Mauro Armanino, da Niamey – Ambiguità del potere e ambiguità del potere vaticano. Verità di una Chiesa senza potere, ma in cammino con il Cristo della proclamazione della sua missione nella sinagoga, dell’annuncio delle Beatitudini, della parabola del buon samaritano, della lavanda dei piedi.

Ambiguità del potere/ambiguità del potere vaticano.
Verità di una Chiesa senza potere, ma in cammino con il Cristo della proclamazione della sua missione nella sinagoga, dell’annuncio delle Beatitudini, della parabola del buon samaritano, della lavanda dei piedi.
In qualunque ambito umano di cui si ha conoscenza il potere porta con sé una dose ineludibile di ambiguità che a prima vista appare connaturata all’uso dello stesso. Intendiamo parlare del potere politico, come pure di quello economico, culturale, relazionale, fisico e religioso. Il potere – inteso come facoltà di far compiere ad altri azioni che altrimenti non sarebbero forse attuate – è, storicamente, attraversato da qualcosa che lo corrompe, un qualcosa di natura strutturale, ontologica, storica (o anche) congiunturale. Il potere si declina in varie forme. Si coniuga troppo spesso – e tragicamente – con l’abuso, la menzogna e si apparenta più a un fine che a un mezzo. Quando il potere si “istituzionalizza” – e cioè diventa espressione, salvaguardia o perpetuazione di un’istituzione – tende ad assolutizzarsi.
I noti sistemi per evitarne o moderarne l’uso non sempre raggiungono l’obiettivo, perché spesso sono esautorati dal loro compito regolatore. Le brevi note che seguono si riferiscono ad una specifica istituzione che è la Chiesa cattolica e si vogliono come pensieri custoditi, sedimentati e infine espressi. Lo scopo è quello di contribuire a riflettere sull’eventuale uso e abuso del potere in relazione alla maniera con la quale il Cristo l’ha vissuto secondo i Vangeli.
Assassinato dall’azione congiunta e complice del potere religioso e politico del momento, il Cristo è morto solo, abbandonato e tradito da una parte dei suoi amici. Un contadino “‘marginale”, spesso non capito perché il tipo di mondo che immaginava per il suo popolo era stato mistificato dal potere religioso.
I Vangeli chiamano questo tipo di mondo “Regno di Dio” e dunque ricco di una duplice valenza: spirituale e politica. Nel mondo ma non parte del “sistema”: ecco la sua incomoda posizione, che in definitiva lo perderà “secondo il mondo”. Non si attacca impunemente il potere con la verità della testimonianza libera di un mondo differente. Il dialogo tra Cristo e Pilato, riportato dal Vangelo di Giovanni, ne mostra l’evidenza (Gv, 18, 33-38).
Si sa poco della vita del Cristo, ma ciò che i Vangeli condividono è sufficiente per arrendersi all’evidenza che la scelta dei “piccoli e dei senza potere” ha accompagnato il suo ministero. La parola nell’annuncio delle «beatitudini» nel Vangelo di Matteo (Mt, 5, 1-12), la proclamazione della sua missione nella sinagoga di Nazareth nel Vangelo di Luca (Lc, 4, 16-22) e la lavanda dei piedi nel Vangelo di Giovanni (Gv, 13, 1-15) evidenziano la sua unica opzione: rendere visibile il volto misericordioso del Padre invisibile. Il solo potere che ha praticato sul male e quello del servizio radicale, fino alla morte. La via tracciata è quella ricordata al numero 8 della Costituzione sulla Chiesa, Lumen Gentium. Il cammino scelto dal Signore per annunciare e liberare dovrebbe essere anche quello praticato dalla Chiesa, nella povertà pur se nella persecuzione.
Chi scrive è membro della Chiesa, dalla quale è stato scelto, e la cui missione e il cui mandato ha ricevuto dalla Chiesa, attraverso l’ordinazione sacerdotale.
Grato e riconoscente per quanto vissuto, in abbondanza, più di quanto potevo sperare in una vita come missionario, e sono consapevole che essa, la Chiesa, continua ad offrire al mondo la possibilità dell’incontro liberatore col Cristo stesso. Inoltre sono consapevole di non essere io stesso esente da contraddizioni e ambiguità nell’esercizio del “potere” che ha ricevuto come presbitero della Chiesa. Ma ho avuto il privilegio di vivere quasi la metà della mia vita nel “Sud del mondo”, nelle periferie della storia e dunque lontano dai centri geopolitici del potere. Ciò può facilitare una maggiore libertà di sguardo su se stessi e sulla realtà ecclesiale che si rappresenta – e per così dire “incarna” – nella missione in cui la povertà e talvolta la miseria sono il pane quotidiano della gente nel desco a cui si è inviati. Anche per questo è dato percepire in modo ancora più stridente il “fossato” che c’è tra «voi e noi», come ben ricorda la parabola di Lazzaro e del ricco senza nome che il solo Vangelo di Luca riporta (Lc, 16, 19-31).
Desidero soffermarmi in particolare su alcuni aspetti – peraltro già evidenziati in un mio precedente scritto indirizzato al “Vaticano” – sugli sviluppi degli avvenimenti che hanno accompagnato la morte di papa Francesco e i primi passi di papa Leone XIV. Quanto accaduto mi ha lasciato perplesso e, in una certa misura, sono preoccupato per la piega presa nell’interpretazione di questi eventi.
Per quanto riguarda papa Francesco, ringraziandolo per suo servizio, per le “picconate” date al sistema capitalista e all’interno della Chiesa, per l’eredità che ha lasciato alla Chiesa, permangono, a mio giudizio, alcune perplessità. L’eccessivo protagonismo sui media, la presa di parola su tutto e tutti, la posizione perlomeno avventata al tempo del Covid, l’alleanza del Vaticano per un capitalismo inclusivo e, non ultima, la sua partecipazione al G7. Fa impressione veder seduto Francesco coi finanziatori delle guerre, contro le quali peraltro lui stesso è stato chiaro.
C’è infine l’evento della morte di Francesco, o meglio la gestione mediatica della stessa: evidenziare a dismisura la folla di persone per l’addio al corpo, il “computo” compiaciuto delle delegazioni nazionali e non presenti alle esequie … Tutto ben calibrato e “ben venduto” da parte dell’istituzione. Il funerale del papa è un’espressione evidente del tipo di potere che la Chiesa conserva, nell’attuale sfacelo delle istituzioni politiche. Quando muoiono i migranti, di cui Francesco ha preso le difese fin dall’inizio, nel deserto, nel mare o alle frontiere armate del Nord del mondo, non ci sono affatto delegazioni di Stati o folle in fila.
Organizzare lo spettacolo avendo i mezzi tecnici per farlo è una notevole espressione di potere. Morire soli è quanto di peggiore possa capitare ad una persona: neppure una mano da stringere. Il potere dell’immaginario simbolico dei media è senza misura. (vicino alla tomba di Cristo c’erano solo alcune donne, fedeli e impaurite, arrivate di buonora la domenica mattina).
Quanto accaduto dopo la morte di Francesco, il tempo di preparazione per i cardinali, le inevitabili speculazioni sull’identità del nuovo papa, i marchingegni per il camino e le “fumate”, il conclave.
Il prezzo che si paga per la visibilità della Chiesa sembra eccessivo. L’elezione di un capo di stato appare, nel confronto, un gioco da ragazzi.
La scelta di papa Leone – in parte una sorpresa ma con il compiacimento di tutti senza distinzioni di campo –, non può non destare sospetti.
Altro spettacolo mediatizzato dopo l’elezione è stata la prima celebrazione ufficiale di papa Leone a Roma con in allegato la lista dei partecipanti famosi e non. Nulla da ridire se non che si è trattato ancora di una manifestazione di potere globale da parte di colui che vuole imitare il Cristo, che inizia il suo cammino nel nascondimento il suo ministero. Tra le prime sue mosse si noterà l’adesione al profilo di Istagram, con l’adesione di circa 13 milioni di lettori … Anche questo è potere.
Potremmo e dovremmo proseguire e domandarci su cosa si fonda il titolo di capo di stato attribuito al papa. Re? Presidente? Quale titolo per colui che rappresenta il Vaticano e come tale in grado di ricevere altri capi di stato. Uno stato, il Vaticano, che possiede lo statuto di osservatore nell’Assemblea delle Nazioni Unite. Sappiamo inoltre come la diplomazia vaticana – vecchia di oltre due mila anni – quanto ha saputo creare e tessere nelle geopolitiche del globo (non dimenticando i silenzi del magistero sul nazismo e sugli orrori dello sterminio del popolo ebreo, la mancata posizione di denuncia sull’operato della dittatura militare in Argentina, il concordato col fascismo in italia, i timidi appelli ad una pace senza contenuto per i massacri nel Medio Oriente).
Come giustificare il tipo di regime monarchico assolutista del potere papale, inconcepibile per una persona umana fragile e fallibile nelle circostanze culturali e storiche del momento. Un peso insopportabile che di fatto rende poco credibile il compito delle Chiesa e dei cristiani nel proporre la democrazia per gli altri ma non per sé. Di fatto lo stato vaticano, ad esempio, ha leggi sulle migrazioni da non invidiare nulla ai Paesi più rigidi in termini di rispetto ed accoglienza.
Non dovrebbe mancare un richiamo alla gestione delle finanze che, immesse nel circuito dei flussi globali, entrano comunque a pieno titolo nei criteri del capitalismo finanziario “puro” e “duro”.
Chi scrive non è uno “spiritualista” che sogna un mondo irreale nel quale l’incarnazione iniziata dal Cristo sia poi vanificata in un mondo interiore innocuo e pacificante. È consapevole delle contingenze storiche nelle quali si trova la Chiesa e tutt’altro che disposto a ridurla a spazio consolatorio per il futuro, o garante dei sistemi politici che dicono di proteggere e difendere i principi che la animano. Chi scrive non ha soluzioni da offrire ma domande da proporre a sé e chi desidera immaginare un altro tipo di potere.
Una Chiesa senza potere, così come il Signore al quale e dal quale trae la propria identità, la missione e lo scopo stesso della sua esistenza.
Ecco perché accanto agli “istituzionalisti” che amano l’ordine e la perennità non sono mai mancati nella Chiesa e non mancheranno mai i “demolitori” che, da buoni profeti, smascherano l’istituzione ogni qualvolta essa diventa fine a se stessa. Parliamo dei santi, dei “fondatori” di (dis)ordini, dai gesuiti agli ordini mendicanti, per arrivare a quelli contemplativi, di pastorale e missionari … Soprattutto parliamo dei martiri e cioè i testimoni privilegiati del “senza potere”: Cristo stesso.
Ognuno, crediamo mosso dallo spirito, ha seminato ciò che papa Francesco chiamava una santa «pagaille», scompiglio e destabilizzazione. Senza troppi calcoli, mezzi e programmi pastorali, hanno innescato un modo diverso di interpretare la Chiesa, il suo “potere” spirituale e il suo cammino carismatico.
Necessarie entrambe le dimensioni, che permettono di durare nel tempo, carisma e istituzione, dovrebbero “disturbarsi” e “inquietarsi” a vicenda.
Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa e chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo «che era di condizione divina […] spogliò se stesso, prendendo la condizione di schiavo» (Fil, 2, 6-7) e per noi «da ricco che era si fece povero» (2 Cor, 8, 9): così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche col suo esempio, l’umiltà e l’abnegazione. Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre «ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito» (Lc, 4, 18), «a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc, 19, 10), così pure la Chiesa circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo (Lumen Gentium, numero 8).
Mauro Armanino,
Niamey, maggio 2025
Note essenziali
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-08/videomessaggio-sulle-vaccinazioni.html
https://valori.it/consiglio-capitalismo-inclusivo/
https://www.facebook.com/tg3rai/videos/g7-prima-volta-del-papa/476702764869770/
https://www.youtube.com/watch?v=WcJsXlk7lUE (intervista fazio, che tempo fa)
https://www.youtube.com/watch?v=JDunq7sMnTw (i grandi al funerale di papa Francesco)
Le Vatican a la politique migratoire la plus répressive d’Europe, Jean-Bapriste Noé, Conflits, 2025

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