Eugène Minkowski (1885-1972) – L’attesa ingloba tutto l’essere vivente, sospende la sua attività e lo immobilizza. È una sospensione di quell’attività che è la vita stessa.
«L’attesa ingloba tutto l’essere vivente, sospende la sua attività e lo immobilizza, angosciato nell’attesa. L’attesa contiene in sé un fattore di arresto brutale che toglie il respiro. Si direbbe che tutto il divenire, concentrato fuori dell’individuo, si avventi su di lui come una massa possente e ostile cercando di annientarlo, come un iceberg che si erge bruscamente davanti alla prua di una nave e contro il quale essa andrà facilmente a schiantarsi subito dopo. […] L’attesa penetra così l’individuo fino alle viscere, lo riempie di terrore di fronte alla massa sconosciuta e inattesa – stavo quasi per dire – che tra un attimo lo inghiottirà. L’attesa primitiva è dunque sempre legata a un’intensa angoscia, è sempre un’attesa ansiosa. Ciò peraltro non può sorprendere poiché essa è una sospensione di quell’attività che è la vita stessa. Talvolta, apparentemente senza ragione, sorge in noi l’immagine della morte, della morte sospesa, in tutta la sua potenza distruttiva, sopra di noi, che si avvicina a grandi passi, 1’angoscia, il terrore ci stringono; impotenti, attendiamo il fatale e prossimo annientamento al quale siamo votati senza scampo. Di fronte a un pericolo imminente, noi l’attendiamo, inchiodati sul posto, paralizzati dal terrore».