La mano è azione: afferra, crea, a volte si direbbe che pensi. La mano ha fatto l’uomo, è l’uomo stesso, è lo strumento degli strumenti. In verità il pensiero si impone come artigianale così come la mano.
«Noi conosciamo solo ciò che facciamo».
G.B. Vico
«La mano è l’uomo stesso».
Anassagora
«Anassagora afferma che l’uomo è il più intelligente degli animali grazie all’aver mani; è invece ragionevole dire che ha ottenuto le mani perché è il più intelligente. Le mani sono infatti uno strumento, e la natura, come farebbe una persona intelligente, attribuisce sempre ciascuno di essi a chi può servirsene; giacché è più conveniente dare flauti a chi è già flautista, che non attribuire l’arte del flauto a chi possiede flauti. La natura attribuisce ciò che è minore a ciò che è maggiore e più importante, non il più nobile e il maggiore al minore. Se dunque questa è la via migliore, e la natura nel campo delle possibilità realizza quella migliore, allora non è che l’uomo sia il più intelligente grazie alle mani, ma ha le mani grazie all’esser il più intelligente degli animali. E il più intelligente dev’essere colui che sa opportunamente servirsi del maggior numero di strumenti; ora la mano sembra costituire non uno ma più strumenti: in un certo senso essa è uno strumento preposto ad altri strumenti. A colui dunque che è in grado di impadronirsi del maggior numero di tecniche la natura ha dato, con la mano, lo strumento in grado di utilizzare il più gran numero di altri strumenti.
Quanto a coloro che sostengono che l’uomo non è costituito bene, anzi peggio di tutti gli altri animali (dicono infatti che non ha protezione per i piedi, è nudo e sprovvisto di armi da combattimento), il loro discorso non è corretto. Gli altri animali hanno un solo mezzo di difesa, e non è loro concesso di sostituirlo con un altro, anzi devono dormire e fare qualsiasi altra cosa tenendo sempre, per cosÌ dire, le scarpe ai piedi, cioè senza deporre la corazza che hanno sul corpo, né possono cambiare l’arma che gli è toccata in sorte.
All’uomo, invece, sono concessi molti mezzi di difesa, ed egli può sempre mutarli, adottando inoltre l’arma che vuole e quando la vuole. La mano infatti può diventare artiglio, chela, corno, o anche lancia, spada e ogni altra arma o strumento: tutto ciò può essere perché tutto può afferrare e impugnare.
Anche la forma della mano è stata dalla natura congegnata in questo senso. Essa è articolabile e divisa in più parti, perché nella divisione è implicita anche la capacità di coesione, mentre la prima non è implicita nella seconda. Ed è possibile servirsene come di un sol organo, di due o di molti»
Aristotele,
Opere biologiche, Le parti degli animali, Libro IV, 687a-687b,
a cura di Diego Lanza e Mario Vegetti
Utet, 1971, pp. 710-711.
«La specializzazione della mano significa lo strumento: e strumento significa l’attività umana specifica. La mano dell’uomo è altamente perfezionata dal lavoro di centinaia di migliaia di anni… Nessuna mano di scimmia ha mai prodotto il più rozzo coltello di pietra… La mano dell’uomo ha raggiunto quell’alto grado di perfezione… solo attraverso il lavoro… E l’uomo ha fatto tutto ciò, innanzitutto ed essenzialmente, per mezzo della mano».
F. Engels, Dialettica della natura, Editori Riuniti, Roma, 19713, pp. 49-50.
«Nella mano umana viene per così dire trattenuto l’immenso potenziale morfogenetico contenuto nell’estremità anteriore dei mammiferi».
D. Nani, Sincronicità e dinamica de!la forma, Il Capitello Del Sole, Bologna 2001, p. 52.
«Gli uomini fattivi che lavorano manualmente, che afferrano la materia inerte e vivente, che la migliorano o la trasformano vengono opposti abitualmente agli uomini che fanno della parola il loro mestiere. […] In verità il pensiero si impone come artigianale così come la mano […]. E gli scultori che hanno tagliato le pietre delle cattedrali non pensavano meno profondamente dei loici della scolastica».
L. Benoist, Segni simboli e miti, Garzanti, Milano 1976, p. 93.
«L’attività della mano è in stretto rapporto con lo sviluppo e l’equilibrio delle zone cerebrali che l’interessano […]. Non saper fare nulla con le proprie mani … non avere da pensare con le proprie dita equivale a fare a meno di una parte del pensiero filogeneticamente umano».
L. Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola, Jaca Book, Milano 1993, p. 300.
«La mano è azione: afferra, crea, a volte si direbbe che pensi. In stato di quiete non è un utensile senz’anima […]. In essa permangono, in fase di riflessione, l’istinto e la volontà di azione […] La mano ha fatto l’uomo. Alta nel vento, aperta e spartita come un ramo lo ha spinto a dominare i fluidi […]. Pare di vedere l’uomo dell’antichità respirare il mondo attraverso le mani, tendere le dita per farne una rete atta ad afferrare l’imponderabile».
H. Focillon, Vita delle forme seguito da Elogio della mano, Einaudi, Torino 1990, p. 109.