Sofocle compose tragedie sino all’estremo limite della vecchiaia; poiché per questa sua passione sembrava trascurare il patrimonio di famiglia, fu citato in giudizio dai figli affinché, allo stesso modo in cui secondo il nostro costume si è soliti interdire i padri che male amministrano il patrimonio, così i giudici lo allontanassero, come se fosse un rimbambito, dal patrimonio domestico; allora si narra che il vecchio recitasse davanti ai giudici quella tragedia che aveva tra le mani e che da poco aveva composto, l’Edipo a Colono, e chiedendo poi se ad essi quel carme sembrava opera di un rimbambito; dopo averla declamata, fu prosciolto dalla sentenza dei giudici.
Forse dunque lui, forse Omero, Esiodo,[…] forse i primi tra i filosofi, Pitagora, Democrito, Platone, Senocrate, forse poi Zenone […], li ridusse la vecchiaia al silenzio nei loro studi? O in tutti la pratica degli studi non durò quanto la vita?
Marco Tullio Cicerone, Cato Maior de senectute [44 a. C.].
Cato maior de senectute, traduzione di Luigi Chiosi.
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