Stefano Santasilia – «Introduzione alla filosofia latinoamericana». Espressione di un’alterità sempre in atto, essa si presenta come un ineludibile momento critico del pensiero occidentale.

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INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA LATINOAMERICANA

Stefano Santasilia

Introduzione alla filosofia latinoamericana

Mimesis, 2017

 

La riflessione sulla filosofia latinoamericana non può che iniziare dalla questione inerente alla sua legittimazione. Questa introduzione, che riguarda lo sviluppo del pensiero filosofico in una area geografica tanto vasta quanto variamente articolata in differenti espressioni nazionali, assume tale compito individuando in alcune categorie chiave – come quella del meticciato, intesa come categoria antropologico-filosofica fondamentale –, i caratteri peculiari che consentono di interpretare, in maniera originale, lo sviluppo storico della stessa filosofia latinoamericana. Espressione di un’alterità sempre in atto, essa si presenta, in tal modo, come un ineludibile momento critico del pensiero occidentale.


Sommario

Ringraziamenti

Introduzione

Pensare l’America Latina. Il meticciato come categoria antropologica

Il pensiero precolombiano: una questione controversa

Il pensiero nel periodo della colonia

L’epoca dell’emancipazione. Illuminismo e romanticismo

L’epoca dell’emancipazione. Krausismo e positivismo

Il pensiero del secolo XX. La reazione al positivismo

Il pensiero del secolo XX. La rinnovata ricerca dell’identità latinoamericana

Il pensiero del secolo XX. Il pensiero dei “forjadores” e degli “exillados”

Il pensiero del secolo XX. La generazione del 1950-1960

Il pensiero dei secoli XX-XXI. Liberazione e interculturalità

Bibliografia


 

Stefano Santasilia, dottore di ricerca e assegnista presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria. È segretario della rivista “Bollettino Filosofico” e redattore di altre riviste di carattere filosofico. È stato Visiting Professor presso la Universidad Nacional Autónoma Metropolitana di Città del Messico. Le sue aree di interesse sono l’antropologia filosofica dal punto di vista fenomenologico, la filosofia della religione e il pensiero ispanico. Autore di numerosi articoli e saggi, ha pubblicato due monografie relative al pensiero di Eduardo Nicol: Tra Metafisica e Storia. L’idea dell’uomo in Eduardo Nicol (2010) e Simbolo e corpo. Una prospettiva a partire da Eduardo Nicol (2013).  Collabora con la Cattedra di Filosofia Teoretica e di Ermeneutica Filosofica.

Curriculum e pubblicazioni

Dalla Introduzione

La filosofia latinoamericana è, probabilmente, uno degli ambiti di ricerca che meno ha sofferto gli effetti del tempo. Al contrario, continua a suscitare un vivo interesse a causa dei suoi temi, interrogativi e problemi.

Infatti, le riflessioni trasversali relative alla filosofia della storia e le sue dimensioni narrative, alla filosofia della liberazione, alla filosofia interculturale o alla stessa “filosofia della filosofia”, non hanno smesso di rinnovarsi e svilupparsi. La storia delle idee ha dovuto più volte rivedere la propria interpretazione riguardo a queste ricerche, le quali hanno ampliato il proprio orizzonte accogliendo anche la prospettiva postcoloniale, mediante una sensibilità di carattere interdisciplinare che, rendendo la sola prospettiva filosofica insufficiente, impone l’attenzione verso i contributi offerti dalla critica letteraria, dalla storia, dall’antropologia, dalle scienze sociali e dagli studi culturali. C’è, infatti, un carattere della filosofia latinoamericana che le dona una particolare coesione interna: mi riferisco al dibattito permanente riguardo la sua stessa possibilità e conformazione, sulla sua legittimità come autonomo oggetto di indagine – libero dai canoni accademici tradizionali condizionati dall’eurocentrismo dominante –, sulle sue origini e i suoi obiettivi. Si tratta, insomma, di un insieme di questioni tanto aperte quanto interessanti: bisogna, infatti, riconoscere che sulla sua permanente attualità non ha smesso di influire il carattere dei suoi temi così come la difficoltà di collocarla nella storia della filosofia in generale. Cosa essa sia e cosa la distingua dalle altre forme del filosofare è un problema che, come mostra accuratamente Stefano Santasilia, affonda le radici nella storia di ciò che la cultura europea battezzò col nome di “Nuovo Mondo”, e nelle nuove risposte da esso generate riguardo alle fondamentali domande della tradizione filosofica, ovvero nel suo caratterizzarsi come altra voce della Modernità.

[…] Non v’è storia della filosofia latinoamericana, breve o estesa, che non necessiti un’assunzione previa, una presa di posizione, un chiarimento della propria impostazione metodologica. Di ciò vi sono numerosi esempi; tra essi emblematica è l’opera di Horacio Cerutti Guldberg, nella quale è possibile rintracciare la più coerente trattazione di tale tema.

[…] Il libro permette al lettore di acquisire familiarità con gli snodi fondamentali, i protagonisti più rappresentativi e i riferimenti principali, offrendo, allo stesso tempo, una prospettiva e una concezione personale; un modo di esporre le questioni principali secondo uno stile che lo allontana definitivamente dai pregiudizi intellettuali di carattere eurocentrico. […].

 

Antolín Sánchez Cuervo

 

 


Altri libri di

Stefano Santasilia

 

Ermeneutica tra Europa e America Latina, Armando, 2008

Ermeneutica tra Europa e America Latina, Armando, 2008

Giuseppe Cacciatore, Pio Colonnello, Stefano Santasilia

Un volume che intende rappresentare un ulteriore passo in avanti nell’ambito della filosofia dell’interpretazione e del dialogo tra pensiero europeo e pensiero ispanoamericano. Lo scopo è quello di offrire al lettore una panoramica sul variegato arcipelago della riflessione ermeneutica tra Europa e America Latina. Gli Autori, studiosi di diversa nazionalità e di diversa formazione filosofica, dialogano da anni per individuare significative e inedite linee di indagine.

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Tra metafisica e storia, Le Cariti ed., 2010

Tra metafisica e storia. L’idea dell’uomo in Eduardo Nicol

Le Cariti, 2010

 

L’idea dell’uomo è l’idea che accompagna tutta la storia umana. Essa si mostra come possibilità di conoscersi, di comprendersi, di realizzare degnamente il progetto dell’esistenza. Resta da vedere se nel corso della storia tale idea sia stata individuata e realizzata in maniera compiuta, per quanto siano stati effettuati innumerevoli sforzi e ripetuti tentativi. Forse, la condizione umana si manifesta e si realizza proprio nella costante tensione verso una meta ultima, peraltro mai raggiunta. È possibile, dunque, pervenire a un’idea dell’uomo in sé compiuta e definitiva? A tale ricerca è volta l’indagine di Eduardo Nicol, che parte dall’analisi dell’esistenza dell’uomo attraverso lo statuto della sua vita interiore, per considerare infine, metafisicamente, la questione medesima dell’essere dell’uomo. Il presente volume ripercorre la strada segnata dal solco di tale riflessione, focalizzandosi sulla questione della storicità e della costituzione ontologica dell’uomo, con lo scopo di mostrare come, secondo Nicol, ogni riflessione teorico-antropologica debba obbligatoriamente condurre a porsi la domanda circa l’essere stesso dell’esistente uomo.

 

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Simbolo e corpo, Guida, 2013

Simbolo e corpo, Guida, 2013

Simbolo e corpo. A partire da Eduardo Nicol

Sulla scorta della definizione cassireriana di animal symbolicum, Eduardo Nicol riflette sul corpo come possibilità stessa dell’espressione, distinguendolo, in quanto “corpo umano”, dal mero trans-soggettivo, dal puro oggetto. Il corpo assume così il ruolo di produttore del simbolo a partire dalla sua stessa costituzione antropologica e ontologica. In uguale maniera, la dimensione simbolica, che è il “luogo” della coscienza, o dello spirito, condizione di ogni possibile conoscenza – che è sempre dialogica e per questo simbolica – in ogni sua manifestazione esprime prontamente il corpo come condizione della sua stessa attività.


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Horacio Cerutti Guldberg – L’utopico, essenza dell’utopia, si configura come la stessa fonte della capacità critica. Se il concetto di utopia viene rimosso, tutta l’impalcatura del pensiero filosofico rischia di crollare, perché la dimensione utopica rimanda ad un «bisogno della ragione», un protendersi verso il futuro come possibile presente.

Horacio Cerutti Guldberg 01
De varia utòpica. (Ensayos De Utopìa III)

De varia utópica. (Ensayos De Utopía III)

 

 

America Latina. Democracia, Pensamiento y Accion. Reflexiones de Utopia

America Latina. Democracia, Pensamiento y Accion. Reflexiones de Utopia

 

«L’utopico, essenza, dell’utopia, si configura come la stessa fonte della capacità critica. Se il concetto di utopia viene rimosso, tutta l’impalcatura del pensiero filosofico rischia di crollare, perché la dimensione utopica rimanda ad un “bisogno della ragione”, un protendersi verso il futuro come possibile presente».

Horacio Cerutti Guldberg, De varia utópica. Ensayos De Utopía, III, UAEM, Toluca, 1989, p. 9.

Cfr.: Stefano Santasilia, “El no-lugar del hombre. L’u-topia nella riflessione di Horacio Cerutti Guldberg“, «Rocinante», 7, 2012-2013, pp. 133-141.

 

Stefano Santasilia, Introduzione alla filosofia latinoamericana, Mimesi, 2017.

Stefano Santasilia, Introduzione alla filosofia latinoamericana, Mimesis, 2017.

 

 

Scrive Stefano Santasilia: «U-topico perché non avente una collocazione topo-grafica, ma pur sempre presente perché correlato all’attualità in maniera ineludibile. Cerutti, infatti, ricorda la duplice etimologia del termine “utopia”: ou-topos, non-luogo, luogo che non c’è, ma, allo stesso tempo, anche eu-topos, mondo felice, luogo massimamente desiderabile. Per il filosofo argentino, al di là della possibile interpretazione, l’utopia rimanda sempre alle dimensioni dell’immaginario e del simbolico. Immaginario e simbolico, però, sono pertinenti all’ambito del sociale solo se esso viene considerato nella sua capacità di svilupparsi e modificarsi. Per tale ragione, essi rimandano alla relazione con il futuro della società, il futuro di ogni singolo uomo, inteso come capacità di relazione con gli altri uomini. La dimensione temporale che, dunque, ricopre il ruolo di protagonista nella “dinamica utopica” è quella futura, non però come ciò che non è ancora ed è quindi indefinibile, ma nel suo ineludibile legame col presente, “nel” e “grazie al” quale si origina e al quale dona vita. Nella riflessione di Cerutti, il “momento utopico” si delinea come il momento stesso della possibilità futura, intesa come possibilità di modifica dell’attuale in base alla capacità di “criticare” il presente. L’utopico, essenza dell’utopia, si configura, perciò, come la stessa fonte della capacità critica, non allontanamento dalla realtà, bensì capacità di porsi a distanza da essa per evidenziarne le componenti destinate a venir meno. L’utopico costituirebbe, in tal caso, la prospettiva che apre all’alternativo; prospettiva che radica il suo nascere nell’immaginario e nel simbolico. Solo attraverso uno spazio immaginario (non-luogo), che differisca il nostro essere sociale rispetto alla stessa società in cui questo si esplica, è possibile lo sviluppo di una capacità critica a partire dalla stessa storicità, connotazione chiave dell’umana esistenza. Tale distanza, in fondo, è lo spazio della filosofia in quanto possibilità di un atteggiamento critico. Per questa ragione, Cerutti può affermare: “se il concetto di utopia viene rimosso, tutta l’impalcatura del pensiero filosofico rischia di crollare». Cerutti parla della filosofia latinoamericana intesa come critica dello stato di dipendenza. La filosofia latinoamericana è, allora, costitutivamente pensiero utopico perché autentico pensiero critico. Nella riflessione di Cerutti, dunque, l’utopia viene intesa come un “concetto operativo”, un esercizio razionale che si basa su due momenti: la realtà concreta e il mondo morale verso il quale la realtà va orientata. Il praticare la riflessione utopica avrà, allora, sempre due momenti: quello negativo, inteso come critica rispetto alla realtà, e quello positivo, ossia l’impegno di lottare per la libertà e per l’autonomia».

Stefano Santasilia, Introduzione alla filosofia latinoamericana, Mimesis, 2017, pp. 192-193.


 

Horacio Cerutti Guldberg

è professore di Storia delle idee e Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Universidad Nacional Autónoma de Mexico e Direttore di «Pensares y Quehaceres. Revista de Políticas de la Filosofía». Tra le sue recenti pubblicazioni: Hacia una metodología de la historia de las ideas (filosóficas) en América Latina (México 1997); Filosofar desde Nuestra América. Ensayo problematizador de su modus operandi (México 2000); Experiencias en el tiempo (Morelia 2001); Historia de las ideas latinoamericanas (et al., México 2003); Configuraciones de un filosofar sureador (Veracruz 2005); Democracia e integración en Nuestra América (Mendoza 2008).

 

 

Altri libri di
Horacio Cerutti Guldberg

Doscientos anos de pensiamento filòsofico Nuetroamericano

Doscientos anos de pensiamento filósofico Nuetroamericano

 

Filosofando y con el mazo dando

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Filosofar desde nuestra America. Ensayo problematizador de su modus operandi

Filosofar desde nuestra America. Ensayo problematizador de su modus operandi

Filosofia de la liberaciòn Latinoamericana

Filosofia de la liberación Latinoamericana

Historia de las ideas latinoamericanas. discopina fenecida

Historia de las ideas latinoamericanas: ¿discopina fenecida?

Ideologia y pensamiento utopico libertario en America Latina

Ideologia y pensamiento utopico libertario en America Latina

Posibilitar otra vida trans-capitalista

Posibilitar otra vida trans-capitalista

Presagio y topica del descubrimiento, 1992

Presagio y topica del descubrimiento, 1992

Resistencia popular y ciudadanìa restringida

Resistencia popular y ciudadanìa restringida

Resistencia, democracia y actores sociales en América latina

Resistencia, democracia y actores sociales en América latina

Y seguimos filosofando

Y seguimos filosofando


Piezas-24 – Entrevista Horacio Cerruti

Horacio Cerutti Guldberg, filósofo de la liberación (Argentina)

Horacio Cerutti: ¿Qué significa filosofar desde Nuestra Amércia?


Filosofía de la Liberación Latinoamericana

A tres décadas del surgimiento de la filosofía de la liberación, las constataciones cotidianas muestran el aumento exponencial de las desigualdades e injusticias sociales que le dieron origen. Por si hubiera dudas, allí están los datos duros de las estadísticas para mostrar, sin ir más lejos, que la “copa de champagne” no sólo no se derrama, sino que tiene cada vez bases más delgadas. Esta progresión geométrica de la explotación pareciera justificar por sí sola una insistencia creciente en la necesidad de liberación.Junto con estas constataciones también se cierne abrumadoramente la sensación de caminos cerrados, de imposibilidades que se presentan como cuasi insuperables, las cuales mitigan la esperanza y enardecen los ánimos, colocando no ya a la vida, sino a la mera sobrevivencia de las grandes mayorías de la humanidad en primerísimo plano.Con todo, parece atisbarse, si se quiere en espasmódicas manifestaciones, un renovado ciclo de organización de la resistencia de grandes segmentos de población a nivel regional y mundial. Representana aquellos que no están dispuestos a someterse y pugnan por mantener viva la esperanza, alimentan su rebeldía y trabajan en la construcción de otro mundo posible y deseable.Esta compleja y abigarrada situación sobreexige a la labor intelectual, y particularmente a la filosófica, para que esté a la altura de lascircunstancias y se ponga en condiciones de hacer un aporte que coadyuve al avance exitoso del proceso de liberación o, cuando menos, colabore en su desempantanamiento y participe en (re)impulsarlo creativamente.

Urge Filosofar desde Nuestra América

Pensar la realidad a partir de la propia historia crítica y creativamente para transformarla. Este enunciado parece condensar una respuesta mínima, y seguramente todavía insuficiente, a la inquietante pregunta acerca de cómo es posible filosofar desde Nuestra América para el mundo, por supuesto. Pregunta y respuesta constituyen la primera y muy provisional manifestación de un modo sugerente de enfocar estas enigmáticas cuestiones, casi siempre trivializadas en consideraciones sin trama epistemológica y el cual, poco a poco, va patentizando su fecundidad teórica.La recuperación de la expresión martiana Nuestra América no se realiza, por cierto, sin precisar alcances. Como mínimo cabe señalar que nuestra alude a las grandes mayorías apartadas progresiva y crecientemente de los beneficios de la vida colectiva o que nunca los han disfrutado. Mucho menos han podido sentirse participantes integrados a procesos comunes o a conjuntos de ciudadanos responsables con capacidad de decisión en aquello que les concierne de modo directo. La expresión conlleva fuertes connotaciones utópicas en su referencia a una Nuestra América que, en rigor, todavía no es nuestra en plenitud. Tiene, por ello, la virtud de explicitar cabalmente la tensión no resuelta entre una realidad cotidianamente experimentada como indeseable (no es éste el mejor de los mundos posibles, ni siquiera uno medianamente bueno o aceptable) con ideales largamente acariciados, organizados en un horizonte axiológico de realizaciones difícilmente apreciables en su posibilidad de concreción, aunque por de pronto valiosos en cuanto objetivos anhelados que brindan mucho a acciones e imaginarios individuales y colectivos.La realidad a pensar –y desde la que se piensa– se constata como constitutivamente compleja, fragmentante, diversificada, heterogeneizante y, sobre toda otra consideración, atravesada o estructurada por una conflictividad social creciente. Y es que la peyorativamente descalificada como decimonónica cuestión social, ya no parece invisibilizable fácilmente. Ya no reclama siquiera ser objeto de un existencialista compromiso para intelectuales, como a mediados del siglo pasado. Constituye un fenómeno ineludible –con compromiso o sin él–, envolvente, asfixiante. Tampoco comporta ningún mérito político o humanista aceptar que se parta de esa constatación. Crece día a día y no resta más que tomar posición frente a su inexorabilidad.Por ello, cabe renovar esfuerzos para no reaccionar sólo con simplismos trivializando el fenómeno o procurando neutralizarlo con salidas mecanicistas o maniqueísmos esterilizantes. Está invitando a un gran esfuerzo intelectual, a renovar el ingenio, a redoblar enfoques probables, a incrementar la calidad y vigor de las aproximaciones reiteradas.Está en juego –nada menos– la supervivencia de la especie y del planeta e, incluso, de todo aquello que merezca el nombre de vida. No es exagerar para nada y cuanto antes se admita, más rápido y eficazmente se pondrán en marcha energías creativas suficientes. Se está contra reloj. Por otra parte, conviene enfatizar que no hay tarea compartible más mundial, global, universalizable que ésta.En este contexto (escenario y tarea) la filosofía (el filosofar activo, propositivo, riguroso y pertinente) reencuentra rumbos clásicos y novedades sin cuento. Articular saberes –con visión epistemológica abierta y amplia, controlada racionalmente– se presenta como un procedimiento fecundo y pasible de rectificación continua para ejercer creativamente la crítica a situaciones indeseables y activar grietas de desarrollos alternativos, los cuales hagan efectivas las transformaciones anheladas. No basta con constatar que todo cambia, para romper inercias y pasividades cómplices. La recreación de lenguajes, estilos, procedimientos, enfoques y aproximaciones forma parte de un generalizado proceso de reconceptualización y de readecuación de la percepción, para afinar capacidades humanas compartibles y acumular fuerzas sugerentes y propositivas. Una renovada consideración analítica de los modos en que se ha ejercido la filosofía en muy diversos marcos institucionales socioculturales, permitiría atisbar funciones y tareas complementarias pendientes o vislumbradas, no sólo en los espacios académicos, insoslayables, sino también en otros ámbitos de la vida colectiva plenos de sugerencias, virtualidades y, aunque parezca difícil de aceptar, saberes. Es el caso de la renovada atención que se está prestando a la vigencia del pensamiento de los pueblos originarios a nivel mundial, con aprecio por la energía creativa que de ellos mismos surge al confrontar cosmovisiones aparentemente congeladas.Es el caso de la revolución epistémica insoslayable que ha aportado la insistencia de reconocimiento de las diferencias enriquecedoras específicas por parte de colectivos de mujeres desde muy diversas situaciones a lo largo de historias y geografías diversas.Quizá así, enfrentando la cuestión axial del poder, el quehacer filosófico (el filosofar) alcanzará cotas de excelencia y sintonizará (¿al fin?) con esfuerzos muy apreciables que se impulsan desde otras latitudes con entusiasmo contagioso. Con sus preguntas y esbozos de respuesta un filosofar renovado y accesible se requerirá y apreciará por más amplios conjuntos de jóvenes; aportará, quizá, con mayor pertinencia a los procesos de investigación en curso dentro de las instituciones académicas y justificará su presencia y extensión creciente como parte de la formación cultural amplia exigible a nivel de la enseñanza media superior y también de los medios masivos de comunicación.En una coyuntura internacional que semeja la hollywoodense deformación caricaturesca del Far West puede que apostar por ingeniosas políticas de la filosofía acerque al obstinado ideal de una democracia radical en la calle, en la casa y en la cama, tal como es anhelada crecientemente a nivel mundial.

 

 

 

Mis Libros

  • 2005 Configuraciones de un filosofar sureador, México, Ayuntamiento de Orizaba, Veracruz, 210 pp.
  • 2003 En coautoría con Mario Magallón Anaya, Historia de las ideas latinoamericanas ¿disciplina fenecida?. México, Universidad de la Ciudad de México / Casa Juan Pablos, 181 pp.
  • 2001 Experiencias en el tiempo. (Colección Fragmentario), Morelia, Jitanjáfora, 109 pp.
  • 2000 Filosofar desde Nuestra América. Ensayo problematizador de su modus operandi. Prólogo Arturo Andrés Roig, (Colección Filo-sofía de Nuestra América), México, Miguel Ángel Porrúa/ CCYDEL, CRIM, UNAM, 202 pp.
  • 1997 Filosofías para la liberación ¿liberación del filosofar? Pró-logo Ar-turo Rico Bovio, Toluca, Universidad Autónoma del Estado de México, 221 pp.
  • 1996 Memoria comprometida. Prólogo Eduardo Saxe-Fernández, (Cua-dernos Prometeo, 16), Heredia, Costa Rica, Universidad Nacio-nal, 170 pp
  • 1996 Lecturas críticas. (Cuadernos del Instituto Michoacano de Ciencias de la Educación, 13), Morelia, IMCED, 165 pp.
  • 1991 Presagio y tópica del descubrimiento. (Colección 500 Años Des-pués, 4), México, UNAM, 156 pp.
  • 1989 De varia utópica (Ensayos de utopía III). Presentación Luis Enrique Orozco, (Pensamiento Latinoamericano, ICELAC, 7), Bogotá, Universidad Central, 239 pp.
  • 1989 Ensayos de utopía (I y II). Toluca, Universidad Autónoma del Estado de México, 150 pp.
  • 1986 Hacia una metodología de la historia de las ideas (filosóficas) en América Latina. (Colección Ensayos Latinoamericanos, 1), Gua-dalajara, Universidad de Guadalajara, 174 pp.
  • 1983 Filosofía de la liberación latinoamericana. Presentación Leo-poldo Zea, (Colección Tierra Firme), México, Fondo de Cul-tura Eco-nómica.
  • 1981 Pensamiento idealista ecuatoriano. Estudio introductorio, se-lec-ción de textos, (Biblioteca Básica del Pensamiento Ecuato-riano, 8), Quito, Banco Central del Ecuador y Corporación Editora Nacio-nal, 553 pp.

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