Michail Bachtin (1895-1975) – Non tutti i motivi che entrano in contraddizione con l’ideologia ufficiale degenerano in un indistinto discorso interno e muoiono. Solo che all’inizio esso si svilupperà in una cerchia sociale ristretta, entrerà nel sottosuolo della salutare clandestinità politica. Proprio così si forma un’ideologia rivoluzionaria in tutte le sfere della cultura.

Michail Bachtin 09
I differenti strati dell’«ideologia della vita quotidiana»

 

Quelle zone dell’ideologia della vita quotidiana che corrispondono alla coscienza freudiana ufficiale, già “censurata”, riflettono i fattori normativi più costanti e dominanti della coscienza di classe. Essi sono vicini all’ideologia formalizzata elaborata da questa classe, alle sue leggi, alla sua morale, alla sua visione del mondo. In questi strati dell’ideologia della vita quotidiana, il discorso interno viene facilmente regolato e si trasforma liberamente in discorso esterno o comunque non teme di diventare discorso esterno.
Gli altri strati, quelli che corrispondono all’inconscio freudiano, sono molto lontani dal sistema regolato dell’ideologia dominante. Essi attestano la rottura dell’unità e integrità di questo sistema, l’instabilità delle motivazioni ideologiche correnti. Evidentemente le istanze di accumulazione di motivi interni tali da erodere l’unità dell’ideologia della vita quotidiana possono avere un carattere casuale e testimoniare soltanto il declassamento sociale di singole persone, ma molto spesso testimoniano l’inizio della dissoluzione, se non della classe nella sua totalità, di alcuni suoi gruppi. In una collettività sana e in un individuo socialmente sano, lideologia della vita quotidiana, fondata su una base socio-economica integra e salda: non c’è nessuna frattura tra coscienza ufficiale e non ufficiale.
Il contenuto e la composizione degli strati non ufficiali dell’ideologia della vita quotidiana (cioè quello che, secondo Freud, è il contenuto e la composizione dell’inconscio) sono condizionati dall’epoca e dalla classe, alla stessa maniera in cui sono condizionati gli strati già censurati, i sistemi di ideologia legalizzata (morale, diritto, concezione del mondo). Per esempio, le tendenze omosessuali dell’antica classe dominante ellenica non producevano nessun conflitto nella loro ideologia della vita quotidiana, sicché passavano liberamente nel discorso esterno e trovavano perfino un’espressione ideologica formalizzata (ricorderemo il Convivio di Platone).
Tutti i conflitti di cui parla la psicoanalisi sono pienamente caratteristici della piccola borghesia europea dei tempi recenti. La “censura” freudiana esprime esattamente il punto di vista dell’ideologia della vita quotidiana piccolo-borghese e perciò si crea un certo effetto comico quando i freudiani la trasportano nella psiche di un antico greco o di un contadino medievale. L’enorme sopravvalutazione da parte del freudismo del fattore sessuale è fortemente indicativa se la si guarda sullo sfondo dell’attuale disgregazione della famiglia borghese.
Quanto più ampia e profonda diviene la frattura tra coscienza ufficiale e coscienza non ufficiale, tanto più difficilmente i motivi del discorso interno possono passare in quello esterno (orale, scritto, stampato, o di un circolo sociale ristretto o ampio) e possono in esso acquisire una migliore formulazione, chiarirsi e rafforzarsi. In queste condizioni, tali motivi cominceranno a languire, a perdere il loro aspetto verbale e, a poco a poco, si trasformeranno effettivamente in un “corpo allogeno” nella psiche. In questa maniera, interi gruppi di manifestazioni organiche possono, in tal modo, essere esclusi dagli ambiti del comportamento verbalizzato, possono divenire asociali: si allarga così la sfera “animale” dell’uomo, la sua parte asociale.

Ovviamente non tutti i settori del comportamento umano possono essere sottoposti a una frattura così completa con la formalizzazione verbale ideologica. Infatti, non tutti i motivi che entrano in contraddizione con l’ideologia ufficiale degenerano in un indistinto discorso interno e muoiono; alcuni possono ingaggiare una lotta con l’ideologia ufficiale. Se questo motivo è fondato sulla realtà economica di un intero gruppo, se non è il motivo di un singolo declassato, ha davanti a sé un futuro sociale e forse anche vittorioso. Non c’è nessuna ragione perché questo motivo divenga asociale, perda il contatto comunicativo. Solo che all’inizio esso si svilupperà in una cerchia sociale ristretta, entrerà nel sottosuolo della clandestinità, non in quello dei complessi censurati, ma nella salutare clandestinità politica. Proprio così si forma un’ideologia rivoluzionaria in tutte le sfere della cultura.

 

Michail Bachtin, Freud e il freudismo. Studio critico, a cura di Augusto Ponzio, Mimesis, Milano 2005, pp. 140-141.


Michail Bacthin (1895-1975) – Il riso autentico non esclude la serietà, ma la purifica dal dogmatismo, dall’unilateralità, dalla sclerosi, dal fanatismo, dalla perentorietà, dalla intimidazione. Il riso è una forma interiore e non esteriore
Michail Bachtin (1895-1975) – Una sola voce non porta a termine nulla e nulla decide. Due voci sono il minimum della vita, il minimum dell’essere. Essere significa comunicare dialogicamente.
Michail Bachtin (1895-1975) – La comprensione creativa non rinuncia a sé. Di grande momento per la comprensione è l’extralocalità del comprendere. Nel campo della cultura, l’extralocalità è la più possente leva per la comprensione. Un senso svela le proprie profondità, se si incontra e entra in contatto con un altro, altrui senso: tra di essi comincia una sorta di dialogo. Senza proprie domande non si può capire creativamente alcunché di altro e di altrui (ma, naturalmente, le domande devono essere serie, autentiche).
Michail Bachtin (1895-1975) – La vera vita della persona è accessibile soltanto a una penetrazione dialogica alla quale essa si apre liberamente in risposta. Nell’uomo vi è sempre qualcosa che solo lui può scoprire nel libero atto dell’autocoscienza e della parola, che non si assoggetta alla determinazione esterna ed esteriorizzante.
Michail Bacthin (1895-1975) – La vita può essere compresa dalla coscienza solo nella responsabilità concreta. Una filosofia della vita non può che essere una filosofia morale. Si può comprendere la vita solo come evento, e non come essere-dato. Separatasi dalla responsabilità, la vita non può avere una filosofia; separatasi dalla responsabilità, essa è, per principio, fortuita e priva di fondamenta.