Franco Lorenzoni, «I bambini pensano grande», Sellerio, 2014: «Tra le tante culture che ci sono al mondo, io credo che esista anche la cultura infantile»
Tra le tante culture che ci sono al mondo, io credo che esista anche la cultura infantile. Una cultura per sua natura provvisoria, perché riguarda il nostro incontrare e pensare il mondo nei primi anni, ma che in qualche modo sopravvive in parti profonde di noi tutta la vita.
È una cultura preziosa, perché vicina all’origine delle cose e capace di continuo stupore.
I bambini scambiano il dettaglio con il tutto, credono all’incredibile, non soggiacciono al principio di non contraddizione e, soprattutto, si sentono sconfinati, con le emozioni positive e negative che questo comporta.
Sconfinati e sconfinanti, perché bambine e bambini hanno un modo di rapportarsi ai confini molto diverso dal nostro. I confini tra mondo esterno e mondo interno, tra ciò che è vivo e ciò che non è vivo, tra percepire e immaginare non conoscono frontiere armate e passaporti, come per noi adulti.
I bambini attraversano continuamente questi confini e uniscono e mescolano mondi diversi, perché si mettono continuamente in gioco e credono nei giochi che fanno. I bambini, infatti, sanno credere e non credere a una cosa al tempo stesso, come avviene per anni con la storia di Babbo Natale.
Questa sospensione di incredulità è importante, perché è alla base di ogni arte e di ogni possibilità di godere dell’arte. Nella sospensione dell’incredulità, inoltre, sta la radice della possibilità di incontrare ed aprirci ad altri mondi ed anche la tensione, ancor più importante, a non accontentarci di come va il mondo.
Credo che non dovremmo dimenticare mai che di questa sospensione i bambini sono i nostri maestri.
Maestri troppe volte inascoltati.
Franco Lorenzoni, I bambini pensano grande, Sellerio, 2014.