Aleksandr Sergeevič Puškin (1799-1837) – Di tutti i godimenti della vita la musica cede solamente all’amore. Ma anche l’amore è una melodia.

Aleksàndr Sergeevič Puškin_Musica
La tomba del commendatore, bozzetto di Aleksandr Golovin per le scene dell’opera di Aleksandr Sergeevič Dargomyžskij.

 

Di tutti i godimenti della vita la musica cede solamente all’amore;
ma anche l’amore è una melodia.

Aleksandr Sergeevič Puškin, L’ospite di pietra, scena II.

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Il convitato di pietra è  anche un’opera del compositore russo Aleksandr Sergeevič Dargomyžskij. Il libretto segue fedelmente, con alcune modifiche di lieve entità, il testo teatrale de Il convitato di pietra, microdramma facente parte delle Piccole tragedie di Aleksandr Sergeevič Puškin.


«Puškin scrive la piccola tragedia in versi L’ospite di pietra (Kamennij gost’) contro se stesso… Scrive di don Juan contro se stesso. Non ne fa un fuggiasco, un clandestino, sì, ma ribelle all’esilio del re. S’intrufola in Madrid tra le sue amanti, irrompe dentro le difese di una città e delle donne. Seguito a stento dal servitore inutilmente scaltro, Leporello, che non può distogliere il padrone da nessun capriccio. Purché sia sufficientemente ardito, va intrapreso. Puškin detesta il se stesso che ribadisce in don Juan e ha fretta di giustiziarlo. Gli aizza contro un morto, irrigidito in statua, don Alvar da lui ucciso e poi da lui invitato a venire a casa della sua vedova corteggiata da don Juan. Niente e nessuno può fermare l’oltranza del conquistatore, tranne la morte stessa. Puškin completa la vendetta contro se stesso: l’ospite di marmo irriso da don Juan, che viene a sprofondarlo, risponde a un invito, viene perché chiamato. Alla fine di questo atto di accusa contro il genere maschile, Puškin ha espiato. Per chi prende assai sul serio le parole, scrivere è scontare. Questa è l’unica tra le sue piccole tragedie che non fu pubblicata in vita. Non volle rivedersi».
Erri De Luca

Aleksandr Sergeevič Puškin, considerato uno dei massimi poeti della Russia del XIX secolo e il padre della moderna letteratura russa, fu autore di liriche, poemi, favole, romanzi, racconti, drammi e saggi. Nato a Mosca nel 1799 da una povera famiglia aristocratica, cominciò molto presto a comporre versi. Fu allevato da balie e precettori, frequentò poi il liceo di Carskoe Selo ed ebbe successo fin dal primo poema, Ruslan e Ljudmila, pubblicato nel 1820. Impiegato al ministero degli Esteri, fece parte di un gruppo di radicali, molti dei quali saranno coinvolti nella rivolta decabrista del 1825. Nel 1820 fu cacciato dalla capitale e confinato a Ekaterinoslav, a causa di alcuni suoi componimenti poetici politici. Fu poi trasferito a Kišinëv in Moldavia, dove scrisse tra l’altro Il prigioniero del Caucaso, e quindi a Odessa. Dal 1824 fu costretto a vivere in esilio dalla capitale, nell’isolamento della tenuta familiare di Michajlovskoe, vicino Pskov, e anche lì continuò a scrivere poemi diventando ben presto il maggior rappresentante del romanticismo russo. Nel 1823 aveva iniziato a comporre il romanzo in versi Eugenio Onegin, pubblicato nel 1833. Nel 1826 il nuovo zar Nicola I gli consentì di tornare a Mosca in segno di perdono e in cambio di ciò Puškin dovette mostrare di aver rinunciato ai suoi sentimenti rivoluzionari. Nel 1830 si sposò con Natal’ja Goncarova, da cui ebbe quattro figli. Durante il soggiorno a Boldino, nel 1830, scrisse alcune opere teatrali: Mozart e Salieri, Il festino durante la peste, Il cavaliere avaro e L’ospite di pietra. Nel 1831 pubblicò il dramma storico Boris Godunov e, in forma anonima, I racconti del povero Ivan Petrovič Belkin. Nel 1834 pubblicò La donna di picche e nel 1836 La figlia del capitano. Aveva anche iniziato un’opera storica su Pietro il Grande che lasciò incompiuta. Indebitato e infelice per il suo matrimonio, Puškin morì per difendere l’onore della moglie in un duello con il barone francese Georges D’Anthès, a Pietroburgo, nel 1837. Feltrinelli ha pubblicato nei “Classici” L’ospite di pietra (2005) e Umili prose (2006).

Michael Löwy – La tensione rivoluzionaria di Benjamin si alimenta alle immagini utopiche del rapporto armonico con la natura, nella critica all’ideologia del progresso.

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La scoperta delll’opera di Benjamin è stata, per Michael Löwy, un’emozione che ha scosso molte convinzioni e la cui onda d’urto è stata avvertita per oltre 40 anni in tutte le sue ricerche sulle forme eterodosse di marxismo in Europa o in America Latina. Alla visione di una rivoluzione come «locomotiva della storia», descritta da Marx ne La lotta delle classi in Francia, che rotola inesorabilmente nella direzione del progresso, Benjamin propone una versione della rivoluzione come «freno di emergenza», annunciando la critica all’ideologia del progresso e alla crescita, che si svilupperà successivamente nel pensiero critico e nell’ecologia radicale. I saggi qui raccolti si concentrano sulla dimensione rivoluzionaria dell’opera di Benjamin, in cui un approccio ispirato a un materialismo storico chiaramente non ortodosso si intreccia con le concezioni del messianismo ebraico.

Michael Löwy, La révolution est le frein d’urgence. Essais sur Walter Benjamin [La rivoluzione è il freno di emergenza. Saggi su Walter Benjamin], Editions de l’éclat, Pasris 2019.

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Michael Löwy (San Paolo, 1938), direttore di ricerca emerito del CNRS,  autore prolifico fin dal suo primo saggio su Il pensiero di Che Guevara (Maspero, 1970) fino ai suoi lavori su Weber, Kafka, Benjamin,  teologia della liberazione in America Latina. Ha pubblicato Romanticismo, Utopia (2010), Walter Benjamin. Fire Warning (2014, The Shine / Pocket Reissue, 2018) e The Fictional Sacred (con E. Dianteill) (2017).

Irvin D. Yalom – Non scegliere il progetto della propria vita significa fare della propria esistenza un accidente. Per combattere il nichilismo dobbiamo formulare un progetto che dia significato alla vita per sostenere la vita stessa.

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« Per evitare il nichilismo, spiegavo che dovevamo farci carico di un compito duplice. In primo luogo formulare un progetto che dia significato alla vita per sostenere la vita stessa. In seguito fare in modo di dimenticare quest’atto di invenzione e convincerci che non abbiamo inventato, bensì scoperto il progetto che dà significato alla vita, ovvero che esso ha un’esistenza indipendente “là fuori”».

Irvin D. YalomIl senso della vita , Neri Pozza, Venezia 2016.

«Non scegliere il progetto della propria vita significa fare della propria esistenza un accidente».

Irvin D. Yalom, Diventare se stessi, Neri Pozza, Venezia 2018.

Irvin D. Yalom insegna psichiatria alla Stanford University e vive e svolge il suo lavoro di psichiatra a Palo Alto, in California. Neri Pozza ha pubblicato molti dei suoi bestseller: La cura di Schopenauer (2005), Le lacrime di Nietzsche (2006), Il problema Spinoza (2012), Il dono della terapia (2014), Sul lettino di Freud (2015), Creature di un giorno (2015), Il senso della vita (2016) e Fissando il sole (2017).

Karl Marx (1818-1883) – Il sistema monetario è essenzialmente cattolico, il sistema creditizio è essenzialmente protestante. La fede nel valore monetario come spirito immanente delle merci, la fede nel modo di produzione e nel suo ordine prestabilito, la fede nei singoli agenti della produzione come semplici personificazioni del capitale autovalorizzantesi.

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Karl Marx, nel terzo volume de “Il Capitale”, alla fine del capitolo trentacinquesimo sull’argomento dei metalli preziosi e il corso dei cambi scrive:

«Il sistema monetario è essenzialmente cattolico, il sistema creditizio è essenzialmente protestante. <The Scotch hate gold>. Come carta l’esistenza monetaria delle merci ha soltanto una esistenza sociale. È la fede che rende beati [rif. alla dottrina di Lutero]. La fede nel valore monetario come spirito immanente delle merci, la fede nel modo di produzione e nel suo ordine prestabilito, la fede nei singoli agenti della produzione come semplici personificazioni del capitale autovalorizzantesi. Ma come il protestantesimo non riesce ad emanciparsi dai principi del cattolicesimo, così il sistema creditizio non si emancipa dalla base del sistema monetario» (Editori Riuniti, p. 690).


Karl Marx – Cristalli di denaro: “auri sacra fames”

Karl Marx – Il denaro è stato fatto signore del mondo

Karl Marx – Il denaro uccide l’uomo. Se presupponi l’uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come un rapporto umano, potrai scambiare amore soltanto con amore

Karl Marx – La natura non produce denaro

Karl Marx (1818-1883) – A 17 anni, nel 1835, già ben sapeva quale sarebbe stata la carriera prescelta: agire a favore dell’umanità.

Karl Marx (1818-1883) – Il capitale, per sua natura, nega il tempo per una educazione da uomini, per lo sviluppo intellettuale, per adempiere a funzioni sociali, per le relazioni con gli altri, per il libero gioco delle forze del corpo e della mente.

Karl Marx (1818-1883) – La patologia industriale. La suddivisione del lavoro è l’assassinio di un popolo

Karl Marx (1818-1883) – Sviluppo storico del senso artistico e umanesimo comunista. La soppressione della proprietà privata è la completa emancipazione di tutti i sensi umani e di tutte le qualità umane. Il comunismo è effettiva soppressione della proprietà privata quale autoalienazione dell’uomo, è reale appropriazione dell’umana essenza da parte dell’uomo e per l’uomo

Karl Marx (1818-1883) – Il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il lavoro determinato dalla necessità.

Karl Marx (1818-1883) – Gli economisti assomigliano ai teologi, vogliono spacciare per naturali e quindi eterni gli attuali rapporti di produzione.

Karl Marx (1818-1883) – Per sopprimere il pensiero della proprietà privata basta e avanza il comunismo pensato. Per sopprimere la reale proprietà privata ci vuole una reale azione comunista.

Karl Marx (1818-1883) – Noi non siamo dei comunisti che vogliono abolire la libertà personale. In nessuna società la libertà personale può essere più grande che in quella fondata sulla comunità.

Karl Marx (1818-1883) – La sensibilità soggettiva si realizza solo attraverso la ricchezza oggettivamente dispiegata dell’essenza umana.

Karl Marx (1818-1883) – Vi sono momenti della vita, che si pongono come regioni di confine rispetto ad un tempo andato, ma nel contempo indicano con chiarezza una nuova direzione.

Karl Marx (1818-1883) – Quando il ragionamento si discosta dai binari consueti, si va sempre incontro a un iniziale “boicottaggio”

Karl Marx (1818-1883) – L’arcano della forma di merce. A prima vista, una merce sembra una cosa ovvia. Dalla sua analisi, risulta che è una cosa imbrogliatissima, piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici. Ecco il feticismo che s’appiccica ai prodotti del lavoro appena vengono prodotti come merci, e che quindi è inseparabile dalla produzione delle merci.

Karl Marx (1818-1883) – Ogni progresso compiuto dall’agricoltura capitalista equivale a un progresso non solo nell’arte di DERUBARE L’OPERAIO, ma anche in quella di SPOGLIARE LA TERRA, ogni progresso che aumenta la sua fertilità in un certo lasso di tempo equivale a un progresso nella distruzione delle fonti durevoli di tale fertilità

Walter Benjamin (1892-1940) – Il capitalismo è pura religione cultuale, senza tregua e senza pietà, che non purifica ma colpevolizza, non è riforma dell’essere, ma la sua riduzione in frantumi. Il capitalismo è una religione di mero culto, senza dogma.

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Walter Benjamin, Senza scopo finale. Scritti politici (1919-1940), Castelvecchi, Milano 2017.

 

Per Benjamin il capitalismo è «pura religione cultuale», la più estrema. È un culto «senza tregua e senza pietà», ininterrotto, costante, onnipresente, che entra in ogni cellula e tutto cattura. È un culto che «genera colpa» : «il capitalismo è verosimilmente il primo caso di culto che non purifica ma colpevolizza [ed indebita]. Così facendo, tale sistema religioso precipita in un moto immane», una «immane coscienza della colpa [del debito] che non sa purificarsi [da cui non ci si redime], fa ricorso al culto non per espiazione in esso di questa colpa, ma per renderla universale, per martellarla nella coscienza e infine e soprattutto per coinvolgere dio stesso in questa colpa e interessarlo infine all’espiazione», che non arriva mai, infatti «sta nell’essenza di questo movimento religioso che è il capitalismo, resistere sino alla fine, fino alla definitiva, completa, colpevolizzazione di dio, fino al raggiungimento dello stato di disperazione del mondo». Per Benjamin, «l’elemento storicamente inaudito del capitalismo: la religione non è più riforma dell’essere, ma la sua riduzione in frantumi» (p.43). «Estensione della disperazione a stato religioso del mondo […] il capitalismo che non inverte la rotta diviene, con interessi ed interessi composti che sono funzioni della colpa (si badi all’ambiguità demoniaca di questo concetto), socialismo»

Dice Benjamin: «Il capitalismo è una religione di mero culto, senza dogma» (p. 45).

«Nell’età della riforma il cristianesimo non ha favorito l’emergere del capitalismo, ma si è trasformato nel capitalismo».


Walter Benjamin (1892-1940) – «Esperienza» . Il giovane farà esperienza dello spirito e quanto più dovrà faticare per raggiungere qualcosa di grande, tanto più incontrerà lo spirito lungo il suo cammino e in tutti gli uomini. Quel giovane da uomo sarà indulgente. Il filisteo è intollerante.

Walter Benjamin (1892-1940) – Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera

Walter Benjamin (1892-1940) – La malinconia tradisce il mondo per amore di sapere. Ma la sua permanente meditazione abbraccia le cose morte nella propria contemplazione, per salvarle.

Walter Benjamin (1892-1940) – Che cos’erano per me i miei primi libri? Io non leggevo un libro, vi entravo, vivevo tra le sue righe; e quando lo riaprivo dopo un’interruzione, ritrovavo me stesso nel punto in cui ero rimasto.

Walter Benjamin (1892-1940) – L’esperienza è in ribasso. Un’indigenza di nuova specie si è abbattuta sugli uomini, la nostra povertà di esperienza. È povertà non solo di esperienze private, ma di esperienze umane in genere, è una nuova barbarie.