Roland Barthes (1915-1980) – A cosa serve l’utopia? A produrre del senso. Un tempo si spiegava la letteratura attraverso il suo passato; oggi attraverso la sua utopia. Il senso è fondato come valore e l’utopia permette questa nuova semantica.
A COSA SERVE L’UTOPIA
A cosa serve l’utopia? A produrre del senso. Di fronte al presente, al mio presente, l’utopia è un termine secondo che permette di azionare il dispositivo di scatto del segno: il discorso sul reale diventa possibile, esco dall’afasia in cui mi getta lo smarrimento per tutto ciò che non va in me, in questo mondo che è il mio. L’utopia è familiare allo scrittore, perché lo scrittore è un donatore di senso: il suo compito (il suo godimento) è di dare dei sensi, dei nomi, e non può farlo se non c’è paradigma, dispositivo di scatto del sì/no, alternanza di due valori: per lui il mondo è una medaglia, una moneta, una doppia superficie di lettura, di cui la sua realtà occupa il rovescio. Il Testo, per esempio, è un’utopia; la sua funzione – semantica – è di far significare la letteratura, l’arte, i linguaggi presenti, proprio in quanto questi vengono dichiarati impossibili; un tempo si spiegava la letteratura attraverso il suo passato; oggi attraverso la sua utopia: il senso è fondato come valore: l’utopia permette questa nuova semantica.
Roland Barthes, Barthes di Roland Barthes, Einaudi, Torino 1980, p. 89.
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