Giancarlo Paciello – Uno scheletro nell’armadio dello Stato: la morte di Pinelli.
Nel maggio del 2004, come spiego nell’articolo che trovate qui di seguito, ebbi modo di ricostruire la terribile vicenda (La bomba alla Banca dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, che fece 19 morti e 88 feriti), e che portò all’assassinio di Pinelli nella questura di Milano. Pochi giorni fa, (La Repubblica, 28 novembre 2009), ho letto un’intervista alla vedova Licia, ora ottantunenne, a cura di Piero Colaprico, dal titolo: I 40 anni di dolore della vedova Pinelli “Non smetterò mai di cercare la verità”.
Il giornalista fa diverse domande e, a un certo punto, non può trattenersi:
Perdoni l’insistenza, ma esistono però alcuni elementi che anche quarant’anni dopo fanno impressione. Uno è che Pinelli muore e il questore di Milano, Marcello Guida, che era stato comandante del carcere fascista di Ventotene, sostiene che suo marito si è buttato dalla finestra gridando “E’ la fine dell’anarchia”. Una menzogna davvero inspiegabile, oppure?
… Querelai Guida. Gli stava sporcando il nome, per gente come noi è inconcepibile. Poi querelai i poliziotti e il carabiniere che stavano nella stanza dell’interrogatorio. Cercavo la verità attraverso loro, perché hanno mentito. E perché mentire e contraddirsi se non per nascondere qualcuno o qualche colpa più grave?
Colaprico continua:
Lei – secondo dettaglio strano per chiunque conosca una questura – viene a sapere della tragedia un’ora e mezza dopo, dai giornalisti e non dalla polizia: davvero è andata così?
Quella notte vennero due, credo del Corriere, “Sa, pare una disgrazia”. Chiamai subito il commissario Calabresi, sapendo che era lui ad averlo interrogato. Sono Licia Pinelli, dov’è mio marito? Mi rispose Calabresi: “Al Fatebenefratelli”. Non ci potevo credere. Perché non mi ha avvisato? “Ma sa, signora, abbiamo molto da fare”. Da fare? Non riesco ancora oggi a pensare con neutralità a questa risposta. Ora però…
L’intervista continua e fornisce ulteriori elementi di riflessione. Ognuno può andarsela a leggere su Internet nel sito del giornale dal quale è tratta. Oggi ho sentito che forse i parenti delle vittime riusciranno a riaprire il processo. Quarant’anni all’ombra di servizi segreti nostrani e stranieri. Non credo che si verrà a capo di nulla. Ed ora buona lettura, con la speranza che vi indignate almeno quanto me!
Giancalo Paciello,
Uno scheletro nll’armadio dello Stato: la morte di Pinelli
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