Robert Havemann (1910-1982) – … con ciò comincia poi, nello stesso tempo, la funzione principale di una società comunista che si sviluppa sempre più liberamente: la formazione del giovane e la cura perché esso non venga distrutto in partenza, ma che possa al contrario sviluppare tutte le sue grandi capacità.

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L’elaborazione di una siffatta utopia comunista è un compito importante dei nostri tempi.

 

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«[…] qual è la vera aspirazione del comunismo?

Un ben determinato livello materiale di vita, un determinato standard di vita per tutti è, o no, premessa assoluta per il comunismo?
Cosa significa in generale comunismo?

Non credo che si possa definire il comunismo, o come altrimenti si voglia chiamare il nostro futuro ordinamento sociale che abbiamo di mira, con il fatto che ogni uomo debba avere un rasoio elettrico, ogni donna un apparecchio elettrico per ondularsi i capelli, o che ciascuno debba avere un televisore, un’automobile o una motocicletta oppure una barca a motore o una casetta nel bosco e così via.

Credo che non si faccia molta strada con siffatte definizioni tecnico-economiche, che sono tutte soltanto relative, e che rappresentano ancor sempre povertà, se comparate con la ricchezza che anche oggi si procurano i ricchi in tutta la terra.

Con siffatte definizioni di ricchezza non si potrà mai definire il comunismo.

Io trovo che le premesse essenziali per il comunismo stiano anzitutto nel fatto che non possono esistere persone privilegiate.

Non deve essere ammesso che ci siano persone che abbiano a disposizione dieci o cento volte più mezzi, materiali e altri, anche spirituali, di ogni altro uomo. Non deve essere ammesso che ci siano persone privilegiate, strati e gruppi privilegiati; al contrario, tutte le persone, tutti gli esseri umani debbono avere assolutamente le stesse possibilità, le stesse chances, debbono essere uguali tra di loro.

Questo è comunismo; questo, del resto, significa communis.

È necessario, che non sia un comunismo del bisogno e della miseria. La vita di ogni essere umano deve essere assicurata: devono essere assicurati la sua nutrizione, la sua vita, la sua abitazione, il suo sonno, i suoi indumenti, le cure della sua salute. Non deve cadere nel bisogno; anche a causa di malattia non deve soffrire più di quello che non debba soffrire per la malattia in sé. Deve esserci una completa sicurezza sociale per ogni individuo, per ogni membro della società. Questa è la seconda premessa decisiva.

I singoli individui debbono essere uguali rispetto alla libertà delle loro decisioni. Debbono avere la libertà di recarsi dove vogliono, cambiare di luogo e di paese, fare viaggi, scegliere l’oggetto del loro interesse secondo il loro gusto e i loro desideri, in modo che non possano essere diretti da una quale che sia istanza più alta, più potente, che li costringe a qualcosa che non vogliono.

Ciò che io ritengo assolutamente decisivo, è che tutti gli uomini abbiano accesso ai grandi valori culturali dell’umanità, mostrino interesse per essi; che esistano nella società gruppi, che si adoperano attivamente per coltivare e per destare l’interesse per la pittura, l’architettura, la musica; per liberare gli uomini dalla schiavitù della musica senza valore e kitsch, del mondo kitsch delle immagini, dell’atmosfera primitiva delle storie di delitti; per far sì che gli uomini scoprano infine che esiste una così immensa ricchezza di grande letteratura e di bellezza spirituale, e anche di profonda saggezza; che essi imparino a conoscere i grandi filosofi del passato, di tutti i paesi.

Tutto ciò deve diventare sempre di più il centro della vita associata, qualche cosa alla quale ci si interessa. E con ciò comincia poi, nello stesso tempo, la funzione principale di una società comunista che si sviluppa sempre più liberamente: la formazione del giovane e la cura perché esso non venga distrutto in partenza, ma che possa al contrario sviluppare tutte le sue grandi capacità.

Penso che se ci si immagina un mondo senza armamenti e senza gli insensati sprechi del capitalismo, si vede che un comunismo siffatto sarebbe già da lungo tempo realizzabile dagli uomini. In tutto il mondo, guardando le cose da un punto di vista puramente materiale, sarebbe possibile la realizzazione di questi semplici principi fondamentali.

Presto considereremmo il lusso degli sfruttatori come un risibile gravame, e disprezzeremmo, in definitiva, coloro che ne erano gli schiavi.

Credo che l’elaborazione di una siffatta utopia comunista sia un compito importante dei nostri tempi.

Credo che occorra delineare e sviluppare nuove finalità e prospettive, prima che ci si metta d’accordo sulla via che conduce ad esse. È una via verso una meta; questa meta è naturalmente fantastica e grandiosa e utopica. Come ogni utopia, essa è anche la forma nella quale ci rappresentiamo il superamento di tutte le cose inumane, per le quali oggi dobbiamo soffrire. Perciò anche la nostra utopia è sempre unilaterale, e reca l’impronta delle infelicità della nostra vita presente.

Sulla via verso questa meta ci sono pericoli terribili, perché naturalmente i potenti di questo mondo non abbandoneranno le loro posizioni di potere volontariamente, né tanto facilmente, bensì, in ultima istanza, commetteranno la follia di mettere in forse la vita di tutta l’umanità sulla terra, solo perché la loro via, l’unica giusta – così loro pensano – possa essere proseguita.

È follia che il capitalismo moderno non possa esistere se non con la crescita ininterrotta della sua produzione, con sempre nuovo spreco di lavoro e di intelligenza umani per scopi insensati.

È non meno insensato – a rifletterci – che in cento anni il consumo di energia e la produzione di energia si siano moltiplicati per mille. È una cosa che non va, che non può andare avanti alla lunga, che può portare semplicemente a una catastrofe.

La più grande follia è naturalmente l’armamento, la bomba atomica, la bomba all’idrogeno, i tanti spaventosi mezzi di distruzione di massa che vengono continuamente sviluppati, con i quali le grandi potenze si spiano reciprocamente e credono sinceramente che l’altra la aggredirebbe se potesse vedere una possibilità di successo mediante un qualche balzo in avanti di natura tecnica. Di conseguenza si pone il problema se si debba colpire subito l’avversario con un attacco preventivo, per impedire che esso possa utilizzare un vantaggio momentaneo.

Noi viviamo, tutta l’umanità vive in questa spaventosa condizione della più completa incertezza sulle decisioni di poche persone, molto limitate e di corte vedute. Mai in tutto il passato, c’è stata una situazione simile, una situazione nella quale gli abitanti di questo pianeta si siano preparati nel modo più perfetto per darsi essi stessi il colpo di grazia definitivo».

Robert Havemann, Un comunista tedesco, Einaudi, 1980, pp. 92-95.


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