Luis Sepúlveda – La lettura possiede l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia.
Antonio José Bolívar non sa scrivere, ma ha imparato a leggere compitando lentamente, e leggere è diventato il più grande piacere della sua vita perché leggendo immagina, e immaginando, egli vive, perché la lettura «possiede l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia». Quei romanzi gli parlano d’amore «con parole così belle che gli fanno [dimenticare] la barbarie umana».
Luis Sepúlveda, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, Guanda, pp. 138, 2001.
Luis Sepúlveda
Antonio José Bolívar vive ai margini della foresta amazzonica equadoriana. Ha con sé i ricordi di un’esperienza – finita male – di colono bianco, la fotografia sbiadita della moglie e alcuni romanzi d’amore che legge e rilegge in solitudine. Ma il suo patrimonio è una sapienza speciale che gli viene dall’aver vissuto dentro la grande foresta, insieme agli indios shuar: un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che i gringos, capaci soltanto di sfruttare e distruggere quel mondo, non sapranno mai capire. Solo un uomo come lui potrà dunque adempiere al compito ingrato di inseguire e uccidere il tigrillo, il felino che, accecato dal dolore per l’inutile sterminio dei suoi cuccioli, si aggira minaccioso a vendicarsi sull’uomo. Questa è la storia del loro incontro, di un’epica caccia tesa al continuo confronto fra la vita e la morte. Ma soprattutto è un canto d’amore dedicato all’ultimo luogo in cui la terra preserva intatta la sua verginità.
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