Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) – Le letture sono necessarie anzitutto perché io non sia pago di me stesso. Poi perché, quando avrò conosciuto ciò che altri hanno trovato, allora possa riflettere su ciò che essi hanno scoperto e rifletta su ciò che ancora devo imparare.

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«Le letture ritengo siano necessarie anzitutto perché io non sia pago di me stesso; poi perché, quando avrò conosciuto ciò che altri hanno trovato, allora possa riflettere su ciò che essi hanno scoperto e rifletta su ciò che ancora devo imparare».

Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, XI, 84,1, voI. II, a cura di L. Canali e G. Monti, Rizzoli, Milano 1992, p. 602.


Seneca – De brevitate vitae. Non è breve la vita, ma tale la rendiamo
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) – Da quando il denaro ha iniziato a venire in onore, il reale valore delle cose è caduto in discredito. Gli uomini consacrano il denaro come espressione massima delle cose umane.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Quale è la natura specifica dell’uomo? La ragione, che quando è retta e perfetta dà all’uomo la pienezza della felicità. Una tale ragione perfetta prende il nome di virtù, e altro non è che la coerenza morale.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – La filosofia non è un’arte di cui si possa fare ostentazione: essa non consiste nelle parole, ma nelle azioni. La filosofia forma e foggia l’animo, regola la vita, governa le azioni, insegna ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare, sta al timone e dirige il corso delle navi.
A. Seneca (4 a.C. – 65) – La filosofia si divide in sapere e disposizione d’animo. chi ha imparato e compreso che cosa si deve fare e che cosa si deve evitare non è ancora saggio, se il suo animo non si è trasformato in base a quanto ha appreso
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65) – Insistere su certi scrittori e nutrirsi di loro, per ricavarne un profitto spirituale duraturo. Chi è dappertutto, non è da nessuna parte. Quando uno passa la vita a vagabondare, avrà molte relazioni ospitali, ma nessun amico.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Marcel Proust (1871-1922) – La lettura è una forma di amicizia sgombra da tutto ciò che fa la bruttezza delle altre e riportata alla sua primitiva purezza.

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[…] la lettura è una forma di amicizia. Ma almeno è un’amicizia sincera, e il fatto che si rivolga a un morto, a un assente, le dà qualcosa di disinteressato, quasi di toccante. Per di più è un’amicizia sgombra da tutto ciò che fa la bruttezza delle altre. Siccome tutti noi, noi vivi dico, non siamo altro che morti non ancora entrati in funzione, tutti i convenevoli, tutti i salamelecchi da anticamera che chiamiamo deferenza, gratitudine, dedizione, e in cui infiliamo tante menzogne, sono sterili e faticosi […]. Nella lettura, l’amicizia è subito riportata alla sua primitiva purezza. Verso i libri, nessuna cortesia. Con questo genere di amici, se passiamo la serata insieme, è perché ne abbiamo davvero voglia. Sul serio, il più delle volte, li lasciamo solo a malincuore […]. Tutte le inquietudini dell’amicizia vengono meno sulla soglia di quell’amicizia pura e serena che è la lettura. Nessuna forma di deferenza, tra l’altro. Ridiamo di ciò che dice Molière solo nell’esatta misura in cui lo troviamo buffo […] e quando ne abbiamo decisamente abbastanza di stare con lui, lo rimettiamo a posto senza tanti complimenti, come se non avesse né genio né celebrità.

Marcel Proust, Il piacere della lettura, Feltrinelli, Milano 2016, pp. 77-83 .


Marcel Proust – La lettura ci insegna ad accrescere il valore della vita
Marcel Proust – «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso»
Marcel Proust (1871-1922) – Il libro essenziale esiste già in ciascuno di noi
Marcel Proust (1871-1922) – Leggere è comunicare
Marcel Proust (1871-1922) – La lettura diventa perniciosa quando, al posto di risvegliarci alla vita dello spirito, tende a sostituirsi ad essa.
Marcel Proust (1871-1922) – La saggezza non si riceve, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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