Dione Crisostomo di PRUSA (40-120) – Alcuni mi chiamavano vagabondo, altri accattone, altri addirittura filosofo. Molti dei cosiddetti filosofi, invece, tali si proclamavano, a guisa degli araldi ai giochi di Olimpia.
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Dione Crisostomo, nell’Orazione XIII dedicata all’esilio, dice che è questa la condizione che gli ha insegnato il disprezzo per i beni materiali e lo ha posto nello stato d’animo adatto alla contemplazione e al filosofare. Ecco come veniva additato: vagabondo, mendicante o filosofo.
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Cfr. anche, Dione di Prusa, Boristenico (Or. XXXVI), introduzione, traduzione e commento di Michele Di Febo, con un saggio introduttivo di Giulio A. Lucchetta, Carabba, Lanciano, 2018.