«Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada». Eraclito
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M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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L’ultima parola della storia. Rileggendo i versi di Patrizia Cavalli
Il tempo è vita intessuta di parole che attendono di essere condotte a nuova vita
Ma io non voglio andarmene così, lasciando tutto come ho trovato … Un altro è il mio progetto … è accogliere la lingua che mi è data … immaginando una visione. Come di fronte a un fiore di datura … questa è la gioia fiera del mio compito, qui è il mio valore.
P. Cavalli
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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Puoi svalutarmi nella storia Con le tue amare, contorte bugie; Puoi schiacciarmi a fondo nello sporco Ma ancora, come la polvere, mi solleverò
La mia presunzione ti infastidisce? Perché sei così coperto di oscurità? Perché io cammino come se avessi pozzi di petrolio Che pompano nel mio soggiorno
Proprio come le lune e come i soli, Con la certezza delle maree, Proprio come le speranze che si librano alte, Ancora mi solleverò
Volevi vedermi distrutta? Testa china ed occhi bassi? Con le spalle che cadono come lacrime, Indebolita dai miei pianti di dolore?
La mia arroganza ti offende? Non prenderla troppo male Perché io rido come se avessi miniere d’oro Scavate nel mio giardino
Puoi spararmi con le tue parole, Puoi tagliarmi coi tuoi occhi, Puoi uccidermi con il tuo odio, Ma ancora, come l’aria, mi solleverò.
La mia sensualità ti disturba? Ti giunge come una sorpresa Che io balli come se avessi diamanti Al congiungersi delle mie cosce?
Fuori dalle capanne della vergogna della storia Io mi sollevo In alto, da un passato che ha radici nel dolore Io mi sollevo Io sono un oceano nero, agitato ed ampio, Sgorgando e crescendo io genero nella marea.
Lasciando dietro notti di terrore e paura Io mi sollevo In un nuovo giorno che è meravigliosamente limpido Io mi sollevo Portando i doni giunti dai miei antenati, Io sono il sogno e la speranza dello schiavo. Io mi sollevo Io mi sollevo Io mi sollevo
(Still I Rise – da “And Still I Rise” di Maya Angelou)
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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