Aristotele (384-322 a.C.) – Tra tutti i beni quelli scelti in vista di se stessi sono fini. Tra questi, poi, sono belli tutti quelli che sono degni di lode. Infatti questi sono quelli da cui derivano azioni che sono degne di lode ed essi stessi sono degni di lode.
«[… che sia] necessario che colui che meriterà effettivamente [ciò che precedentemente abbiamo chiamato “bellezza e perfezione morale”] questa denominazione debba possedere le virtù particolari è evidente. […] L’essere virtuoso, e l’essere bello e moralmente perfetto differiscono non solo nel nome, ma anche nella sostanza. Tra tutti i beni, infatti, quelli scelti in vista di se stessi sono fini. Tra questi, poi, sono belli tutti quelli che sono degni di lode. Infatti questi sono quelli da cui derivano azioni che sono degne di lode ed essi stessi sono degni di lode».
Aristotele, Etica Eudemia, Libro VIII, 1248 b 10-20, in Id., Le tre etiche e il trattato sulle virtù e sui vizi, traduzione e cura di Arianna Fermani, introduzione di Maurizio Migliori, Bompiani, Milano 2018, pp. 386-387.