Mese: Dicembre 2015
Michael Löwy, «Walter Benjamin. Esthétique et politique de l’émancipation», L’Harmattan, Paris, 2014
Michael Löwy
«Il surreslismo è l’esempio più forte e affascinante di una corrente romantica del XX secolo. Tra tutti i movimenti culturali di questa epoca, è quello che ha portato alla sua espressione più alta l’aspirazione romantica a re-incarnare il mondo. Ed è anche quello che ha incarnato nel modo più radicale la dimensione rivoluzionaria del romanticismo. La ribellione dello spirito e la rivoluzione sociale, il cambiamento della vita (Rimbaud) e la trasformazione del mondo (Marx) sono le due stelle polari che hanno fin dall’origine orientato questo movimento, spingendolo verso la ricerca costante di pratiche culturali e politiche sovversive. […] Se Benjamin era tanto affascinato dal Surrealismo […] era proprio perché lo considerava un movimento rivoluzionario e liberatorio, una forma di illuminazione profana».
Michael Löwy, Walter Benjamin. Esthétique et politique de l’émancipation, L’Harmattan, Paris, 2014.
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Simone Weil, «Oppressione e libertà», Orthotes Editrice, 2015
Questo libro raccoglie gli scritti di Simone Weil militante nel movimento operaio e commentatrice critica di Marx e del marxismo. I testi qui riuniti – molti pubblicati, altri rimasti inediti lei viva, con titolo originale o postumo, alcuni occasionali, altri maturati nel tempo, tutti compresi nel decennio 1933-43 – sono attraversati da temi alcuni dei quali arrivano direttamente fino a noi o sono traducibili nel nostro presente. Tra questi, mettiamo al primo posto quello dei rapporti tra l’individuo, da una parte, e la collettività, la società, le masse, dall’altra. Scrive Weil: «non dimentichiamo che noi vogliamo fare dell’individuo e non della collettività il valore supremo» per cui «la subordinazione della società all’individuo, ecco la definizione della vera democrazia e anche quella del socialismo». Questa netta presa di posizione, che nei primi anni Trenta Weil condivide con i militanti del sindacalismo rivoluzionario, per capirne il significato tutt’altro che individualista, va messa in rapporto a una scoperta politica tutt’ora valida. Simone Weil ha scoperto l’esistenza di un potere oppressivo che si sviluppa con le esigenze stesse di organizzare e di coordinare, a cominciare dallo Stato con il suo apparato burocratico, poliziesco e militare (segnalato già da Marx), che si estende alla produzione, come potere della nascente tecnocrazia (non considerato da Marx), di suo indipendente dal regime capitalistico. E che arriva a compenetrare le stesse organizzazioni di massa che lottano contro il capitalismo. Per prima Weil si rese conto che stava prendendo piede la dittatura di un potere trasversale e senza nome, presente nel funzionamento dello Stato, nell’organizzazione della produzione come anche nei partiti e nei sindacati, e che struttura l’intera società (dall’Introduzione di Lia Cigarini e Luisa Muraro).
Simone Weil, Oppressione e libertà, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno 2015, 220 pp., 18 euro (collana: Dialectica)
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Walter Tevis, «Solo il mimo canta al limitare del bosco», Mimimumfax, 2015. Ecco le accuse mosse dal tribunale dei robot: «Coabitazione, lettura e insegnamento della lettura».
Walter Tevis
Solo il mimo canta al limitare del bosco
Siamo nel 2467 e da diverse generazioni sono i robot a prendere ogni decisione, mentre un individualismo esasperato regola la vita dell’uomo: la famiglia è abolita, la coabitazione vietata e ognuno assume quotidianamente un mix di psicofarmaci e antidepressivi. I suicidi sono in aumento, non nascono più bambini e la popolazione mondiale sta avviandosi all’estinzione. Simbolo e guardiano dello status quo è Spofforth, androide di ultima generazione che agogna un suicidio che gli è però impedito gli dalla sua programmazione. A lui si contrapporranno Paul Bentley, un professore universitario che, riscoperta casualmente la lettura dimenticata da tempo, grazie ai libri apprende l’esistenza di un passato e la possibilità di un cambiamento, e Mary Lou, che sin da piccola ha rifiutato di assumere droghe pur di tenere gli occhi aperti sulla realtà. Tevis si muove dall’incrocio di queste tre vite creando una distopia postmoderna sulle inquietudini dell’uomo, dove la tecnologia senza controllo si trasforma da risorsa a pericolo.
Prefazione di Goffredo Fofi. Con una nota di Jonathan Lethem.
Leggi la prefazione di Goffredo Fofi
Le recensioni della stampa
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Chiara Guarducci, «La neve in cambio» [Lucifero, La Carogna, Camera ardente].
Chiara Guarducci, La neve in cambio
[Lucifero, La Carogna, Camera ardente].
ISBN 88-87296-89-8, 2001, pp. 80, formato 110×170 mm., Euro 5,16 – Collana di teatro, “Antigone” [5].
In copertina: Fenditura nella neve. Foto di Sandra Nistri.
indice – presentazione – autore – sintesi
Chiara Guarducci vive a Firenze . Il suo rapporto con la parola è prima di tutto poetico ed è, infatti, dalla poesia e nella poesia che arriva al teatro. Suoi versi sono apparsi sulla rivista “Plurale” (1994) e la pubblicazione della sua opera prima, Fino a dimenticare (Firenze, Gazebo, 1999) è avvenuta in coincidenza con la messa in scena della sua prima pièce teatrale, Lucifero, nell’ambito della “Rassegna dei giovani autori” organizzata nel marzo del 1999 dal Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino.
Attraverso la scelta di figure estreme nella loro funzione simbolica come l’Angelo caduto, oggetto di proiezioni e di ostracismi, totem e tabù della cultura occidentale, l’Autrice esplora le potenzialità visive e sonore della parola, affidando il testo ad una voce sola, inchiodata e persa al centro della gabbia teatrale.
La carogna, presentata al pubblico nell’aprile 2000, prosegue questa ricerca intorno ai simboli, guardandoli dalla parte dei luoghi comuni, delle “frasi fatte” e reiterate in cui quotidianamente precipita l’esperienza dell’amore e dell’abbandono. La carne narrante è quella della carogna, il resto vivissimo di una festa tradita, la piaga che rimane aperta alla fine di una storia, abbondante, generosa solitudine dannata a ripercorrere la giostra dei suoi stessi segni con sarcasmo ed incanto.
Conclude questa “trilogia” Camera ardente, andata in scena nel febbraio 2001 ed interpretata da Silvia Guidi, attrice cui la Guarducci si sente legata dalla medesima urgenza artistica: scrivere i lampi, gli umori della mente, entrare nel magma: «A noi interessano i ‘mostri’, cioè coloro che ‘mostrano’: più che personaggi cose viventi, masse di energia, onnipotenza infantile e abbandono».
Lucifero caduto in disgrazia era ancora tutto sporco di cielo, la carogna, avanzo dolorante di una storia d’amore, era carne viva, scossa da gioia e angosce, da una fame di vita che la sfiniva.
Con Camera ardente nasce il morto, l’ultima creatura, quella che ha più bisogno di amore. La camera ardente è un letto disfatto, un rigirarsi dentro visioni, cantilene, stati tra la veglia e il sonno. Il congedo è difficile, il morto è terrorizzato, rivuole tutto indietro, deve superare l’orrore della scena madre, questo vedersi sdraiato in un luogo squallido coi fiori, lasciato lì. Per questo sogna, magari balla o vola, magari fa festa, chissà come avverrà la sua scomparsa.
Chiara Guarducci | byebabysuite
chiara guarducci | Un’altra Donna. L’impudenza dello sguardo.
chiara guarducci – YouTube
Intervista MakeCulture a Chiara Guarducci – YouTube
TEATRO PUCCINI – Alessia Innocenti / Bye Baby Suite
Bye Baby Suite – YouTube
Bye Baby Suite. A 50 anni da Marilyn | Recensioni
Teatro Mancinelli Orvieto: BYE BABY SUITE
Evento Bye Baby Suite @RIVA – Riva Lofts Florence
“Bye Baby Suite”: 40 minuti in camera con Alessia “Marylin”
Bye Baby suite – L’ultima notte di Marylin Monroe – Rumor(s)
Ristorante La Veranda Pistoia: Bye Baby Suite : 40 minuti in …
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Jamila Hassoune – Considero la cultura e l’educazione una condizione indispensabile per la costruzione di uno spirito di cittadinanza responsabile
«Considero la cultura e l’educazione una condizione indispensabile per la costruzione di uno spirito di cittadinanza responsabile; l’educazione è la colonna portante di tutto: bisogna investire nelle scuole, incoraggiare la lettura. Questo vale anche per i paesi europei […].L’esperienza della Carovana dei libri mi conferma in ogni occasione il valore dell’apertura delle menti e di una conoscenza accessibile a tutti. La cultura non può essere qualcosa di riservato alle élite, deve essere parte integrante della nostra vita quotidiana».
La Libraia di Marrakech
Jamila Hassoune
2012, 144 p., ill., brossura
Mesogea
Un’infanzia che trascorre tra le mura di casa, ma insieme a tanti libri. Poi la casa diventa una libreria, a Marrakech, e un giorno la libreria impara a camminare, diventa una carovana che porta libri, storie, autori in giro per i villaggi del Nord Atlante e del Sud del Marocco.
The Caravan-Librarian Conversation: Jamila Hassoune, Marocco
October 26, 2012
Inspirational Friday: Weekly conversations with inspirational women
Carovana del Dialogo
Intervista a Jamila Hassoune
UNA CITTÀ n. 219 / 2015 febbraio
I giovani maghrebini che vivono in Europa, nella stragrande maggioranza, hanno condannato gli attentati parigini, ma contemporaneamente hanno avuto una reazione di paura per come da quel giorno in poi sarebbero stati visti i musulmani; il problema non sta nell’Islam, ma nell’ignoranza e nella mancanza di un’educazione che incoraggia la libertà d’espressione; il ruolo fondamentale dell’istruzione e l’importanza di offrire modelli positivi.
«Carovana del dialogo», la Carovana dei libri in Marocco: Intervista a Jamila Hassoune.
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Nicola Gardini – Leggere è un’arte … smarrirsi leggendo è un orientarsi
Nicola Gardini, Leggere fin dentro la parola, in Il Sole 24 Ore, 18 ottobre 2015, p. 33.
Nicola Gardini – Home Page
Nicola Gardini – Wikipedia
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Edouard Manet (1832-1883) – Émile Zola
Henri Charles Manguin (1874-1949) – Reader with a Yellow Book, 1910
Gallese Vittorio, Guerra Michele, «Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze», 2015
Gallese Vittorio, Guerra Michele,
Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze,
Raffaello Cordina Editore, 2015, pp. 318
Il Libro
Perché i film ci appaiono così reali mentre sono così scopertamente artificiali? Perché, pur restando fermi nelle nostre poltrone, abbiamo la sensazione di muoverci e orientarci nello spazio virtuale dello schermo? Un neuroscienziato e un teorico del cinema analizzano alcuni grandi capolavori (Notorious, Persona, Shining, Il silenzio degli innocenti) a partire dal tipo di coinvolgimento che questi film esercitano sul corpo degli spettatori e dalle forme di simulazione prodotte dai movimenti della macchina da presa e dal montaggio. Le analisi sono sostenute da esperimenti neuroscientifici e sono ispirate dalla scoperta dei neuroni specchio e dalla teoria della “simulazione incarnata”. L’obiettivo è comprendere i molteplici meccanismi di risonanza che costituiscono uno dei grandi segreti dell’arte cinematografica e riflettere sul potere delle immagini in movimento, che in forme sempre più nuove e pervasive fanno parte della nostra vita di tutti i giorni.
Gli autori
Vittorio Gallese ha fatto parte del gruppo che nel 1992 ha individuato i “neuroni specchio”, la scoperta italiana più citata nella letteratura internazionale. Insegna Fisiologia all’Università degli studi di Parma.
Michele Guerra insegna Teorie del cinema all’Università degli studi di Parma. Da alcuni anni si occupa delle relazioni tra cinema e neuroscienze cognitive.
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