Lascia sempre vagare la fantasia, per il pensiero che davanti ancor le si stende, e, vedrai, si lancerà volando verso il cielo. Una cosa bella è una gioia per sempre: mai nel nulla si perderà. Bellezza è verità, verità è bellezza. «Io morii per la bellezza, e io per la verità: loro sono una cosa sola, e noi siamo fratelli».


M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Nuccio Ordine – Gli uomini non sono isole. Gli esseri umani sono legati gli uni agli altri e la vita di ogni uomo è parte della nostra.


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Mauro Armanino – Le frontiere del golpe nel Niger. È possibile un mondo “altro”, senza frontiere, che ridoni spazio alla vita del quotidiano, così marcatamente precario in città, mentre nella campagna basta la pioggia per ciò che è stato seminato, a coltivare un futuro possibile. Anche perché, come diffusamente condiviso, le nostre frontiere sono mobili come zolle di polvere che il vento si diverte a disegnare a forma di speranza.


M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Arianna Fermani – «Equità e giustizia dal volto umano. Aristotele tra nomos e phronesis». La radice ontologica della philia è anche la radice ontologica della giustizia. Chi ha bisogno di giustizia è anche capace di philia, e chi vive di philia non tollera l’ingiustizia. Giustizia e philia rappresentano ciascuno la misura dell’altro: la giustizia è infatti la misura della philia, e la philia è la pietra angolare della libera comunità umana.

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M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Rainer Maria Rilke – Che alcuna cosa sia difficile dev’essere una ragione di più per attuarla. Solo ciò che persiste ci inizia all’essere.

Leonid Pasternak, Portrait painting of Rainer Maria Rilke.

Rainer M. Rilke (1875-1926) – Non dimenticare mai di formulare un desiderio: i desideri durano a lungo, tutta la vita, tanto che non potremmo aspettarne l’adempimento.
Rainer Maria Rilke (1875 – 1926) – La pazienza è tutto
Rainer Maria Rilke (1875-1926) – E queste cose, che passano ma ci credono capaci di salvarle, noi che passiamo più di tutto, vogliono essere trasmutate, entro il nostro invisibile cuore in – oh Infinito – in noi! Quale che sia quel che siamo alla fine.
Rainer Maria Rilke (1875-1926) – Occorre raccogliere senso e dolcezza per tutta una vita. Anche i ricordi di per se stessi ancora “non sono”. Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto, non più scindibili da noi, solo allora può darsi che in una rarissima ora sorga nel loro centro e ne esca la prima parola di un verso.
Rainer M. Rilke (1875-1926) – Sicurezza significa non sospettare di nulla, non tenere nulla a distanza, non considerare nulla come un Altro irriducibile, significa spingersi oltre ogni concetto di proprietà e vivere di acquisizioni spirituali e mai di possessi reali.
Rainer M. Rilke (1875-1926) – On voudrait avoir les yeux toujours ouverts, pour avoir vu, avant le terme, tout ce que l’on perd.
Rainer Maria Rilke (1875-1926) – Le mani di Rodin hanno vissuto come cento, una vita in cui tutto è vivo e presente nello stesso sitante e nulla è perduto. Cercava la grazia delle grandi cose e una pacatezza radicata dentro di lui gli mostrò il saggio cammino. Diceva: «Non bisogna avere fretta».
Rainer Maria Rilke (1875-1926) – Per i nostri padri una ‘casa’, una ‘fontana’, il loro vestito, erano infinitamente più intimi che per noi. Ora dall’America s’affollano tante cose vuote e indifferenti, parvenze di cose, imitazioni della vita …

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Lewis Munford – Per comprendere la vera natura umana dobbiamo ricercarla nella sfera del suo potenziale e del suo possibile, nella sfera della reale creatività trasformativa. La più alta opera d’arte dell’uomo è l’uomo stesso. Quando l’uomo desiste dagli sforzi volti a quest’arte, rinuncia all’opera più importante della sua vita.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Vogliono rendere obsoleto il tempo necessario alla deliberazione riflessiva tra esseri umani. Vogliono privare il soggetto di ogni sostanza: renderlo mero involucro. Il nostro viaggio invece presuppone la lentezza.

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Consumismo di guerra. Il volto della guerra è quello dipinto da Dalì: la morte. Liberiamoci dalla tossina della guerra dalle parole, dai gesti e dai comportamenti. Senza la scuola della pace, in cui riscoprire la bellezza del dono, nulla sarà possibile. La trasgressione massima è il dono, il contenimento felice del consumo che apre il varco al “valore d’uso”. La guerra è preparata dallo sguardo famelico che non vede l’alterità ma vede soltanto la preda. A tutto questo dobbiamo riununciare, se vogliamo una pace certamente faticosa da raggiungere, ma duratura e vera, costruendo una comunità di libere individualità desiderose di armonia.

S. Dalì, Il volto della guerra, 1940.
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Mauro Armanino – Il colpo di Stato della Vergogna


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Aimé Césaire: «Mi si parla di progresso, di “realizzazioni”, di malattie debellate, di innalzamento dei livelli di vita. Io, invece, parlo di società svuotate della propria essenza, di culture calpestate, di istituzioni messe a repentaglio, di terre confiscate, di religioni assassinate, di splendori artistici annientati, di straordinarie possibilità soppresse».


Discours sur le colonialisme (testo integrale in francese)



M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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