Paul Tillich (1886-1965) – Il confine è il luogo migliore per acquisire conoscenza. Un atto morale non è un atto di obbedienza ad una legge esterna.

Paul Tillich 001

Sulla linea di confine

«Il confine è il luogo migliore per acquisire conoscenza».

 

Paul Tillich, Sulla linea di confine. Schizzo autobiografico [1962], tr. di Enzo Gatti, Queriniana, Brescia 19792, p. 29.

*
***
*

«Un atto morale non è un atto di obbedienza ad una legge esterna, umana o divina, [invece è] l’innata legge del nostro vero essere e della nostra natura essenziale e creata, che ci chiede di realizzare ciò che proviene da essa».

Da Morality and Beyond; citato in Andrew Linzey, Teologia animale, traduzione di Alessandro Arrigoni, Cosmopolis, Torino, 1998, p. 6.

Paul Tillich

Paul Tillich

 


 

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Luca Grecchi – Scritti brevi su politica, scuola e società

Grecchi Luca 0032

Scritti brevi su politica, scuola e società

Luca Grecchi
Scritti brevi su politica, scuola e società

ISBN 978-88-7588-209-9, 2019, pp. 192, Euro 15 – Collana “Il giogo” [101].

indicepresentazioneautoresintesi

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Questo libro raccoglie diversi articoli per quotidiani e riviste composti dall’autore negli anni 2015 e 2016, relativi soprattutto ai temi della politica, della scuola e della società (intesa in senso ampio). Il filo conduttore degli stessi è costituito da una critica progettuale al nostro tempo alla luce del pensiero greco classico, soprattutto di Aristotele.


Indice

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Premessa

Aristotele e i politici di oggi

L’ideologia degli altri

Sbarchi: problemi, cause, soluzioni

Aristotele e la disoccupazione

I giovani e il bene

I giovani e il piacere

Gli stranieri nella cultura classica

Il “sociale” e il “famigliare”

Nutrire il pianeta. Davvero?

I filosofi in televisione

Considerazioni filosofiche sul jobs act

Il primato della teoria sulla prassi:

una riflessione per la politica

I giovani e l’amicizia

Aristotele e la politica come servizio

Andronico di Rodi ed il Partito Democratico

Aristotele e la guerra

Tutto scorre?5

Euro sì, euro no

Quale “buona scuola” se non si sa riflettere sul bene?

Le virtù teologali … per gli antichi Greci

Astratti i filosofi? Magari lo fossero i politici…

Perché la filosofia è necessaria per tutti

Riforme o tagli? Politica e retorica viste dagli antichi

Modernizzare la scuola?

Piagnistei o critiche?

La mafia e la filosofia greca classica

Essere se stessi?

Sulla scelta della Università (e del Liceo)

Platone e il piacere

Aristotele e gli elettori del PD

Le riforme per le riforme

Socrate ed il “sapere di non sapere”

“A chi non basta il necessario, non basta nulla”

Filosofia, verità, felicità

L’Italia che corre di Renzi, ed il Motore immobile di Aristotele

Tra Platone ed Aristotele

Scrivere o parlare? Sui vari modi di fare filosofia

Pochi insegnamenti, ma buoni

Chi non è con me è contro di me? Riflessioni sulla dialettica

Gli antichi e i moderni alle scuole elementari

Scienza, religione (e filosofia) alle scuole elementari

Scuola “elementare”?

Virtù e gloria

La metafisica umanistica

Aristotele, la democrazia e la riforma costituzionale

Platone, la democrazia e la riforma costituzionale

Aristotele: la rivoluzione è nel progetto

Sulla progettualità

 

 


Luca Grecchi – Quando il più non è meglio. Pochi insegnamenti, ma buoni: avere chiari i fondamenti, ovvero quei contenuti culturali cardinali che faranno dei nostri giovani degli uomini, in grado di avere rispetto e cura di se stessi e del mondo.

Luca Grecchi – A cosa non servono le “riforme” di stampo renziano e qual è la vera riforma da realizzare

Luca Grecchi – Cosa direbbe oggi Aristotele a un elettore (deluso) del PD

Luca Grecchi – Platone e il piacere: la felicità nell’era del consumismo

Luca Grecchi – Un mondo migliore è possibile. Ma per immaginarlo ci vuole filosofia

Luca Grecchi – «L’umanesimo nella cultura medioevale» (IV-XIII secolo) e «L’umanesimo nella cultura rinascimentale» (XIV-XV secolo), Diogene Multimedia.

Luca Grecchi – Il mito del “fare esperienza”: sulla alternanza scuola-lavoro.

Luca Grecchi – In filosofia parlate o scrivete, purché tocchiate l’anima.

Luca Grecchi – L’assoluto di Platone? Sostituito dal mercato e dalle sue leggi.

Luca Grecchi – L’Italia che corre di Renzi, ed il «Motore immobile» di Aristotele

Luca Grecchi – La natura politica della filosofia, tra verità e felicità

Luca Grecchi – Socrate in Tv. Quando il “sapere di non sapere” diventa un alibi per il disimpegno

Luca Grecchi – Scienza, religione (e filosofia) alle scuole elementari.

Luca Grecchi – La virtù è nell’esempio, non nelle parole. Chi ha contenuti filosofici importanti da trasmettere, che potrebbero favorire la realizzazione di buoni progetti comunitari, li rende credibili solo vivendo coerentemente in modo conforme a quei contenuti: ogni scissione tra il “detto” e il “vissuto” pregiudica l’affidabilità della comunicazione e non contribuisce in nulla alla persuasione.

Luca Grecchi – Aristotele: la rivoluzione è nel progetto. La «critica» rinvia alla «decisione» di delineare un progetto di modo di produzione alternativo. Se non conosciamo il fine da raggiungere, dove tiriamo la freccia, ossia dove orientiamo le nostre energie, come organizziamo i nostri strumenti?

Luca Grecchi – Sulla progettualità

Luca Grecchi – Perché la progettualità?

Luca Grecchi – «Commenti» [Nel merito dei commenti di Giacomo Pezzano]

Luca Grecchi – Aristotele, la democrazia e la riforma costituzionale.

Luca Grecchi – Platone, la democrazia e la riforma costituzionale.

Luca Grecchi – La metafisica umanistica non vuole limitarsi a descrivere come le cose sono e nemmeno a valutare negativamente l’attuale stato di cose. Deve dire come un modo di produzione sociale ha da strutturarsi per essere conforme al fondamento onto-assiologico.

Luca Grecchi – Scuola “elementare”? Dalla filosofia antica ai giorni nostri

Luca Grecchi – La metafisica umanistica è soprattutto importante nella nostra epoca, la più antiumanistica e filo-crematistica che sia mai esistita.

Luca Grecchi – Logos, pathos, ethos. La “Retorica” di Aristotele e la retorica… di oggi. È credibile solo quel filosofo che si comporta, nella vita, in maniera conforme a quello che argomenta essere il giusto modo di vivere.

Luca Grecchi – Educazione classica: educazione conservatrice? Il fine della formazione classica è dare ai giovani la “forma” della compiuta umanità, ossia aiutarli a realizzare, a porre in atto, le proprie migliori potenzialità, la loro natura di uomini

Luca Grecchi – Mario Vegetti: un ricordo personale e filosofico

Luca Grecchi – «Natura». Ogni mancanza di conoscenza, di rispetto e di cura verso la natura si traduce in una mancanza di rispetto e di cura verso la vita tutta. L’attuale modo di produzione sociale, avente come fine unico il profitto, tratta ogni ente naturale – compreso l’uomo – come mezzo, e dunque in maniera innaturale.


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Henri Matisse (1869-1954) – L’espressione essenziale di un’opera dipende quasi interamente dalla proiezione del sentimento dell’artista. Occorre un grande amore, capace di ispirare e sostenere questo sforzo continuo verso la verità.

Per me è chiaro come il giorno che bisogna sentire quel che si disegna
[ … ]. Mediante l’esercizio continuo la mano deve imparare
a obbedire a quel sentimento.
Van Gogh, Lettere a Theo.

 

 

Scritti e pensieri sull'arte, Einaudi 1979

Scritti e pensieri sull’arte, Einaudi 1979

L’espressione essenziale di un’opera dipende
quasi interamente
dalla proiezione del sentimento dell’artista.

 

Henri Matisse, Scritti e pensieri sull’arte, Einaudi, 1979.


«Occorre un grande amore, capace di ispirare e sostenere questo sforzo continuo verso la verità, questa generosità assoluta e questo profondo spogliamento che implica la genesi di ogni opera d’arte. Ma l’amore non è forse all’origine di tutta la creazione?».

Henri Matisse, Occorre guardare tutta la vita con gli occhi di un bambino, in Tracce, febbraio 2011


 

s-l1600

L’arte comincia quando l’uomo, nell’intento di trasmettere ad altri una sensazione da lui provata, la risuscita in sé e la esprime con certi segni esteriori.

Lev N. Tolsloj, Che cos’è [‘arte? [1897). ed. il. a cura di Filippo Frassati, Feltrinelli, Milano 1978, p. 60.


 

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Francesco Petrarca (1304-1374) – Gloria effimera è cercar fama solo nel barbaglio delle parole: il mio lettore, almeno finché legge, voglio che sia con me. Non voglio che apprenda senza fatica ciò che senza fatica non ho scritto.

Francesco Petrarca 016

petrarca francescoAVVERTENZA PER IL LETTORE

«Io voglio che il mio lettore, chiunque egli sia, pensi a me solo, non alle nozze della figlia o alla notte con l’amante e alle insidie del nemico o al processo o alla casa o al podere o al tesoro; e, almeno finché legge, voglio che sia con me.
Se è preoccupato dai suoi affari, differisca la lettura; quando si avvicinerà ad essa, getti lontano da sé il peso degli affari e la cura del patrimonio …
Non voglio che apprenda senza fatica ciò che senza fatica non ho scritto».

Francesco Petrarca, Familiarium rerum libri (Ai familiari), XIII, 5, 23.


lettaiposteri

«Io non tengo in conto il modo in cui mi sono espresso,
purché abbia vissuto bene:
gloria effimera è cercar fama solo nel barbaglio delle parole».

Francesco Petrarca, Epistoia ai Posteri, c. 1351

Barbaglio

Freccia rossa  Lettere senili – Liber Liber


 

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Giovanni Boccaccio (1313-1375) – «Ah, ch’ io possa spogliarmi d’ogni volgarità … Vivo povero per me stesso. E sono più contento con alcuni dei miei libercoli, di quanto non lo siano i re con le loro grandi corone».

Giovanni Boccaccio 001

Genaalogia degli dei de gentili

«Checché sia degli altri, quanto a me sono stato disposto dalla natura, fin dall’utero della madre, alle poetiche meditazioni, e per quel che posso giudicare, sono nato soltanto per attendere ad esse. Mi ricordo infatti che mio padre, fin dalla mia infanzia, indirizzò tutti i suoi sforzi per far di me un commerciante; e dopo avermi fatto imparar l’aritmetica, mi affidò, ragazzo ancora, in qualità di discepolo, a un grosso mercante: presso il quale null’altro feci, per sei anni, che sprecare invano un tempo che non avrei più potuto recuperare. Più tardi, mostrando da certi indizi la mia maggiore attitudine agli studi letterari, mio padre stesso ordinò di cominciare lo studio delle “Sanzioni” dei Pontefici, allo scopo di diventare ricco: e sotto un illustre maestro, m’affaticai inutilmente per un periodo di tempo pressoché uguale. L’animo si tediava di quelle cose a tal punto, che né la dottrina
del maestro, né l’autorità del padre (che urgeva con consigli sempre nuovi), né le preghiere o i rimproveri degli amici valsero a farmi propendere verso l’una o l’altra di quelle carriere: tanto l’animo tutto era preso dalla passione per gli studi poetici. E non un capriccio era, bensi una antichissima disposizione del mio spirito. Infatti mi ricordo che prima di aver compiuto i sette anni mi nacque un desiderio di comporre e scrissi certe immaginazioni poetiche, sia pur prive di ogni valore».

Giovanni Boccaccio, Genealogia degli dèi gentili, XV, 10.

***

Boccaccio e PetrarcaBoccaccio conversa con Petrarca
(miniatura del Quattrocento, da un codice francese del De casibus,
British Museum, Londra)

«Mi fu dunque patria Certaldo e culto la divina poesia. Ah, ch’io possa per mezzo della venerabil persona di Francesco Petrarca, giungere a debellare le miserie della fortuna, le angustie d’amore, e spogliarmi d’ogni volgarità, io che mi conosco come un misero, un rozzo, un inerme ed inerte, crudo insieme ed informe … lo amo la povertà, che è già con me; e se fosse lontana, dovunque assai presto la potrei trovare, senza dover servire alcun re per averla. Se invece volessi le ricchezze, o almeno abbastanza denaro da vivere, ti assicuro che, non avendone, non mi mancherebbero del tutto i luoghi in cui cercarlo … Vivo povero per me stesso; per gli altri vivrei ricco e splendido. E sono più contento con alcuni dei miei libercoli, di quanto non lo siano i re con le loro grandi corone».

Giovanni Boccaccio,  Epistola a F. Petrarca, in Epistole e lettere, a c. di G. Auzzas, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a c. di V. Branca, Milano 1992.

***

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«Ho cominciato, con assai meno difficultà che io non estimavo di potere, a confortare la mia vita: e comincianmi già a piacere i grossi panni e le contadine vivande; e il non vedere l’ambizioni e le spiacevolezze e’ fastidi de’ nostri cittadini m’è tanta consolazione dell’animo che, se io potessi stare senza udirne nulla, credo che ‘l mio riposo crescerebbe assai. In iscambio de’ solleciti avvolgimenti, e continui, de’ cittadini, veggio campi, colli, arbori, delle verdi fronde e di vari fiori rivestiti; cose semplicemente dalla natura prodotte, mentre gli atti dei cittadini sono tutti fittizi».

Giovanni BoccaccioEpistola a Zanobi da Strada, in Epistole e lettere, a c. di G. Auzzas, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a c. di V. Branca, Milano 1992.

 

Giovanni_Boccaccio_05Ritratto di Giovanni Boccaccio in tarda età,
estratto da un ciclo d’affreschi dell’Antica sede dell’Arte dei Giudici e Notai (Firenze).

Enrico_Pollastrini_-_Morte_di_Giovanni_Boccaccio

Enrico Pollastrini (1817-1876), Morte di Giovanni Boccaccio,
Olio su carta applicata a tela, data sconosciuta.

giorgio-vasaril

Giorgio Vasari, Sei poeti toscani:
Dante Alighieri, Grancesco Petrarca, Giovanni Boccaccio,
Guido Cavalcanti, Marsilio Ficino, Cristofano Landino.

particolare vasari


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Alberto Gajano – Dialettica della merce. Introduzione allo studio di «Per la critica dell’economia politica» di Marx

Karl Marx - Alberto Gajano 01

Coperta 320

Alberto Gajano

Dialettica della merce.

Introduzione allo studio di Per la critica dell’economia politica di Marx.

Postfazione di Roberto Finelli:
Il peso storico di un’astrazione: tra logica e realtà.

ISBN 978-88-7588-205-1, 2019, pp. 160, Euro 15. Collana “Divergenze” [62]

indicepresentazioneautoresintesi

 

Logo-Adobe-Acrobat-300x293   Alberto Gajano, Dialettica della merce   Logo-Adobe-Acrobat-300x293

 

Il volume propone un’analisi del primo capitolo, dedicato alla merce, di Per la critica dell’economia politica, opera che rappresenta il primo tentativo marxiano di esposizione scientifica delle categorie della critica dell’economia politica secondo il metodo elaborato nei Grundrisse. Nell’esposizione della categoria della merce il momento analitico muove dalle forme fenomeniche per introdurre, come presupposto esplicativo strutturale, una determinata divisione del lavoro. Il momento genetico del metodo consente di spiegare, dai punti di vista sistematico e storico, le forme della merce e del denaro come si sviluppano necessariamente dalla struttura esplicativa e dalle sue contraddizioni. La dialettica della merce costituisce, per tanti aspetti, una valida introduzione allo studio di Per la critica dell’economia politica, immettendosi nel vivo del dibattito sulla centralità che i Lineamenti fondamentali assumono per la comprensione del pensiero di Marx. Ad evidenziare la ricchezza di spessore teoretico e di dottrina filosofica del testo di Gajano interviene Roberto Finelli con la sua Postfazione dal titolo: Il peso storico di un’astrazione: tra logica e realtà.

 

Alberto Gajano ha insegnato Sociologia della conoscenza, Storia della filosofia e altre discipline filosofiche, prima nell’Università di Roma, poi in quella di Siena. I suoi interessi scientifici attraversano tutto l’arco cronologico, dalla filosofia antica a quella contemporanea, toccando una molteplicità di temi: anzitutto Descartes, sul quale ha scritto vari saggi; il commento tomista alla Metafisica di Aristotele; Platone, con i saggi sul Protagora, il Carmide e il Fedone, e sul rapporto fra giustizia e polis nella Repubblica; e ancora la filosofia di età moderna e contemporanea: Hegel e Marx, studiati in questo volume La dialettica della merce; e la Scuola di Francoforte, l’ermeneutica di Paul Ricoeur e il pensiero di Habermas.

 

 

Indice

Premessa

Valore d’uso e valore di scambio

Dal valore di scambio al lavoro

Il carattere determinato del lavoro

che si presenta nel valore di scambio

I punti di vista capitali

L’esistenza effettuale del lavoro astrattamente generale

Il carattere sociale specifico del lavoro che pone valore di scambio

Carattere duplice del lavoro

Il valore d’uso forma fenomenica del valore di scambio

Dalla considerazione analitica alla considerazione genetica

La considerazione genetico-sistematica

Dall’opposizione alla contraddizione

La soluzione dialettica della contraddizione

La considerazione genetico-storica

 

Postfazione di Roberto Finelli

Il peso storico di un’astrazione: tra logica e realtà


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Peter Handke –«Canto alla durata». Restando fedele a ciò che mi è caro e che è la cosa più importante, impedendo in tal maniera che si cancelli con gli anni, sentirò poi forse del tutto inatteso il brivido della durata.

Peter Handke 001
Canto alla durata

Canto alla durata

Restando fedele
a ciò che mi è caro e che è la cosa più
importante,
impedendo in tal maniera che si
cancelli con gli anni,
sentirò poi forse
del tutto inatteso
il brivido della durata.

 

Peter Handke, Canto alla durata. Traduzione e postfazione di Hans Kitzmüller, Einaudi 2016.

Leggi l’estratto


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Bruno Ganz (1941-2019) – Per ricordare Bruno Ganz. Sì, è magnifico vivere di solo spirito, ma a volte la mia eterna esistenza spirituale mi pesa. Vorrei sentire un peso dentro di me, che mi levi questa infinitezza legandomi in qualche modo alla terra. Vorrei poter dire: “ora”, “ora”, e “ora”. E non più “da sempre”, “in eterno”… Io ora so ciò che nessun angelo sa.

Bruno Ganz

Per ricordare Bruno Ganz

cielosopraberlino

Damiel (Bruno Ganz)

 

Damiel (Bruno Ganz) e Cassiel (Otto Sander)

Sì è magnifico vivere di solo spirito, e giorno dopo giorno testimoniare alla gente, per l’eternità, soltanto ciò che è spirituale. Ma a volte la mia eterna esistenza spirituale mi pesa. E allora non vorrei più fluttuare così, in eterno: vorrei sentire un peso dentro di me, che mi levi questa infinitezza legandomi in qualche modo alla terra, a ogni passo, a ogni colpo di vento. Vorrei poter dire: “ora”, “ora”, e “ora”. E non più “da sempre”, “in eterno”.

Il cielo sopra Berlino-1

Il cielo sopra Berlino

Damiel (Bruno Ganz)

… io ora so ciò che nessun angelo sa …

 

Il cielo sopra Berlino-1

Il cielo sopra Berlino

 

 

Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin) è un film del 1987 diretto da Wim Wenders. Le poesie di Rainer Maria Rilke hanno parzialmente ispirato il film: Wenders ha dichiarato che gli angeli vivono nelle poesie di Rilke. Il regista ha chiesto la collaborazione di Peter Handke per scrivere molti dei dialoghi, e nel film ricorre spesso la sua poesia Lied vom Kindsein.

 

La poesia è uno sguardo indietro verso gli anni in cui la purezza dello sguardo, la semplicità delle ambizioni e la voglia di vivere non conoscevano limiti e condizionamenti. Purtroppo non siamo riusciti a risalire al nome di chi ha firmato la traduzione italiana che trascriviamo qui sotto.

 

 

Peter Handke, Lied Vom Kindsein, Elogio dell’infanzia

Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare.

Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.

Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.

Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?

Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.

Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.

Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.

Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.

Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.

Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.

Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare.

 


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Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Quale è la natura specifica dell’uomo? La ragione, che quando è retta e perfetta dà all’uomo la pienezza della felicità. Una tale ragione perfetta prende il nome di virtù, e altro non è che la coerenza morale.

Lucio Anneo Seneca001
Lettere a Lucilio

Lettere a Lucilio

 

«Quale è la natura specifica dell’uomo?
La ragione,
che quando è retta e perfetta dà all’uomo la pienezza della felicità […].
Una tale ragione perfetta
prende il nome di virtù,
e altro non è che la coerenza morale».

 

Lucio Anneo Seneca, Epistole a Lucilio, 76,9.

 

*
***
*

Busto in marmo di Seneca, scultura anonima del XVII secolo, Madrid, Museo del Prado

Busto in marmo di Seneca, scultura anonima del XVII secolo, Madrid, Museo del Prado

 

Le Epistulae morales ad Lucilium sono una raccolta di 124 lettere scritte da Lucio Anneo Seneca al termine della sua vita. L’opera venne scritta negli anni tra il 62 e il 65, ed è giunta a noi incompleta.


Seneca – De brevitate vitae. Non è breve la vita, ma tale la rendiamo

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) – Da quando il denaro ha iniziato a venire in onore, il reale valore delle cose è caduto in discredito. Gli uomini consacrano il denaro come espressione massima delle cose umane.


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Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – L’educazione è l’orientamento dell’anima alla virtù. La virtù è il piacere verso ciò che bisogna amare e l’avversione verso ciò che bisogna odiare

Platone 014b

Le leggi

 

«L’educazione è l’orientamento dell’anima alla virtù. […].

La virtù è il piacere verso ciò che bisogna amare

e l’avversione verso ciò che bisogna odiare».

Platone, Leggi, 653 a-c.

 

 


Platone, «Filebo» – Senza possedere né intelletto né memoria né scienza né opinione vera, tu saresti vuoto di ogni elemento di coscienza

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Coloro che sono privi della conoscenza di ogni cosa che è, e che non hanno nell’anima alcun chiaro modello, non possono rivolgere lo sguardo verso ciò che è più vero e non possono istituire norme relative alle cose belle e giuste e buone.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Le relazioni con gli stranieri sono atti di particolare sacralità. Lo straniero si trova ad essere privo di amici e parenti, e quindi è affidato in modo particolare alla solidarietà degli dei e degli uomini. Non c’è colpa peggiore per un uomo che un torto fatto ai supplici

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Non esiste male maggiore che un uomo possa patire che prendere in odio i ragionamenti. L’odio contro i ragionamenti, e quello contro gli uomini, nascono nella stessa maniera.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – È questo il momento nella vita che più di ogni altro è degno di essere vissuto da un essere umano: quando contempla il bello in sé. La misura e la proporzione risultano essere dappertutto bellezza e virtù.

 


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