Friedrich Hölderlin (1770-1843) – Quando un popolo ama il bello l’egoismo si scioglie. Se così non è, sempre più aridi e più desolati divengono gli uomini, cresce la sottomissione e con essa l’arroganza, l’opulenza cresce insieme alla fame e all’ansia per il cibo. Così il mondo intorno a noi diviene un deserto e il passato si sfigura in un cattivo auspicio per un futuro senza speranza.
«Che tutto cambi radicalmente!
Dalle radici dell'umanità germogli il nuovo mondo!».
Iperione
«Quando un popolo ama il bello […] lì soffia uno spirito universale come aura vitale, lì si apre la mente timida, l’egoismo si scioglie, pii e nobili sono tutti i cuori […]. Un tale popolo è patria per tutti gli uomini e volentieri vi soggiorna lo straniero. [Se così non è] spariscono le gioie migliori della vita e qualsiasi altro pianeta è migliore della Terra. Sempre più aridi, sempre più desolati divengono gli uomini che sono invece nati belli; cresce la sottomissione e con essa l’arroganza, l’ebbrezza aumenta insieme alle pene, l’opulenza cresce insieme alla fame e all’ansia per il cibo […]».
«Non dobbiamo consegnarci prigionieri al destino e ai nostri sensi, […] rinnegare la ragione e divenire animali […] strappando così il bel legame che ci unisce agli altri spiriti, rendendo un deserto il mondo ingtorno a noi […]».
«L’ideale di tutto ciò che esiste
Dobbiamo custodirlo sacro e puro.
L’istinto che abbiamo, di dare forma
All’informe secondo il divino che è in noi,
Di sottomettere la natura recalcitrante
Allo spirito che ci governa,
Non deve mai fermarsi a mezza strada.
Ma ancora più acuto è allora il dolore
Della lotta, ancora più grande il pericolo
Che il combattente saguinante e sconfortato
Abbandoni le armi divine,
Si pieghi alla ferrea necessità,
Rinneghi se stesso e diventi bestiale …
O anche che, inasprito dalla resistenza,
Combatta la natura non come dovrebbe,
Per donarle pace e unità,
Ma solo per piegare la ribelle.
Così uccidiamo il bisogno più umano,
Rinneghiamo quella disponibilità
Che ci univa agli altri spiriti.
Così il mondo intorno a noi diviene un deserto
E il passato si sfigura in un cattivo auspicio
Per un futuro senza speranza».
Friedrich Hölderlin, Iperione o l’eremita in Grecia, Bompiani, 2015, pp. 307, 457, 661, 669.
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