Costanzo Preve – Marx lettore di Hegel e … Hegel lettore di Marx. Considerazioni sull’idealismo, il materialismo e la dialettica

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Costanzo Preve, Marx lettore di Hegel e … Hegel lettore di Marx. Considerazioni sull’idealismo, il materialismo e la dialettica. Torino, 19 febbraio 2009 – Liceo Classico D’Azeglio di Torino – Convegno: Origini e Percorsi dell’idealismo tedesco, 2009, pp. 35.

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L’idealismo tedesco è generalmente considerato nei manuali di storia della filosofia come la scuola filosofica di tre personaggi, Fichte, Schelling e Hegel. Chi lo inquadra all’interno di una successione storica tende a mettere “a monte” il criticismo di Kant, ed “a valle” il materialismo di Marx, oppure la via filosofica pessimistica e individualistica di Schopenhauer e la critica proto-esistenzialistica a Hegel di Kierkegaard. La sostanziale dissoluzione del sistema hegeliano è vista con favore da alcuni interpreti (cfr. Karl Löwith, Da Hegel a Nietzsche) ed è invece vista in modo negativo da altri, maggiormente filo hegeliani (cfr. Herbert Marcuse, Ragione e Rivoluzione, oppure Georg Lukàcs, La distruzione della Ragione).
Personalmente, preferisco una dizione differente, quella di “filosofia classica tedesca”. Se accettiamo questa dizione, che comporta immediatamente un vero e proprio “riorientamento gestaltico” ed una diversa periodizzazione, la filosofia classica tedesca inizia con Lessing e Herder, include Kant ed il dibattito sul kantismo che ha dato origine al vero e proprio idealismo filosofico posteriore, comprende ovviamente Fichte, Schelling e Hegel, e termina storicamente con le due figure di Feuerbach e di Marx, che ne fanno parte integrante.
Si tratta di un vero e proprio “riorientamento gestaltico”, [Leggi tutto, pp. 35]

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Marco Penzo – Una particolare idea di “comunismo” nel simposio

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Il simposio di Platone in un dipinto di Anselm Feuerbach

Il simposio di Platone in un dipinto di Anselm Feuerbach.

Nel mondo antico, in dettaglio in quello greco, il simposio fu una pratica che non solo forgiava il buon cittadino, ma esaltava anche la comunità di pari. Il simposio era la pratica che presentava il modello di cittadino, quindi uomo della comunità.
C’era una sorta di comunismo in tale pratica che però prevedeva determinate regole, ma soprattutto delle aggregazioni di ceti “aristocratici” nel senso letterale del termine, ma ancor prima che tali essi erano “amici”.
Murray spiega molto bene questa valenza sociale dell’amicizia, in particolare rifacendosi ad Aristotele, che indica l’amicizia come associazione, così come la πόλις. L’intellettuale, figura fondamentale a mio avviso anche e soprattutto nel simposio, «deve organizzarsi in libere comunità rette esclusivamente dall’amicizia filosofica»: in questo senso si può parlare di “comunismo tra pari” nel simposio, libera associazione tra uguali e soprattutto amici. [Leggi tutto]

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Marco Penzo, Una particolare idea di “comunismo” nel simposio

 

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Alessandro Volpi – Socialismo di popolo e sinistra progressista. Jean-Claude Michéa e i suoi detrattori

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Rileggendo il numero 322 di Diorama Letterario, storica rivista diretta dal Professor Marco Tarchi, ho trovato un interessante articolo di Alain de Benoist: “Il crimine di Jean-Claude Michéa”. Qui il filosofo francese difende il collega in seguito a “una vera e propria offensiva” da parte della gauche radicale francese, inaugurata dal sociologo Luc Boltanski con un articolo apparso su “Le Monde” nel 2011, seguito poi da Serge Halimi su “Le monde diplomatique” di cui è direttore, dall’economista Fréderic Lordon ne “La Revue des livres” e da Philippe Corcuff, militante politico, sul sito Médiapart. L’aspetto interessante dello scontro, come fa notare Alain de Benoist, è che non viene dalla sinistra radical chic contro cui si scaglia sempre il filosofo francese, bensì da “autori più decisamente impegnati a sinistra che finora ci avevano abituato meglio” (basti pensare all’ottimo Le nouvelle esprit du capitalism di cui Luc Boltanski è coautore insieme a Ève Chiapello). [Leggi tutto]

Alessandro Volpi, Socialismo di popolo e sinistra progressista

 

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Georg Büchner (1813-1837) – La drammaturgia critica di un rivoluzionario: La morte di Danton – Leonce e Lena – Woyzeck

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La morte di Danton

Georg Büchner

Teatro

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Risvolto di copertina

«L’autore drammatico non è altro, ai miei occhi, che uno storico, ma sta al di sopra di quest’ultimo, perché egli ricrea per noi la storia una seconda volta: invece di fornirci un racconto secco e spoglio, ci introduce immediatamente nella vita di un’epoca, ci dà caratteri invece di caratteristiche, personaggi anziché descrizioni». Così Büchner, autore drammatico, definisce il proprio compito in una lettera alla famiglia del 1835. Aveva appena terminato La morte di Danton, il suo primo lavoro letterario, e neanche venti mesi lo separavano dalla morte in esilio a Zurigo, a soli 24 anni, spesi quasi interamente nell’attività rivoluzionaria e negli studi scientifici. Delle altre due opere, Leonce e Lena e Woyzeck – pubblicate parecchi anni dopo la sua morte –, Büchner non parla, almeno nelle lettere di lui che ci sono rimaste. Tanto maggiore ci sembra il prodigio nel vedere come quel giovane abbia potuto precorrere – in queste opere che costituiscono forse il tentativo più audace di rinnovamento che la storia del teatro del XIX secolo conosca – motivi formali e ideologici la cui riscoperta ad opera del naturalismo, e soprattutto dell’espressionismo alla vigilia della prima guerra mondiale, sarebbe stata definita da Walter Benjamin come uno dei «pochi avvenimenti politico-letterari dell’epoca la cui attualità deve apparire di una luce accecante alla presente generazione». Dalla prima rappresentazione di La morte di Danton, curata da Max Reinhardt nel 1916, a quella di Vogt del 1921 con Alessandro Moissi nella parte di Danton, il teatro di Büchner è entrato ormai a far parte del repertorio classico, sia in Germania, sia in Francia, sia in Italia.


Risvolto di copertina
Sotto l’apparenza del dramma storico Morte di Danton nasconde i nervi scoperti della condizione umana, cosí come sarà rivelata e rappresentata un secolo dopo, nel Novecento, con quella stessa incandescenza, la stessa disillusione, lo stesso urlo soffocato. Per Büchner, come per Leopardi, la Storia non è che una macchina celibe, anche se le ragioni per scatenare la rivoluzione sono sempre tutte vive e presenti. Quello che commuove, in Morte di Danton, è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza di cui ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal Nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all’ingiustizia che da sempre regna sovrana.

Mario Martone

 

 

La visione di Danton. Mario Martone porta in scena una riuscita quanto inquietante riflessione sulla politica

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La drammaturgia critica di un rivoluzionario: Büchner
La morte di Danton: autopsia di una rivoluzione

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Luigi Sandri – Recensione al libro di Mauro Magini, «Il mio amico Platone»

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«Questo libro – breve ma intenso – che nel titolo rinvia al famoso detto latino (Amicus Plato, sed magis amica veritas, Platone è un amico, ma la verità è più amica), e che si chiarisce con il sottotitolo “Riflessioni su società, religione, vita”, racconta l’“educazione spirituale” dell’autore (chimico di professione)».[Leggi tutto]

 

Luigi Sandri, Recensione al libro di Mauro Magini, Il mio amico Platone

Confronti copertina

Recensione pubblicata in: Confronti,  Anno XLIII, N. 3, Marzo 2016, p. 45


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Berta Caceres – Aveva detto: «Finire in carcere è il meno che ti possa capitare. Recentemente ci hanno sabotato l’auto su cui viaggiavamo, hanno minacciato la mia famiglia. In Honduras non esiste stato di diritto, ogni giorno è una scommessa». Il 2 marzo è stata assassinata.

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Berta Caceres
è stata assassinata
mercoledì 2 marzo in Honduras, nella città di Esperanza, dipartimento di Intibucá,
dove viveva.

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Non dimentichiamola!

 

Le parole profetiche di Berta Caceres

Honduras. L’ultima intervista al manifesto: «La nostra vita è appesa a un filo»

 

 


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Giorgio Penzo – Ingmar Bergman: «Sorrisi di una notte d’estate», Svezia, 1955

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Di solito, si considera Bergman come un regista estremamente serio o tragico. Il suo discorso su Dio (“Trilogia del silenzio”) o sulla morte (Sussurri e Grida) è prevalente nella sua opera. Ma il primo film che io considero un capolavoro, e cioè Sorrisi di una notte d’estate, è invece una commedia, raffinatissima e incisiva. In questo film forma e contenuto raggiungono un equilibrio perfetto e ci indicano quello che farà Bergman nei successivi, decisivi anni. Il film è una parabola sull’amore e sui compromessi che esso deve affrontare per raggiungere un suo equilibrio. In mezzo a tante coppie che hanno atteggiamenti distruttivi o negativi, solo un personaggio sembra aver chiaro che l’amore eterno e strenuamente romantico non ha possibilità di vita, se non in quelli che non l’hanno ancora sofferto.
Desirée gioca fin dall’inizio una partita di cui solo lei sembra avere la soluzione. [Leggi tutto]

Giorgio Penzo,
Recensione del film Ingmar Bergman- «Sorrisi di una notte d’estate», Svezia,1955


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David Lifodi – Il grido è già un coro: in Argentina libera Milagro Sala

Milagro Sala
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Milagro Sala.

Nonostante il nuovo presidente argentino Mauricio Macri e il governatore di Jujuy, Gerardo Morales, facciano di tutto per silenziare il caso di Milagro Sala, in carcere ormai da un mese, la detenzione della dirigente dell’associazione Tupac Amaru è divenuta una caso internazionale.

A sostegno della donna, in prigione con le surreali accuse di frode, estorsione e associazione illecita, si è mossa anche la Santa Sede tramite papa Francesco in persona. Una cosa è certa: Macri dovrà offrire spiegazioni particolarmente convincenti al Pontefice, che il 27 febbraio lo incontrerà in occasione del viaggio del presidente argentino in Italia. Bergoglio ha fatto recapitare un rosario a Milagro Sala tramite Enrique Palmeyro, uomo di sua fiducia che già aveva lavorato con lui quando il Papa era cardinale all’arcivescovado di Buenos Aires e gli aveva dato mandato di avvicinarsi alle cooperative dei cartoneros. Palmeyro ha parlato con gli acampados della Plaza de Mayo e con Alejandro Garfagnini, uno degli esponenti della Tupac Amaru, per esprimere la preoccupazione della Santa Sede alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani. La stessa Cidh, tramite Eugenio Zaffaroni, ex giudice della Corte Suprema, ha definito la detenzione di Milagro Sala come “uno scandalo internazionale”.

A favore della liberazione della donna si sono espressi, oltre alle Madres e Abuelas de Plaza de Mayo, i sacerdoti appartenenti al gruppo Curas en Opción por los Pobres, che hanno chiesto a Bergoglio di non ricevere Macri se quest’ultimo non si adopererà per liberare Milagro Sala. Tuttavia, nonostante la forte pressione esercitata dai movimenti sociali e dalla Chiesa (il presidente della Pastorale Sociale argentina, Jorge Lozano, si era offerto di svolgere il ruolo di facilitatore nei negoziati in corso per restituire la libertà alla donna), Macri e Morales non solo fanno orecchie da mercante, ma provocano. Il presidente non ha fatto altro che ribadire tutto il suo sostegno al governatore di Jujuy e, mentre Macri rifiutava di ricevere Estela de Carlotto ed altri esponenti delle associazioni per i diritti umani che, tra le altre cose, intendevano sollecitare la liberazione di Milagro Sala, si faceva immortalare insieme allo stesso Gerardo Morales mentre ballavano per festeggiare il Carnevale.

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Il fatto che la detenzione della dirigente della Tupac Amaru sia del tutto illegittima, in quanto Milagro Sala è parlamentare del Parlasur e quindi godrebbe dell’immunità, nemmeno sfiora la nuova coppia forte dell’Argentina, nonostante lo status della donna sia equiparabile, per legge, a quello di deputati e senatori. Le accuse piovute su Milagro Sala, tra cui quella, ancor più assurda, di avere legami con il narcotraffico, sono del tutto prive di fondamento e, anzi, denotano che la detenzione della leader della Tupac Amaru è di natura esclusivamente politica. Dal carcere, Milagro Sala non solo evidenzia che la Tupac Amaru si è adoperata anche per il recupero di giovani con problemi di dipendenze, oltre a gestire, scuole, centri sanitari ed aver costruito interi quartieri per le fasce più indigenti della popolazione grazie ai fondi che riceveva in epoca kirchnerista, ma ha aiutato ad uscire dalla tossicodipendenza anche un giornalista che adesso lavora per Gerardo Morales e critica senza alcuna vergogna l’associazione.

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Ultimo Tweet di Milagro Sala.

In occasione dell’attuale visita in Argentina del Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, era stato indirizzato al premier un appello affinché sollevasse il caso di Milagro Sala di fronte a Macri sottolineando la preoccupazione per il ritorno di pratiche illegali e autoritarie che a Buenos Aires e in tutto il resto del paese sono state purtroppo sperimentate a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Per tutta risposta Renzi, che si è congratulato con Macri per la sua elezione alla Casa Rosada fin dal primo istante (senza sapere o, peggio, ignorando volutamente che razza di personaggio sia l’imprenditore di origine italiana, che in pochi mesi ha già dichiarato guerra alle Madres de la Plaza de Mayo e ha tra i suoi più stretti collaboratori persone che irridono il dramma dei desaparecidos), ha pensato bene di parlare al presidente argentino di un eventuale accordo di libero commercio tra Unione Europea e Mercosur, respinto significativamente solo da Bolivia e Venezuela.

Il quotidiano argentino Página/12 ha significativamente definito Milagro Sala “una prigioniera con la benedizione papale”: chissà che davvero non riesca al Papa sbloccare la situazione, mentre l’Argentina, sotto Mauricio Macri, dovrà ancora piangere molto.

 

(*) tratto da www.peacelink.it  e pubblicato dalla Bottega del Barbieri

 


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Costanzo Preve – Invito allo Straniamento 2° • Costanzo Preve marxiano ci invita ad un riorientamento, ad uno “scuotimento” associato a un mutamento radicale di prospettiva, alla trasformazione dello sguardo con cui ci si accosta al mondo.

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Costanzo


Straniamento è il concetto brechtiano adottato da Preve come metafora dell’operazione filosofica e dello scopo della propria opera: mettere in moto un riorientamento, uno “scuotimento” associato a un mutamento radicale di prospettiva, alla trasformazione dello sguardo con cui ci si accosta al mondo. Fare ingresso nel pensiero di Preve significa invitare a familiarizzare con lo straniamento, a prendere confidenza con la problematizzazione del proprio tempo. I contributi del presente volume mirano a produrre tale risultato, cercando di fornire al lettore alcune coordinate utili per orientarsi nel laboratorio filosofico che Preve ha costruito intorno al suo confronto con Marx e il marxismo.

In onore di Costanzo Preve

 

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Invito allo Straniamento

I. Costanzo Preve filosofo

211 Coperta

ISBN 978-88-7588-111-5, 2014, pp. 176, Euro 15 – Collana “Il giogo” [57]

A cura di Alessandro Monchietto e Giacomo Pezzano
Contributi di:
Alessandro Monchietto, Giacomo Pezzano, Stefano Sissa, Alessandro Volpe, Piotr Zygulski, Diego Fusaro, Andrea Bulgarelli, Luca Grecchi.

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Invito allo Straniamento

II. Costanzo Preve marxiano

254 ISBN

ISBN 978-88-7588-152-8, 2016, pp. 176, Euro 15 – Collana “Il giogo” [67]

A cura di Alessandro Monchietto
Contributi di:

Andrea Bulgarelli, Oliviero Calcagno, Diego Fusaro, Luca Grecchi, Gianfranco La Grassa, Diego Melegari, Rodolfo Monacelli, Giacomo Pezzano, Francesco Ravelli, Franco Toscani.

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  Costanzo Preve marxiano

 

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Il volume omaggia la filosofia di Costanzo Preve (1943-2013), uno dei pensatori più originali e meno riconosciuti del nostro tempo.

Straniamento è il concetto brechtiano adottato da Preve come metafora dell’operazione filosofica e dello scopo della propria opera: mettere in moto un riorientamento, uno “scuotimento” associato a un mutamento radicale di prospettiva, alla trasformazione dello sguardo con cui ci si accosta al mondo.

Fare ingresso nel pensiero di Preve significa invitare a familiarizzare con lo straniamento, a prendere confidenza con la problematizzazione del proprio tempo. I contributi del presente volume mirano a produrre tale risultato, cercando di fornire al lettore alcune coordinate utili per orientarsi nel laboratorio filosofico che Preve ha costruito intorno al suo confronto con Marx e il marxismo.

 

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Brecht ‘s ‘Verfremdungseffekt’ theory [Teoria effetto straniamentodi Brecht].


Alcuni libri di Costanzo Preve:

Un secolo di marxismo. Idee e ideologie.
Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia contemporanea.
Marxismo, Filosofia, Verità.

Storia dell’etica.
Storia del materialismo.
Storia della dialettica.
Marx e gli antichi Greci.

Lettera sull’Umanesimo.
Filosofia della verità e della giustizia. Il pensiero di Karel Kosík.
Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia.


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Luca Grecchi – La virtù è nell’esempio, non nelle parole. Chi ha contenuti filosofici importanti da trasmettere, che potrebbero favorire la realizzazione di buoni progetti comunitari, li rende credibili solo vivendo coerentemente in modo conforme a quei contenuti: ogni scissione tra il “detto” e il “vissuto” pregiudica l’affidabilità della comunicazione e non contribuisce in nulla alla persuasione.

Virtù negli occhi

Qualche mese fa, sul settimanale Centonove, ho pubblicato un articolo intitolato I filosofi in televisione. L’articolo partiva dal presupposto per cui la riflessione filosofica, la quale richiede tempo ed amicizia per essere svolta, è strutturalmente inadatta al mezzo televisivo. E’ pertanto verosimile – scrivevo – che il filosofo che si presta ad andare in televisione (specie nei talk show), il quale non può ignorare questa elementare verità, ricerchi con tale presenza più la visibilità – ossia un simulacro di ciò che nei tempi antichi si sarebbe definito “gloria” – che la possibilità di far passare, in questi contesti, il vero ed il bene. Poiché però, nell’etica greca, la gloria deriva necessariamente dalla virtù, l’articolo concludeva affermando che senza un fine buono, e senza un agire virtuoso, l’ottenimento della fama non produce vera gloria, ma solo appunto “vanagloria”.
L’articolo è stato piuttosto cliccato in rete, suscitando una serie di commenti. Poiché il tema, che riguarda sostanzialmente la virtù, possiede un interesse generale, può essere utile aggiungere in merito qualche parola. La prima cosa da aggiungere è che Aristotele – il quale ha a mio parere scritto, su questo tema, le cose più interessanti – concepiva la gloria come un “premio alla virtù”. La virtù era infatti per lui ciò che deve primariamente essere ricercato, in quanto necessaria alla felicità. La gloria, essendo il riconoscimento pubblico della virtù – una virtù reale, non apparente –, se verrà, verrà in sovrappiù. Per questo motivo lo Stagirita fu sempre molto critico nei confronti di coloro che ricercavano la gloria indipendentemente dalla virtù: costoro, infatti, risultano troppo dipendenti dal riconoscimento altrui, che tendono in vario modo, solitamente non virtuoso, a sollecitare.
La virtù può avere talvolta come premio la gloria, ma in generale essa è premio a sé stessa, nel senso che è da sola sufficiente, se posta in essere in modo compiuto, a condurre la vita in modo buono. Chi ricerca primariamente la gloria si pone invece un fine errato, e desiderando innanzitutto “persuadere se stesso del proprio valore” – non essendone evidentemente convinto -, rivela la propria imperfezione. Chi conosce la necessità, per una buona vita, di agire in modo virtuoso, possiede al contrario un misurato atteggiamento di distacco verso la gloria, così come verso tutti i beni esterni (ricchezza, potere, successo), senza provare verso di essi gioie o dolori eccessivi. Nella capacità razionale e morale di valutare i propri pensieri e le proprie azioni, l’uomo virtuoso differirà per questo sia dal “fanfarone” – il quale si ritiene degno di grandi onori pur non essendolo –, sia dal “pusillanime” – il quale sarebbe degno di onori, ma preferisce per timore non mostrarsi tale.
Queste considerazioni generali, in quanto tali, valgono per tutti, ma soprattutto per chi, come il filosofo (lo studioso di filosofia) che insegna in università, deve mostrarsi, nei confronti dei propri studenti e del pubblico, come un modello sul piano etico. Come scrisse infatti giustamente Aristotele nella Retorica, la interiorizzazione di un contenuto morale – o politico – avviene in modo molto diverso se esso è proposto da una persona dotata di credibilità, oppure da una persona che si intuisce ricercare principalmente il proprio vantaggio. Con le parole dello Stagirita: «noi crediamo alle persone affidabili in misura maggiore riguardo ad ogni questione […]. Non dobbiamo pensare, come certi retori […], che l’affidabilità dell’oratore non contribuisca in nulla alla persuasione; al contrario, il carattere rappresenta, per così dire, l’argomentazione più forte” (1356 a 6-13).
Per questo motivo chi ha contenuti filosofici importanti da trasmettere, i quali potrebbero favorire la realizzazione di buoni progetti, deve vivere in modo etico la propria vita, per non screditare – mediante la propria persona – il messaggio stesso.

Luca Grecchi

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Luca Grecchi, La virtù è nell’esempio, non nelle parole

Già pubblicato su “Sicilia Journal” del 27-02-2016.

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Dello stesso autore nel Blog di Petite Plaisance:

Luca Grecchi – Quando il più non è meglio. Pochi insegnamenti, ma buoni: avere chiari i fondamenti, ovvero quei contenuti culturali cardinali che faranno dei nostri giovani degli uomini, in grado di avere rispetto e cura di se stessi e del mondo.
Luca Grecchi – A cosa non servono le “riforme” di stampo renziano e qual è la vera riforma da realizzare
Luca Grecchi – Cosa direbbe oggi Aristotele a un elettore (deluso) del PD
Luca Grecchi – Platone e il piacere: la felicità nell’era del consumismo
Luca Grecchi – Un mondo migliore è possibile. Ma per immaginarlo ci vuole filosofia
Luca Grecchi – «L’umanesimo nella cultura medioevale» (IV-XIII secolo) e «L’umanesimo nella cultura rinascimentale» (XIV-XV secolo), Diogene Multimedia.
Luca Grecchi – Il mito del “fare esperienza”: sulla alternanza scuola-lavoro.
Luca Grecchi – In filosofia parlate o scrivete, purché tocchiate l’anima.
Luca Grecchi – L’assoluto di Platone? Sostituito dal mercato e dalle sue leggi.
Luca Grecchi – L’Italia che corre di Renzi, ed il «Motore immobile» di Aristotele
Luca Grecchi – La natura politica della filosofia, tra verità e felicità
Luca Grecchi – Socrate in Tv. Quando il “sapere di non sapere” diventa un alibi per il disimpegno
Luca Grecchi – Scienza, religione (e filosofia) alle scuole elementari.

Luca Grecchi

Luca Grecchi (1972), direttore della rivista di filosofia Koinè e della collana di studi filosofici Il giogo presso la casa editrice Petite Plaisance di Pistoia, insegna Storia della Filosofia presso la Università degli Studi di Milano Bicocca. Da alcuni anni sta strutturando un sistema onto-assiologico definito “metafisica umanistica”, che vorrebbe costituire una sintesi della struttura sistematica della verità dell’essere. Esso rappresenta, nella sua opera, la base teoretica di riferimento sia per la fondazione di una progettualità sociale anticrematistica, sia per la interpretazione dei principali pensieri filosofici. Grecchi è soprattutto autore di una ampia interpretazione umanistica dell’antico pensiero greco, nonché di alcuni studi monografici su filosofi moderni e contemporanei, e di libri tematici su importanti argomenti (la metafisica, la felicità, il bene, la morte, l’Occidente). Collabora con la rivista on line Diogene Magazine e con il quotidiano on line Sicilia Journal. Ha pubblicato libri-dialogo con alcuni fra i maggiori filosofi italiani, quali Enrico Berti, Umberto Galimberti, Costanzo Preve, Carmelo Vigna.

Libri di Luca Grecchi

Cliccando

L’anima umana come fondamento della verità (2002) è il primo libro di Grecchi, che pone, in maniera stilizzata, il sistema metafisico umanistico su cui sono poi strutturati i suoi libri successivi. La tesi centrale di questo libro è appunto che l’anima umana, intesa come la natura razionale e morale dell’uomo, è il fondamento onto-assiologico della verità dell’essere. Questo sistema metafisico costituisce la base per una analisi critica della attuale totalità sociale, e per una progettualità comunitaria finalizzata alla realizzazione di un modo di produzione sociale conforme alle esigenze della natura umana. (Invito alla lettura: Scarica alcune pagine del libro)

Karl Marx nel sentiero della verità (2003) costituisce una interpretazione metafisico-umanistica del pensiero di Marx, che viene analizzato nei suoi nodi essenziali, spesso in aperta critica con la secolare tradizione marxista. Nato originariamente come elaborazione degli studi di economia politica dell’autore compiuti negli anni novanta del Novecento, il testo assume carattere filosofico-politico. Marx è analizzato come il pensatore moderno che, rifacendosi implicitamente al pensiero greco, realizza la migliore critica al modo di produzione capitalistico, pur non elaborando – per carenza di fondazione filosofica – un adeguato discorso progettuale.

Verità e dialettica. La dialettica di Hegel e la teoria di Marx costituisce in un certo senso una integrazione del precedente Karl Marx nel sentiero della verità. Il testo effettua una sintesi originale, appunto, sia della dialettica di Hegel che della teoria di Marx. Pur riconoscendo l’influenza del pensiero di Hegel nelle opere del Marx maturo, Grecchi propone la tesi che il pensiero di Marx, strutturatosi nei suoi punti cardinali prima del suo studio attento ed approfondito della Scienza della Logica, sia nella sua essenza non dialettico. Una versione sintetica di questo libro è stata pubblicata sulla rivista Il Protagora nel 2007.

La verità umana nel pensiero religioso di Sergio Quinzio (2004) con introduzione di Franco Toscani, è una sintesi monografica sul pensiero del grande teologo scomparso nel 1996. Il testo presenta al proprio interno una analisi del pensiero ebraico e cristiano, unita ad una rilettura poetica ed umanistica del testo biblico. Il tema centrale è quello della morte, e della speranza nella resurrezione su cui Quinzio ripetutamente riflette, e che vede continuamente delusa. Al di là dei riferimenti religiosi, la riflessione del teologo si presta ad una profonda considerazione sulla fragilità della vita umana.

Nel pensiero filosofico di Emanuele Severino (2005) con introduzione di Alberto Giovanni Biuso, è una sintesi monografica sul pensiero del grande filosofo italiano. Il testo presenta al proprio interno una analisi critica del nucleo essenziale della ontologia di Severino e delle sue analisi storico-filosofiche e politiche. Esiste uno scambio di lettere fra Severino e Grecchi in cui il filosofo bresciano mostra la sua netta contrarietà alla interpretazione ricevuta. Il testo, tuttavia, è segnalato nella Enciclopedia filosofica Bompiani come uno dei libri di riferimento per la interpretazione del pensiero severiniano.

Il necessario fondamento umanistico della metafisica (2005) è un breve saggio in cui, prendendo come riferimento la metafisica classica (ed in particolare le posizioni di Carmelo Vigna), l’autore critica la centralità dell’approccio logico-fenomenologico rispetto al tema della verità, ritenendo necessario anche l’approccio onto-assiologico. Per Grecchi infatti la verità consiste non solo nella descrizione corretta di come la realtà è, ma anche di come essa – la parte che può modificarsi – deve essere per conformarsi alla natura umana. Si tratta del primo confronto esplicito fra la proposta di Grecchi della metafisica umanistica e la metafisica classica di matrice aristotelico-tomista.

Filosofia e biografia (2005) è un libro-dialogo composto con uno dei maggiori filosofi italiani, Umberto Galimberti. Nel testo si ripercorre il pensiero galimbertiano nei suoi contenuti essenziali, ma si pone in essere anche una serrata analisi di molti temi filosofici, politici e sociali, in cui spesso emerge una sostanziale differenza di posizioni fra i due autori. Di particolare interesse le pagine dedicate al pensiero simbolico, all’analisi della società, ed alla interpretazione dell’opera di Emanuele Severino. Percorre il testo la tesi per cui la genesi di un pensiero filosofico deve necessariamente essere indagata, per giungere alla piena comprensione dell’opera di un autore.

Il pensiero filosofico di Umberto Galimberti (2005), con introduzione di Carmelo Vigna, è un testo monografico completo sul pensiero di questo importante filosofo contemporaneo. Si tratta di un testo in cui Grecchi, sintetizzando la complessa opera di questo autore, prende al contempo posizione non solo nei confronti della medesima, ma anche di filosofi quali Nietzsche, Heidegger, Jaspers, che nel pensiero di Galimberti costituiscono riferimento imprescindibili. Vigna, nella sua introduzione, ha definito il libro «una ricostruzione seria ed attendibile del pensiero del filosofo» in esame.

Conoscenza della felicità (2005), con introduzione di Mario Vegetti, è uno dei testi principali di Grecchi, in cui l’autore applica il proprio approccio classico umanistico alla società attuale, mostrando come essa si ponga in radicale opposizione alle possibilità di felicità. L’autore, seguendo la matrice onto-assiologica del pensiero greco, mostra che solo conoscendo che cosa è l’uomo risulta possibile conoscere cosa è la felicità. Scrive Vegetti, nel testo, che Grecchi è «pensatore a suo modo classico», per il suo «andar diritto verso il cuore dei problemi». Il libro è assunto come riferimento bibliografico, per il tema in oggetto, dalla Enciclopedia filosofica Bompiani. .

Marx e gli antichi Greci (2006) è un libro-dialogo composto con uno dei maggiori filosofi italiani, Costanzo Preve. Nel testo viene effettuata una analisi non tanto filologica, quanto ermeneutica e teoretica dei rapporti del pensiero di Marx col pensiero greco. I due autori, concordando su molti punti, colmano così in parte una lacuna della pubblicistica su questo tema, che risulta essere stato nel tempo assai poco indagato. Di particolare interesse l’analisi effettuata dai due autori di quale potrebbe essere, sulla base insieme del pensiero dei Greci e di Marx, il miglior modo di produzione sociale alternativo rispetto a quello attuale. (Invito alla lettura: Scarica alcune pagine del libro)

Vivere o morire. Dialogo sul senso dell’esistenza fra Platone e Nietzsche (2006), con introduzione di Enrico Berti, è un saggio composto ponendo in ideale dialogo Platone e Nietzsche su importanti temi filosofici, politico e morali: l’amore, la morte, la metafisica, la vita ed altro ancora. Scrive Berti, nella sua introduzione, che, come accadeva nel genere letterario antico dell’invenzione, Grecchi non nasconde lo scopo “politico” della sua opera, la quale «risulta essere innanzitutto un documento significativo di amore per la filosofia e di vitalità di quest’ultima, in un momento in cui l’epoca della filosofia sembrava conclusa».  

Il filosofo e la politica. I consigli di Platone, e dei classici Greci, per la vita politica (2006) è una ricostruzione del pensiero filosofico-politico di Platone effettuata in un continuo confronto con le vicende della attualità. In questo libro Grecchi pone esplicitamente Platone, in maniera insieme divulgativa ed originale, come proprio pensatore di riferimento. Il filosofo ateniese infatti, a suo avviso, pur scrivendo molti secoli or sono, rimane tuttora colui che ha offerto le migliori analisi, e le migliori soluzioni, per pensare una migliore totalità sociale, ossia un ambiente comunitario adatto alla buona vita dell’uomo.

La filosofia politica di Eschilo. Il pensiero “filosofico-politico” del più grande tragediografo greco (2007) costituisce una interpretazione, in chiave appunto filosofico-politica, dell’opera di Eschilo. Lo scopo principale di questo libro è quello di “togliere” Eschilo dallo specialismo degli studi poetico-letterari, per inserirlo – come si dovrebbe fare per tutti i tragici greci – nell’ambito del pensiero filosofico-politico. Nel testo viene presa in carico l’analisi precedentemente svolta da Emanuele Severino ne Il giogo (1988), ritenendone validi molti aspetti ma giungendo, alla fine, a conclusioni opposte circa il presunto “nichilismo” di Eschilo.

Il presente della filosofia italiana (2007) è un libro in cui vengono analizzati testi di alcuni fra i più importanti filosofi italiani contemporanei pubblicati dopo il 2000. Gli autori analizzati vengono ripartiti in quattro categorie: 1) pensatori “ermeneutici-simbolici” (Sini, Vattimo, Cacciari, Natoli); 2) pensatori “scientifici-razionalisti” (Tarca, Antiseri, Giorello); 3) pensatori “marxisti-radicali” (Preve, Losurdo); 4) pensatori “metafisici-teologici” (Reale). Il testo è arricchito da due appendici e da una ampia postfazione di Costanzo Preve. In questi testi Grecchi oppone criticamente, ai vari approcci, il proprio discorso metafisico-umanistico.

Corrispondenze di metafisica umanistica (2007) è una raccolta di testi in cui sono contenuti scambi epistolari, nonché risposte di Grecchi ad introduzioni e recensioni di suoi libri. Il testo rispecchia la tendenza dell’autore a prendere sempre seriamente in carico le altrui posizioni; secondo Grecchi, infatti, di fronte a critiche intelligenti, sono solo due gli atteggiamenti filosofici possibili: o fornire argomentate risposte, o prendere atto della correttezza delle critiche e rivedere le proprie posizioni. Il tema caratterizzante il testo è dunque la “lotta amichevole” per la emersione della verità.

L’umanesimo della antica filosofia greca (2007) è un libro in cui Grecchi effettua, in sintesi, la propria interpretazione complessiva della Grecità. Partendo da Omero, e giungendo fino al pensiero ellenistico, l’autore mostra come non la natura, né il divino, né l’essere furono i temi principali del pensiero greco, bensì l’uomo, soprattutto nella sua dimensione politico-sociale. L’uomo infatti assume centralità, in vario modo, in tutti i vari filoni culturali della Grecità, dal pensiero omerico a quello presocratico, dal teatro fino all’ellenismo.

L’umanesimo di Platone (2007) è un testo monografico sul pensiero di Platone, da Grecchi in quegli anni ritenuto come il più rappresentativo della Grecità. Ponendo in essere una analisi complessiva delle diverse interpretazioni finora effettuate del pensiero platonico, Grecchi applica al medesimo il proprio paradigma ermeneutico metafisico-umanistico, cogliendo in Platone la centralità del ruolo filosofico-politico dell’uomo, ed insieme la centralità della posizione anti-crematistica, all’interno di una considerazione progettuale e della totalità sociale.

L’umanesimo di Aristotele (2008) è un testo monografico sul pensiero di Aristotele, che sarà poi da Grecchi ripreso negli anni successivi come struttura teoretica di riferimento. Ponendo in essere una analisi complessiva delle diverse tematiche del pensiero aristotelico, Grecchi applica al medesimo il proprio paradigma ermeneutico metafisico-umanistico, cogliendo in Aristotele – così come in Platone, ma in forma differente – la centralità del ruolo filosofico-politico dell’uomo, ed insieme la centralità della posizione anti-crematistica, all’interno di una considerazione progettuale della totalità sociale.

Chi fu il primo filosofo? E dunque: cos’è la filosofia? (2008), con introduzione di Giovanni Casertano, è un libro suddiviso in due parti. Nella prima parte, prendendo come riferimento alcuni fra i principali manuali di storia della filosofia italiani, Grecchi mostra come essi spesso non definiscano l’oggetto del loro studio, ossia la filosofia, dichiarandola talvolta addirittura indefinibile. L’autore, invece, offre in questo libro la propria definizione di filosofia come caratterizzata da due contenuti imprescindibili: a) la centralità dell’uomo; b) la ricerca, il più possibile fondata ed argomentata, della verità dell’intero. Nella seconda parte l’autore esamina dieci possibilità alternative su “chi fu il primo filosofo”, giungendo a concludere che, pur all’interno del contesto comunitario della riflessione greca, il candidato più accreditato risulta essere Socrate.

Socrate. Discorso su Le Nuvole di Aristofane (2008) è una ricostruzione di fantasia, pubblicata nella collana Autentici falsi d’autore dell’editore Guida, di un discorso che avrebbe potuto essere tenuto da Socrate ad Atene l’indomani della rappresentazione della famosa commedia di Aristofane. Si tratta, come è nello stile della collana, di una ricostruzione al contempo verosimile e spiritosa, in cui Grecchi coglie l’occasione per offrire la propria interpretazione, insieme umanistica ed anticrematistica, del pensiero socratico. Tale interpretazione risulta convergente con quelle offerte, nella medesima collana, da Mario Vegetti su Platone e da Enrico Berti su Aristotele.

Occidente: radici, essenza, futuro (2009), con introduzione di Diego Fusaro, è un testo in cui l’autore analizza il concetto di Occidente e le sue tradizioni culturali costitutive, sempre in base al proprio sistema metafisico-umanistico. Analizzando le radici greche, ebraiche, cristiane, romane e moderne, ma soprattutto l’attuale contesto storico-sociale, Grecchi coglie nella prevaricazione derivante dalla smodata ricerca crematistica l’essenza dell’Occidente, ed individua per lo stesso un futuro cupo. Il testo è arricchito dal dialogo con Fusaro, alla cui introduzione Grecchi risponde in una appendice finale.

Il filosofo e la vita. I consigli di Platone, e dei classici Greci, per la buona vita (2009), è una raccolta di brevi saggi in cui l’autore, prendendo spunto da alcuni passi del pensiero platonico, e più in generale del pensiero greco classico, affronta sinteticamente alcune tematiche centrali per la vita umana (l’amore, la famiglia, la filosofia, la storia, le leggi, la democrazia, l’educazione, l’università, la mafia, la libertà, ecc.), col consueto approccio attualizzante, ovvero facendo interagire – nel rispetto del contesto storico-sociale dell’epoca in cui tale pensiero nacque – il pensiero platonico col nostro tempo. Il libro è arricchito da un lungo saggio finale di Costanzo Preve, intitolato “Luca Grecchi interprete dei filosofi classici Greci” (con risposta), in cui il filosofo torinese sintetizza le posizioni dell’autore.

L’umanesimo della antica filosofia cinese (2009) costituisce il primo volume di una trilogia sull’umanesimo dell’antico pensiero orientale (l’unica nel nostro paese effettuata da un solo autore). Il libro parte dalla constatazione che l’Oriente risulta essere pressoché assente dalle principali storie della filosofia occidentali. Tuttavia, in base alla definizione di filosofia fornita dall’autore, l’antico pensiero cinese risulta possedere, nei contenuti e talvolta anche nei metodi, caratteristiche tali da non poter essere considerato pregiudizialmente assente dal quadro filosofico. Non si tratta, comunque, di un manuale di storia della filosofia cinese, ma di una interpretazione umanistica dei principali contenuti costitutivi dell’antico pensiero cinese.

L’umanesimo della antica filosofia indiana (2009) costituisce il secondo volume di una trilogia sull’umanesimo dell’antico pensiero orientale. Il libro parte dalla constatazione che l’Oriente risulta essere pressoché assente dalle principali storie della filosofia occidentali. Tuttavia, in base alla definizione di filosofia fornita dall’autore, l’antico pensiero indiano risulta possedere, nei contenuti e talvolta anche nei metodi, caratteristiche tali da non poter essere considerato pregiudizialmente assente dal quadro filosofico. Non si tratta, comunque, di un manuale di storia della filosofia indiana, ma di una interpretazione umanistica dei principali contenuti costitutivi dell’antico pensiero indiano.

L’umanesimo della antica filosofia islamica (2009) costituisce il terzo volume di una trilogia sull’umanesimo dell’antico pensiero orientale. Il libro parte dalla constatazione che l’Oriente risulta essere pressoché assente dalle principali storie della filosofia occidentali. Tuttavia, in base alla definizione di filosofia fornita dall’autore, l’antico pensiero islamico risulta possedere, nei contenuti e talvolta anche nei metodi, caratteristiche tali da non poter essere considerato pregiudizialmente assente dal quadro filosofico. Non si tratta, comunque, di un manuale di storia della filosofia islamica, ma di una interpretazione umanistica dei principali contenuti costitutivi dell’antico pensiero islamico.

A partire dai filosofi antichi (2010), con introduzione di Carmelo Vigna, è un libro-dialogo composto con uno dei maggiori filosofi italiani, Enrico Berti. In questo testo viene ripercorsa l’intera storia della filosofia, apportando interpretazioni originali non soltanto – anche se soprattutto – dei principali filosofi antichi, ma anche di quelli moderni e contemporanei. Non mancano inoltre considerazioni su temi di attualità, nonché su temi di interesse generale, quali l’educazione, la scuola e la politica. Scrive Vigna, nella introduzione, che «questo testo è tra le cose più interessanti che si possano leggere oggi nel panorama della filosofia italiana».

L’umanesimo di Plotino (2010) è un libro in cui l’autore colma una distanza temporale fra il periodo classico ed il periodo ellenistico della Roma imperiale. Il testo si divide in due parti. Nella prima, in ossequio alla tesi per cui ogni pensiero filosofico deve essere inserito all’interno del proprio contesto storico-sociale (anche in quanto è all’interno del medesimo che esso spesso “deduce” le proprie categorie), l’autore realizza una analisi del modo di produzione sociale greco e di quello romano, per tracciare alcune differenze importanti fra l’epoca classica e l’epoca ellenistica. Nella seconda parte, che è la più ampia, è invece analizzato, in base alle dieci tematiche ritenute centrali, il pensiero di Plotino.

Perché non possiamo non dirci Greci (2010) è un libro in cui l’autore sintetizza, in termini divulgativi, le proprie posizioni generali sui Greci. Il testo prende spunto dalla rilettura, in controluce, del classico di Benedetto Croce intitolato Perché non possiamo non dirci cristiani, per mostrare non solo come le radici greche siano almeno altrettanto importanti di quelle cristiane per la cultura europea, ma soprattutto che una loro ripresa sarebbe fortemente auspicabile. Il testo è completato da una ampia appendice inedita che costituisce una analisi critica del pensiero ellenistico (in rapporto a quello classico) incentrata sulle opere di Epicuro e di Luciano di Samosata.

La filosofia della storia nella Grecia classica (2010) è il testo ermeneutico forse più originale di Grecchi. Alla cultura greca si attribuisce infatti, solitamente, la nascita dei tronchi di pressoché tutte le discipline filosofiche e scientifiche tuttora studiate nella modernità (con varie ramificazioni). Tradizionalmente, tuttavia, la filosofia della storia è ritenuta essere disciplina moderna, senza precedenti antichi. Analizzando l’opera di storici, letterati e filosofi dell’epoca preclassica e classica, l’autore mostra invece le radici antiche anche di questo campo di studi, contribuendo ad un chiarimento teoretico della disciplina stessa.

Sulla verità e sul bene (2011), con introduzione di Enrico Berti e postfazione di Costanzo Preve, è un libro-dialogo con uno dei maggiori filosofi italiani, Carmelo Vigna. In questo testo viene ripercorsa l’intera storia della filosofia, insieme agli importanti temi teoretici ed etici che danno il titolo al volume. Scrive Berti, nella introduzione, che si tratta di «una serie di discussioni oltremodo interessanti tra due filosofi che sono divisi da due diverse, anzi opposte, concezioni della metafisica, ma sono accomunati dalla considerazione per la filosofia classica e soprattutto da un grande amore per la filosofia in sé stessa».

Gli stranieri nella Grecia classica (2011) è un libro in cui l’autore, prendendo distanza dalle interpretazioni tradizionali che caratterizzano gli antichi Greci come vicini alla xenofobia, mostra che, sin dall’epoca omerica, essi furono invece aperti all’ospitalità verso gli stranieri. Preceduto da una analisi anti-ideologica delle categorie di “razza”, “etnia”, “multiculturalismo” ed altre, Grecchi rimarca come sia stato centrale, nel pensiero greco classico, il concetto di “natura umana”, il quale possiede basi teoretiche salde ed una costante presenza nella riflessione greca, che l’autore appunto caratterizza come “umanistica”.

Diritto e proprietà nella Grecia classica (2011) è un libro in cui l’autore prende in carico i temi poco indagati del diritto e della proprietà nella antica Grecia. Si tratta di temi molto importanti per comprendere il contesto storico-sociale in cui nacque la cultura greca, e che pertanto non possono essere ignorati da chi studia la filosofia di questo periodo. Il testo sviluppa inoltre un confronto con il diritto romano – che si rivela assai meno comunitario di quello greco – e con il nostro tempo, per mostrare come la cultura greca possieda, anche sul piano giuridico, contenuti che sarebbero tuttora importanti da applicare.

L’umanesimo di Omero (2012) è un libro in cui l’autore effettua una analisi teoretica ed etica del pensiero omerico, inserendo l’antico poeta nel novero del pensiero filosofico, rompendo il tradizionale isolamento nel campo letterario che da secoli caratterizza questo autore. Grecchi insiste in particolare sul carattere di educazione filosofica dei poemi omerici, mostrando come essi abbozzino temi ontologici e soprattutto assiologici poi elaborati dalla intera riflessione classica. Il testo si distingue per il continuo aggancio dei miti omerici alla contemporaneità.

L’umanesimo politico dei “Presocratici” (2012) è un libro in cui l’autore, centralizzando il carattere politico-sociale del loro pensiero, prende distanza dalle interpretazioni tradizionali che caratterizzano questi pensatori come “naturalisti”, e che li separano sia dalla poesia e dal teatro precedenti, sia dalla filosofia e dalla scienza successive. L’autore, facendo riferimento agli studi di Mondolfo, Capizzi, Bontempelli e soprattutto Preve, mostra il nesso di continuità del pensiero presocratico con l’intero pensiero greco classico. Risultano centrali, in questa trattazione, le figure di Solone e Clistene, oltre a quelle più consuete di Eraclito, Parmenide e Pitagora.

Il presente della filosofia nel mondo (2012), con postfazione di Giacomo Pezzano, è un libro in cui vengono analizzati testi di alcuni fra i maggiori filosofi contemporanei non italiani (fra gli altri Bauman, Habermas, Hobsbawm, Latouche, Nussbaum, Onfray, Zizek). Nella introduzione si rileva, come caratteristica principale della filosofia del nostro tempo, la presenza in solidarietà antitetico-polare di una corrente scientifico-razionalistica ed, al contempo, di una corrente aurorale-simbolica. Esse occupano il centro della scena escludendo dal “campo di gioco” la filosofia onto-assiologica di matrice classica, presente oramai solo in un numero limitato di studiosi.

Il pensiero filosofico di Enrico Berti (2013), con presentazione di Carmelo Vigna e postfazione di Enrico Berti, è un testo monografico introduttivo sul pensiero di questo importante filosofo contemporaneo, uno dei maggiori studiosi mondiali del pensiero di Aristotele. Rapportandosi a tematiche quali l’interpretazione degli antichi, la storia della filosofia, l’educazione, l’etica, la politica, la metafisica, la religione, Grecchi non si limita a descrivere il pensiero dell’autore considerato ma, come è nel suo approccio, valuta; in maniera solitamente concorde, eppure talvolta anche critica, in particolare nella opposizione fra metafisica classica e metafisica umanistica.

Il necessario fondamento umanistico del “comunismo” (2013) è un libro scritto a quattro mani con Carmine Fiorillo, in cui gli autori mostrano come la diffusa critica (marxista e non) al modo di produzione capitalistico, priva di una fondata progettualità, risulti sterile ed inefficace. Assumendo come base principalmente il pensiero greco classico (ma anche le componenti umanistiche di altri orizzonti culturali), gli autori mostrano che solo mediante una solida fondazione filosofica è possibile favorire la progettualità di un ideale modo di produzione sociale in cui vivere, che gli autori appunto definiscono – ma differenziandosi fortemente dalla tradizione marxista – “comunismo”.

Perché, nelle aule universitarie di filosofia, non si fa (quasi) più filosofia (2013) è un pamphlet in cui si mostra che le attuali modalità accademiche di insegnamento della filosofia, incentrate sullo specialismo, non ripropongono più il modello greco classico della filosofia come ricerca fondata ed argomentata della verità onto-assiologica dell’intero, che Grecchi assume invece ancora come centrale. L’autore mostra come la causa principale di questa situazione sia attribuibile ai processi socio-culturali del modo di produzione capitalistico.

La musa metafisica. Lettere su filosofia e università (2013), con Giovanni Stelli, costituisce uno scambio epistolare nato dal commento di Stelli al pamphlet Perché, nelle aule universitarie di filosofia, non si fa (quasi) più filosofia. A partire da questo tema lo scambio ha assunto una rilevanza ed una ampiezza tale, estendendosi a contenuti storici, culturali e politici, da renderne di qualche utilità la pubblicazione. In esso Grecchi anticipa alcuni temi portanti del suo testo che sarà intitolato Metafisica umanistica. La struttura sistematica della verità dell’essere, cui sta lavorando dal 2003.

Discorsi di filosofia antica (2014) è un libro che raccoglie i testi del corso di lezioni sull’uomo nella cultura greca, da Omero all’ellenismo, tenuto dall’autore alla università degli studi di Milano Bicocca nel 2013. Esso accoglie inoltre i testi di alcune conferenze sul pensiero antico svolte dall’autore nel 2013 e 2014, ed in particolare, in appendice, un saggio inedito sulla alienazione nella antica Grecia. Quest’ultimo è un tema poco indagato in quanto mancano, alla mentalità filologica – poco teoretica – tipica del mondo accademico di oggi, i necessari riferimenti testuali (i Greci non avevano nemmeno la parola “alienazione”); questo saggio tuttavia può aprire un filone di ricerca su una tematica tuttora inesplorata.

Omero tra padre e figlia (2014) è un libro-dialogo con Benedetta Grecchi, figlia di 6 anni dell’autore, sulle vicende di Odisseo narrate appunto nella Odissea di Omero. Il testo costituisce – come recita il sottotitolo – una “piccola introduzione alla filosofia”, passando attraverso i contenuti educativi dell’opera omerica già delineati dall’autore nel libro L’umanesimo di Omero. Questo dialogo tra padre e figlia mostra come la filosofia possa passare anche ai bambini evitando, da un lato, di essere ridotta a “gioco logico”, e dal lato opposto di essere presentata come “chiacchiera inconcludente”.

Discorsi sul bene (2015) è un libro che raccoglie i testi del corso di lezioni sul Bene tenuto dall’autore alla università degli studi di Milano Bicocca nel 2014. In appendice sono aggiunte una intervista filosofica e due relazioni su temi etico-politici. Il testo si rivela importante in quanto, all’interno di un approccio aristotelico – in cui in sostanza il Bene è il fine verso cui ogni ente, per natura, tende –, Grecchi indica nel rispetto e nella cura dell’uomo (e del cosmo: gli elementi portanti del suo Umanesimo) i contenuti fondamentali del Bene.

Discorsi sulla morte (2015) è un libro che raccoglie i testi del corso di lezioni tenuto dall’autore alla università degli studi di Milano Bicocca nel 2015. L’autore, delineando le principali concezioni della morte presenti nella storia della filosofia, con particolare riferimento agli antichi Greci ed a Giacomo Leopardi, mostra come la rimozione di questo tema costituisca una delle principali concause di alcune psicopatologie del nostro tempo.

L’umanesimo della cultura medievale (2016) è un libro che raccoglie i contenuti umanistici del pensiero medievale. Rispetto alle interpretazioni tradizionali, ancora caratterizzate da una descrizione del Medioevo come età oscura, questo testo mostra il carattere umanistico in particolare della Scolastica aristotelica. Rispetto ai consueti autori di riferimento, ossia Agostino e Tommaso, particolare importanza è attribuita in questo volume a due autori del XIII secolo, Sigieri di Brabante e Boezio di Dacia (solitamente poco considerati), nonché alle ripetute condanne ecclesiastico-accademiche dell’aristotelismo che ebbero il loro punto culminante nel 1277.

L’umanesimo della cultura rinascimentale (2016) è un libro che critica la tradizionale interpretazione umanistica del pensiero rinascimentale del XIV e XV secolo. Rispetto, infatti, alla vulgata comune, che ritiene centrale in questo periodo la riscoperta filologica ed ermeneutica dei testi di Platone e di altri autori antichi, Grecchi reputa centrale la filocrematistica, e dunque la rottura – operata da modalità sociali sempre più privatistiche e mercificate, cui la cultura dell’epoca si adeguò – del legame sociale comunitario proprio dell’epoca medievale. Il Rinascimento costituì dunque, a suo avviso, la prima apertura culturale verso la modernità capitalistica.

In preparazione:

Umanesimo ed antiumanesimo nella filosofia moderna (e contemporanea);

L’umanesimo greco-classico di Spinoza;

Il sistema filosofico di Aristotele;

Metafisica umanistica. La struttura sistematica della verità dell’essere.

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