1° Maggio ricordando Antonio Gramsci che moriva 83 anni fa e con il pensiero per i manifestanti uccisi a Chicago il 1° maggio 1886, e gli innocenti operai impiccati dalla “giustizia” USA.

Primo Maggio 2020

Il 1º maggio 1886, in piazza Haymarket, a Chicago, Illinois, si tenne un raduno di lavoratori ed attivisti anarchici a sostegno delle lotte di lavoratori in sciopero. Uno sconosciuto lanciò una bomba su un gruppo di agenti di polizia, uccidendone uno istantaneamente.  La polizia inizio a sparare ad altezza d’uomo: furono uccisi altri sette agenti da fuoco amico ed altri civili. Nel processo successivo venne emessa una condanna a morte per impiccagione di otto lavoratori anarchici di oginine tedesca (August Spies, Albert Parsons, Adolph Fischer, George Engel, Louis Lingg, Michael Schwab, Samuel Fielden e Oscar Neebe), che in seguito vennero riconosciuti innocenti. Nell’immagine la copertina di un numero di «Corrispondenza Internazionale» del 1978 , con l’illustrazione d’epoca dell’impiccagione di quattro di essi (11 novembre 1887: Spies, Parsons, Fischer ed Engel ). August Spies, prima di essere ucciso, pronunciò la celebre frase “Verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che strangolate oggi“. 


La memoria del Primo Maggio. Storia iconografica della festa dei lavoratori. Gli inizi del radicamento, Marsilio, 1988

Questo sardo, gobbo, e’ intelligente.
Troppo.
E per questo dobbiamo fare in modo
che questo cervello smetta di funzionare

Benito Mussolini

Ottantatré anni fa moriva Antonio Gramsci.
Vogliamo “pensare” questo «Primo Maggio», con i pensieri di Antonio Gramsci.

Petite Plaisance

 

Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.

Non c’è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens. Ogni uomo infine, all’infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un “filosofo”, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare.

Gli intellettuali sono i ‘commessi’ del gruppo dominante per l’esercizio delle funzioni subalterne dell’egemonia sociale e del governo politico.

Lo studentucolo che sa un po’ di latino e di storia, l’avvocatuzzo che è riuscito a strappare uno straccetto di laurea alla svogliatezza e al lasciar passare dei professori crederanno di essere diversi e superiori anche al miglior operaio.

Odio gli indifferenti. […] Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. […] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? […] Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

Il tempo è la cosa più importante: esso è un semplice pseudonimo della vita stessa (lettera a Tania, 2 luglio 1933).

La bontà disarmata, incauta, inesperta e senza accorgimento non è neppure bontà, è ingenuità stolta e provoca solo disastri.

Sono pessimista con l’intelligenza, ma ottimista per la volontà. (19 dicembre 1929)

Antonio Gramsci

Antonio Gramsci (1891-1937) – Odio gli indifferenti. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. Vivere vuol dire essere partigiani. L’indifferenza non è vita.
Antonio Gramsci (1891-1937) – Cultura è capacità di comprendere la vita. Ha cultura chi ha la coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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