Elias Canetti (1905-1994) – È intrinseco alla mia natura rifiutare e odiare ogni morte. L’intima natura del potente consiste nel fatto che costui odia la propria morte, soltanto la propria però, mentre la morte degli altri gli è non solo indifferente, ma perfino necessaria.

Elias Canetti 001

Il libro contro la morte

A me non interessa abolirla, cosa che non sarebbe possibile.
A me interessa soltanto bandire la morte.
E. Canetti
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Il mio istinto più profondo è volto contro l’uccidere, ma con l’uccidere assurge e cade il potente. L’intima natura del potente consiste nel fatto che costui odia la propria morte, soltanto la propria però, mentre la morte degli altri gli è non solo indifferente, ma perfino necessaria. Questa tensione fra la propria morte e quella degli altri è il suo carattere costitutivo.
È intrinseco alla mia natura rifiutare e odiare ogni morte.
Non ritengo impossibile che, fra qualche tempo, io arrivi ad accettare in parte la mia morte, ma non accetterò mai quella altrui. Di questo sono cosÌ sicuro, lo sento cosÌ intensamente che potrei porlo come principio del mio pensiero e del mio mondo. E il mio Cogito ergo sum. Odio la morte, dunque sono. Mortem odi ergo sum. Laddove questa frase tralascia la cosa più importante, ossia che io odio ogni morte.
E. Canetti, Il libro contro la morte, Adelphi, 2017, pp. 113-114.
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Tutte le vite mancate.
Tutti quelli che non furono amati. Tutti quelli che non seppero amare. Tutti quelli cui non fu
dato di accudire un bambino. Tutti quelli che non erano a casa loro. Tutti quelli che non conobbero la varietà degli animali. Tutti quelli che non prestarono mai ascolto a lingue straniere. Tutti quelli che mai si stupirono per le diverse forme di credulità. Tutti quelli che non si batterono contro la morte. Tutti quelli che non furono sopraffatti dal bisogno di sapere. Tutti quelli cui non fu concesso di  le loro innumerevoli conoscenze. Tutti quelli che non vacillarono mai. Tutti quelli che non dissero mai di no. Tutti quelli che non si vergognarono mai della loro pancia. Tutti quelli che non sognarono la fine delle uccisioni. Tutti quelli che si lasciarono strappare i loro ricordi. Tutti quelli che non cedettero mai al loro orgoglio. Tutti quelli che non si vergognarono degli onori. Tutti quelli che non seppero farsi piccoli, che non riuscirono a  Tutti quelli che non seppero mentire senza   servisse a qualcosa. Tutti quelli che non  davanti al lampo della verità. Tutti quelli che un ardente desiderio degli dèi scomparsi. Tutti  che non fecero amicizia con coloro della cui lingua non
capivano neppure una parola. Tutti quelli che non  gli schiavi. Tutti quelli che non affogarono nella compassione. Tutti quelli che si vergognavano di non aver ucciso un uomo. Tutti quelli che non si lasciarono depredare per gratitudine. Tutti quelli che non si rifiutarono di abbandonare la Terra. Tutti quelli che non seppero mai dimenticare che cos’ è un nemico. Tutti quelli che non s’insuperbirono della loro schiena diritta. Tutti quelli che non si spogliarono mai dei loro averi. Tutti quelli che non si lasciarono mai ingannare e tutti quelli che dimenticarono quanto fossero stati ingannati. Tutti quelli che non tagliarono la testa alla loro supponenza, tutti quelli che per saggezza non sorrisero. Tutti quelli che per magnanimità non risero.
Tutte le vite mancate.
 E. Canetti, Il libro contro la morte, Adelphi, 2017, pp. 303-304.
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Risvolto di copertina
Il libro più importante della sua vita, Canetti lo portò sempre dentro di sé ma non lo compose mai. Per cinquant'anni procrastinò il momento di ordinare in un testo articolato i numerosissimi appunti che, nel dialogo costante con i contemporanei, con i grandi del passato e con i propri lutti familiari, andava prendendo giorno dopo giorno su uno dei temi cardine della sua opera: la battaglia contro la morte, contro la violenza del potere che afferma se stesso annientando gli altri, contro Dio che ha inventato la morte, contro l'uomo che uccide e ama la guerra. Una battaglia che era un costante tentativo di salvare i morti – almeno per qualche tempo ancora – sotto le ali del ricordo: «noi viviamo davvero dei morti. Non oso pensare che cosa saremmo senza di loro». Sospeso tra il desiderio di veder concluso Il libro contro la morte – «È ancora il mio libro per antonomasia. Riuscirò finalmente a scriverlo tutto d'un fiato?» – e la certezza che solo i posteri avrebbero potuto intraprendere il compito ordinatore a lui precluso, Canetti continuò a scrivere fino all'ultimo senza imprigionare nella griglia prepotente di un sistema i suoi pensieri: frasi brevi e icastiche, fabulae minimae, satire, invettive e fulminanti paradossi. Quel compito ordinatore è assolto ora da questo libro, complemento fondamentale e irrinunciabile di Massa e potere: ricostruito con sapienza filologica su materiali in gran parte inediti, esso ci restituisce un mosaico prezioso, collocandosi in posizione eminente fra le maggiori opere di Canetti.

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