Antonio Machado (1875-1939) – Imparate da voi stessi quanto più limitato di quel che non si pensi è l’àmbito del necessario. Io vi insegno l’amore per la filosofia degli antichi greci e il rispetto per la sapienza orientale.
Io vi insegno, o pretendo di insegnarvi, a contemplare […] A creare la distanza in questo continuo mondo variopinto di cui facciamo parte; quella distanza senza la quale gli occhi […] non ci servirebbero a nulla. Ecco un’attività essenzialissima che per un felice caso è incompatibile con la guerra.
lo vi insegno, o pretendo di insegnarvi, a rinunziare ai tre quarti delle cose che si considerano necessarie. E non per il gusto di sottomettersi a esercizi ascetici o a privazioni che vi siano ricompensate in paradisi futuri, ma affinché impariate da voi stessi quanto più limitato di quel che non si pensi è l’àmbito del necessario, quanto più ampio, quindi, l’àmbito della libertà umana, e in che senso si può affermare che la grandezza dell’uomo deve misurarsi dalla sua capacità di rinunzia. […]
lo vi insegno, o pretendo di insegnarvi, o cari amici, l’amore per la filosofia degli antichi greci, uomini di agilità mentale ormai disusata, e il rispetto per la sapienza orientale, molto più profonda della nostra e di molto piu ampio raggio metafisico. Né l’una né l’altra potranno indurvi a combattere; entrambe, invece, vi faranno perdere la paura per il pensiero, mostrandovi fino a qual punto la mera spontaneità pensante, ben condotta, può essere feconda nell’uomo. […].
lo vi insegno, infine, o pretendo di insegnarvi, l’amore del prossimo e del distante, del simile e del diverso, e un amore che superi alquanto quello che professate verso voi stessi, che potrebbe essere insufficiente. Non direte, amici miei, che vi preparo in qualche maniera alla guerra né ad essa vi incito e sprono come anticipato incitatore delle vostre imprese. Contro il celebre motto latino, io insegno: «Se vuoi pace, preparati a vivere in pace con tutti». Ma se arriva la guerra, poiché non sta in vostro potere evitarla, che cosa – mi direte – sarà di noi preparati alla pace? Vi rispondo: se la guerra arriva, voi senza esitare vi arruolerete dalla parte dei migliori, che non saranno mai coloro che l’hanno provocata, e a fianco di essi saprete morire con un’eleganza, della quale non saranno mai capaci gli uomini di vocazione bellicosa.
Antonio Machado, Juan de Mairena, postumo, in Prose, trad. di O. Macrì e di E. Terni Aragone, Roma, Lerici, 1968, pp. 492-494.
lo vi saluto, giovani socialisti unificati, con un rispetto che non sempre posso sentire per gli anziani del mio tempo, perché molti di essi stavano disfacendo la Spagna e voi intendete farla. Da un punto di vista teorico io non sono marxista, non lo sono stato mai, è possibilissimo che non lo sarò mai. Il mio pensiero non ha seguito la via che discende da Hegel a Carlo Marx. Forse perché sono troppo romantico, per l’influsso, forse, d’una educazione troppo idealista, mi manca simpatia per l’idea centrale del marxismo; mi rifiuto di credere che il fattore economico, la cui enorme importanza non disconosco, sia il più essenziale della vita umana e il grande motore della storia. Vedo, nondimeno, che il Socialismo, in quanto comporta una maniera di convivenza umana fondata sul lavoro, sull’uguaglianza dei mezzi concessi a tutti per realizzarlo, e sull’abolizione dei privilegi di classe, è una tappa inevitabile sulla strada della giustizia; vedo chiaramente che è questa la grande esperienza umana dei nostri giorni, alla quale tutti in qualche modo dobbiamo contribuire. Essa coincide pienamente con la vostra gioventù, ed è un compito magnifico, siatene certi. Cosicché, non soltanto in qualità di giovani veri, ma anche di socialisti, io vi saluto con intera cordialità. E perché avete saputo unificarvi – che è cosa più grande che non unirvi o congiungervi per far rumore –, contate su tutta la mia simpatia e la mia sincera ammirazione.
Antonio Machado, Discorso alle Gioventù Socialiste Unificate (1° maggio 1937), in Prose, cit., pp. 586-587.
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