Henry David Thoreau (1817-1862) – Questa è la biblioteca, ma il mio studio è là fuori, oltre la porta. Credo che non esista niente – neppure il crimine – maggiormente contrario alla poesia, alla filosofia e alla vita stessa che questa incessante smania per il business.
«Viaggiare e scoprire nuove terre significa pensare e formulare nuove ipotesi. Negli spazi del pensiero sono le leghe di terra e di mare su cui gli uomini vanno e vengono».
Credo che non esista niente – neppure il crimine – maggiormente contrario alla poesia, alla filosofia e alla vita stessa che questa incessante smania per il business. Henry David Thoreau (citato in Life without principle, in origine What Shall in Profit 1854)
Henry D. Thoreau
Camminare e altri passi scelti
Piano B Edizioni, pp. 136, € 14,00
Un viaggiatore una volta chiese alla domestica di Wordsworth di mostrargli lo studio del suo padrone, e lei ripose:
«Questa è la biblioteca, ma il suo studio è là fuori, oltre la porta».
H.D. THOREAU, Camminare
Credo che non riuscirei a mantenermi in buona salute, sia nel corpo che nello spirito, se non trascorressi almeno quattro ore al giorno – e normalmente sono di più – vagabondando per i boschi, i campi e le colline, assolutamente libero da ogni impegno terreno. Potreste tranquillamente chiedermi: «Un penny per i tuoi pensieri», o mille sterline. Quando certe volte penso che gli artigiani e i commercianti se ne stanno nelle loro botteghe non solo l’intera mattinata, ma anche tutto il pomeriggio, e tantissimi di loro seduti a gambe accavallate – come se le gambe fossero fatte per sedervisi sopra anziché per stare eretti o camminare –, mi sembra che meritino una certa considerazione per non essersi suicidati tutti già da tempo.
Io, che non riesco a rimanere nella mia stanza un solo giorno senza ricoprirmi di un po’ di ruggine, e che le volte che mi è capitato di sgusciare fuori per una passeggiata nell’ora undicesima delle quattro del pomeriggio, troppo tardi per riscattare la giornata, nell’ora in cui le ombre della notte iniziavano già a fondersi con la luce del giorno, mi sono sentito come se avessi commesso un peccato da dover espiare – confesso che sono sbalordito della capacità di resistenza, per non parlare dell’insensibilità morale, dei miei vicini che si recludono in botteghe e uffici tutto il giorno per settimane e mesi, ma che dico, per anni interi. Non so proprio di che genere di stoffa siano fatti – lì seduti alle tre del pomeriggio come se fossero le tre del mattino. Bonaparte può parlare del “coraggio delle tre del mattino”, ma esso non è nulla in confronto al coraggio che a quell’ora del pomeriggio può starsene allegramente seduto contro il nostro volere, contro il nostro io che pure abbiamo conosciuto per l’intera mattinata a prendere per fame una guarnigione alla quale siano legati da così forti vincoli d’affetto. Mi stupisce che intorno a quell’ora, o diciamo tra le quattro e le cinque del pomeriggio, troppo tardi per i giornali del mattino e troppo presto per quelli della sera, non si oda per le strade un’esplosione generale che dissemini ai quattro venti una schiera di idee e fantasie stantie coltivate tra Ie mura domestiche per far loro prendere una boccata d’aria – e in tal modo far sì che il male si curi da sé.
INDICE DELL’OPERA
Il camminare come pratica concettuale: un’idea di filosofia, di Leonardo Caffo
Nota del Curatore
Camminare
Una passeggiata d’inverno
Notte e chiar di luna
Passi dai diari
Passi dalle lettere
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Indice completo delle pagine pubblicate (ordine alfabetico per autore al 17-07-2017)
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