Costanzo Preve – Le avventure della coscienza storica occidentale. Note di ricostruzione alternativa della storia della filosofia e della filosofia della storia.

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1. Introduzione. Storicità e coscienza della storicità della filosofia occidentale.

2. Il pensiero greco classico. L’incorporazione della coscienza storica nel modello normativo della natura ricostruita idealmente come canone di riferimento della vita della comunità sociale umana.

3. La civiltà cristiana medioevale. L’assorbimento della coscienza storica nella sacralizzazione simbolica, piramidale e gerarchica, del mondo sociale umano.

4. L’età moderna borghese-capitalistica occidentale. Lo sviluppo della coscienza storica come costituzione ontologica ed assiologica dello sviluppo universale e veritativo del genere umano.

5. Il postmoderno come globalizzazione dell’occidentalismo senza coscienza infelice. L’annullamento della coscienza storica in una metafisica del presente integralmente de storicizzata e frantumata.

 

 

 

 

 

 

1. Introduzione. Storicità e coscienza della storicità della filosofia occidentale.

Sul fatto che l’uomo sia un ente storico non vi sono dubbi, almeno in superficie. Tutto ha una storia, ovviamente, anche i sistemi solari, i minerali, i vegetali e gli animali, ma la coscienza della storicità sembra appartenere soltanto al genere umano, almeno su questa terra. E tuttavia, il fatto di essere indubbiamente un ente storico, ed il fatto di avere coscienza della propria storicità non coincidono. Questa non-coincidenza dovrebbe essere messa al centro dell’attenzione filosofica, eppure questo non avviene. E tuttavia, uno dei modi (non l’unico, ovviamente) di ricostruire razionalmente l’intera storia dell’umanità (pensata unitariamente, e quindi “idealmente”, in un solo concetto trascendentale-riflessivo), è proprio quello di ricostruirla (sia pure sommariamente e con un grado inevitabile di semplificazione) sulla base della coscienza della storicità.
Questa coscienza della storicità non è affatto un dato, ma è un risultato che può anche essere perso o dimenticato. Facciamo solo due esempi sommari. I cosiddetti “primitivi” non avevano probabilmente un’adeguata coscienza della storicità, che pure caratterizzava
ontologicamente le loro comunità sociali, in quanto vivevano direttamente questa storicità nella forma della omogeneità ontologica (e quindi anche gnoseologica-conoscitiva) … [continua a leggere]

 

 

Leggi l’intero saggio di costanzo Preve in formato PDF.

Costanzo Preve, Le avventure della coscienza storica occidentale. Note di ricostruzione alternativa della storia della filosofia e della filosofia della storia [pubblicato su Koinè, Periodico culturale – Anno XVIII – Gennaio-Giugno 2011 – Direttore responsabile: Carmine Fiorillo – Direttori: Luca Grecchi, Diego Fusaro], pp. 43.

 

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Mario Vegetti – La filosofia e la città: processi e assoluzioni .

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Ci sono stati, nel IV secolo, due processi contro la filosofia, che hanno avuto un ruolo in qualche modo epocale. Il primo, a tutti noto, è stato quello conclusosi nel 399 con la condanna di Socrate. A dire il vero, gli Ateniesi che processavano Socrate non sapevano di processare con lui la filosofia, bensì pensavano di avere a che fare con un nemico della città democratica. È stato Platone a vedere nel processo l’atto decisivo del conflitto fra la città e la filosofia – il segno di una malattia della politica che richiedeva un rovesciamento della situazione, la costruzione di una città capace di “prendersi cura della filosofia”, l’unico modo possibile per salvare se stessa insieme con quella che aveva creduto la sua rivale (Hegel, come è noto, avrebbe visto nel processo lo scontro destinale fra il principio dello stato e quello della libera individualità, destinato a ricomporsi storicamente solo nello stato

moderno).
Nel secondo processo, invece, la filosofia era esplicitamente imputata. Si tratta di quello, meno noto ma per noi non meno importante, originato nel 307 da un decreto proposto da un politico democratico di nome Sofocle, che chiedeva la messa al bando delle scuole
filosofiche da Atene, e il divieto sotto pena di morte di insegnarvi filosofia senza un esplicito permesso del popolo. Per un anno, Sofocle ottenne in effetti la messa al bando dei filosofi da Atene; l’anno seguente, fu a sua volta accusato da Filone di proposta illegale, graphe para nomon. Sofocle fu difeso da Democare, ma perse il processo, fu condannato e la filosofia questa volta assolta (la vicenda è narrata in Diogene Laerzio V 38 e in Ateneo XI 508f sgg.).
A noi interessano tanto l’atto d’accusa quanto le ragioni dell’ assoluzione … [continua a leggere]
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Mario Vegetti, La filosofia e la città: processi e assoluzioni [pubblicato su Koinè, Periodico culturale – Anno XVI – Gennaio-Giugno 2009 – Direttore responsabile: Carmine Fiorillo – Direttori: Luca Grecchi, Diego Fusaro], pp. 7.

 

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Walter Benjamin (1892-1940) – «Esperienza» . Il giovane farà esperienza dello spirito e quanto più dovrà faticare per raggiungere qualcosa di grande, tanto più incontrerà lo spirito lungo il suo cammino e in tutti gli uomini. Quel giovane da uomo sarà indulgente. Il filisteo è intollerante.

Walter Benjamin,1928
G. Klimt, Giardino fiorito
G. Klimt, Giardino fiorito.
La nostra lotta per divenire responsabili la combattiamo contro un essere mascherato. La maschera dell’adulto si chiama «esperienza». È inespressiva, impenetrabile, sempre la stessa. Quest’adulto ha già vissuto tutto: gioventù, ideali, speranze, la donna. Tutte illusioni. Ne siamo spesso intimiditi e amareggiati. Forse ha ragione. Che dobbiamo rispondergli? Non abbiamo esperienza.
Ma cerchiamo di sollevare la maschera.
Quale esperienza ha fatto questo adulto?
Cosa ci vuol dimostrare? Una cosa soprattutto: è stato giovane anche lui, ha voluto anche lui quello che vorremmo noi, anche lui non ha creduto ai genitori, ma anche a lui la vita ha insegnato che avevano ragione loro. Ridacchiando con sufficienza ci dice che succederà lo stesso anche a noi; svaluta in anticipo gli anni che viviamo, trasformandoli in anni di cretinate giovanili, in ebbrezza infantile che prelude alla lunga sobrietà della vita seria.
Così i benpensanti, gli illuminati. Conosciamo altri pedagoghi, la cui amarezza non ci concede neppure questi brevi anni di «gioventù»; severi e spietati, vogliono fin d’ora metterci di fronte alla fatica di vivere. Gli uni come gli altri svalutano e distruggono i nostri anni. E sempre più siamo sopraffatti da una sensazione: la tua gioventù è solo una breve notte (riempila di ebbrezza!), dopo verrà la grande «esperienza», gli anni dei compromessi, della povertà d’idee, e dell’apatia. Questa è la vita. Questo ci dicono gli adulti, questa è la loro esperienza.
Già! Questa è la loro esperienza, sempre questa, mai un’altra: l’insensatezza della vita.
La brutalità.
Ci hanno mai incoraggiato verso cose grandi, nuove, future?
Oh no! Questo non fa parte dell’esperienza… [continua a leggere]

 

Walter Benjamin, Esperienza [pubblicato sul n. 6 di “Der Anfang”, 1913], pp. 5.

 

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David Foster Wallace (1962–2008) – Nella scrittura il talento è solo uno strumento. Fondamentale è lo scopo da cui è mosso il cuore della scrittura, nei fini che si è proposta la coscienza che sta dietro il testo. Ha qualcosa a che fare con l’amore.

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«Ho scoperto che la disciplina più difficile nella scrittura è cercare di partecipare al gioco senza lasciarsi sopraffare dall’insicurezza, dalla vanità e dall’egocentrismo. Mostrare al lettore che si è brillanti, spiritosi, pieni di talento e così via, cercare di piacere, sono cose che, anche lasciando da parte la questione dell’onestà, non hanno abbastanza calorie motivazionali per sostenere uno scrittore molto a lungo. Devi disciplinarti e imparare a dar voce solo alla parte di te che ama le cose che scrivi, che ama il testo a cui stai lavorando. Che ama e basta, forse.

Il talento è solo uno strumento. È come avere una penna che scrive invece di una che non scrive. Non sto dicendo che riesco costantemente a rimanere fedele a questi principi quando scrivo, ma mi sembra che la grossa distinzione fra grande arte e arte mediocre si nasconda nello scopo da cui è mosso il cuore di quell’arte, nei fini che si è proposta la coscienza che sta dietro il testo. Ha qualcosa a che fare con l’amore. Con la disciplina che ti permette di far parlare la parte di te che ama, invece che quella che vuole soltanto essere amata».

David Foster Wallace

 

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La scopa del sistema (The Broom of the System) (1987), trad. Sergio Claudio Perroni, Roma: Fandango, 1999, 502 pp. ; Torino: Einaudi, 2008, 553 pp.
Infinite Jest (1996), trad. Edoardo Nesi con la collaborazione di Annalisa Villoresi e Grazia Giua, Roma: Fandango, 2000, 1434 pp. ; nuova ed. Torino: Einaudi, 2006, 1281 pp.
Il re pallido (The Pale King) (2011) (incompiuto), trad. Giovanna Granato, Milano, Einaudi, 2011, 728 pp.


La ragazza con i capelli strani (Girl with Curious Hair) (1990), trad. Francesco Piccolo, postfazione di Mattia Carratello, Torino: Einaudi, 1998, 202 pp.; come La ragazza dai capelli strani, trad. Martina Testa, prefazione di Zadie Smith, Roma: Minimum fax, 2003, 285 pp. ; n. ed. con un racconto inedito, ivi, 2008, 339 pp.
Verso Occidente l’impero dirige il suo corso (Westward the Course of the Empire) (1989), trad. Martina Testa, Roma: Minimum Fax, 2001, 217 pp.
Brevi interviste con uomini schifosi (Brief Interviews with Hideous Men) (1999), introduzione di Fernanda Pivano, trad. Ottavio Fatica e Giovanna Granato, Torino: Einaudi, 2000, 288 pp.
Oblio (Oblivion: Stories) (2004), trad. Giovanna Granato, Torino: Einaudi, 2004, 393 pp.
Questa è l’acqua (This Is Water) (2009), a cura di Luca Briasco, trad. Giovanna Granato, Torino: Einaudi, 2009, 166 pp.
Piccoli animali inespressivi (Little Expressionless Animals) (1988) in The Paris Review. Il libro, Roma: Fandango, 2010, pp. 215–65 (dal n. 106 della rivista)
Il rap spiegato ai bianchi (Signifying Rappers: Rap and Race in the Urban Present) (1990) – scritto con Mark Costello, trad. Christian Raimo e Martina Testa, prefazione di Frankie HI-NRG MC, Roma: Minimum fax, 2000, 188 pp.
Una cosa divertente che non farò mai più (A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again) (1997), trad. Gabriella D’Angelo e Francesco Piccolo, postfazione di Fernanda Pivano, Roma: Minimum fax, 1998, 143 pp. ; nuova ed. rivista, Roma: Minimum fax, 2001, 140 pp. ; nuova ed. con un omaggio di Edoardo Nesi, Roma: Minimum fax, 2010, 164 pp.
Tennis, tv, trigonometria, tornado (e altre cose divertenti che non farò mai più) (A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again) (1997), trad. Vincenzo Ostuni, Christian Raimo e Martina Testa, Roma: Minimum fax, 1999, 317 pp.
Up, Simba! (2000)
Tutto, e di più. Storia compatta dell’infinito (Everything and More: A Compact History of Infinity) (2003), trad. Giuseppe Strazzeri e Fabio Paracchini, Torino: Codice Edizioni, 2005, 262 pp.
Considera l’aragosta e altri saggi (Consider the Lobster) (2006), trad. Adelaide Cioni e Matteo Colombo, Torino: Einaudi, 2006, 382 pp.
Roger Federer come esperienza religiosa (Roger Federer as Religious Experience) (2006), trad. Matteo Campagnoli, Ed. Casagrande, 2010, 56 pp.
Come diventare se stessi. David Foster Wallace si racconta (Although of course you end up becoming yourself), a cura di David Lipsky, trad. Martina Testa, Roma: Minimum fax, 2011
Di carne e di nulla (Both flesh and not) (2013), trad. Giovanna Granato, Torino, Einaudi, 2013, 256 pp.
Un antidoto contro la solitudine, Interviste e conversazioni (2013), Minumum Fax, 2013, 292 pp.

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