Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Coloro che sono privi della conoscenza di ogni cosa che è, e che non hanno nell’anima alcun chiaro modello, non possono rivolgere lo sguardo verso ciò che è più vero e non possono istituire norme relative alle cose belle e giuste e buone.
I farisei sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso! (Matteo, 15, 14)
Pieter Bruegel il Vecchio, La parabola dei ciechi, 1568.
«Dal momento che filosofi sono coloro i quali sono in grado di afferrare ciò che resta sempre invariato nella sua identità, mentre coloro che ne sono incapaci e si limitano a errare nel molteplice e nel mutevole filosofi non sono, chi dei due dovrà essere guida della città? […] Questo poi è chiaro, se si debba scegliere un cieco o un uomo dalla vista acuta per farlo guida di qualunque cosa […] Ti sembra allora che ci sia una qualche differenza fra i ciechi e quanti in realtà sono privi della conoscenza di ogni cosa che è, e che non hanno nell’anima alcun chiaro modello e non possono, alla maniera dei pittori, rivolgere lo sguardo verso ciò che è più vero, sempre riferendosi ad esso e osservandolo nel modo più rigoroso possibile, in modo da istituire anche quaggiù le norme relative alle cose belle e giuste e buone?».
Platone, Repubblica, VI, 484c-d.
Platone, «Filebo» – Senza possedere né intelletto né memoria né scienza né opinione vera, tu saresti vuoto di ogni elemento di coscienza
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