Paolo Rumiz – Dobbiamo liberarci dalla bramosia del superfluo, dalla tirannia delle cose, che ci allontana dall’Uomo, dalla sottomissione al virtuale che occulta la vita e ruba la gioia del ritrovarsi, dall’impazienza, nemica dell’ascolto e della tolleranza, dal rifiuto della nostra fragilità, la cui accettazione è invece saggezza.
Dobbiamo liberarci
della corsa folle che ci ha intrappolati e dal credere che il tempo
sia solamente denaro, dalla bramosia del superfluo;
dalla tirannia delle cose, che ci allontana dall’Uomo;
dalla illusione che il possesso sia sufficiente a renderci felici;
dall’indifferenza verso l’albero, il fiore la lucertola; dall’idea
che la terra madre sia una vacca da mungere fino allo sfinimento;
dalla manipolazione della natura;
[…]
dobbiamo liberarci dal tacere la morte, vissuta come indecenza;
dallo spregio per le mani ruvide e il sudore della fronte;
dallo snobbare chi in silenzio garantisce il nostro nutrimento;
[…]
dalla sottomissione al virtuale che occulta la vita e ruba la gioia del ritrovarsi;
dall’impazienza, nemica dell’ascolto e della tolleranza;
dal frastuono che stordisce gli uomini e uccide il silenzio
[…]
dal rifiuto della nostra fragilità e dei nostri limiti, la cui accettazione
è invece saggezza;
dal sottovalutare i piccoli gesti, che fanno la differenza;
dal credere che la felicità sia solo un diritto,
quando il sorriso è un nostro dovere verso il mondo.
Paolo Rumiz, Preghiera laica, pubblicata su Robinson, il settimanale culturale del quotidiano Repubblica, sabato 25 aprile 2020.
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