Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) – Dignità dell’uomo e dignità della filosofia. La filosofia mi ha insegnato di dipender piuttosto dalla mia coscienza che dai giudizi altrui, e di pensar sempre non tanto a non esser giudicato male quanto a non dire o fare male io stesso.
«[…] Queste son le ragioni […] che non soltanto mi animarono, ma mi costrinsero allo studio della filosofia: e ch’io non avrei certo esposto se non per rispondere a coloro i quali sogliono condannare lo studio della filosofia quasi del tutto negli uomini in alto stato e del tutto poi in quelli che vivonoin condizione mediocre. Tutta questa speculazione filosofica è infatti piuttosto ragion di disprezzo e d’oltraggio – infelicità del nostro secolo – che d’onore e di gloria. Tanto ha invaso le menti di tutti questo esiziale e mostruoso convincimento che niente affatto, o da pochi soltanto, abbia a coltivarsi la filosofia quasi che l’avere dinanzi agli occhi e alla mano esploratissimi i perché delle cose, le vie della natura, la ragione dell’universo […] a nulla giovi se uno non abbia a coglierne un qualche favore o a ricavarne per sé un qualche utile. Giacché si è, ahimè!, giunti al punto che non si stiman sapienti se non coloro che riducono mercenario lo studio della sapienza: talché si può vedere la pudica Pallade, dimorante per dono divino tra gli uomini, rigettata, cacciata, fischiata: non avere chi l’ami, chi le dimostri favore se non a patto quasi di prostituirsi ella stessa, e ricevuto il meschino provento della deflorata verginità, versar nello scrignetto dell’amante il mal procacciato denaro. Le quali cose tutte io non senza dolore grandissimo e indignazione dico […] contro quei filosofi che ritengono e vanno blaterando non esser il caso di accudire alla filosofia dal momento che nessuna mercede, nessun premio sono stabiliti al filosofo; quasi che non dimostrino, con questo soltanto, di non esser filosofi. Giacché, tutta la loro vita essendo posta nel lucro o nell’ambizione, non abbracciano la conoscenza della verità per se stessa. […] Io non ho mai filosofato per nessuna altra ragione che per filosofare, né ho mai sperato né cercato mai dai miei studi, dai miei pensamenti, altro guadagno o frutto se non la coltura dell’anima e la conoscenza della verità da me sopra tutto, sempre, desiderata. Della quale verità, sempre, fui tanto bramoso e amatissimo da dedicarmi tutto […] alla contemplazione, dal quale nessuna calunnia di invidiosi, nessun’invettiva dei nemici della sapienza né poteron fin qui né potranno poi distogliermi mai. La stessa filosofia mi ha insegnato di dipender piuttosto dalla mia coscienza che dai giudizi altrui, e di pensar sempre non tanto a non esser giudicato male quanto a non dire o fare male io stesso».
Giovanni Pico della Mirandola, De Hominis Dignitate (1486), Dignità dell’uomo, trad. di Bruno Cicognani, Le Monnier, Firenze, 1943,pp. 47-49.
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