«Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada». Eraclito
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immaginazione umana e fantasia, educazione , attività creatrice
«La prospettiva rivoluzionaria del futuro permette di conoscere lo sviluppo e la vita della personalità come un processo unitario, che si protende in avanti e che con una necessità oggettiva è indirizzato verso il punto finale, conclusivo, indicato dalle esigenze dell’essere sociale. […] Nel processo di questa conquista l’uomo come biotipo determinato si trasforma in uomo come sociotipo, l’organismo animale diventa una personalità umana. L’appropriazione sociale di questo processo naturale si chiama educazione. Esso non sarebbe possibile se nello stesso processo naturale dello sviluppo e della formazione del bambino non fosse insita la prospettiva del futuro».
Lev Semënovič Vygotskij, Sul problema della dinamica del carattere infàntile, 1928.
«Il cervello non è soltanto un organo che conserva e riproduce la nostra esperienza passata, ma è pure un organo che combina attraverso l’attività creatrice e che, a partire dagli elementi dell’esperienza passata, forma nuove situazioni e un nuovo comportamento.
Se l’attività umana si limitasse a riprodurre ciò che è vecchio, l’uomo sarebbe un essere rivolto unicamente al passato, un essere capace di adattarsi al futuro solo riproducendo questo passato.
L’attività creatrice dell’essere umano è proprio ciò che lo rende un essere rivolto al futuro, che crea il suo futuro e modifica il suo presente.
Questa attività creatrice, basata sulle facoltà combinatorie del nostro cervello, è denominata immaginazione o fantasia dalla psicologia.
In genere, con immaginazione o fantasia non si pensa a ciò che la scienza intende con questi termini.
Per il senso comune si chiama così tutto ciò che non è reale, tutto ciò che non corrisponde alla realtà, e che, perciò, non può avere alcun serio significato pratico.
La verità è che l’immaginazione in quanto base di ogni attività creatrice si manifesta allo stesso modo in tutti i vari aspetti della vita culturale, rendendo possibile l’attività creatrice artistica, scientifica e tecnica.
In questo senso tutto ciò che ci circonda e che è stato creato dall’uomo, tutto il mondo della cultura, all’opposto del mondo della natura, è un prodotto dell’immaginazione umana e dell’attività creatrice che si fonda su essa».
Lev Semënovič Vygotskij, Immaginazione e attività creatrice nell’età infantile, 1930.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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«L’immaginazione costruisce sempre con materiali fondati sulla realtà. […] L’attività creatrice dell’immaginazione è in diretta dipendenza dalla ricchezza e varietà della precedente esperienza dell’individuo, per il fatto che questa esperienza è quella che fornisce il materiale di cui si compongono le costruzioni della fantasia. Quanto più ricca sarà l’esperienza dell’individuo tanto più abbondante sarà il materiale di cui la sua immaginazione potrà disporre. Ecco perché nel bambino l’immaginazione è più povera che nell’adulto: la cosa si spiega con la maggiore povertà della sua esperienza. […] L’immaginazione si dimostra una condizione assolutamente indispensabile in tutte le attività intellettuali dell’uomo».
Lev Semenovic Vygotskij, Immaginazione e creatività nell’età infantile, Editori Riuniti, Roma 1972, pp. 29-33.
Lev Semenovič Vygotskij, Immaginazione e creatività nell’età infantile, Prefazione di Luciano Mecacci, Editori Riuniti, Roma 2011
«L’immaginazione e la creatività non sono doni divini, frutti improvvisi, folgorazioni, ma rappresentano un complesso processo di ristrutturazione dell’informazione di cui è dotato un individuo, in stretta dipendenza dai nuovi rapporti che egli istituisce con la realtà naturale e sociale. Se l’immaginazione parte dalla realtà, non ne è però una semplice copia, ma è appunto una immaginazione creatrice, la combinazione in forme nuove di elementi provenienti dall’esperienza, ma che ad essa non possono essere più ricondotti direttamente, perché ne danno una nuova configurazione che è propriamente mentale. Per cui i prodotti dell’immaginazione, scrive Vygotskij, “preso corpo, sono di nuovo rientrati nella realtà ormai come una nuova forza attiva, trasformatrice della realtà stessa”»
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«Spinoza n’oppose pas l’imaginaire à la réalité, mais bien plutôt la réalité de l’imaginaire à celle des événements physiques externes [Spinoza non oppone l’immaginario alla realtà, ma piuttosto la realtà dell’immaginario a quella degli eventi fisici esterni. ]» (p. 15).
«L’homme ne cesse jamais d’appartenir à l’imaginaire, alors même qu’avec constance il poursuit le dessein de decouvrir (par la connaissance) la structure de l’univers ou sa propre verité singulière. […] Le mouvement de la connaissance prend appui sur celui de l’imaginaire. Il s’en separe également. Mais ce sont deux modes d’être et de penser, et non deux mondes. L’homme ne cesse pas plus d’imaginer qu’il ne cesse d’être une partie de la nature. Mais la connaître n’est pas en devenir l’auteur. On ne cesse pas d’imaginer parce qu’on a commence de connaître; on ne devient pas ce que l’on connaît, et pour être capable de se lire sous un angle d’éternité, notre existence particuliere n’en devient pas pour autant éternelle» (p. 68).
Michèle Bertrand, Spinoza et l’imaginaire, PUF, Paris 1983.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
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«L’unità dello spazio sonoro richiede una percezione assoluta e unificata. In questo spazio così come nel cielo di Swedenborg non esiste un sopra, un sotto, una destra, una sinistra e nemmeno un assoluto avanti e dietro. Nello stesso modo in cui il nostro spirito può riconoscere sempre un coltello, una bottiglia oppure un orologio indipendentemente dalle posizioni in cui tali oggetti si possono trovare, come la nostra coscienza, in virtù della forza immaginativa, può percepire le cose in ogni posizione, così la coscienza del compositore può operare spontaneamente con una serie di suoni, quale ne sia la direzione o la maniera in cui si costituiscono le forme riflesse dei loro rapporti reciproci, che permangono come quantità invariabili».
«L’immaginazione […] è la facoltà di formare immagini che superano la realtà, che cantano la realtà».
«La novità essenziale dell’immagine poetica pone il problema della creatività dell’essere parlante. Attraverso tale creatività la coscienza immaginante si trova ad essere, con estrema semplicità, ma anche con estrema purezza, un’origine».
Gaston Bachelard, La poétique de l’espace (1957), trad. it. di E. Catalano, La poetica dello spazio, Dedalo, Bari 2006, p. 14.
***
«L’immagine poetica può essere intesa come una testimonianza del processo di scoperta da parte dell’animo del proprio mondo, il mondo in cui vorrebbe vivere, il mondo in cui è degno di vivere».
Gaston Bachelard, La poétique de la rêverie (1960), trad. it. di G. S. Stevan, La poetica della rêverie, Dedalo, Bari 1972, p. 22.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
Creare è vivere due volte, è dare una forma al proprio destino. (Albert Camus) Adoro gli esperimenti folli. Li faccio in continuazione. (Charles Darwin) La logica ti porterà dalla A alla B. L’immaginazione ti porterà ovunque. (Albert Einstein) Non soffocare la tua ispirazione e la tua immaginazione, non diventare schiavo del tuo modello. (Vincent Van Gogh) L’immaginazione è la prima fonte della felicità umana. (Giacomo Leopardi)
Liberando il possibile compresso nel dato, l’immaginazione con ciò stesso libera il divenire, ovvero il “poter-essere-altrimenti” delle cose.
«L’immaginazione è la regina del vero, e
il possibile è una provincia del vero. Essa è concretamente congiunta
con l’infinito. […] Facoltà misteriosa, questa regina delle facoltà! Essa
coinvolge tutte le altre; le eccita, le spinge alla lotta. […] L’immaginazione
è la sensibilità. L’immaginazione
invero ha appreso all’uomo il senso morale del colore, del contorno, del suono
e del profumo. Essa ha creato, al principio del mondo, l’analogia e la
metafora. Essa scompone tutta la creazione, e, con i materiali raccolti e
disposti secondo regole di cui non si può trovare l’origine se non nel più profondo dell’anima, crea
un mondo nuovo, produce la
sensazione del nuovo. […] L’immaginazione è l’analisi e, nello stesso tempo,
è la sintesi. Senza di lei, tutte le facoltà, per quanto solide o acute,
sarebbero ridotte a nulla. […] Coloro
che sono privi di immaginazione, divengono i copisti del dizionario».
Charles Baudelaire, Salon del 1859, in Id., Scritti
sull’arte, tr. it. di G. Guglielmi e E. Raimondi, Einaudi, Torino, 1992, p.
223-224, 227).
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