Monica Ugaglia – «Incroci obbligati». Filosofia aristotelica, medicina rinascimentale, matematica, fisica, erudizione secentesca e tradizione letteraria.
«Dice Aristotele nel sesto capitolo del Secondo della Fisica l’invano esser quando una certa azione, pur intrapresa in vista eli un certo preciso scopo, non pervenga però a tale debita conclusione, o compimento. Supponiamo che uno passeggi onde di poi meglio cacare; supponiamo altresì che ciò non venga ad essere; allora eliciamo ch’egli ha passeggiato invano, e che la passeggiata è stata vana. Ora, non essendo la nostra buona filosofia se non un’immensissima chiosa al detto Aristotele, un’operosa esegesi completiva, una perpetua postilla perfezionatrice, appare quanto meno curioso che non uno dei pur lodevolissimi scoliasti, glossografi, impiastratori di margini, disaccentatori di lemmi, apponitori di punti e giuntatori di virgole, non uno degl’innumerabili esprimitori d’inespressi, dicitori di non detti e compitori d’incompiuti abbia sentito il bisogno di dichiarare, con pur minima clausola, l’aristotelica esposizione dell’invano. Vuoi per la chiarezza dell’esempio – exemplum perspicuum, dice Tommaso – vuoi per pudicizia delle cose di sotto, in luogo d’illustrare l’esponitore glissa, non sviscera ma espertamente aggira, temporeggia, indietreggia, esita ed evita: l’imbarazzo è reciproco, lo stallo condiviso. Ed è in fin dei conti lo stesso Aristotele ad istigarlo a ciò: lapaxis, dice, il passeggiare è a scopo di lapaxis, ed è come se dicesse: vedi, al commentatore, vedi che quasi ti avevo messo nella merda, quasi, e poi invece t’offro, inatteso, l’agio di sortirtene, netto, nettissimo, tu e la tua penna pudibonda di sagrestano, qual certo sarai, solo che tu sappia impiegarla ammodo; a modo di vergare, sulla tua carta di pecora, il ieroglifìco del medico, che tempo che il paziente lettore lo decifri, tu ti sei già fugato, in altro impiccio, in altra notevolissima nota. Ed esso, paziente, a seguirti…».
Monica Ugaglia, Incroci obbligati, Castelvecchi, 2016, p.35.
Risvolto di copertina
Otto testi narrativi, di lunghezza, struttura e argomento variabili, accomunati da una particolare attenzione alla lingua e insieme da una costante vena ironica. Filosofia aristotelica, medicina rinascimentale, matematica, fisica, erudizione secentesca e tradizione letteraria si fondono in una miscela espressiva di programmatica discontinuità nel panorama letterario contemporaneo. Alcuni testi sono in forma di saggio (Kaloskagathos, Gaibbi Foco, Il nulla è lungo), altri di dialogo (Divagazione, Basso Ostinato), altri ancora di narrazione (Basso Continuo, Forse per giuoco, Orizzontale), ma tutti costantemente a rischio di dissolversi nell’artificio letterario, quando non di precipitare nell’ossessione linguistica.
MONICA UGAGLIA
Ha conseguito il dottorato in Fisica matematica alla SISSA di Trieste. Le sue ultime ricerche riguardano la Filosofia della fisica antica, con particolare riferimento ad Aristotele, e la Storia della fisica moderna da una prospettiva epistemologica. Attualmente ha un contratto di ricerca con la Scuola Normale Superiore di Pisa sulla ripresa di temi aristotelici in Leibniz.
Fisica – Libro III
a cura di: Monica Ugaglia
Edizione: Carocci, 2012
Collana: Classici (16)
ISBN: 9788843062508
In breve
Monica Ugaglia
Modelli idrostatici del moto da Aristotele a Galileo
Lateran University Press
Carlo Rovelli, Monica Ugaglia, Diana Quarantotto – ‘La Fisica e Aristotele’
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