Salvarore Bravo – Male quotidiano / Resistere di fronte agli esecutori / Silenzio e parole: “La pietra perifrastica”

Salvarore Bravo

Male quotidiano.
Resistere di fronte agli esecutori.
Silenzio e parole : La pietra perifrastica

Il male non è nei grandi eventi, ma nella normalità del quotidiano. Le grandi manifestazioni della violenza sono la punta dell’iceberg della normalità del male e del suo radicarsi nel quotidiano. Associare il male esclusivamente a malvagie intenzioni è una trappola in cui non bisogna cadere, l’intenzione malvagia è un’eccezione nella pratica del male, essa è piuttosto indifferenza e pensiero acritico. L’indifferenza non è casuale, è coltivata nel sistema mediante l’addestramento competitivo il cui scopo a trasformare ogni occasione in profitto, ciò si radica e si introietta fino a diventare la seconda natura dell’essere umano che tutto guida. Dall’orizzonte emotivo l’alterità è oscurata e con essa scompare il pensiero critico ed il giudizio qualitativo. L’indifferenza verso la comunità diviene giudizio acritico, si può vivere nel male, ma essere superficialmente convinti di essere nel bene. L’inganno dei totalitarismi è sempre eguale, si parte da un postulato da cui tutto dedurre logicamente deduttivamente senza che vi sia nella catena logica dubbio o riflessione sulle asserzioni logiche. Vi è lo scollamento tra verità e logica, quest’ultima è il protocollo i ogni agire indiscusso, e pertanto mai oggetto di giudizio critico. Il liberismo è totalitarismo capzioso, poiché parte dalla premessa della naturale predisposizione dell’essere umano al profitto, la libertà nell’assecondare il banale egoismo è la legge logica di ogni azione, parola e comportamento giornaliero. L’attenzione è solo sull’io e sull’interesse privato, non rientrano nel calcolo le conseguenze dell’azione e specialmente l’abitudine a perseverare nell’interesse privato congela ogni riflessione sul dato e sull’ipotetica possibilità dell’alternativa. L’oscuramento del giudizio critico è l’eclissi della ragione oggettiva, non resta che una soggettività spogliata della sua capacità di giudizio e resa conforme alla logica che tutto muove. La soggettività è, così, interna alla concatenazione logica e degli stimoli, non li governa, ma è l’esecutrice di logiche che non ha deciso, pertanto implicitamente il male è una nuova innocenza edenica senza gioia. La passività deresponsabilizza, si è sempre innocenti, non si è mai toccati dal male, esso è sempre degli altri, è in un fuori irraggiungibile. La logica che la Arendt ha applicato al nazismo e al comunismo staliniano è ora applicabile al liberismo, poiché l’integralismo dell’azienda con la adamantina logica del profitto ha occupato ogni spazio del quotidiano, al punto che ha sostituito la verità, è diventata pratica del male irriflessa che si materializza nella vita dei singoli come nelle relazioni internazionali. Il male avanza non solo sulla punta delle baionette, ma specialmente nel declino del giudizio critico sostituito banalmente dalla logica della potenza distruttrice:

La logica non si identifica col ragionamento ideologico, ma indica la trasformazione totalitaria delle diverse ideologie. Se caratteristica principale delle ideologie fu di trasformare un’ipotesi scientifica, quale poteva essere ad esempio la sopravvivenza del più forte in biologia o della classe più progressista nella storia, in un’«idea» che potesse applicarsi all’intero corso degli eventi, allora è proprio della trasformazione totalitaria cambiare l’idea nella premessa logica, cioè in qualche affermazione, autoevidente da cui tutto si possa dedurre con implacabile coerenza logica1”.

Totalitarismo liberista

Il totalitarismo liberista non contemplato dalla Arendt come il ministero della verità del testo di Orwell 1984 vorrebbe riscrivere la storia, vorrebbe rappresentare la storia come la lunga marcia che porta al liberismo, oltre non vi è nulla, vi è solo la conferma nell’allargamento pervasivo geografico e temporale del turbocapitalismo. Ogni totalitarismo vorrebbe neutralizzare la storia, per questo la deve riscrivere e mutilare delle sue possibilità. Controllare la storia significa riordinare il tempo delle coscienze secondo una rigida concatenazione causale con la quale gli esseri umani sono ridotti ad enti che obbediscono alle leggi scientifiche. Nulla di nuovo deve emergere dalle coscienze, ma tutto deve essere sterilmente preordinato. La società aperta liberista si svela nella sua verità, se si pongono in epochè le libertà formali e si pensa il quotidiano in cui siamo invischiati, nel quale ogni gesto è finalizzato al profitto, in tale logica avanza l’impotenza rabbiosa generale, poiché le potenzialità di ogni persona sono asservite al solo profitto, e dunque sono negate. L’individuo fondamento del liberismo è negato. Nulla è vissuto con spontaneità e creativa gratificazione, anzi queste ultime sono vissute come patologie da curare. Dalla coscienza del soggetto come dalla storia nulla di nuovo deve emergere, ma tutto dev’essere sussunto alla logica del profitto e della guerra:

Chiunque nelle scienze storiche creda sinceramente nella causalità, nega in realtà lo stesso oggetto della sua scienza. Tale credo può esser celato nell’applicazione di categorie generali, come sfida e risposta, all’intero corso degli avvenimenti, o nella ricerca di tendenze generali che si suppone siano gli strati più profondi da cui nascono gli eventi di cui essi sarebbero sintomi accessori. Tali generalizzazioni e categorizzazioni spengono la luce «naturale» che la stessa storia offre e, per ciò stesso, distruggono la vera storia, la sua unicità e il suo significato eterno che ogni periodo storico esprime. Nel quadro di tali categorie preconcette, la più cruda delle quali è la causalità, nessun evento, nel senso di qualcosa di irrevocabilmente nuovo, può apparire e la storia senza eventi di diventa la morta monotonia dell’unicità che si svolge nei tempi, l’eadem sunt omnia semper di Lucrezio2”.

Il nichilismo è la negazione del pensiero critico, l’unica logica a cui obbedisce è la libertà nella forma della soddisfazione dei propri interessi personali. La premessa è il profitto, il risultato è il suo conseguimento, le proposizioni intermedie sono solo tattica per la conclusione. La libertà consiste nell’abbattere gli ostacoli senza pensare-immaginare non solo le conseguenze, ma specialmente se tali azioni sono fonte di vero bene per il soggetto e per la comunità. L’utile divora l’idea di bene fino a renderla archeologica presenza lessicale. L’idea del bene deve scomparire dalla parole e dalle intenzioni, il sistema la rappresenta come divisoria e conflittuale, fonte e causa dei conflitti nel passato. L’assurdo logico è che la perenne lotta di tutti contro tutti, pur nella sua drammatica evidenza, è rappresentata come il paradigma che divide il mondo della libertà dal mondo dell’oppressione. Chiunque non voglia essere incluso nel liberismo è il male, ma ogni discussione sul bene è neutralizzata sul nascere, in tal modo il sistema si protegge dai crimini e tragedie commessi in nome del profitto. L’immaginazione, facoltà con cui ci si ritrae dagli stimoli, per ripensarli e creare il “mondo” è rigettata e vilipesa, si consolida l’uomo nuovo del liberismo con immense capacità tecniche, ma incapace di pensare, se rispondono al bene autentico delle comunità come dei singoli:

Solo l’immaginazione ci permette di vedere le cose sotto il loro vero aspetto, di porre a distanza ciò che è troppo vicino in modo da comprenderlo senza parzialità né pregiudizi, di colmare l’abisso che ci separa da ciò che è troppo lontano in modo da comprenderlo come se ci fosse famigliare3”.

Il totalitarismo liberista si svela, se l’azione è sospesa e si pensa la logica che esso persegue. La verità del liberismo globale è nella negazione del suo fondamento: l’individuo con i diritti, in realtà è niente, poiché sussunto alla logica del profitto, è mezzo, e non fine, per cui il soggetto è un protocollo codificato dal sistema e dalla logica del profitto. Uscire dal totalitarismo significa riconoscerlo nella sua metamorfica capacità di mascherarsi e di assumere forme nuove. Il grande compito storico degli uomini e delle donne di buona volontà e di pensiero è smascherare le nuove forme di totalitarismo implicito per favorire l’emancipazione politica collettiva.

 

***
***

Esecutori

La politica della globalizzazione non ha statisti o veri protagonisti, ma ha solo esecutori. Gli oligarchi governano, i politici eseguono, la politica agonizza e scompare, essa è solo uno spettro, non ha profondità, poiché è l’economia a tirare le fila. Gli esecutori, ciò malgrado, non sono tra di loro eguali, si può eseguire un ordine mediando il comando con le circostanze. L’intervento del Presidente del Consiglio Draghi con cui ha ringraziato Zelensky, è la dimostrazione di un tipo di esecutore incapace di mediare il comando con il contesto. Dopo il discorso del leader ucraino trasversalmente applaudito al Parlamento italiano, il Presidente del Consiglio ha tenuto il suo discorso in cui senza mediazione si è schierato, a nome degli italiani, con gli ucraini al punto da dichiarare la disponibilità della nazione ad inviare armi. Un non eletto decide in nome degli italiani, e ciò è già inquietante, ma dichiarare l’invio d’armi per aiutare la pace è come gettare benzina per spegnere un incendio. In questo caso l’esecutore degli ordini atlantista non ha mediato il comando con la Costituzione italiana. Nel discorso con i quotidiani e squallidi bizantinismi a cui siamo abituati, si poteva eseguire il comando rispettando minimamente la Costituzione, invece nulla. I dubbi su un’azione di guerra in sostegno ad una Ucraina in odore di nazionalismo fascista, che ha dichiarato illegale il partito comunista e limita l’uso della lingua russa, non sono pensati, ma occultati. In tali ambigue circostanze la mediazione era d’obbligo, invece il Presidente del Consiglio riporta gli ordini in Parlamento a sua volta sussunto all’esecutore. Resta un dubbio ulteriore, il mediocre esecutore non ha saputo mediare, o non ha voluto, in quanto ha voluto rassicurare gli oligarchi americani della fedeltà canina del Parlamento al disegno atlantista, al punto da palesare un sostanziale disprezzo verso la cultura della resistenza, la quale è il fondamento invisibile del Parlamento e della Costituzione. In entrambi i casi si è consumata una rottura tra Parlamento e popolo. Il Parlamento è sempre più simile ad una Versailles lontana dai sudditi. Non spirano venti rivoluzionari, ma la cesura tra i cittadini e il Parlamento spinge la nazione verso la disperazione: non vi è speranza nel futuro e nessuna fiducia verso le istituzioni. Il vuoto politico ed etico è potenza di possibilità imprevedibili. Il grande pericolo è tra di noi, siamo ad un passo dall’abisso, o forse già in caduta libera, per cui, forse, solo lo schianto potrà risvegliarci dal sonno ipnotico in cui stiamo precipitando. Gli esecutori sono in palese contraddizione logica, non rispettano i principi logici, si autonegano continuamente, ma ciò malgrado le loro menzogne non sono oggetto di critica. Il Presidente del Consiglio dichiara di essere per la pace, ma invia armi, afferma di volere l’Ucraina nell’unione europea, ovvero nella NATO, mentre si ricercano soluzioni diplomatiche. Si spinge alla guerra, si eseguono ordini senza nessun obiettivo reale, l’unico scopo è conservare il potere della plutocrazia, pertanto ci si adatta alle circostanze con una velocità sbalorditiva dimenticandosi quanto detto ieri, il risultato è la sfiducia dei cittadini nelle parole delle istituzioni. Gli esecutori come giocolieri usano le parole per mettere in atto ordini: non c’è pensiero, non c’è concetto, ma solo flatus vocis. Disabituare i cittadini all’ascolto e alla fiducia nelle parole è criminale, significa destabilizzare il fondamento della civiltà: il dialogo e la ricerca della verità. Non resta che ricostruire la resistenza del pensiero per contenere il nulla che avanza con i suoi venti di guerra. Resistere significa non lasciarsi prendere dal nulla dell’ateismo dei spregiatori della verità, ma restare in piedi tra le macerie ed unirsi per fermare il deserto che già abita tra di noi.

 


Silenzio e parola

Kiki Dimoulá poetessa greca scomparsa nel 2020 con la poesia La pietra perifrastica ci conduce nel silenzio della nostra epoca. La poesia non appartiene all’autore, ma parla attraverso l’autore materiale, è contatto con l’universale, per cui le parole del poeta sfuggono allo stesso per riposizionarsi nell’eccedenza creativa. La polisemia della poesia è fenomenologica, le parole non riescono a colmare la profondità del mondo, ma giocano con l’abisso per restituirci aspetti di verità. La pietra perifrastica reca con sé il silenzio del mondo, il ritiro del logos, eppure l’invocazione che ritmicamente evoca la risposta, implora la comunicazione è il segno di un’impossibile rinuncia. Senza parole la notte del mondo si sporge a noi, ma il bisogno di parole vere che recano l’impronta del tocco, ci rammenta che nessuna notte è totale. Il pensiero arretra, il nichilismo avanza con le sue ambigue promesse, ma vi è un’innocenza che sopravvive, sembra sul punto di farsi travolgere, ma sopravvive e ci indica con la sua cocciuta presenza che continueremo a porre domande, a cercare il modo esatto di porle in modo che il movimento delle parole ci tocchi per ricostruire processi di verità. La parola non è mai astratta, ma essa è interna ad una cornice di rimandi che la rendono concreta e trascendente, l’arco temporale delle parole sfugge il presente per aprirsi allo splendore del passato e del futuro che convivono nella soglia del presente. Ogni parola che riemerge dalla profondità della domanda è nuova pur con la sua storia che ci invita alla parassi, a ricreare l’ordine delle parole che ci stringono nella stretta mortale:

La pietra perifrastica (1971), di Kikì Dimulà

Parla
Dì qualcosa, una qualsiasi.
Soltanto non stare come un’assenza d’acciaio
Scegli una parola almeno,
che possa legarti più forte con l’indefinito.
Dì “ingiustamente” “albero” “nudo”
Dì “vedremo”
«imponderabile»,
«peso».
Esistono così tante parole che sognammo una veloce, libera, vita con la tua voce
Parla
Abbiamo così tanto mare davanti a noi
Dove noi finiamo inizia il mare
Dì qualcosa
Dì «onda», che non sta arretra
Dì «barca», che affonda se troppo la riempi con periodi
Dì «attimo»,
che urla aiuto affogo,
non lo salvare,
Dì, «non ho sentito»
Parla
Le parole hanno inimicizie,
hanno antagonismi
se una ti imprigiona,
l’altra ti libera.
Tira a sorte una parola dalla notte.
La notte intera a sorte
Non dire «intera»,
Dì «minima»,
che ti permette di fuggire.
Minima
sensazione,
tristezza
intera
di mia proprietà
Intera notte
Parla
Dì «astro», che si spegne
Non diminuisce il silenzio con una parola…
Dì «pietra»,
che è parola irriducibile
Così, almeno
che io possa mettere un titolo
a questa passeggiata lungomare.

 

Conservare l’invocazione alle parole è la breccia che può far tremare il mondo. Il capitale con le sue pratiche vorrebbe cancellare i linguaggi, perché teme le domande, vuole orizzonti che si chiudono nel deserto di un mondo di cose dove la parola si infrange per restare muta. Dinanzi all’avanzare del deserto non possiamo che piantare parole come fossero alberi per l’inverno dello spirito che sembra avanzare ineluttabile, ma solo il movimento delle parole nella sua purezza che si eleva dalle ambiguità della storia può condurci fuori dalla spelonca dei silenzi “capitali”. Solo i linguaggi liberano, perché mostrano la complessità olistica del mondo. Contro i semplicismi del nuovo totalitarismo non riconosciuto la poesia ci spalanca mondi che il capitale vorrebbe seppellire sotto il silenzio delle merci.

Salvatore Bravo

1 Hannah Arendt, La disobbedienza civile e altri saggi, Giuffrè editore 1985, pag. 103

2 Ibidem pag. 106

3 Ibidem pag. 110


M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

Petite Plaisance – Pubblicazioni recenti

E-Books gratuiti

info@petiteplaisance.it,

N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio.
Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:

e saranno immediatamente rimossi.