Thomas Moore (1779-1852) – L’educazione è un “e-ducere”, un tirare fuori la nostra natura, la manifestazione della nostra essenza, il dispiegarsi delle nostre capacità, il rivelarsi delle nostre possibilità. L’educazione dell’anima porta all’incanto del mondo e all’accordo del sé. A volte sostare per il melisma dà all’anima la sua ragion d’essere

melisma
P. Klee, Palloncino rosso

P. Klee, Palloncino rosso.

«Talvolta, durante i loro canti, i monaci approdano a una nota e la cantano in modo “fiorito”; una sillaba del testo tenuta per cinquanta note. Si chiama “melisma”.
Vivere una vita melismatica, a imitazione del canto “fermo”, vuol dire, per esempio, fermarsi su un’esperienza, un luogo, una persona, un ricordo, e lasciarsi andare con l’immaginazione all’entusiasmo che questi suscitano in noi. Alcuni amano meditare o contemplare in modo melismatico, mentre altri preferiscono disegnare, oppure costruire, dipingere o danzare qualunque cosa su cui caschi il loro occhio.
Vivere un punto dopo l’altro è una forma di esperienza, e può essere anche molto produttiva. Ma sostare per il melisma dà all’anima la sua ragion d’essere».

«Studiamo per ottenere diplomi, lauree e attestati, ma non immaginiamo altro scopo per una vita dedicata allo studio che quello di essere educati. Essere educati non è la stessa cosa di essere informati o essere addestrati. L’educazione è un “e-ducere”, un tirare fuori il nostro genio, la nostra natura, il nostro cuore. La manifestazione della nostra essenza, il dispiegarsi delle nostre capacità, il rivelarsi delle nostre possibilità fino ad ora nascoste – questi sono gli scopi dello studio dal punto di vista della persona. Da un altro lato, poi, lo studio amplifica la voce e il canto del mondo, rendendo la sua presenza più palpabile. L’educazione dell’anima porta all’incanto del mondo e all’accordo del sé».

«Il silenzio non è assenza di suono. Sarebbe un immaginarlo in modo negativo. li silenzio è un’attenuazione della statica interna ed esterna, del rumore che occupa non solo gli orecchi ma anche l’attenzione. Il silenzio consente di giungere alla consapevolezza a molti suoni, che altrimenti andrebbero perduti – i suoni degli uccelli, dell’acqua, del vento, degli alberi, delle rane, degli insetti – ma anche alla coscienza, ai sogni ad occhi aperti, alle intuizioni, alle inibizioni e ai desideri.
Si coltiva il silenzio non costringendo gli orecchi a non udire, ma alzando il volume della musica del mondo e dell’anima».

 

Thomas Moore, Nel chiostro del mondo. Pensieri per la vita quotidiana, Moretti & Vitali editori, 1996, pp. 62, 77, 86.

 


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