Teognide (570 – 485 a. C.) – Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell’uomo. L’eccessiva ricchezza è stata causa di rovina per molti. Non cercare onori, favori o ricchezze attraverso azioni ingiuste e vergognose.

Teognode di Megara
Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell’uomo.
 
L’eccessiva ricchezza è stata causa di rovina per molti sprovveduti:
è difficile infatti, nell’abbondanza, rispettare la misura.
 
Una follia
divengono per gli uomini, i quattrini.
 
Le ricchezze qualche nume può concederle anche a un malvagio, o Cirno,
ma a pochi uomini tocca in sorte la virtù.
 
Non cercare onori, favori o ricchezze attraverso azioni ingiuste e vergognose.

Molti hanno indole subdola e traditrice
ma la nascondono mostrando un animo cangiante.
Eppure, prima o poi, il tempo svela l’indole di ciascuno.

Non si può piacere a tutti.
Ma in ciò non c’è niente di strano.
Anche Zeus, che mandi la pioggia o la neghi, non a tutti piace.

 

Teognide di Megara, Elegie.

RICCHEZZE E  GUADAGNI

La ricchezza che vien da Zeus, pulita e giusta,
per gli uomini è una cosa che resiste.
Ma se, rapace, l’uomo intempestivamente
l’acquista, o spergiurando la carpisce,
il guadagno l’illude un attimo: ché tutto
torna in pianto, alla fine; il dio prevale.

Chi ritiene il suo prossimo privo di comprendonio
e si crede furbissimo lui solo,
è uno sciocco che ha perso il ben dell’intelletto.
Oh, le furbizie le conosciamo tutti!
Ma, mentre c’è chi gode degl’intrighi fraudolenti,
c’è chi non cerca sordidi profitti.

Per l’uomo non c’è limite preciso alla ricchezza:
quelli di noi ch’hanno sostanze immense
smaniano il doppio. E chi li sazia tutti? Una follia
divengono per gli uomini, i quattrini.
Spunta rovina: Zeus la manda a loro che si struggono:
ora l’uno ora l’altro se la tiene.

I lirici greci, trad. F.M. Pontani, Einaudi, Torino, 1969.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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