Politeia – Abbiamo difeso la Costituzione da chi l’ha asservita al proprio interesse facendola divenire motivo di divisione invece che di unità.
«Chi vuol fare una ricerca conveniente sulla Costituzione migliore, deve precisare dapprima quale è il modo di vita più desiderabile. Se questo rimane sconosciuto, di necessità rimane sconosciuta anche la Costituzione migliore». Aristotele, Politica, VII, 1,1323 a, 1-4
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«Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. [...] La Costituzione non è una carta morta, questo è un testamento». Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955
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La Politeia, è una scuola politico-culturale, ed è impegnata nello studio e nella trasmissione della memoria del passato, intesa, storicamente, come strumento di analisi del presente e riflessione e progettazione di un mondo futuro libero e giusto: essa si è schierata sin dal’inizio della campagna referendaria a tutela della Costituzione, non contro o a favore di un determinato partito politico, non per spirito di mera conservazione nostalgica, ma perché ritenevamo che i “valori” e i “diritti” protetti dalla Costituzione fossero posti sotto attacco.
Alla luce dei risultati referendari e dei dati concernenti l’affluenza e necessario considerare i due lati della medaglia: da un lato i cittadini, per diverse ragioni, sono tornati in massa a popolare le urne, con un desiderio rinnovato e contagioso di esprimere la loro volontà; dall’altro si apre uno scenario più simile ad un campo di battaglia, ormai abbandonato a guerra terminata, con una divisione dilagante e dilaniante di ciascun corpo sociale, e ciò che stupisce di più è che non si tratta più soltanto della rappresentazione dei tradizionali contrasti tra i corpi intermedi e di classe contrapposti (Confindustria e sindacati dei lavoratori), ma la divisione invade gli stessi gruppi sociali : l’esempio lampante è dato dagli imprenditori che si sono schierati per il 52% verso il SI e per il 48% per il NO, e gli operai che hanno votato per il 36% SI e per il 64% NO.
Lo spettro che ha lasciato dietro di sé il periodo referendario è destinato a non dissolversi con il termine dello stesso, lasciando i corpi sociali di certo non incolumi e inalterati, ma continuerà a persistere dimostrandosi negli scontri quotidiani tra amici, conoscenti, nei bar, nei luoghi di lavoro.
La causa di tale fenomeno è dovuta allo snaturamento compiuto da parte della forza politica maggioritaria del significato e della funzione della Costituzione: l’appellativo che dimostra ciò, abusato da Renzi per definire la compagine del comitato del NO, è riassumibile nella definizione in termini di ‘’accozzaglia’’ rivolto a comuni cittadini, professori, politici, lavoratori e lavoratrici che, con idee e convinzioni anche nettamente opposte hanno difeso insieme la costituzione repubblicana e respinto la sua contro riforma.
La storia dimostra invece che la diversità dei punti di vista non è un elemento estraneo e negativo nella discussione sulla Costituzione anzi, la sua stessa origine è dovuta a un compromesso culturalmente alto, politicamente onesto e rispettoso dei diversi partiti, interessi e visioni del mondo e per questo arricchenti e rappresentative del pluralismo politico, sociale e culturale.
Il messaggio importante che dobbiamo trarre da tale Referendum è che le modifiche della Costituzione che possiamo accettare sono solo quelle migliorative e cioè quelle che preservano e garantiscono i “diritti” e le “libertà” già conquistate, permettendo solo un loro ampliamento, in virtù però di un vero, onesto e rispettoso confronto tra le forze politiche rappresentative e i corpi intermedi della società civile.
La Costituzione è di tutti e per tutti
e quindi non può rispondere ad interessi particolari.
L’idea che le persone hanno della politica non è più intesa come quell’attività volta per prendersi cura della cosa comune, per il bene della collettività ma, come quell’attività, indirizzata solo al perseguimento di interessi specifici e per questo lontani dal loro sentire.
Ci chiediamo allora: è possibile oggi essere realmente “politici”, ossia avere reale cura della Polis (Città), dell’Italia, degli uomini che la abitano? Noi pensiamo che questo sia possibile, perché solo in questo modo l’economia, la politica, la società, la cultura, la vita, potranno tornare ad essere comprese, e abitate nella loro giusta dimensione. In testa a noi giovani dunque, pende una responsabilità composita, quella di istruirci perché il mondo ha bisogno della nostra educazione, della nostra coscienza critica oggi per scelte che riguarderanno il domani, delle nostre capacità e del nostro entusiasmo che convogliate perpetrino con forza e dirompenza giuste cause, o oppongano resistenza a chi vuole rompere gli argini delle nostre garanzie. Ecco perche i giovani hanno votato in massa NO a questa riforma, arrivando addirittura al 61% di voti, a dispetto di quanto Renzi e chi per lui all’inizio affermasse che il comitato del NO era composto e sorretto solo da anziani, anacronistici e ormai “vecchi”. Per questo abbiamo difeso la Costituzione da chi l’ha asservita al proprio interesse facendola divenire motivo di divisione invece che di unità.
Politeia
Arezzo, dicembre 2016
Nell’immagine in evidenza: Frammento papiraceo de La Repubblica di Platone.
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