«Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada». Eraclito
A Sante, alla sua capacità di esser stato, e di essere ancora, per sempre, ad un tempo, fragile e misteriosa cristalide, come gioventù ricca di speranze, di possibili metamorfosi, matrice di trasformazioni – condizione della realizzazione – e farfalla che col suo diafano e lieve battito d’ali punteggia la trama di Iride.
Carmine Fiorillo
La farfalla
Tentai di gettare l’anima al di là del muro … cercando di seguire la farfalla.
Chiara è una bimba felice. Nata attrezzata per i giochi infiniti.
Chiara lo sa, con lei giocheremo tutta la vita.
Sante Notarnicola
Non c’è vita che almeno per u n attimo non sia stata immortale.
La morte è sempre in ritardo di quell’attimo.
Invano scuote la maniglia d’una porta invisibile. A nessuno può sottrarre il tempo raggiunto.
Wislawa Szymborska
I manifesti affissi in questo marzo 2022 per ricordare la vita di Sante Notarnicola
I manifesti affissi in questo marzo 2022 per ricordare la vita di Sante Notarnicola
[…] ci ho messo 50 anni a diventare comunista. E 20 anni 8 mesi e 1 giorno di prigione. E 11 anni di carcere di massima sicurezza. E 5 anni di celle punitive. E la posta censurata. E i vetri divisori ai colloqui […] E le cariche dei carabinieri nei corridoi delle prigioni. E il sangue nelle celle. E il sangue dal naso. E il sangue dalla bocca. E i denti rotti. E la fame all’Asinara. E il silenzio obbligatorio al bunker della Centrale, a cala d’Oliva. E i racconti dei torturati. E i colpi contro la porta per non farti dormire. E i colloqui respinti senza un motivo. E la posta sottratta. E il linciaggio del vicino di cella. E il vivere col cuore in gola. E la pressione che sale. E il cuore che senti ingrossare. E il compagno che se ne va con la testa. E le divisioni a 5 nei cortili. E le rotture politiche. E le divisioni che teoricamente dovevano rafforzarci. E il dilagare del soggettivismo. E i vetri infranti ai colloqui. E le rivendicazioni coi pugni chiusi. E la ritirata strategica. E gli scioperi della fame condannati. E i sorrisi spariti. E i soggettivisti sconfitti. E gli odi tra compagni. E le demolizioni personali. E la disgregazione umana. E le perquisizioni anali. E le sei diotrie perse. E l’assalto coi cani nelle celle. E i compagni colpiti da schizofrenia. E i primi tradimenti. E la massa di dissociati. E l’isolamento politico. E la piorrea che avanza. E gli anni che passano e i giorni che conti. E i silenzi, i silenzi, i silenzi.[1]
Poesia per comunicare in condizioni difficili. Poesia per rompere l’isolamento a cui vorrebbero costringere corpo e cervello. Poesia come difesa dall’abbrutimento della prigione. Poesia per amare ancora, per vivere ugualmente una vita complessiva.[2]
«Caro Sante, Le tue poesie (alcune, come sai, le conoscevo già) sono belle, quasi tutte; alcune bellissime, altre strazianti. Mi sembra che, nel loro insieme, costituiscano una specie di teorema, e ne siano anzi la dimostrazione: cioè, che è poeta solo chi ha sofferto o soffre, e che perciò la poesia costa cara. L’altra, quella non sofferta, di cui ho piene le tasche, è gratis.
[3] Lettera di Primo Levi a Sante Notarnicola, in S. Notarnicola, L’anima e il muro, a cura di D. Orlandi, disegni di Marco Perroni, Odradek, Roma 2013, pp. 19-20.
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
A Sante, alla sua capacità di esser stato, e di essere ancora, per sempre, ad un tempo, fragile e misteriosa cristalide, come gioventù ricca di speranze, di possibili metamorfosi, matrice di trasformazioni – condizione della realizzazione – e farfalla che col suo diafano e lieve battito d’ali punteggia la trama di Iride.
Carmine Fiorillo
La farfalla
Tentai di gettare l’anima al di là del muro … cercando di seguire la farfalla.
Chiara è una bimba felice. Nata attrezzata per i giochi infiniti.
Chiara lo sa, con lei giocheremo tutta la vita.
Sante Notarnicola
Non c’è vita che almeno per u n attimo non sia stata immortale.
La morte è sempre in ritardo di quell’attimo.
Invano scuote la maniglia d’una porta invisibile. A nessuno può sottrarre il tempo raggiunto.
Wislawa Szymborska
Sante Notarnicola
[…] ci ho messo 50 anni a diventare comunista. E 20 anni 8 mesi e 1 giorno di prigione. E 11 anni di carcere di massima sicurezza. E 5 anni di celle punitive. E la posta censurata. E i vetri divisori ai colloqui […] E le cariche dei carabinieri nei corridoi delle prigioni. E il sangue nelle celle. E il sangue dal naso. E il sangue dalla bocca. E i denti rotti. E la fame all’Asinara. E il silenzio obbligatorio al bunker della Centrale, a cala d’Oliva. E i racconti dei torturati. E i colpi contro la porta per non farti dormire. E i colloqui respinti senza un motivo. E la posta sottratta. E il linciaggio del vicino di cella. E il vivere col cuore in gola. E la pressione che sale. E il cuore che senti ingrossare. E il compagno che se ne va con la testa. E le divisioni a 5 nei cortili. E le rotture politiche. E le divisioni che teoricamente dovevano rafforzarci. E il dilagare del soggettivismo. E i vetri infranti ai colloqui. E le rivendicazioni coi pugni chiusi. E la ritirata strategica. E gli scioperi della fame condannati. E i sorrisi spariti. E i soggettivisti sconfitti. E gli odi tra compagni. E le demolizioni personali. E la disgregazione umana. E le perquisizioni anali. E le sei diotrie perse. E l’assalto coi cani nelle celle. E i compagni colpiti da schizofrenia. E i primi tradimenti. E la massa di dissociati. E l’isolamento politico. E la piorrea che avanza. E gli anni che passano e i giorni che conti. E i silenzi, i silenzi, i silenzi.[1]
Poesia per comunicare in condizioni difficili. Poesia per rompere l’isolamento a cui vorrebbero costringere corpo e cervello. Poesia come difesa dall’abbrutimento della prigione. Poesia per amare ancora, per vivere ugualmente una vita complessiva.[2]
«Caro Sante, Le tue poesie (alcune, come sai, le conoscevo già) sono belle, quasi tutte; alcune bellissime, altre strazianti. Mi sembra che, nel loro insieme, costituiscano una specie di teorema, e ne siano anzi la dimostrazione: cioè, che è poeta solo chi ha sofferto o soffre, e che perciò la poesia costa cara. L’altra, quella non sofferta, di cui ho piene le tasche, è gratis.
[3] Lettera di Primo Levi a Sante Notarnicola, in S. Notarnicola, L’anima e il muro, a cura di D. Orlandi, disegni di Marco Perroni, Odradek, Roma 2013, pp. 19-20.
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
241 Sante Notarnicola, La farfalla. Versi rubati, a cura di Daniele Orlandi. ISBN 978-88-7588-151-1, 2015, pp. 64, formato 130×200 mm., Euro 5. In copertina: Marco Perroni, Prison, 2015.
242 Andrea Bulgarelli – Costanzo Preve, Collisioni. Dialogo su scienza, religione e filosofia. ISBN 978-88-7588-153-5, 2015, pp. 96, formato 140×210 mm., Euro 10 – Collana “Il giogo” [64]. In copertina: Juan Gris, Libro, 1913.
243 Luca Grecchi, Discorsi sulla morte.ISBN 978-88-7588-155-9, 2015, pp. 64, formato 140×210 mm., Euro 7 – Collana “Il giogo” [65]. In copertina: La ginestra sul Vesuvio.
244 David Ciolli, Infinito semplice. le storie del piccolo maestro wu dao. ISBN 978-88-7588-157-3, 2015, pp. 80, 105×155 mm., Euro 7 – Collana “lo spazio della vita” [3]. In copertina: David Ciolli, Il Maestro, disegno, 2015.
247 Beniamino Biondi, La disciplina giuridica del settore cinematografico in Italia. ISBN 978-88-7588-163-4, 2016, pp. 112, formato 140×210 mm., Euro 13. In copertina: Insegna e vecchio cinema comunale di Crespino (RO), Agosto 2005. Foto di Enrico Andreotti. L’insegna è caduta nel 2006.
248 Chiara Guarducci, Bye Baby Suite. Con uno scritto di Francesco Vasarri. ISBN 978-88-7588-165-8, 2016, pp. 64, 105×155 mm., Euro 8 – Collana “Antigone”. In copertina: ‘Mari Line’, di Laura Cioni.
249 Gabriella Putignano, Quel che resta di Raoul Vaneigem. ISBN 978-88-7588-167-2, 2016, pp. 64, 105×155 mm., Euro 8. In copertina: Dino Di Bonito, Singapore.
250 Salvatore Antonio Bravo, Foucault e la razionalità debole. ISBN 978-88-7588-171-9, 2016, pp. 80, 130×200 mm., Euro 8. In copertina: R. Magritte, Il volto del genio, 1926.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
A Sante,
alla sua capacità di esser stato,
e di essere,
ad un tempo,
fragile e misteriosa cristalide,
come gioventù
ricca di speranze,
di possibili metamorfosi,
matrice di trasformazioni
– condizione della realizzazione –
e farfalla
che col suo diafano
e lieve battito d’ali
punteggia
la trama
di Iride.
———————– C. F.
Scritte durante gli anni di
detenzione, molti dei quali passati in carceri di massima sicurezza,
queste poesie sono state composte in condizioni di prigionia
particolarmente pesanti, dove è ancora più difficile coltivare un
pensiero, un affetto. Attraverso questa forma letteraria, Notarnicola ha
inteso coltivare tutto ciò che gli è stato sottratto: gli affetti e i
sentimenti più intimi, come il ricordo dei compagni caduti. Le poesie
sono anche il mezzo che ha per rompere l’isolamento, sono una voce, un
grido, un urlo che spazza via il muro di cinta della prigione. Poesie
che esprimono rabbia e delusione, ma anche tenacia e sicurezza delle
proprie convinzioni politiche. Sono uno strumento che è stato un motivo
di resistenza, sono la memoria di una vita che ha avuto il carcere come
momento centrale, come terreno di lotta, di scontro e di maturazione.
Sante Notarnicola
(Castellaneta, 1938), emigrato con la madre e i fratelli a Torino,
trascorre l’infanzia in collegio. Il contatto con la realtà operaia
torinese lo porta alla presa di coscienza politica e alle prime
esperienze di militanza nella FGCI e poi nel PCI. Allontanatosi dal
Partito, si avvicina alla banda Cavallero con cui nel 1959 inizia una
serie di rapine. Il 25 settembre 1967 a Milano, durante l’ultimo colpo
della banda, c’è un conflitto a fuoco con la polizia: Sante riesce a
scappare, ma viene catturato alcuni giorni dopo. Condannato
all’ergastolo, in carcere inizia a studiare e scrivere racconti e
poesie, che confluiranno ne L’evasione impossibile (1972), primo di una serie di libri di grande successo.
Alessandro Barile
Il verso della storia
Discutendo del libro di Sante Notarnicola, «La nostalgia e la memoria».
«Imprigionati qui, noi viviamo, sapete … ». Così Sante Notarnicola dal carcere di Palmi, settembre 1983. Eppure, nel paese venato di ecclesiastico perbenismo, c’è ancora chi non ha accesso all’ipocrisia del perdono. Gli «irriducibili» li chiamano. Ne abbiamo confermequotidiane. A Milano uno scontro tra tifosi porta all’arresto di alcuni di questi. Chi parla viene rilasciato, chi decide di non tradire rimane in carcere (stessi capi d’imputazione). Ancora: il giorno dopo gli allori nazional-popolari tributati a De Andrè, ecco la cattura di Battisti a rinfocolare il coro vendicativo: «È finita la pacchia» gridano gli stessi che, fino a poche ore prima, avevano «un solco lungo il viso come una specie di sorriso».
Ma se fino a qualche anno fa anche questi dannati potevano vedersi riconosciuto un incerto «diritto di parola», quantomeno autoprodotto, oggi gli spazi si assottigliano, e insieme alle narrazioni contrapposte viene meno la comprensione della storia italiana. A uscire dal coro, letteralmente, rimangono in pochi coraggiosi. Tra i quali la casa editrice Pgreco. Dopo aver ripubblicato e aggiornato la biografia di Pasquale Abatangelo (Correvo pensando ad Anna), ecco rieditare le poesie di Sante Notarnicola, La nostalgia e la memoria. Poesie scritte in carcere tra i primi anni Settanta e la fine degli anni Ottanta. Cosa si può dire di nuovo e di attuale oggi? Sono, queste di Sante, “storie del carcere”, luogo che oggi viene associato all’idea del «pentimento» e della «rieducazione», e che prima costituiva un fronte di lotta. Uno dei tanti. Dentro al carcere Sante e quelli come Sante trovarono una forma più alta di emancipazione, al tempo stesso individuale e collettiva.
Come ricorda nella prefazione lo stesso Sante, «il carcere, in pochi anni, si era trasformato in scuola per rivoluzionari». Erano, le carceri degli anni Settanta – e in particolare il circuito degli “speciali” – veri luoghi di tortura, certificata oggi da fior di sentenze. A dispetto dunque della narrazione edificante dello Stato che sconfisse il terrorismo con gli strumenti della democrazia. Ma sarebbe un errore inseguire il filo di questi ragionamenti. Porterebbero comunque a un vicolo cieco, a criticare cioè lo Stato attraverso gli argomenti del potere. Quello che invece può essere colto di un’esperienza così particolare e, però, generale, è altro. Per dirne una: che la storia, per quanto tragica, non è solo patita, ma può essere affrontata senza remore reverenziali. Anche quelli come Sante possono divenirne protagonisti, e così fecero. Senza per questo sottacerne i limiti, le responsabilità: non si tratta, oggi, di essere tifosi, quanto saperne ricavare aspetti più prossimi alla verità. Come infatti coglie pienamente l’autore nella sua prefazione:
«Questa generazione, certamente la più generosa dalla Resistenza in poi, non ha conti da rendere. Agli opportunisti, ai parolai, questa generazione dice: noi ciabbiamo provato. E coloro che vorranno provarci ancora dovranno necessariamente ripartire da questa storia».
Non occorre essere comunisti, reduci o nostalgici per ammetterlo. Primo Levi, nel 1979, ne riconobbe il valore letterario e umano:
«Le tue poesie sono belle, quasi tutte: alcune bellissime, altre strazianti. Mi sembra che, nel loro insieme, costituiscano una specie di teorema, e ne siano anzi la dimostrazione: cioè, che è poeta solo chi ha sofferto o soffre, e che perciò la poesia costa cara. L’altra, quella non sofferta, di cui ho piene le tasche, è gratis».
Ancora, e per concludere: chi domani vorrà nuovamente salire la scala già salita dalla generazione di Sante Notarnicola, per questi problemi dovrà passare. Messi in forma lirica, in questo caso, e inevitabilmente: troppo l’orrore per farne freddo racconto (e pure sempre Sante ce ne ha lasciato testimonianza, nella sua Evasione impossibile). Come che sia, a leggere questi versi con quelli scritti in altre epoche e da altre generazioni di rivoluzionari, ne scopriremmo la notevole somiglianza. Un’affinità non solo di temi, ma anche di parole, di sensazioni e sentimenti. Segno che la storia lascia dietro di sé tracce che vanno raccolte e valorizzate più che rimosse. Non è cosa da potersi fare da soli però. È un processo collettivo, perciò possibile solo dentro nuovi cicli di lotte, nuove mobilitazioni. Nell’attesa, tramandiamo almeno il valore della memoria.
ALESSANDRO BARILE
Recensione già pubblicata su«Le Monde diplomatique. il manifesto», febbraio 2019, p. 23.
Sante Notarnicola L’anima e il muro
Introduzione e cura di Daniele Orlandi disegni diMarco Perroni
pp.192 € 18,00
ISBN 978-88-96487-29-7
dalla quarta di copertina
Questa
scelta antologica di poesie scritte durante un trentennio diventa
l’occasione per una particolare scansione della storia d’Italia, perché
questi versi oscillano, lenti o vorticosi, tra l’anima e il muro di
tante prigioni. Corredato di un ampio saggio introduttivo e di note che
ne inquadrano la mole di rimandi alla cronaca e alla cultura di quegli
anni che l’autore riversa sulla pagina, L’anima e il muro,
duellanti senza pace, ne raccoglie i momenti principali. Sante
Notarnicola ha attraversato il Novecento italiano da ribelle: operaio,
bandito, carcerato. I tre tempi della sua vicenda biografica sono
scanditi dalla poesia, una vera e propria autobiografia in versi,
contemporanea a quella generazione che ingaggiò una guerra senza
esclusione di colpi con lo Stato lunga circa un ventennio. In disaccordo
con la linea attendista del Pci negli anni Cinquanta, rompe con il
Partito e seguendo un progetto di guerriglia diviene rapinatore con la
famigerata Banda Cavallero. Arrestato nel 1967 e condannato
all’ergastolo, prosegue e insieme inizia la sua vera attività politica.
Da allora, la Storia d’Italia s’incaricherà di fargli visita nelle varie
patrie galere del suo lungo soggiorno. Notarnicola la accoglierà a suo
modo: animando il movimento per i diritti dei detenuti sul finire degli
anni Sessanta; conoscendo e confrontandosi con lo stato maggiore della
lotta armata, dalle Br ai Nap a Prima Linea, tentando l’evasione e
sperimentando sulla pelle il regime di articolo 90 nelle carceri
speciali. Dopo vent’anni, otto mesi e un giorno si riaffaccerà alla vita
esterna fino alla lenta estinzione della pena. Poesie di lotta e inni
rivoluzionari, gridi muti di rabbia e squarci di lirismo nati in un
contesto, come la carcerazione politica, dove la speranza della libertà è
una quotidiana collettiva eucarestia o non è.
Sante Notarnicola
(Castellaneta 1938), «operaio, comunista, rapinatore di banche,
carcerato, scrittore, poeta». Nel 1972 ha pubblicato con Feltrinelli la
sua semibiografia L’evasione impossibile (ristampata da Odradek a partire dal 1997). È autore di tre raccolte poetiche: Con quest’anima inquieta (Senza Galere, 1979), La nostalgia e la memoria (Giuseppe Maj, 1986) e l’ibrido Materiale interessante (Edizioni della Battaglia, 1997). Alcuni suoi versi compaiono nel volume collettivo Mutenye. Un luogo dello spirito (Odradek, 2001).
L’evasione impossibile, Feltrinelli, 1972
Sante Notarnicola
L’EVASIONE IMPOSSIBILE
Con un’introduzione di Pio Baldelli e un’intervista all’autore
II edizione 2005 Con una prefazione di Erri de Luca
L’evasione impossibile
ha attraversato con grande forza il ciclo di movimenti tra il ’68 e il
’77. Libro di culto per la generazione degli anni ’70, ormai
introvabile, aggiunge all’interesse per le autobiografie esemplari
quello dell’analisi distaccata nei confronti di nodi impresentabili – e
quindi rimossi – per la sinistra; come la violenza e il carcere.
E’ il racconto della nascita e del percorso di quel gruppo che
attraversò i fugaci onori della cronaca alla fine degli anni ’60 come
“banda Cavallero” una banda di rapinatori di banche, nata per
autofinanziare un’improbabile rivoluzione, e che aveva mantenuto per
anni la propria salvaguardia evitando qualsiasi rapporto con la
malavita. Un’anomalia che ne fece allora una leggenda. Piero Cavallero, Sante Notarnicola, Adriano Rovoletto, I’ex partigiano Danilo Crepaldi
sono invece fino in fondo figli del “popolo comunista” torinese, delle
“boite” e delle officine della ricostruzione industriale del dopoguerra.
La grande forza emotiva non fa velo alla capacità di comunicare con
lucidità e distacco il quadro storico-sociale che fa da sfondo alla
trasformazione del Pci, alla nascita della sinistra extraparlamentare e
poi delle organizzazioni guerrigliere.
Furono fortunati e abili nel riuscire a operare per tanti anni; furono
sfortunatissimi nell’essere arrestati proprio un attimo prima che il ’68
facesse la sua apparizione, dando nuova linfa e nuove idee alla
trasformazione radicale dell’esistente. Anche se c’è da dubitare che
questi uomini – esclusi ormai da anni dal confronto con le realtà di
base – sarebbero stati in grado di maturare un rapporto proficuo con un
movimento tanto diverso da quello che si potevano attendere o sperare.
La condizione di prigionieri, paradossalmente, favorì invece questo
incontro. E furono i gruppi extraparlamentari (non senza contraddizioni)
a riconoscere in questa banda dei “compagni di strada” provenienti
dalla generazione “perduta”: quella che era stata troppo giovane per fare la Resistenza, e troppo vecchia per attendere un nuovo ciclo radicale di lotte.
L’intervista
al Sante di oggi, in appendice, chiude il cerchio di una vita spesa
senza rimpianti alla ricerca di una rivoluzione che non ha vinto. Un
capitolo della lunga “guerra civile” italiana, visto dall’ interno dei
gruppi sociali che in modi diversi, ma più di tanti altri, hanno pagato
sulla propria pelle il prezzo della “normalizzazione” del conflitto: la
classe operaia torinese e i detenuti. In tempi di pensiero debole,
l’unica ricaduta positiva è probabilmente il rinnovato interesse per le
“vite”, per la memoria, per le testimonianze.
Quella di Sante Notarnicola è una coscienza estesa e possente, che
sviluppa ed elabora una minuziosa e basilare critica della politica e
della rappresentanza, perché il carcere, come luogo della
intensificazione delle espenenze, dell’elaborazione collettiva, risulta
un momento estremo di analisi della politica e di conoscenza dello
Stato.
In un precedente libro di poesie che
ebbi l’onore di curare, l’intento non era quello di raccontare in
un’ottica cronistico-giudiziaria la storia di Sante Notarnicola
(Castellaneta, 15 dicembre 1938) “bandito” o, in una dimensione
politica, quella del rivoluzionario (ammesso che per il potere le due
definizioni possano andare disgiunte). Non era nemmeno quello di fare
critica letteraria. Rappresentava semmai il tentativo di scovare le
maglie più larghe in cui i tre aspetti potessero collegarsi per fornire,
in una prospettiva storica, un ritratto di Sante il più possibile
vicino al vero. Per questa storia, quindi, che prima o poi il lettore
ricercherà vanamente in queste pagine, non si può che rimandare a quella
sintesi… [continua a leggere].
N.B.
Le immagini e i video sono stati reperiti nel web e quindi considerati
di pubblico dominio. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di
terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo: info@petiteplaisance.it, e saranno immediatamente rimossi.
A Sante,
alla sua capacità di esser stato,
e di essere,
ad un tempo,
fragile e misteriosa cristalide,
come gioventù
ricca di speranze,
di possibili metamorfosi,
matrice di trasformazioni
– condizione della realizzazione –
e farfalla
che col suo diafano
e lieve battito d’ali
punteggia
la trama
di Iride.
———————– C. F.
Sante Notarnicola L’anima e il muro
Introduzione e cura di Daniele Orlandi disegni diMarco Perroni
pp.192 € 18,00
ISBN 978-88-96487-29-7
dalla quarta di copertina
Questa scelta antologica di poesie scritte durante un trentennio diventa l’occasione per una particolare scansione della storia d’Italia, perché questi versi oscillano, lenti o vorticosi, tra l’anima e il muro di tante prigioni. Corredato di un ampio saggio introduttivo e di note che ne inquadrano la mole di rimandi alla cronaca e alla cultura di quegli anni che l’autore riversa sulla pagina, L’anima e il muro, duellanti senza pace, ne raccoglie i momenti principali. Sante Notarnicola ha attraversato il Novecento italiano da ribelle: operaio, bandito, carcerato. I tre tempi della sua vicenda biografica sono scanditi dalla poesia, una vera e propria autobiografia in versi, contemporanea a quella generazione che ingaggiò una guerra senza esclusione di colpi con lo Stato lunga circa un ventennio. In disaccordo con la linea attendista del Pci negli anni Cinquanta, rompe con il Partito e seguendo un progetto di guerriglia diviene rapinatore con la famigerata Banda Cavallero. Arrestato nel 1967 e condannato all’ergastolo, prosegue e insieme inizia la sua vera attività politica. Da allora, la Storia d’Italia s’incaricherà di fargli visita nelle varie patrie galere del suo lungo soggiorno. Notarnicola la accoglierà a suo modo: animando il movimento per i diritti dei detenuti sul finire degli anni Sessanta; conoscendo e confrontandosi con lo stato maggiore della lotta armata, dalle Br ai Nap a Prima Linea, tentando l’evasione e sperimentando sulla pelle il regime di articolo 90 nelle carceri speciali. Dopo vent’anni, otto mesi e un giorno si riaffaccerà alla vita esterna fino alla lenta estinzione della pena. Poesie di lotta e inni rivoluzionari, gridi muti di rabbia e squarci di lirismo nati in un contesto, come la carcerazione politica, dove la speranza della libertà è una quotidiana collettiva eucarestia o non è.
Sante Notarnicola (Castellaneta 1938), «operaio, comunista, rapinatore di banche, carcerato, scrittore, poeta». Nel 1972 ha pubblicato con Feltrinelli la sua semibiografia L’evasione impossibile (ristampata da Odradek a partire dal 1997). È autore di tre raccolte poetiche: Con quest’anima inquieta (Senza Galere, 1979), La nostalgia e la memoria (Giuseppe Maj, 1986) e l’ibrido Materiale interessante (Edizioni della Battaglia, 1997). Alcuni suoi versi compaiono nel volume collettivo Mutenye. Un luogo dello spirito (Odradek, 2001).
L’evasione impossibile, Feltrinelli, 1972
Sante Notarnicola L’EVASIONE IMPOSSIBILE
Con un’introduzione di Pio Baldelli e un’intervista all’autore
II edizione2005 Con una prefazione di Erri de Luca
L’evasione impossibile ha attraversato con grande forza il ciclo di movimenti tra il ’68 e il ’77. Libro di culto per la generazione degli anni ’70, ormai introvabile, aggiunge all’interesse per le autobiografie esemplari quello dell’analisi distaccata nei confronti di nodi impresentabili – e quindi rimossi – per la sinistra; come la violenza e il carcere.
E’ il racconto della nascita e del percorso di quel gruppo che attraversò i fugaci onori della cronaca alla fine degli anni ’60 come “banda Cavallero” una banda di rapinatori di banche, nata per autofinanziare un’improbabile rivoluzione, e che aveva mantenuto per anni la propria salvaguardia evitando qualsiasi rapporto con la malavita. Un’anomalia che ne fece allora una leggenda. Piero Cavallero, Sante Notarnicola, Adriano Rovoletto, I’ex partigiano Danilo Crepaldi sono invece fino in fondo figli del “popolo comunista” torinese, delle “boite” e delle officine della ricostruzione industriale del dopoguerra.
La grande forza emotiva non fa velo alla capacità di comunicare con lucidità e distacco il quadro storico-sociale che fa da sfondo alla trasformazione del Pci, alla nascita della sinistra extraparlamentare e poi delle organizzazioni guerrigliere.
Furono fortunati e abili nel riuscire a operare per tanti anni; furono sfortunatissimi nell’essere arrestati proprio un attimo prima che il ’68 facesse la sua apparizione, dando nuova linfa e nuove idee alla trasformazione radicale dell’esistente. Anche se c’è da dubitare che questi uomini – esclusi ormai da anni dal confronto con le realtà di base – sarebbero stati in grado di maturare un rapporto proficuo con un movimento tanto diverso da quello che si potevano attendere o sperare.
La condizione di prigionieri, paradossalmente, favorì invece questo incontro. E furono i gruppi extraparlamentari (non senza contraddizioni) a riconoscere in questa banda dei “compagni di strada” provenienti dalla generazione “perduta”: quella che era stata troppo giovane per fare la Resistenza, e troppo vecchia per attendere un nuovo ciclo radicale di lotte.
L’intervista al Sante di oggi, in appendice, chiude il cerchio di una vita spesa senza rimpianti alla ricerca di una rivoluzione che non ha vinto. Un capitolo della lunga “guerra civile” italiana, visto dall’ interno dei gruppi sociali che in modi diversi, ma più di tanti altri, hanno pagato sulla propria pelle il prezzo della “normalizzazione” del conflitto: la classe operaia torinese e i detenuti. In tempi di pensiero debole, l’unica ricaduta positiva è probabilmente il rinnovato interesse per le “vite”, per la memoria, per le testimonianze.
Quella di Sante Notarnicola è una coscienza estesa e possente, che sviluppa ed elabora una minuziosa e basilare critica della politica e della rappresentanza, perché il carcere, come luogo della intensificazione delle espenenze, dell’elaborazione collettiva, risulta un momento estremo di analisi della politica e di conoscenza dello Stato.
In un precedente libro di poesie che ebbi l’onore di curare, l’intento non era quello di raccontare in un’ottica cronistico-giudiziaria la storia di Sante Notarnicola (Castellaneta, 15 dicembre 1938) “bandito” o, in una dimensione politica, quella del rivoluzionario (ammesso che per il potere le due definizioni possano andare disgiunte). Non era nemmeno quello di fare critica letteraria. Rappresentava semmai il tentativo di scovare le maglie più larghe in cui i tre aspetti potessero collegarsi per fornire, in una prospettiva storica, un ritratto di Sante il più possibile vicino al vero. Per questa storia, quindi, che prima o poi il lettore ricercherà vanamente in queste pagine, non si può che rimandare a quella sintesi… [continua a leggere].
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Azar Nafisi – La vera democrazia non può esistere senza la libertà di immaginazione. La migliore letteratura ci costringe sempre a interrogarci su ciò che tenderemmo a dare per scontato e mette in discussione tradizioni, credenze che sembravano incrollabili.
Salvatore Natoli – Se il coraggio allude ad un’arditezza che oltrepassa ogni timore, senza perciò divenire temerarietà, il reggere nella sofferenza allude alla capacità di tenere oltre ogni dolore, senza decadere al livello della semplice sopravvivenza. Qui la dignità e la misura.
Salvatore Natoli – Le parole, prima ancora di pronunciarle, bisognerebbe ascoltarle, ci sono state donate. La sapienza delle parole ha preceduto la filosofia.
Salvatore Natoli – Il perseverare esige l’essere forte ma nel senso del mantenersi saldo, di durare nel tempo. La perseveranza coincide con la continuità nel bene soprattutto a fronte, contro e in mezzo alle difficoltà. È uno stabile e perpetuo permanere nel bene.
Salvatore Natoli – La tecnologia non solo manca gli obiettivi, ma dà luogo a controfinalità e ad effetti perversi. Il progresso tecnico si presenta carico di ambiguità e di pericoli. L’etica del finito nell’età della tecnica significa comprendersi a partire dalla propria finitudine. Un possibile modello: una vita lunga, non una vita eterna. In una parola, una vita buona.
Gabriel Naudé (1600-1653) – È cosa lodevole, generosa e degna di coraggio trarre dall’oblio, e conservare tutte queste immagini non dei corpi, ma degli spiriti di tanti degni uomini che non hanno risparmiato né il loro tempo né le loro veglie pur di lasciarci la testimonianza più viva di ciò che in essi c’era di più eccellente.
Pablo Neruda (1904-1973) – È cosi che nasce la poesia: viene da altezze invisibili. Canto e fecondazione è la poesia: l’ho concentrata come prodotto vitale della mia stessa esperienza, circondato dalla folla adorabile, dall’infinita e ricca moltitudine dell’uomo.
Pablo Neruda (1904-1973) – Amo i libri esploratori, ma odio il libro ragno in cui il pensiero ha disposto filo velenoso.
Chimamanda Ngozi Adichie – Le ragazze diventano donne che non sanno di avere dei desideri. Crescono e diventano donne che si reprimono. Crescono e diventano donne che non possono dire ciò che pensano. Crescono – ed questa è la cosa peggiore – e diventano donne che fanno della finzione un’arte.
Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) – Chi si sente completamente in accordo con questo presente, e lo assume come qualcosa ‘che si comprende da sé’ non è da noi certo invidiato. Tra costoro e i solitari, stanno tuttavia in mezzo i combattenti, cioè coloro che sono ricchi di speranza.
Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) – Un’educazione, peraltro, che faccia intravedere alla fine del suo corso un impiego, o un guadagno materiale, non è affatto un’educazione in vista di quella cultura che noi intendiamo, ma semplicemente un’indicazione delle strade che si possono percorrere per salvare e difendere la propria persona, nella lotta per l’esistenza.
Friedrich Nietzsche (1844-1900) – La nostra cultura europea è come protesa verso una catastrofe: irrequieta, violenta, precipitosa; simile a una corrente che vuole giungere alla fine, che non riflette più e ha paura di riflettere.
Friedrich W. Nietzsche (1844-1900) – La musica unisce tutte le qualità. La sua funzione principale è di condurre i nostri pensieri verso cose più alte, elevarli, anche a costo di farci tremare
Ngugi Wa Thiong’o’ – Bisogna Decolonizzare la mente. Il mezzo più potente di cui si serve l’imperialismo post-coloniale è il linguaggio.
Victor Nomero – L’alimentazione condiziona il nostro futuro? Sostenibilità e scelte alimentari.
Luigi Nono (1924-1990) – La musica, una partitura, è in grado, esattamente come un quadro, una poesia o un libro, di fondare una coscienza. Con aperture, studi, rinunciando alla sicurezza e alle garanzie, sapendo di poter precipitare in ogni momento, ma cercare, comunque, cercare, sempre, l’ignoto.
Luigi Nono (1924-1990) – Il tema della Resistenza è potenzialmente presente in ogni espressione dove la verità e la novità di ricerca, di inventiva e di realizzazione ampliano e sviluppano la capacità fantastica, l’intelligenza ricettiva e la coscienza dell’uomo teso all’eliminazione delle varie “garrote” della società neocapitalista.
Cees Nooteboom, «Tumbas. Tombe di poeti e pensatori», Iperborea, 2015: «Le tombe sono ambigue: custodiscono qualcosa e non custodiscono niente».
Sante Notarnicola – Tentai di gettare l’anima al di là del muro … cercando di seguire la farfalla.
Sante Notarnicola (1938-2021) – … ci ho messo 50 anni a diventare comunista … La libertà ha bisogno di attenzioni, di cure continue e soprattutto ha bisogno di memoria.
Aldo Nove – Non c’è mai stato nella storia dell’uomo un momento così delicato. Così adatto per tornare a essere parte della musica del Creato.
Numenio di Apamea (II sec. d.C.) – Di ciò che è donato in spirito, beneficia colui che riceve, senza che essa abbandoni colui che dà. Così è questa ricchezza, la conoscenza, che si dona e si riceve, che rimane in colui che dona ed è sempre la stessa in chi riceve.
Rudolf Nurejev (1938-1993) – L’essenza della vita è nel suo divenire e non nell’apparire: si ama perché si sente il bisogno di farlo.
Martha Nussbaum – La scuola insegna cose utili per diventare uomini d’affari piuttosto che cittadini responsabili. Sfoltiamo proprio quelle parti dello sforzo formativo che sono essenziali per una società sana, producendo un’ottusa grettezza e una docilità in tecnici obbedienti e ammaestrati che minacciano la vita stessa della democrazia.
Martha Nussbaum – La paura può essere opportunamente indotta e sfruttata dal potere, perché fiacca nelle persone la capacità di giudizio togliendo l’orgoglio di essere libere e indipendenti nel loro pensiero.
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