A. L. Care – Si rende necessario essere vulnerabili per essere capaci di nutrire e di lasciarsi nutrire di amore

Health and Human Flourishing

«Se è vero che la qualità della nostra esistenza è messa a rischio dalla nostra vulnerabilità, allo stesso tempo si rende necessario essere vulnerabili, poiché il nostro poter fiorire è intimamente connesso alla vulnerabilità. Essere aperti, recettivi, flessibili e teneri, essere emozionalmente capaci di investire nelle relazioni o impegnati a sostenerle, essere capaci di nutrire e di lasciarsi nutrire di amore sono qualità necessarie a realizzare alcuni dei più importanti beni per la vita».

A. L. Care, “Vulnerability, agency, and human flourishing”, in  Health and Human Flourishing, Washington, 2006, p. 35.

Virginia Held – La cura di sé non è cosa distinta dalla cura degli altri

V. Held, The Ethics of Care

Aristotele suggerisce di considerare non solo il ricevere ma anche il fare il bene fra le cose piacevoli. Dice infatti « […] poiché ricevere il bene significa ottenere ciò di cui si ha desiderio mentre farlo vuol dire possedere più del normale: entrambe le condizioni sono ambite. E dal momento che è piacevole fare il bene, è allora piacevole per gli esseri umani anche migliorare chi sta vicino a loro» (Retorica, 1371b).

Non diversamente scrive Virginia Held: «[…] nelle relazioni di cura le persone agiscono allo stesso tempo per sé e per gli altri. La postura che le caratterizza non è né egoistica né altruistica […] il ben-essdere di una relazione di cura implica il ben-essere condiviso di quelli che sono in relazione e il ben-essere della della relazione in sé» (V. Held, The Ethics of Care, Oxford, 2006, p. 12)

Henrik Ibsen (1828-1906) – La paura della lotta è il male del nostro paese. Vogliono delle rivoluzioni particolari, tutte in superficie, d’ordine soltanto politico. Quella che importa è la rivolta dello spirito umano

 

Henrik Ibsen

 

«La mia produzione poetica è il risultato dei miei stati d’animo e delle mie crisi morali. Non ho mai scritto perché avessi trovato, come suoi dirsi, un buon argomento […]». (Lettera di H. Ibsen a B. Biorson del 12 gennaio 1868)

«Noi viviamo delle briciole cadute dalla tavola della rivoluzione del secolo scorso. Questo cibo è stato masticato e rimasticato per troppo tempo. Le idee hanno bisogno di nutrimenti e stimoli nuovi. “Libertà uguaglianza fratellanza” non sono più ciò che erano al tempo della ghigliottina. Gli uomini politici si ostinano a non comprendere; per questo io li odio. Vogliono delle rivoluzioni particolari, tutte in superficie, d’ordine soltanto politico. Sono tutte sciocchezze! Quella che importa è la rivolta dello spirito umano […]». (Lettera di H. Ibsen a G. Brandes del 20 dicembre 1870)

«Per quanto riguarda il problema della libertà, esso per me si riduce ad una questione di parole. Non acconsentirò mai ad identificare la libertà con un certo numero di libertà politiche. In ciò che voi chiamate libertà io vedo solamente “delle” libertà. E quella che io chiamo lotta per la libertà non è che la continua e concreta conquista dell’idea di libertà. Colui che non vede la libertà come un bene ardentemente desiderato e crede di possederla, in verità possiede una cosa senza vita, senz’anima; perché la nozione di libertà ha questo di particolare, che essa si allarga costantemente. Se dunque uno durante la lotta si ferma e proclama di averla conquistata, nello stesso atto avrà dimostrato esattamente di averla perduta […]». (Lettera di H. Ibsen a G. Brandes del 17 febbraio 1871)

«La paura della lotta è il male del nostro paese. Si cede a poco a poco, si abbandona il terreno passo passo. Ecco perché oggi siamo nei guai. E bisognerebbe – mi pare – possedere un gusto sovrumano della rinuncia per non impadronirsi di una simile materia adatta agli epigrammi ed alla commedia satirica». (Lettera di H. Ibsen a J. H. Thoresen del 27 agosto 1872)

Henrik Ibsen

 

Karl Marx – La natura non produce denaro

Marx_giovane

«La natura non produce denaro allo stesso modo che non produce banchieri o un cirsi dei cambi […].
L’oro e l’argento non sono per natura denaro, ma il denaro è per natura oro e argento».

Karl Marx, Per la critica dell’economia politica, Editori Riuniniti, Roma, 1957, pp. 137 sgg.

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