Franco Fortini (1917-1994) – «I confini della poesia», Castelvecchi, 2015: «Misura, ossia senso del limite opportuno ma anche dell’illimitato che sta al di là»
«Metrica come misura,
mezura ossia senso del limite opportuno
ma anche dell’illimitato che sta al di là […].
Certi campioni di misura, in meccanica fine, si chiamano giudici.
Metrica, giudizio».
Franco Fortini, I confini della poesia, Castelvecchi, 2015. A cura di Luca Lenzini.
Tra il 1978 e il 1980, in due conferenze, Franco Fortini fornì una sintesi della propria concezione della poesia, prima in chiave teorica e in dialogo con le tendenze critiche correnti, poi in chiave soggettiva e dichiaratamente autobiografica. È una riflessione durata tutta l’esistenza, che giunge in questi testi a un’articolazione particolarmente ricca e nitida. Il primo saggio, Sui confini della poesia, illumina i modi d’essere della poesia nel tempo, ovvero in correlazione con i mutamenti storici (non solo novecenteschi) che ne orientano l’interpretazione, fino al «trionfo della trasformazione della società in spettacolo». Metrica e biografia, d’altra parte, ripercorre un intero itinerario biografico dal punto di vista della psicologia individuale alle prese con i condizionamenti culturali, le risorse formali della tradizione e l’esperienza degli altri poeti. In entrambi i casi, cruciale è la nozione di confine, come si conviene al pensiero dialettico di chi ha sempre sfidato il rischio delle «questioni di frontiera».
Luca Lenzini
Ha dedicato studi e commenti all’opera di Vittorio Sereni, Franco Fortini, Guido Gozzano e numerosi altri autori novecenteschi. Dirige la Biblioteca Umanistica dell’Università di Siena ed è membro del Centro studi Franco Fortini.
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