Vladimir Jankélévitch (1903-1985) – L’amore fa saltare in aria le artificiali categorie della convenzione sociale. Molti possibili si perdono, molte virtualità intristiscono in mancanza di un’eventualità che ne susciti l’attualizzazione. L’uomo luminoso di Rembrandt è il principio temporale che indica alla ronda notturna il cammino dell’aurora.

Vladimir Jankélévitch 03
Ronda di notte (De Nachtwacht) anche noto come Notte di veglia, è un dipinto a olio su tela (359×438 cm) di Rembrandt, realizzato nel 1642 e conservato nel Rijksmuseum di Amsterdam.

«L’amore fa saltare in aria le artificiali categorie della convenzione sociale. Scavalca la laboriosa prosaicità della Prassi e del lavoro; come nell’ebbrezza onirica della notte, la distinzione di possibile e impossibile tende a dissolversi. … Ogni possibile sarà alla portata di tutte le creature. Forse ci sono nell’universo molti possibili che si perdono, molte virtualità di riserva che intristiscono in mancanza di un’eventualità che ne susciti l’attualizzazione. L’avventura esplora le possibilità nascoste nello sconforto o sopite nell’uggiosa beatitudine. Allora ognuno potrà dare un saggio della propria bravura. Ci saranno possibilità per tutti! […] e a ognuno verrà riservata la sua parte di possibili. L’avventura libera il campo al centro del reale perseguendo oasi di fervore e intensità; ridà vita all’istante picaresco, esalta la deliziosa sdrucitura dell’esistenza.

[…] Quando l’uomo, riconciliato con il divenire, accoglie il succedersi dei giorni come un gratuito dono di cui si riconosce destinatario, ringrazia la nuova luce del nuovo mattino e della nuova primavera, accetta la nuova stagione dell’ anno come un dono al quale non aveva diritto, quando la sua riconoscenza per questa grazia inattesa gli dischiude il gioioso avvenimento di qualcosa d’altro, allora l’uomo convertito al carattere insolito dell’istante si meraviglia di trovare l’avventura nella vita più quotidiana; la trova nell’atto di aprire le persiane al mattino, […] nel germogliare della primavera dall’inverno […]. Nelle vite più meticolosamente regolamentate, l’uomo si scopre disarmato, privato dei propri mezzi, sorpreso quando meno se l’aspetta dall’irruzione della congiuntura e dall’istante imprevedibile.

[…] Quando la vita, che pure è il nostro tutto, e che in questo costituisce la serietà per eccellenza, spicca sul fondale del nulla, può apparire anch’essa come un’avventura assai bizzarra. […] Si conoscono le indimenticabili riflessioni che Pascal e Schopenhauer hanno dedicato alla gratuità della nascita, alla stranezza dell’esistenza e allo stupore provato dall’uomo nel trovarvisi dentro. E il vivente percepisce allora questa vita, che pure è unica, come provvisoria, frammentaria e segmentata quanto un pellegrinaggio.

Un celebre dipinto di Rembrandt, ora conservato presso il Museo di Amsterdam, ci farà forse comprendere la funzione dell’avventura. Nella Ronda di notte, posto in basso e a destra rispetto al centro del quadro, un uomo vestito di giallo emerge dalle tenebre che avvolgono quasi totalmente la scena. Cosa significa quell’uomo color oro di cui un poeta contemporaneo, J. Cassou, ha parlato in termini così ammirevoli? Non saremo noi a tentare la risposta. Ma sarebbe bello pensare che quest’uomo dorato costituisca il principio dell’avventura. Nell’oscurità della notte, l’uomo porta luce. […] Per la ronda che compie il suo giro nelle tenebre notturne senza sboccare da nessuna parte, l’uomo luminescente, l’Ulisse dei tempi moderni, indica l’apertura […]. L’uomo luminoso è il principio temporale che indica alla ronda notturna il cammino dell’aurora.

 

Vladimir Jankélevitch, L’avventura, la noia, la serietà, Introduzione di Enrica Lisciani-Petrini, Einaudi, Torino, pp. 33-35.


Vladimir Jankélévitch (1903-1985) – Il «pensiero» del niente è un niente di pensiero, perché il nulla dell’oggetto annichila il soggetto: non si pensa un niente, non più di quanto si veda un’assenza, cosÌ che pensare il niente è non pensare a niente, dunque è non pensare.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Vladimir Jankélévitch (1903-1985) – Il «pensiero» del niente è un niente di pensiero, perché il nulla dell’oggetto annichila il soggetto: non si pensa un niente, non più di quanto si veda un’assenza, cosÌ che pensare il niente è non pensare a niente, dunque è non pensare.

Vladimir Jankélévitch 02
Il «pensiero» del niente è un niente di pensiero,
perché il nulla dell’oggetto annichila il soggetto:
non si pensa un niente, non più di quanto si veda un’assenza,
cosÌ che pensare il niente
è non pensare a niente,
dunque è non pensare.

Vladimir Jankélévitch, La morte, trad. iL di V. Zini, a cura di E. Lisciani Perrini, Einaudi, Torino 2009, p. 39.

M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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