción de Leopoldo Marechal como lectura/re-escritura de las tradiciones literarias y culturales”.

Tesis de Maestría “El Fondo de Mercedes de Tierras y Solares (1583-1589) del Archivo y Biblioteca Históricos de Salta”

Tesis de Licenciatura «La Teoría del Humor en la producción de Leopoldo Marechal»

RESEÑA. Fernanda E. Bravo Herrera. Diario de viaje a Oriente (1850-51) y otras crónicas del viaje oriental, de Lucio V. Mansilla. Edición, introducción y notas de María Rosa Lojo By Fernanda Elisa Bravo Herrera and Cuadernos del Hipogrifo. Revista de Literatura Hispanoamericana y Comparada (ISSN 2420-918X)


Vedi anche:

Fernanda Elisa Bravo Herrera
Tracce e percorsi di un’utopia: L’emigrazione italiana in Argentina. Il libro di Bravo Herrera, ovvero come si riempie un vuoto culturale.



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Elena Irrera – “Sulla bellezza della vita buona”. Vi è un legame imprescindibile tra vita pratica e vita teoretica. La prospettiva del bello, orientando l’attività razionale dell’individuo secondo eccellenza, indicherà al soggetto agente non solo il traguardo più perfetto da raggiungere, ma anche il percorso stesso per conseguirlo.

Irrera 003 copia

Elena Irrera,
Sulla bellezza della vita buona.
Fini e criteri dell’agire umano in Aristotele
Carabba Editrice, 2012.

Sulla bellezza della vita buona

«[...] chiunque abbia la possibilità di vivere secondo la propria scelta
stabilisce un qualche scopo della vita felice
sia esso l'onore o la fama o la ricchezza o la cultura,
guardando al quale compirà tutte le sue azioni
(perché appunto
è segno di molta insipienza
non aver indirizzato
la vita a un qualche fine)».

Aristotele, Etica Eudemia I, 2.1214b6-111.

 

«Che la ricerca umana della bellezza possa configurarsi come un tema-chiave nella riflessione aristotelica sui fini e i metodi della razionalità pratica non costituisce certamente una novità. È infatti generalmente riconosciuto che il bello, anziché essere relegato da Aristotele a valore puramente estetico, sia in più occasioni introdotto come oggetto di indagine morale e come fine che l’uomo virtuoso si propone di raggiungere. Ciò che, invece, ritengo sia stato ingiustamente oggetto di scarso interesse […] è lo studio delle possibili intersezioni tra un senso “contemplativo” del bello ed uno di carattere “pratico”. […] Il presente libro si propone […] di offrire una ricostruzione della visione aristotelica del bello capace di far emergere tale nozione non solo come vero e proprio trati d’union tra le due forme di attività, ma anche come specifico criterio per l’agire umano autenticamente virtuoso. […]  il mio contributo ha come principale scopo quello di presentare la possibilità che, attraverso il perseguimento del bello, l’attività pratica sia volta alla massimizzazione dell’ attività contemplativa entro la sfera dell’agire. È quindi mia intenzione mostrare comeil desiderio “intellettuale” del bello, piuttosto che quello della semplice realizzazione pratica di atti virtuosi, possa costituire il motivo fondante del coinvolgimento di un individuo nell’arena pratica.
[…] Da un lato, tenterò di mostrare come il riferimento al bello permetta la comprensione dell’essenza della vita felice e della natura umana stessa; dall’altro, suggerirò che il bello, se inteso come ideale “orientativo” per l’azione umana, riesce a svolgere simultaneamente un doppio ruolo: quello di “promotore” di azioni virtuose e quello di “formazione intellettuale” di individui dotati di intrinseca perfezione morale» (pp. 9-11).

«Ciò premesso, farò notare come il cosiddetto “bene umano” non sia un’entità statica e separata dalla vita umana, e considererò l’eudaimonìa come lo stesso bene, quello sommo, indagato però dalla prospettiva dell’individuo che lo persegue. In questo senso, il tema del bene umano si lega a quello della vita, delle aspirazioni e delle aspettative di chi la vive» (p. 12).

«L’agente morale aristotelico, in quanto dotato di autentica virtù di carattere, sarà dunque concepito come individuo proteso a ricercare, in ultima analisi, una visualizzazione teoretica delle distintive proprietà di ordine, appropriatezza e limite delle belle azioni. Tale visualizzazione si rivelerà fine a se stessa e non strumentale a scopi ulteriori.
Come anticipato nella prefazione, questo libro nasce dall’esigenza di raggiungere una comprensione di tò kalón che consenta di gettare una nuova luce sullo studio della dimensione dell’agire etico e politico, e che mostri l’esistenza di un legame imprescindibile tra vita pratica e vita teoretica» (p. 21).

«L’immagine della vita sommamente desiderabile che mi auguro emerga attraverso la mia discussione è quella che esprime il bene umano come un traguardo da raggiungere e, pertanto, come un oggetto capace di orientare l’uomo stesso verso la più perfetta realizzazione delle proprie potenzialità etiche e intellettuali. In base alla ricostruzione che intendo svolgere, il principale interesse di Aristotele non apparirà quello di fornire una definizione di eudaimonìa funzionale a scopi prettamente teoretico-speculativi, quanto invece quello di mostrare come l’individuo sia in grado di intraprendere, attraverso un’adeguata educazione al bene e al bello, un processo pratico di maturazione e di sviluppo orientato all’acquisizione della propria forma distintiva. La prospettiva del bello, orientando l’attività razionale dell’individuo secondo eccellenza, indicherà al soggetto agente non solo il traguardo più perfetto da raggiungere, ovvero il bene ultimo, ma anche il percorso stesso per conseguirlo.
[…] L’indagine che verrà condotta nel corso di questo testo, pertanto, presenterà il bello come trait d’union tra attività pratica dell’uomo virtuoso e quella teoretica. L’agire “in vista del bello” equivarrà non solo ad esercitare la razionalità pratica umana in prospettiva della contemplazione, ma anche a massimizzare la possibilità di contemplazione contenuta nell’agire» (p. 35).

«Sosterrò dunque che [l’uomo politico autenticamente virtuoso], anziché essere guidato nella propria attività pratica dal semplice desiderio di promuovere concretamente il bene comune, agisce, in ultima analisi, in quanto spinto da un profondo interesse per la contemplazione del valore intrinseco della virtù morale e, pertanto, in vista della soddisfazione di una passione di natura teoretica» (p. 370).



Elena Irrera

Figure del bello nella filosofia di Aristotele
indicepresentazioneautoresintesi

 

Coperta 258

Osservando con sguardo sinottico la vasta produzione di logoi aristotelici a noi pervenuti, è possibile riscontrare la presenza di nozioni che, essendo impiegate in una nutrita varietà di ambiti disciplinari, possono essere a buon diritto qualificate come “trans-contestuali”. Aristotele sembra idealmente invitare i suoi lettori non solo ad individuare tali nozioni e a riflettere sul ruolo da esse svolto all’interno di specifici settori conoscitivi, ma anche a profilare degli spazi virtuali di collegamento e interazione tra settori di indagine differenti alla luce della loro comune presenza in ciascuno di essi. La constatazione che un dato termine (e, di conseguenza, anche lo spettro di temi e significati da esso evocati) ricorra in tipi differenti di indagine filosofica suggerisce la possibilità che lo stesso Aristotele abbia intenzionalmente congegnato vari aspetti della sua riflessione in maniera tale da rendere le specifiche argomentazioni impiegate e i loro rispettivi domíni di afferenza “permeabili” ad un gioco di reciproci rimandi.
In questo senso, è ragionevole assumere che, attraverso l’individuazione di alcuni elementi lessicali e concettuali comuni a settori disparati, i vari aspetti della riflessione aristotelica sulla realtà e i suoi princìpi si prestino ad essere colti dal lettore in una visione d’insieme, ovvero ad essere osservati come componenti di una struttura complessa di soggetti interconnessi che trascende le singole specificità disciplinari. Nel presente contributo tenterò di offrire alcuni spunti di analisi su un concetto che ricorre in una pluralità di aree di ricerca, tra le quali la metafisica, la fisica, la biologia, l’etica e la politica: quello di tò kalón. L’espressione che designa il concetto in questione è stata variamente tradotta dagli studiosi. Nella sua versione della Metafisica, Reale opta per la traduzione “il bello”; nelle sue traduzioni dell’Etica Eudemia, dell’Etica Nicomachea e della Grande Etica Fermani adotta le espressioni “il bello” e “il bello morale”. L’idea che tò kalón esprima una nobiltà di natura morale emerge ad esempio in alcune traduzioni angloamericane, come quella di Rowe, che utilizza “the fine”, e una nutrita schiera di studiosi che rendono l’espressione in esame con “the noble” (Rackham, Ross, Ostwald, Crisp, Bartelett e Collins, Reeve).
È opinione generalmente condivisa che l’ideale del tò kalón, nella cultura greca classica, non indichi soltanto proprietà e valori prettamente “estetici”, ossia pertinenti alla sfera di una bellezza puramente fisica che sia oggetto di un’esperienza sensoriale (visiva e/o uditiva) fine a se stessa. Al contrario, come avremo modo di osservare, l’ideale in questione appare in grado di innescare e orientare percorsi umani di conoscenza e di azione virtuosa che trascendono il piano di un confronto con il mondo esterno non mediato dalla riflessione o dall’educazione.
Aristotele introduce la questione della bellezza in numerose occasioni e contesti di indagine differenti, ossia ambiti di discussione non immediatamente accostabili gli uni agli altri né in termini di finalità, né in termini degli argomenti trattati. Il bello è ad esempio menzionato come proprietà riscontrabile in oggetti fisici e sostanze naturali, in azioni umane e perfino in forme di organizzazione del potere politico. Esso può essere associato alla perfezione formale degli enti o al senso di piacevolezza e/o di desiderabilità intrinseca che una simile proprietà stimola negli esseri umani che la rilevano. A volte, esso è indicato spesso come motivazione per un comportamento individuale autenticamente virtuoso, e come ideale che il buon legislatore è chiamato ad imprimere tanto nelle leggi quanto nelle proprie azioni. Lo stesso Aristotele sembra sostenere che uno degli scopi dell’educazione sia quello di fornire orientamenti di crescita e di evoluzione che portino gli individui ad essere “amanti del bello” e, di conseguenza, più inclini di altri a comprendere i ragionamenti sulla natura della virtù e sulla necessità di acquisirla in vista del conseguimento del bene umano.
Tratto comune a tali approcci è l’idea che il bello sia oggetto di un’esperienza distintamente umana, ovvero una esperienza capace di stimolare attivamente un corretto esercizio di quelle facoltà deputate alla realizzazione delle possibilità di perfezionamento della natura razionale degli individui, tanto nella sfera del pensiero teorico quanto in quella dell’agire pratico. Indagare il ruolo che il bello ricopre nella vita umana, pertanto, permetterà di delineare una prospettiva di osservazione particolare delle dinamiche attraverso cui tale perfezionamento può avvenire.
L’ipotesi di lavoro che orienterà la presente discussione è rappresen­tata dall’idea che la nozione di tò kalón, in virtù della sua caratteristica trans-contestualità, consenta di mettere in rilievo alcuni tipi di collega­mento tra settori di indagine dotati di autonomo statuto disciplinare. In particolar modo, si tenterà di osservare come la nozione in esame funga da fil rouge tra i cosiddetti étikoì lògoi, ossia quelli che costituiscono l’intelaiatura argomentativa dell’Etica Nicomachea, dell’Etica Eudemia e della Grande Etica, e il contenuto della Politica. Alla luce della funzione svolta dal bello nelle riflessioni condotte da Aristotele nei testi in questione, i discorsi sui princìpi pratici discussi nelle Etiche e quelli relativi alla natura della polis, del cittadino, del governante e delle costituzioni, appariranno come espressioni di un’area unitaria di indagine, quella volta alla ricerca del bene umano e della molteplicità delle sue espressioni (giustizia, amicizia, singole virtù etiche ed intellettuali, il piacere) nella dimensione politica.

Elena Irrera

 


Elena Irrera
Il bello come causalità metafisica in Aristotele,
Mimesis Edizioni, 2011.

 

 

IL bello come

Risvolto di copertina

Può la ricerca della bellezza orientare la strutturale tensione dell’uomo verso la conoscenza? Può la bellezza stessa offrire una via d’accesso alla struttura e alla comprensione umana del bene? Il presente studio si propone di rispondere a tali quesiti offrendo un parziale tentativo di ricostruzione del ruolo giocato dal bello (tò kalòn) nella metafisica e cosmologia aristoteliche. Viene inoltre presentato un caso particolare che, a giudizio dell’autrice, rende particolarmente visibile l’applicazione della nozione del “bello” (concepita come vera e propria forma di “causalità”), ad una sfera di carattere squisitamente pratico: quella dell’azione legislativa virtuosa descritta in alcuni frammenti del Protreptico. Scopo del libro è quello di mostrare che il bello, anziché costiuire una statica proprietà degli oggetti, si rivela un fattore attivamente operante in natura, prefigurando per di più la possibilità di un agire pratico umano improntato alla contemplazione intellettuale dei princípi di bellezza.


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Karl Marx (1818-1883) – Noi non siamo dei comunisti che vogliono abolire la libertà personale. In nessuna società la libertà personale può essere più grande che in quella fondata sulla comunità.

Marx 012 copia

Manifesto dei comunisti

«Noi non siamo dei comunisti che vogliono abolire la libertà personale e fare del mondo una grande caserma o una grande officina. Vi sono comunisti che se la prendono comoda e che negano e vogliono sopprimere la libertà personale, che secondo loro ostacola la via all’armonia; ma  noi non abbiamo nessuna voglia di comprare l’eguaglianza a prezzo della libertà. Siamo convinti [..] che in nessuna società la libertà personale può essere più grande che in quella fondata sulla comunità».

K. MarxF. Engels,
Manifest der Kommunistischen Partei,
tr. it. di D. Fusaro, Manifesto e principi del comunismo,
Bompiani, Milano 2009,  p. 265.

 

 

Risvolto di copertina
Pubblicato nel febbraio del 1848, sotto un cielo oscurato dalle nubi della rivoluzione, il Manifesto del partito comunista nasce dall’esigenza di spiegare al proletariato il vero movimento della storia per indurlo così ad abbracciare la missione di “seppellitore” del moderno mondo borghese, stregone ormai incapace di controllare le forze infere da lui stesso evocate. In questo modo, il terrifico «spettro del comunismo» poteva materializzarsi, trasformandosi in “forza oggettiva” capace di eseguire gli ordini della storia. Nelle pagine di questa breve ma densissima opera che non fa pace con il mondo, oltre le facili speranze e gli indubbi errori di valutazione, batte il cuore del progetto marxiano di redenzione dell’umanità: la speranza in un mondo senza classi né sfruttamento e la critica radicale del “modo di produzione capitalistico”, hegelianamente inteso come totalità contraddittoria e in movimento verso il proprio “superamento”. Grazie alla “buona novella” installata nel corso stesso degli eventi della storia umana, ed enunciata con un rigore scientifico pari solo al tono profetico, questa “Bibbia politica” andò incontro a un successo strepitoso che la rese il testo politico più diffuso e famoso di tutti i tempi. Un testo che racchiude tutt’ora schegge capaci di identificare e di colpire al cuore l’odierno “spirito del capitalismo”, contraddittoriamente in bilico – oggi come ieri – tra ricchezza e povertà, tra magnificenza e miseria, tra libertà e asservimento. La presente edizione offre al lettore italiano anche i Princìpi del comunismo di Engels, bozza originaria a partire dalla quale Marx compose il Manifesto del partito comunista, successivamente firmato a doppio nome dai due autori.

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Elena Irrera – Figure del bello nella filosofia di Aristotele.

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Elena Irrera

Figure del bello nella filosofia di Aristotele
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Coperta 258

Osservando con sguardo sinottico la vasta produzione di logoi aristotelici a noi pervenuti, è possibile riscontrare la presenza di nozioni che, essendo impiegate in una nutrita varietà di ambiti disciplinari, possono essere a buon diritto qualificate come “trans-contestuali”. Aristotele sembra idealmente invitare i suoi lettori non solo ad individuare tali nozioni e a riflettere sul ruolo da esse svolto all’interno di specifici settori conoscitivi, ma anche a profilare degli spazi virtuali di collegamento e interazione tra settori di indagine differenti alla luce della loro comune presenza in ciascuno di essi. La constatazione che un dato termine (e, di conseguenza, anche lo spettro di temi e significati da esso evocati) ricorra in tipi differenti di indagine filosofica suggerisce la possibilità che lo stesso Aristotele abbia intenzionalmente congegnato vari aspetti della sua riflessione in maniera tale da rendere le specifiche argomentazioni impiegate e i loro rispettivi domíni di afferenza “permeabili” ad un gioco di reciproci rimandi.
In questo senso, è ragionevole assumere che, attraverso l’individuazione di alcuni elementi lessicali e concettuali comuni a settori disparati, i vari aspetti della riflessione aristotelica sulla realtà e i suoi princìpi si prestino ad essere colti dal lettore in una visione d’insieme, ovvero ad essere osservati come componenti di una struttura complessa di soggetti interconnessi che trascende le singole specificità disciplinari. Nel presente contributo tenterò di offrire alcuni spunti di analisi su un concetto che ricorre in una pluralità di aree di ricerca, tra le quali la metafisica, la fisica, la biologia, l’etica e la politica: quello di tò kalón. L’espressione che designa il concetto in questione è stata variamente tradotta dagli studiosi. Nella sua versione della Metafisica, Reale opta per la traduzione “il bello”; nelle sue traduzioni dell’Etica Eudemia, dell’Etica Nicomachea e della Grande Etica Fermani adotta le espressioni “il bello” e “il bello morale”. L’idea che tò kalón esprima una nobiltà di natura morale emerge ad esempio in alcune traduzioni angloamericane, come quella di Rowe, che utilizza “the fine”, e una nutrita schiera di studiosi che rendono l’espressione in esame con “the noble” (Rackham, Ross, Ostwald, Crisp, Bartelett e Collins, Reeve).
È opinione generalmente condivisa che l’ideale del tò kalón, nella cultura greca classica, non indichi soltanto proprietà e valori prettamente “estetici”, ossia pertinenti alla sfera di una bellezza puramente fisica che sia oggetto di un’esperienza sensoriale (visiva e/o uditiva) fine a se stessa. Al contrario, come avremo modo di osservare, l’ideale in questione appare in grado di innescare e orientare percorsi umani di conoscenza e di azione virtuosa che trascendono il piano di un confronto con il mondo esterno non mediato dalla riflessione o dall’educazione.
Aristotele introduce la questione della bellezza in numerose occasioni e contesti di indagine differenti, ossia ambiti di discussione non immediatamente accostabili gli uni agli altri né in termini di finalità, né in termini degli argomenti trattati. Il bello è ad esempio menzionato come proprietà riscontrabile in oggetti fisici e sostanze naturali, in azioni umane e perfino in forme di organizzazione del potere politico. Esso può essere associato alla perfezione formale degli enti o al senso di piacevolezza e/o di desiderabilità intrinseca che una simile proprietà stimola negli esseri umani che la rilevano. A volte, esso è indicato spesso come motivazione per un comportamento individuale autenticamente virtuoso, e come ideale che il buon legislatore è chiamato ad imprimere tanto nelle leggi quanto nelle proprie azioni. Lo stesso Aristotele sembra sostenere che uno degli scopi dell’educazione sia quello di fornire orientamenti di crescita e di evoluzione che portino gli individui ad essere “amanti del bello” e, di conseguenza, più inclini di altri a comprendere i ragionamenti sulla natura della virtù e sulla necessità di acquisirla in vista del conseguimento del bene umano.
Tratto comune a tali approcci è l’idea che il bello sia oggetto di un’esperienza distintamente umana, ovvero una esperienza capace di stimolare attivamente un corretto esercizio di quelle facoltà deputate alla realizzazione delle possibilità di perfezionamento della natura razionale degli individui, tanto nella sfera del pensiero teorico quanto in quella dell’agire pratico. Indagare il ruolo che il bello ricopre nella vita umana, pertanto, permetterà di delineare una prospettiva di osservazione particolare delle dinamiche attraverso cui tale perfezionamento può avvenire.
L’ipotesi di lavoro che orienterà la presente discussione è rappresen­tata dall’idea che la nozione di tò kalón, in virtù della sua caratteristica trans-contestualità, consenta di mettere in rilievo alcuni tipi di collega­mento tra settori di indagine dotati di autonomo statuto disciplinare. In particolar modo, si tenterà di osservare come la nozione in esame funga da fil rouge tra i cosiddetti étikoì lògoi, ossia quelli che costituiscono l’intelaiatura argomentativa dell’Etica Nicomachea, dell’Etica Eudemia e della Grande Etica, e il contenuto della Politica. Alla luce della funzione svolta dal bello nelle riflessioni condotte da Aristotele nei testi in questione, i discorsi sui princìpi pratici discussi nelle Etiche e quelli relativi alla natura della polis, del cittadino, del governante e delle costituzioni, appariranno come espressioni di un’area unitaria di indagine, quella volta alla ricerca del bene umano e della molteplicità delle sue espressioni (giustizia, amicizia, singole virtù etiche ed intellettuali, il piacere) nella dimensione politica.

Elena Irrera

 


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Il bello come causalità metafisica in Aristotele,
Mimesis Edizioni, 2011.

 

 

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Può la ricerca della bellezza orientare la strutturale tensione dell’uomo verso la conoscenza? Può la bellezza stessa offrire una via d’accesso alla struttura e alla comprensione umana del bene? Il presente studio si propone di rispondere a tali quesiti offrendo un parziale tentativo di ricostruzione del ruolo giocato dal bello (tò kalòn) nella metafisica e cosmologia aristoteliche. Viene inoltre presentato un caso particolare che, a giudizio dell’autrice, rende particolarmente visibile l’applicazione della nozione del “bello” (concepita come vera e propria forma di “causalità”), ad una sfera di carattere squisitamente pratico: quella dell’azione legislativa virtuosa descritta in alcuni frammenti del Protreptico. Scopo del libro è quello di mostrare che il bello, anziché costiuire una statica proprietà degli oggetti, si rivela un fattore attivamente operante in natura, prefigurando per di più la possibilità di un agire pratico umano improntato alla contemplazione intellettuale dei princípi di bellezza.


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Jonathan Swift (1667-1745) – La mancanza di virtù morali non può mai essere compensata dalla superiorità di doti intellettuali.

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«Ma la mancanza di virtù morali può così poco essere compensata dalla superiorità di doti intellettuali, che i pubblici impieghi non debbono affidarsi mai in mani altrettanto pericolose quanto quelle di questi immorali intelligenti; almeno, gli errori che una persona buona commette per ignoranza non riescono mai così fatali alla cosa pubblica, come i raggiri dell’uomo corrotto e straordinariamente abile a mettere in opera, moltiplicare e difendere le proprie bricconate».

Jonathan Swift, I viaggi diGulliver, in Opere, Mondadori, 2003, p. 82.

 

 

 


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Cesare Allara – Torino 2016. L’invincibile armata, gli “utili idioti”, il cretinismo extraparlamentare e la zavorra sindacale.

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«La botta presa dal PD domenica scorsa è di quelle storiche. Il risultato di Roma era abbastanza scontato dopo decine d’anni di amministrazioni corrotte, dopo Mafia Capitale e la defenestrazione voluta da Renzi dello spaesato Marino. Il risultato più sorprendente da analizzare è però quello di Torino. Dove dal 2011, anno dell’esordio in Consiglio Comunale con due consiglieri, il M5S ha costruito meticolosamente giorno dopo giorno la vittoria cercando soprattutto di dividere, erodere quel consolidato blocco sociale che per decenni ha consentito alla “sinistra” torinese e alle sue clientele di dominare la città. Blocco sociale, meglio ricordarlo, che riusciva a tenere assieme gli interessi di FIAT, di Banca San Paolo, del Collegio Costruttori, fino all’operaio iscritto al PCI-PDS-DS-PD, al pensionato inquadrato nelle truppe cammellate di quella vera e propria setta chiamata SPI-CGIL, e agli “utili idioti” che pensano ancora al PD come partito della classe operaia: una invincibile armata, fino a qualche giorno fa [Leggi tutto]».

Cesare Allara

 

 

Leggi e stampa il testo integrale  in PDF:

Cesare Allara
L’invincibile armata, gli “utili idioti”,
il cretinisco extraparlamentare, la zavorra sindacale

 

Immagine in evidenza:
Totò, in un episodio del film Gli onorevoli, di Sergio Corbucci.

 


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