Siegbert Salomon Prawer (1925-2012) – Pochissimi hanno letto tanto e, devo aggiungere, così intelligentemente come Karl Marx. Per lui i libri erano strumenti di lavoro, non oggetti di lusso

Prawer

La biblioteca di Marx

Siegbert Salomon Prawer, La biblioteca di Marx, Garzanti, 1978.

«Pochissimi hanno letto tanto e, devo aggiungere, così intelligentemente come Karl Marx,» ha scritto Michail Bakunin. Come documenta puntualmente questo studio di S.S. Prawer, la presenza costante della grande letteratura mondiale nell’opera di Marx filosofo, economista, uomo politico e polemista, sta a testimoniare non soltanto la sua devozione per i grandi scrittori e personaggi letterari, ma anche e soprattutto la sua concezione non statica e accademica, ma viva e «vissuta» della conoscenza e della cultura. Una concezione che si esprime, in particolare, nella trasposizione ripetuta, martellante, ma non fastidiosa, di figure e protagonisti della grande letteratura negli avvenimenti del tempo, nella sua visione della storia e del mondo, attraverso un fitto e divertito gioco di allusioni, paragoni, parafrasi, allegorie, che non è mai uggiosa esibizione fine a se stessa, ma strumento per lui indispensabile di comunicazione del pensiero. «Per lui,» ricordava il genero Paul Lafargue, «i libri erano strumenti di lavoro, non oggetti di lusso».


Cervantes e don Chisciotte, Omero e Tersite, Eschilo e Prometeo, Shakespeare e Shylock, Rabelais e Gargantua, Goethe e Mefistofele, Dante e il conte Ugolino, l’Arioso e Rodomonte, Swift e Gulliver, Dickens e Pecksniff, Balzac e Mercadet, Defoe e Robinson Crusoe, insieme con la Bibbia, le Mille e una notte, e il folclore popolare, si trasformano così, nell’opera di Marx, in presenze vive e reali che, spogliate del loro carattere «paludato», diventano alleate preziose che suggeriscono spunti alle sue polemiche e si rivelano componente vitale e imprescindibile nella storia e nell’evoluzione dell’umanità.


I figli del dottor Caligari

Da quando abbiamo cominciato a spaventarci al cinema, l'ingrediente dell'adrenalina sembra indispensabile per il successo di un film. Ma com'è cominciata questa luna di miele tra grande schermo e paura? I figli del dottar Calligari racconta le origini di un rapporto virtuoso di cui non possiamo più fare a meno. La prima ispiratrice dell'horror è la letteratura, messa in scena mirabilmente, ad esempio nel film di Robert Wiene Il gabinetto del dottor Caligari. Tutti i trucchi tecnici e narrativi che fanno della magia del cinema, l'incubo delle notti più nere sono messi allo scoperto in questo libro che sa intrattenerci con uno stile avvincente e con un grande apparato di ricerca. Da Nosferatu a Dracula principe delle tenebre l'autore traccia l'evoluzione del film del genere nel cinema, prendendo in esame sequenze filmiche precise in cui il terrore gioca un ruolo dominante; suggerisce i legami tra il racconto del terrore letterario e quello cinematografico e mostra come il primo si trasformi nel secondo.

 


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