Salvatore Bravo – La «SuperLega» Calcio impone i «nuovi gladiatori» come modello mercantile del capitalismo assoluto. Liberare il gioco dalla competizione distruttiva è un imperativo etico e sociale.
Salvatore Bravo
La «SuperLega» Calcio impone i «nuovi gladiatori»
come modello mercantile del capitalismo assoluto.
Liberare il gioco dalla competizione distruttiva è un imperativo etico e sociale
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Nuovi gladiatori
Il capitalismo assoluto è in perenne azione distruttrice, divora ed assimila, non ammette perdite, deve riempire ogni spazio materiale ed immateriale con la forza del plusvalore. La logica che lo muove è intrinseca ad esso: il guadagno. Il capitalismo è ancipite: libero da ogni vincolo e nel contempo costretto la seguire la sua stessa legge, si muove per necessità, non conosce contraddizione, è forza assimilatrice che non ha altra prospettiva che la propria legge. La violenza del capitale cela la sua debolezza nella sua stessa libertà-necessità. L’assenza del senso del limite, il porsi secondo una modalità “a-dialettica”, lo conduce gradualmente a scollarsi dalla realtà, a vivere in una realtà astratta ed astorica. Il capitalismo assoluto vive in un tempo mitico, benché agisca nel solo orizzonte mondano, fino a diventarne il dio che, mentre si espande, regna nella malinconia delle passioni tristi.
Il costituirsi della Superlega sportiva con l’istituzione di un campionato europeo è un altro salto verso la competizione totale, verso il plusvalore senza limiti e confini. Lo sport diviene “realtà mitica” sganciata da ogni senso ultimo e verità per rafforzare ancor di più il proprio ruolo di oppio dei popoli con cui saccheggiare i magri guadagni dei sudditi da stordire con un nuovo torneo. La cui finalità è certo quella di compensare le perdite dovute al Covid 19. Il campionato europeo presuppone la “dequalificazione” dei campionati nazionali. Il cosmopolitismo sportivo diviene un altro tassello per “educare” all’estraneità al territorio, per formare a pensare in modo “europeo”, ovvero a competere, trasformando giocatori e squadre in gladiatori. Lo sport, il calcio i particolare – già fortemente inquinato dalle logiche crematistiche – scompare definitivamente nel suo valore ludico, sociale e comunicativo dietro i colpi dei nuovi gladiatori che – in nome della visibilità mondiale – saranno disponibili ad una lotta assai poco sportiva. Lo sport è il nuovo laboratorio dove si allenano i nuovi gladiatori: la violenza è resa istituzionale. Attraverso lo sport dei gladiatori si offre alle nuove generazioni un violento modello mercantile a cui dover far riferimento nel quotidiano, si diseduca all’agire comunitario mediante il gioco (che per sua natura è duale). Le nuove generazioni guarderanno ai nuovi gladiatori ammirandoli, e trasformando il regressivo desiderio di apparire nel narcisismo generalizzato della violenza. Ecco allora che lo sport capitalistico si concretizza nella pratica del nichilismo, in cui includere tutti. Si noti il grande successo del calcio femminile che ripete le medesime logiche dello sport azienda prodotto per il mercato, nel silenzio di ogni componente femminile.
Sport e comunità
Lo sport ha la sua verità, e solo comprendendone i fondamenti è possibile capirne la perversione cui addiviene. Lo sport non è solo tempo ludico, in cui si comunica con la corporeità vissuta, ma è anche educazione all’armonia del corpo e della mente. Nello sport vive in modo concreto la natura comunitaria umana che si forma, anche, mediante la pratica sportiva. Platone nelle Leggi ne descrive il valore educativo. Lo sport come la musica insegna a “sincronizzarsi” con l’altro, a liberarsi dall’individualismo per preparare alla condivisione ed alla collaborazione. Lo sport diviene propedeutico a vivere in comunità:
«Le lezioni possono essere divisi in due tipi: gli esercizi che riguardano il corpo, e la musica, che aggiorna l’anima. Ci sono due tipi di lezioni che riguardano il corpo: lotta e balli. Ci sono due tipi di danza: liberi e nobili, e ciò che si propone è la forma fisica, l’ agilità, e la bellezza esercitando le varie parti del corpo, quando è praticato con vigore e con una fermezza graziosa e quando la forza e la salute vengono meno, non deve essere omessa poiché questi insegnamenti sono utili per tutti gli scopi. Quando si raggiunge questo punto nella nostra legislazione dovremmo pagare sia gli alunni che i loro insegnanti perché questi ultimi dovrebbero impartire queste lezioni con delicatezza, e gli alunni riceverle con gratitudine».[1]
Lo sport del nostro tempo è invece divenuto esercizio all’atomocrazia. Non solo l’orizzonte dell’utile (guadagno) scaccia ogni socialità, ma specialmente rende il corpo un feticcio da esporre, e non più comunicazione vissuta. Lo sport è, così, tempo del corpo da esporre nello spettacolo dell’arena, e fonda la “società” dell’invidia e dell’ossessione per la bellezza vincente.
Logos motorio
Lo sport riesce ad essere di tutti e per tutti a condizione di rispettare la legge della medietà, comune alla medicina ed alla filosofia. Galeno descrive le qualità dei giochi con la palla. Il clima di gioia che sostanzia gli esercizi permettono non solo lo sviluppo armonico del corpo, ma anche rinforzano il senso critico. La tensione positiva porterà i contendenti a gioire del risultato finale, in quanto lo scontro fisico è stato un incontro che ha giovato a tutti. Lo sport diviene “logos motorio”, ovvero i partecipanti imparano con la dialettica del gioco a verificare e sviluppare la propria intelligenza e la propria socialità:
«In primo luogo è la sua convenienza. Se si pensa a quanto tempo è necessario per le attrezzature per la caccia, si sa che nessun politico o artigiano possa partecipare a tali sport, quindi c’è bisogno di un uomo ricco con un sacco di attrezzature e tempo libero. Ma anche l’uomo più povero può giocare a palla, perché non richiede reti, né armi, né cavalli, né cani da caccia, ma solo una palla. Non interferisce con altre attività di un uomo e non lo induce a trascurare nessuna di loro. E cosa c’è di più conveniente di un gioco in cui tutti, non importa la sua condizione o di carriera, può partecipare? Troverete anche che è il miglior esercizio completo. Per gli altri esercizi troverete che uno è violento, un altro dolce; uno che esercita la parte superiore del corpo, o una parte del corpo come i fianchi o la testa o le mani o petto, invece che tutto il corpo. Nessuno mantiene tutte le parti del corpo ugualmente in movimento; nessuno ha un ritmo che può essere accelerato rallentato di nuovo. Solo l’esercizio con la palla raggiunge tutto questo. Quando i giocatori si allineano su lati opposti e si esercitano per ottenere la palla, allora è un esercizio violento, infatti così la testa e il collo sono esercitati, ed i lati e il petto e lo stomaco sono esercitati dagli abbracci e spintoni rimorchiatori. In questo gioco i fianchi e le gambe sono allungate tese violentemente, poiché forniscono una base per tale sforzo. La combinazione di correre avanti, indietro, e saltando di lato non è un piccolo esercizio per le gambe; se a dire il vero, questo è l’unico esercizio che mette tutte le parti della gamba in movimento. C’è lo sforzo da un insieme di tendini e muscoli nella corsa in avanti, su un altro insieme corsa all’indietro, e su un altro nel salto. Così come il gioco con la palla è un buon esercizio per le gambe, è ancora meglio per le braccia, perché è consuetudine di prendere la palla in ogni sorta di posizione. La varietà di posizioni peserà su diversi muscoli in diversa misura, e diverso tempo. E’ importante anche l’occhio se si pensa a come il giocatore non può prendere la palla se non ha giudicato il suo volo con precisione. Il giocatore inoltre affina le sue capacità critiche attraverso la pianificazione come prendere la palla e come strappare la palla, se gli capita di essere nel mezzo. La rivalità terminerà nel piacere, promuoverà la salute del corpo e l’intelligenza nella mente. Questo è un vantaggio importante se un esercizio può aiutare il corpo e la mente verso lo spigolo che è insito in ciascuno. Si può facilmente capire che giocare a palla aiuti le due più importanti manovre che uno Stato affida ai suoi generali: attaccare al momento giusto è necessario per difendere il bottino già accumulato e la lungimiranza del piano del nemico. La maggior parte degli esercizi producono gli effetti opposti, rendendo la mente lenta, assonnata, e noioso. La vittoria in guerra non appartiene coloro che possono scappare il più veloce, ma chi è in grado di prevalere in incontri ravvicinati. Gli Spartani non erano diventati i più potenti perché potevano correre più veloce, ma perché hanno avuto il coraggio di resistere e combattere. Sono particolarmente favorevole all’esercizio fisico che promuove la salute sufficiente per il corpo, lo sviluppo armonico delle sue parti, è necessario per lo spirito. Tutti questo si ritrova nell’esercizio con la palla. Si può beneficiare la mente in ogni modo, ed esercitare tutte le parti del corpo allo stesso modo. Esso contribuisce alla salute e alla moderazione delle condizioni fisiche, perché non causa né una corpulenza eccessiva né una magrezza smodata. E ‘adatto per azioni che richiedono resistenza e anche per coloro che esigono la velocità. Così la forma più faticosa della sfera di gioco non è in alcun modo inferiore ad altri esercizi».[2]
La Superlega è la pratica del solipsismo, strumentalizza i nuovi gladiatori globali che offrono al mercato delle aziende sportive il loro corpo, i loro muscoli, la loro capacità di ammaliare il pubblico in nome del successo finanziario. Il pubblico è solo fonte di reddito, massa informe che passivamente assiste alla morte dello sport, mentre ne è invaso, poiché gli incontri sportivi ed i campionati si moltiplicano consentendo solo a coloro che accedono ai canali a pagamento di “partecipare” alla bulimia competitiva. Il sistema fiorisce sulla divisione, ed ogni separazione ha una irta barriera innalzata con la forza del denaro, come sempre fattosi privilegio. La verità del neoliberismo è tra di noi, non è un destino, ma una “decisione umana troppo umana” con cui ci dobbiamo confrontare per capire ed emanciparci.
Gioco e crescita umana
La generale regressione etica e creativa usa i suoi cingolati in ogni aspetto della vita. Un’umanità a cui si sottrae il tempo del gioco, è privata della sua capacità divergente e critica, in quanto il gioco è fonte di conoscenza ed è relazione libera da ogni finalità produttiva: in tal modo la persona si confronta con ogni aspetto della propria personalità. Il gioco contribuisce all’umanesimo integrale senza il quale si cade negli automatismi acritici:
«Punto di partenza deve essere il concetto di una quasi infantile disposizione al gioco che si esterna in tante forme ludiche; in azioni cioè legate a regole e sottratte alla vita ordinaria, azioni nelle quali si possono sviluppare bisogni innati di ritmo, di alternazione, di gradazione antitetica, e d’armonia. […] Ogni essenza mistica e magica, ogni ente eroico musico, logico e plastico cerca forma ed espressione in un nobile gioco. La cultura comincia non come gioco o da gioco ma in gioco».[3]
Liberare il gioco dalla competizione distruttiva è un imperativo etico, poiché il riduzionismo capitalistico – con la competizione – sottrae il gioco e lo sport al loro significato e valore educativo. I processi di distruzione fatalmente innescati travolgeranno anche i competitori, ma è necessario elaborare una nuova visione del mondo con la quale attraversare l’era dei gladiatori con le sue tragedie.
Salvatore Bravo
[1] Platone, Leggi, 794 d – 796 d ca.
[2] Galeno, On Exercise with the Small Ball, in S. G. Miller, Areté: Greek Sports from Ancient Sources, University of California Press, 2004, pp.121-124
[3] J. Huizinga, Homo Ludens, Einaudi, Torino 2002, p. 88.
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