Francesco Bastiani/ Luigi Pulcini – Storia delle poco conosciute macchine fotografiche italiane.

Ferrania Condor

testo di Francesco Bastiani
disegni di Luigi Pulcini

Storia foto 01

Quando si parla della storia della fotografia si fa quasi sempre riferimento alle persone ed alle loro opere. Questo è assolutamente giusto, ma penso che sia superficiale e sciocco ignorare gli strumenti che i vari fotografi hanno usato per realizzare le loro opere: le fotocamere. Studiandone lo sviluppo, sia ottico che meccanico ed elettronico, mi sono un giorno imbattuto in una Ducati Sogno. Non una moto ma una vecchia fotocamera italiana che ha distolto la mia attenzione dai grandi blasoni, Nikon, Canon, ecc., per indirizzarla su un segmento molto ristretto della produzione di macchine fotografiche: quello italiano, nato nell’800 e conclusosi negli anni 70-80 del 900.
Questo è stato il punto di partenza della mia ricerca, che non vuole essere uno studio completo ed esaustivo sulla produzione delle fotocamere italiane, ma solo un resoconto su macchine fotografiche che hanno partecipato alla storia della fotografia, l’hanno fatta conoscere e praticare a moltissime persone. Strumenti che mi hanno colpito per le loro soluzioni tecniche, particolari ed innovative, a volte anche bizzarre.
François Jean Dominique Arago, scienziato astronomo e uomo politico, presentò la  scoperta del dagherrotipo all’Académie des Sciences e dell’Académie des Beaux Arts il 19 Agosto 1839. Lo stesso Daguerre capì immediatamente che con il solo brevetto non avrebbe fatto molti soldi e insieme al cognato Giroux, fondò una società per la costruzione e la vendita di fotocamere ed attrezzature per dagherrotipo. L’eco della nuova scoperta si fece sentire in tutta Europa e presto arrivò anche in Italia dove già il 2 settembre a Firenze, Tito Puliti ripetè l’esperimento presso il gabinetto di fisica dell’ università. Il processo dagherrotipico venne presentato anche a Pisa, Venezia e altre importanti città ma la cosa interessante accadde a Torino l’8 Ottobre: mentre nei precedenti esperimenti vennero utilizzate fotocamere e attrezzature straniere, qui, Enrico Federico Jest, fornitore di apparecchiature scientifiche del gabinetto di fisica, utilizzò fotocamere ed attrezzature da lui costruite.
A Enrico Federico Jest spetta il primato di aver costruito la prima fotocamera italiana. Le fotocamere a “tiretto” dell’epoca consistevano in due scatole di legno che scorrevano una dentro l’altra: su quella anteriore era montato l’obbiettivo e quella posteriore ospitava la lastra di rame sensibilizzata (fig.1)… [continua a leggere le 16 pagine cliccando qui]

 

 

 

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Storia delle poco conosciute macchine fotografiche italiane

 

 

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Raffaele Accarino – Albert Steiner, il fotografo dei paesaggi alpini.

Albert Steiner_ foto

Albert-Steiner

I fotografi che si sono dedicati al “magico” paesaggio alpino sono molti, ma nelle poche pagine rimaste disponibili, desidero presentare quello che un po’ più degli altri ha risvegliato in me delle emozioni.
Albert Steiner (1877-1965) si formò nel famoso atelier di Jean Moeglé (Thun) e in quello di Frédéric Boissonas (Ginevra); trasse ispirazione da pittori quali Giovanni Segantini e Ferdinand Jodler e riuscì a trasformare la sua meraviglia per il mondo incorrotto delle montagne in immagini colme di magia. Lavorò e visse per 46 anni in Engadina, scoprendo nel suo paesaggio primitivo e incantevole quella parte incontaminata che suscitò in lui le emozioni che guidarono il suo lavoro.
Dai suoi scatti si intuisce un grande rispetto per la natura e una ricerca instancabile di valori senza tempo; creò scenari spettacolari concepiti con accuratezza, permeati di luce e in grado di far comprendere le vicende della transitorietà della vita umana.

 

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Albert Steiner, Il fotografo dei paesaggi alpini

 

 

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