Consumismo di guerra. Il volto della guerra è quello dipinto da Dalì: la morte. Liberiamoci dalla tossina della guerra dalle parole, dai gesti e dai comportamenti. Senza la scuola della pace, in cui riscoprire la bellezza del dono, nulla sarà possibile. La trasgressione massima è il dono, il contenimento felice del consumo che apre il varco al “valore d’uso”. La guerra è preparata dallo sguardo famelico che non vede l’alterità ma vede soltanto la preda. A tutto questo dobbiamo riununciare, se vogliamo una pace certamente faticosa da raggiungere, ma duratura e vera, costruendo una comunità di libere individualità desiderose di armonia.
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