Alberto Meschiari – Gentilezza è presa di distanza critica dai disvalori, riconoscimento della comune vulnerabilità e del comune destino, esercizio consapevole di una protesta, è un atto etico nel rifiuto della reificazione delle relazioni umane.
«Oggi voglio parlarti della gentilezza. Ma non mi occuperò di cortesia, buone maniere, convenevoli o galateo. Comincerò invece col dirti che la gentilezza non è un sentimento, che ciascuno può coltivare anche solo dentro di sé, senza manifestarlo al di fuori. La gentilezza è una modalità della relazione, che ha bisogno di essere praticata. Ed è una modalità di confine, che può rivelarsi nella condivisione, nella solidarietà, nell’amicizia. È riconoscimento della comune vulnerabilità, del comune destino. È in questa estensione che m’interessa prenderla in considerazione qui. L’esercizio della gentilezza rappresenta nel mondo contemporaneo un atto etico, un modo di andare controcorrente, in un certo senso un comportamento antisociale ? non a sociale, bada bene ? nel momento in cui questa società mostra di fondarsi su valori opposti: sul rumore, la fretta, la distrazione, l’arroganza, la prepotenza, il disinteresse, il cinismo, l’aggressività. La gentilezza è azione, una presa di distanza critica da quei disvalori, l’esercizio consapevole di una protesta, è rifiuto della riduzione delle relazioni umane al modello delle relazioni con le cose».
Alberto Meschiari, Gentilezza, Edizioni Tassinari, Firenze 2017.