Jules Vallès (1832-1885) – La caricatura non uccide. Con voce serena lascia cadere parole taglienti che scavano scie di luce nel cervello degli abitanti dei sobborghi, e scie rosse nella carne Borghese. Unisce l’evidenza diretta della figura al testo scritto che colpisce diritto il bersaglio.

Jules Vallés _caricature
Caricatura firmata André Gill che ritrae il suo amico Jules Vallès

Durante la Comune fecero la loro comparsa innumerevoli pubblicazioni.
Tra i giornali più diffusi vanno ricordati: Le Cri du Peuple (con una tiratura di 100 mila copie), Le Mot d’ordre, La Montagne, Le Pére Duchesne, Le Vengeur et la Commune, Le Combat, L’Action, L’Ami du Peuple, Le Tribun de Peuple, La Commune, L’Estafatte, Paris Libre, La Caricature Politique, Le salut public, La Sociale, ecc.
In tale periodo assunse grande importanza la caricatura politica come forma di comunicazione e propaganda.
«La caricatura non uccide – come ha scritto Jules Vallés –, ma è uno strumento che agisce a due livelli, il livello iconografico e quello verbale, unisce l’evidenza e la comunicazione diretta del disegno, della figura, immediatamente leggibile – e leggibile a tutti! – al testo scritto, alla didascalia, che attraverso il tono epigrammatico, colpisce diritto il bersaglio».

Maria Emanuela Raffi, Vallès et les cultures orales, «Autour de Jules Vallès», Revue de lectures et d’études vallesiennes, n. 44, 2014, pp. 318.

Federico Montanari, LA COSCIENZA CRITICA DELLA BOHÈME NATURALISTICA NEI « RÉFRACTAIRES » DI JULES VALLÈS, Belfagor, Vol. 32, No. 4 (31 LUGLIO 1977), pp. 430-444

Fernanda Mazzoli – Jules Vallès (1832-1885), Jules l’«insurgé», aveva scelto di essere un réfractaire e tale rimase per tutto il corso della sua vita. Prima, durante e dopo la Comune di Parigi.

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Fernanda Mazzoli – Intorno alla scuola si gioca una partita decisiva che è quella della società futura che abbiamo in mente. La scuola può riservarsi un ruolo attivo, oppure scegliere la capitolazione di fronte al modello sociale neoliberista.

Fernanda Mazzoli – Alcune considerazioni intorno al libro «L’AGONIA DELLA SCUOLA ITALIANA» di Massimo Bontempelli

Farnanda Mazzoli – Il libro «No alla globalizzazione dell’indifferenza» di Giancarlo Paciello. Un’agguerrita strumentazione intellettuale capace di affrontare e dissolvere le nebbie ideologiche. Rivendicazione di un «universalismo universale» fondato su una comune natura umana. Rivendicazione di una «ecologia integrale». Defatalizzazione del mito del progresso.

Fernanda Mazzoli – Una voce poetica dimenticata: Isaak Ėmmanuilovič Babel’. Fondare la rivoluzione sull’anima umana, sulla sua aspirazione al bene, alla verità, al pieno dispiegarsi delle sue facoltà. La rivoluzione non può negare la spiritualità, l’esperienza interiore dell’uomo, i suoi fondamenti morali.

Fernanza Mazzoli, Javier Heraud (1942-1963) – Non rido mai della morte. Semplicemente succede che non ho paura di morire tra uccelli e alberi. Vado a combattere per amore dei poveri della mia terra, in una pioggia di parole silenziose, in un bosco di palpiti e di speranze, con il canto dei popoli oppressi, il nuovo canto dei popoli liberi.

Fernanda Mazzoli – Per una seria cultura generale comune: una proposta di Lucio Russo.

Fernanda Mazzoli – Leggendo il libro di Giancarlo Paciello «Elogio sì, ma di quale democrazia?».

Fernanda Mazzoli – Attila József (1905-1937) – Con libera mente non recito la parte sciocca e volgare del servo. Il capitalismo ha spezzato il suo fragile corpo.

Fernanda Mazzoli – René Char (1907-1988) – Résistance n’est qu’espérance. Speranza indomabile di un umanesimo cosciente dei suoi doveri, discreto sulle sue virtù, desideroso di riservare l’inaccessibile campo libero alla fantasia dei suoi soli, e deciso a pagarne il prezzo. Les mots qui vont surgir savent de nous de choses que nous ignorons d’eux.

Fernanda Mazzoli – Ripensare la scuola per mantenere aperta, all’interno dell’istituzione scolastica, quella dimensione “utopica” così intimamente legata all’idea stessa di educazione, idea che comporta una tensione intrinseca verso “un altrove” che nulla ha a che vedere con l’adattamento al presente.