Raymond Unwin (1863-1940) – Gli architetti dovrebbero essere educati a pensare per prima cosa al modo in cui i loro edifici si inseriranno nell’ambiente esistente.
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«Sia gli architetti che il pubblico dovrebbero considerare gli edifici dal punto di vista del loro effetto su tutta la città. […] Gli architetti dovrebbero essere educati a pensare per prima cosa al modo in cui i loro edifici si inseriranno nell’ambiente esistente. L’armonia e l’unità che legano gli edifici e li fondono in un tutto unico sono elementi di tale importanza che dovrebbero avere la precedenza».[1]
«Molti di questi splendidi scorci sembrano dovuti al caso, e l’urbanista deve guardarsi dal credere che sia facile progettare casualmente soluzioni felici».[2]
«Sebbene lo studio delle vecchie città e dei loro edifici sia molto utile, […] non bisogna dimenticare che non è possibile […] riprodurre le condizioni da cui trassero origine».[3]
«Potremo trarre così utili insegnamenti dalle belle città di altri paesi e di altri tempi, non cercando di copiare i loro tratti caratteristici, ma cercando le cause che li determinarono, e raccogliendo suggerimenti che potrebbero essere a loro volta utili per abbellire le nostre città».[4]
Raymond Unwin, La pratica della progettazione urbana, traduzione di Antonietta Mazza, il Saggiatore, Milano 1971.
[1] Raymond Unwin, La pratica della progettazione urbana, il Saggiatore, Milano 1971, pp. 312.
[2] Ibidem, p. 313.
[3] Ibidem, p. 223.
[4] Ibidem, p. 224.
![M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.](http://blog.petiteplaisance.it/wp-content/uploads/2019/12/M.-Ludovico-Dolce-Dialogo-nel-quale-si-ragiona-del-modo-di-accrescere-e-conservar-memoria-Venezia-1562.-12.gif)