Friedrich W. Nietzsche (1844-1900) – La musica unisce tutte le qualità. La sua funzione principale è di condurre i nostri pensieri verso cose più alte, elevarli, anche a costo di farci tremare

Friedrich Wilhelm Nietzsche 13

 

«Dio ci ha dato la musica così che soprattutto ci possa portare verso l’alto. La musica unisce tutte le qualità: può esaltarci, divertirci, rallegrarci o rompere il più duro dei cuori con i più dolci dei suoi toni malinconici. Ma la sua funzione principale è di condurre i nostri pensieri verso cose più alte, elevarli, anche a costo di farci tremare […] L’arte musicale spesso si esprime in suoni più penetranti delle parole della poesia e penetra nelle fessure più nascoste del cuore. […] La canzone eleva il nostro essere e ci porta verso il buono e il vero. Se tuttavia la musica serve solo come un diversivo o come una specie di vana ostentazione è peccaminosa e dannosa».

Friedrich Wilhelm Nietzsche, cittato in: Julian Young, A Philosophical Biography Friedrich Nietzsche, Cambridge University Presse, London, 2010.

***

«Nel Tristan, fra la nostra più alta emozione musicale e la musica s’insinuano il mito tragico e l’eroe tragico, quale simboli delle verità più universali, di cui la musica sola può parlare per via diretta. Quale simbolo tuttavia il mito resterebbe inefficace. […] L’apollineo ci strappa all’universalità dionisiaca e ci attrae verso gli individui».

Friedrich Wilhelm Nietzsche, La nascita della tragedia, in La polemica sull’arte tragica, Sansoni, Firenze 1972, pp. 168, 169, poi 160.

***

«Forse, non c’è mai stato un filosofo che fosse, au fond, musicista quanto lo sono io […] non conosco più nulla, non sento più nulla, non leggo più nulla: e malgrado tutto ciò non c’è niente che, propriamente, mi interessi di più del destino della musica». 

Friedrich Wilhelm Nietzsche, Lettera al direttore d’orchestra Hermann Levi del 20 ottobre 1887.

***

«Possa la mia musica dimostrare che si può essere dimentichi del proprio tempo e che in ciò v’è qualcosa di ideale!” […] per me resta sempre un fatto straordinario come nella musica si riveli l’immutabilità del carattere; ciò che vi esprime un fanciullo è così chiaramente il linguaggio essenziale della sua intera natura, che anche l’adulto non ritrova nulla da cambiare”.

Friedrich Wilhelm Nietzsche, Lettera del 20 marzo 1875 all’amica Malwida von Meysenbug.

***

«Le mie improvvisazioni al pianoforte hanno non poco successo, e fui solennemente festeggiato con un brindisi in mio onore. Ernst ne è assolutamente incantato, come direbbe Lisabeth; dovunque io mi trovi debbo suonare e vengo applaudito: è ridicolo. Ieri, nel pomeriggio, ci recammo a Schwelm, […] la sera, in un ristorante, suonai, senza saperlo, alla presenza di un rinomato direttore d’orchestra, il quale rimase a bocca aperta e mi fece ogni sorta di complimenti, scongiurandomi di far parte, la sera, della sua società corale.».

Friedrich Wilhelm Nietzsche, Lettere alla amdre e alla sorella, Franziska ed Elisabeth, del dicembre 1864 e del 18 febbraio 1865.

 

Friedrich Nietzsche (1844-1900) – Scrivi col sangue: imparerai che il sangue è spirito
Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) – Chi si sente completamente in accordo con questo presente, e lo assume come qualcosa ‘che si comprende da sé’ non è da noi certo invidiato. Tra costoro e i solitari, stanno tuttavia in mezzo i combattenti, cioè coloro che sono ricchi di speranza.
Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) – Un’educazione, peraltro, che faccia intravedere alla fine del suo corso un impiego, o un guadagno materiale, non è affatto un’educazione in vista di quella cultura che noi intendiamo, ma semplicemente un’indicazione delle strade che si possono percorrere per salvare e difendere la propria persona, nella lotta per l’esistenza.
Friedrich Nietzsche (1844-1900) – La nostra cultura europea è come protesa verso una catastrofe: irrequieta, violenta, precipitosa; simile a una corrente che vuole giungere alla fine, che non riflette più e ha paura di riflettere.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Arnold Schönberg (1874-1961) – La nostra coscienza, in virtù della forza immaginativa, può percepire le cose in ogni posizione, così la coscienza del compositore può operare spontaneamente con una serie di suoni.

Schönberg Arnold, immaginazione

«L’unità dello spazio sonoro richiede una percezione assoluta e unificata. In questo spazio così come nel cielo di Swedenborg non esiste un sopra, un sotto, una destra, una sinistra e nemmeno un assoluto avanti e dietro. Nello stesso modo in cui il nostro spirito può riconoscere sempre un coltello, una bottiglia oppure un orologio indipendentemente dalle posizioni in cui tali oggetti si possono trovare, come la nostra coscienza, in virtù della forza immaginativa, può percepire le cose in ogni posizione, così la coscienza del compositore può operare spontaneamente con una serie di suoni, quale ne sia la direzione o la maniera in cui si costituiscono le forme riflesse dei loro rapporti reciproci, che permangono come quantità invariabili».

Arnold Schönberg

Arnold Schönberg – Compito della teoria è risvegliare l’amore per il passato e aprire lo sguardo verso il futuro
Arnold Schönberg (1874-1961) – Tendiamo al futuro: ci dev’essere nel nostro futuro una perfezione sovrana. Uno dei compiti più nobili della teoria è di risvegliare l’amore per il passato e di aprire, nello stesso tempo, lo sguardo verso il futuro.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.
M. Ludovico Dolce, Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservar memoria, Venezia 1562.

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Luigi Nono (1924-1990) – La musica, una partitura, è in grado, esattamente come un quadro, una poesia o un libro, di fondare una coscienza. Con aperture, studi, rinunciando alla sicurezza e alle garanzie, sapendo di poter precipitare in ogni momento, ma cercare, comunque, cercare, sempre, l’ignoto.

Luigi Nono_Musica

«Una partitura può dare vita a una rivoluzione tanto poco quanto un quadro, una poesia o un libro, [… ma] è in grado, esattamente come un quadro, una poesia o un libro, di fornire informazioni sullo stato di desolazione della società, può contribuire, può fondare una coscienza se le sue qualità tecniche si mantengono allo stesso livello di quelle ideologiche» (p. 337).

«Penso che la trasformazione che sta avvenendo nel tempo nostro ponga come nuova necessità di vita l’intuizione, l’intelligenza, la capacità di esprimere quella trasformazione: aperture, studi, esperimenti estremamente rischiosi, rinuncia alla sicurezza e alle garanzie, rinuncia alle “finalità”. Dobbiamo sapere di poter precipitare in ogni momento, ma cercare, comunque, cercare, sempre, l’ignoto» (p. 453).

«Esistono suoni percettibili per l’immaginazione attiva senza che siano condizionati da vibrazioni dell’aria […]. Il suono  esiste allo stato puro nel mundus imaginalis […]» (p. 492).

Luigi Nono, La nostalgia del futuro. Scritti e colloqui scelti 1948-1989, a cura di Angela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi, Prefazione di Nuria Schoenberg Nono, Feltrinelli, Milano 2019.


DELLO STESSO AUTORE

Nulla di oscuro tra noi, carteggio con Massimo Mila
Per un sospeso fuoco, carteggio con Giuseppe Ungaretti


«Qual è il tratto principale del Suo carattere?» «La nostalgia del futuro.» Una battuta, detta con la rapidità di un lampo, che descrive alla perfezione il temperamento di Luigi Nono, forse il compositore che più ha vissuto il suo tempo e che del suo tempo è stato guida. L’arco creativo di Nono abbraccia la quasi totalità del secondo Novecento, dall’esordio del 1950 alle soglie degli anni novanta. A circa tre decenni dalla sua morte, nuovi strumenti e conoscenze permettono di comprendere meglio le sfumature del pensiero compositivo multiforme e irrequieto sotteso a questo itinerario artistico. Un cammino che va dall’apprendistato assieme a Bruno Maderna a “Il canto sospeso”, modulato su frammenti di lettere di condannati a morte della Resistenza europea; da “Intolleranza 1960”, esordio di un nuovo teatro musicale in cui impegno politico e denuncia sociale si fondono con la musica, a Prometeo, che si muove verso un orizzonte in cui la visione lascia gradualmente il campo al puro ascolto. Fino ad arrivare alla ricerca di realtà sonore inaudite e al «suono mobile» che sono alla base della sua ultima produzione, caratterizzata dalla consapevolezza della caducità insita in una ricerca (artistica e umana) sempre proiettata verso un infinito «oltre». “La nostalgia del futuro”, ora presentato in una nuova edizione aggiornata e ampliata, è lo specchio di tutti i frammenti della personalità di Nono; una raccolta degli scritti e delle maggiori interviste che hanno accompagnato la sua produzione musicale, che con essa hanno interagito e «collaborato». Sono testi che invadono ogni spazio di un’esistenza in musica – analisi di teoria della composizione, discussioni sul ruolo sociale del compositore, interventi polemici o direttamente politici – e che negli ultimi anni si aprono a riflessioni di carattere intimistico e utopistico. In ogni parola vibra l’intensità dei pensieri di Nono, in ogni riga risuona la sua voce, restituitaci da due tra i massimi esperti della sua musica, intensa quanto i segni rossi che tracciava come fulmini sulle sue partiture.

Prefazione di Nuria Schoenberg Nono

Carissima Nuria:
lo stile può essere solamente esteriore
l’idea deve essere interiore.
Spero che quando dovrai affrontare simili
problemi sarai guidata
da questa distinzione, che
era importante per tuo padre.

                       Arnold Schönberg, giugno 1950

Dedica di mio padre sulla copia di Style and Idea,
regalatami quando gli arrivarono le prime copie dall’editore (Philosophical Library, New York).

Questa nuova edizione di La nostalgia del futuro, ampliata con l’aggiunta di testi e interviste, presenta molti e vari aspetti della vita e del pensiero di Luigi Nono.
Parlando delle proprie esperienze – personali e/o musicali – mio marito si esprimeva usando un linguaggio semplice e comprensibile, anche quando l’argomento era complesso. Non gli interessava scrivere una prosa “elegante” o ricercata. L’importante per lui era comunicare. Anche per questa ragione le parole sono disposte sulla carta in diverse grandezze, sottolineate o seguite da numerosi «!!!».
Spesso le sue lettere, indirizzate a persone di cultura, musicisti, o politici, erano quasi telegrafiche, dicevano ciò che era necessario. Nelle interviste qualche volta era polemico e lo stato d’animo che emergeva era legato a un particolare momento della sua vita. Alcuni testi erano scritti per essere pubblicati, altri erano personali. Qualche volta i suoi testi nascevano in risposta a situazioni sociali o politiche o a dichiarazioni di altre persone, e testimoniano della vastità dei suoi interessi che andavano ben oltre il mondo musicale.
Ringrazio Angela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi per il lavoro scientifico e approfondito nella selezione dei testi e nelle note che contestualizzano e spiegano i vari documenti. I due musicologi sono stati tra i primi che hanno svolto delle ricerche presso l’Archivio Luigi Nono, fondato a Venezia, alla Giudecca, nel 1993, tre anni dopo la sua morte.
Spero che questo libro dia al lettore non solo delle informazioni su Luigi Nono, ma che contribuisca a fare luce su un periodo del passato recente, forse un po’ dimenticato.
Con l’auspicio che la conoscenza del “pensare” e dell’agire di Luigi Nono susciti curiosità e il desiderio di ascoltare le sue opere, nelle quali tutto questo è espresso nel linguaggio della musica.

Buona lettura!

Sommario

Prefazione
Introduzione
Sigle e abbreviazioni
Prae-ludium
Precisazioni
Excursus I
Intervista con Renato Garavaglia
PARTE PRIMA
Luigi Dallapiccola e i Sex Carmina Alcæi
Sullo sviluppo della tecnica seriale
Lo sviluppo della tecnica seriale
Testo – musica – canto
Su Fase seconda di Mario Bortolotto
Excursus II
Verso Prometeo Conversazione tra Luigi Nono e Massimo Cacciari raccolta da Michele Bertaggia
PARTE SECONDA
Alcune precisazioni su Intolleranza 1960
Possibilità e necessità di un nuovo teatro musicale (1962)
Gioco e verità nel nuovo teatro musicale
Die Ermittlung: un’esperienza musicale teatrale con Weiss e Piscator [Musica e teatro]
Verso Prometeo. Frammenti di diari
Excursus III
Colloquio con Luigi Nono su musica e impegno politico di Michele L. Straniero [e Gianni Bosio]
PARTE TERZA
Presenza storica nella musica d’oggiI
Luigi Nono candidato del pci con i lavoratori
Musica e Resistenza
Risposte a sette domande di Martine Cadieu
Il potere musicale
Nella Sierra e in parlamento
Excursus IV
Colloquio con Hansjörg Pauli
PARTE QUARTA
Lettera da Los Angeles
Ricordo di due musicisti
Una testimonianza di Luigi Nono [Su Il canto sospeso]
Prefazione alla Harmonielehre di Arnold Schönberg
Bartók compositore
Per Marino Zuccheri
Excursus v
Intervista di Walter Prati e Roberto Masotti
PARTE QUINTA
Josef Svoboda
Il canto di Victor Jara
Per Helmut
[Per Enrico Berlinguer]
Excursus VI
Colloquio con Luigi Nono di Michelangelo Zurletti
PARTE SESTA
L’errore come necessità
Altre possibilità di ascolto
Conferenza alla Chartreuse di Villeneuve-lès-Avignon
Post-ludium
Questionario «Proust»
Ritratto in retrospettiva
Un’autobiografia dell’autore raccontata da Enzo Restagno
Note bibliografiche e commento ai testi
Cronologia delle opere di Luigi Nono

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – La musica dà anima all’universo, ali al pensiero, slancio all’immaginazione, fascino alla tristezza, impulso alla gioia e vita a tutte le cose.  Essa è l’essenza dell’ordine, ed eleva ciò che è buono, giusto e bello, di cui è la forma invisibile ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna.

Platone Musica 02
L’epitaffio di Sicilo (II-I sec. a.C.)

Insegnerei ai bambini musica, fisica e filosofia; ma soprattutto la musica, per i motivi musicali e tutte le arti che sono le chiavi per l’apprendimento.

La musica […] dà anima all’universo, ali al pensiero, slancio all’immaginazione, fascino alla tristezza, impulso alla gioia e vita a tutte le cose.  Essa è l’essenza dell’ordine, ed eleva ciò che è buono, giusto e bello, di cui è la forma invisibile ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna.

La musica e il ritmo trovano la loro strada nei luoghi segreti dell’anima.

Platone

Platone, «Filebo» – Senza possedere né intelletto né memoria né scienza né opinione vera, tu saresti vuoto di ogni elemento di coscienza
Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Coloro che sono privi della conoscenza di ogni cosa che è, e che non hanno nell’anima alcun chiaro modello, non possono rivolgere lo sguardo verso ciò che è più vero e non possono istituire norme relative alle cose belle e giuste e buone.
Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Le relazioni con gli stranieri sono atti di particolare sacralità. Lo straniero si trova ad essere privo di amici e parenti, e quindi è affidato in modo particolare alla solidarietà degli dei e degli uomini. Non c’è colpa peggiore per un uomo che un torto fatto ai supplici
Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Non esiste male maggiore che un uomo possa patire che prendere in odio i ragionamenti. L’odio contro i ragionamenti, e quello contro gli uomini, nascono nella stessa maniera.
Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – È questo il momento nella vita che più di ogni altro è degno di essere vissuto da un essere umano: quando contempla il bello in sé. La misura e la proporzione risultano essere dappertutto bellezza e virtù.
Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – L’educazione è l’orientamento dell’anima alla virtù. La virtù è il piacere verso ciò che bisogna amare e l’avversione verso ciò che bisogna odiare
Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Non il vivere è da tenere in massimo conto, ma il vivere bene. E il vivere bene è lo stesso che vivere con virtù e con giustizia. Per nessuna ragione si deve commettere ingiustizia.
Platone & Aristotele – Il principio della filosofia non è altro che esser pieni di meraviglia, perché si comincia a filosofare a causa della meraviglia.
Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – È infatti la costituzione dello Stato che forma gli uomini, buoni, se essa è buona, malvagi in caso contrario.
Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) – Cosa di più bello avrei potuto fare nella mia vita se non affidare alla scrittura ciò che è di grande utilità per gli uomini e portare alla luce per tutti la vera natura delle cose?

Antiporta Musica – La musica non è illusione, è rivelazione dell’anima. Suonate sempre con l’anima. Fate del “Clavicembalo ben temperato” di Bach il vostro pane quotidiano. L’arte non diventerà un’ancella del processo scientifico. Uno dei compiti più nobili della teoria, e della teoria musicale, è di risvegliare l’amore per il passato e di aprire, nello stesso tempo, lo sguardo verso il futuro.

Antiporta Musica
Pëtr Il’ič Čajkovskij

La musica non è illusione, è rivelazione. La sua forza risiede nel fatto che ci fa scorgere regni di una bellezza altrimenti irraggiungibile, la cui scoperta ci concilia con la vita. Solo una musica concepita come rivelazione dell’anima, solo una musica scaturita dal tormento dell’artista può toccare gli esseri umani. Chi non crea per intimo impulso, ma mira all’effetto calcolato con l’intenzione di piacere al pubblico, non è artista autentico.

***
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Robert Schumann

«Suonate sempre con l’anima. Fate del “Clavicembalo ben temperato” di Bach il vostro pane quotidiano. Le leggi della morale sono anche le leggi dell’arte. Nulla di grande si può compiere senza entusiasmo. Non si è mai finito di imparare …».

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Glen Gould

L’arte non diventerà un’ancella del processo scientifico, e sarà capace di esprimere come l’impulso estetico sia privo di età, cioè libero dalle obbedienze che i tempi gli dettano.

***
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Arnold Schoenberg

Tendiamo al futuro: ci dev’essere nel nostro futuro una perfezione sovrana. Uno dei compiti più nobili della teoria è di risvegliare l’amore per il passato e di aprire, nello stesso tempo, lo sguardo verso il futuro.

Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893) – La musica non è illusione, è rivelazione. La sua forza risiede nel fatto che ci fa scorgere regni di una bellezza altrimenti irraggiungibile, la cui scoperta ci concilia con la vita.

Pëtr Il'ič Čajkovskij02

Opere di Čajkovskij

Opere di Čajkovskij

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«La musica non è illusione,
è rivelazione.
La sua forza risiede nel fatto
che ci fa scorgere regni
di una bellezza altrimenti irraggiungibile,
la cui scoperta
ci concilia con la vita».

 

Pëtr Il’ič Čajkovskij, Lettera del 17 dicembre 1877 a Nadežda Filaretovna von Meck, citata da George Balan, Una ascensione musicale, Musicosophia, Sankt Peter 1994, p. 31.

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Nadezhda von Meck

Nadezhda von Meck

 


Petr Ilic Cajkovskij (1840-1893) – Solo una musica concepita come rivelazione dell’anima, solo una musica scaturita dal tormento dell’artista può toccare gli esseri umani. Chi non crea per intimo impulso, ma mira all’effetto calcolato con l’intenzione di piacere al pubblico, non è artista autentico.


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Antonio Bonacchi – Che lavoro fai? …IL VIOLINISTA! Sì, ma di lavoro? Arte, mestiere, misteri del suonare il violino

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Che lavoro fai? …IL VIOLINISTA! Sì, ma di lavoro?

Arte, mestiere, misteri del suonare il violino. ISBN 9-788863-951196, Edizioni CURCI, 2012.

IL VIOLINISTA, un manuale completo per strumentisti e aspiranti tali, violino ed arco analizzati e spiegati in tutti i loro aspetti estetici e funzionali. Che suoniate per diletto o per passione il vostro violino non avrà più segreti. La viola… è solo un po’ più grande! Lo trovate nei negozi di musica e nelle librerie.

Acquistabile on line su www-musicherie.com

 

Antonio Bonacchi

Che lavoro fai? …IL VIOLINISTA! Sì, ma di lavoro?
Arte, mestiere, misteri del suonare il violino.

ISBN 9-788863-951196, Edizioni CURCI, 2012,
pp. 224, formato 14 x 21 cm., € 19,00

Edizioni Curci logo

In copertina: Pietro Gargini, violino – Giovanni Lucchi, arco (cb). Foto Lucio Ghilardi


 

Antonio Bonacchi

Babbo a giorni alterni, scrittore della domenica, editor e grafico quasi per caso, violinista per passione, liutaio e archettaio per diletto, tornitore autodidatta, informatico per necessità, imprenditore per divertimento, inventore per passatempo, cuoco per amicizia.

WHAT IS HE (D. H. Lawrence)

Che cos’? è
– Un uomo, naturalmente.
Si, ma cosa fa?
– Vive, ed è un uomo.
Certo, ma deve pur lavorare. Avrà una qualunque occupazione.
– Perché?
Perché si vede che non appartiene ad una classe agiata.
– Non so. Ha molto tempo per sé, e fa delle bellissime sedie.
Qui ti volevo! Allora è un ebanista.
– No, No!
Insomma un falegname.
– Nient’affatto.
Ma l’hai detto tu.
– Che cosa avrei detto io?
Che faceva sedie, era un falegname.
– Ho detto che faceva sedie, non che è un falegname.
Va bene. Allora le fa per diletto?
– Forse! Secondo te, un tordo è un flautista di professione, o solo un dilettante?
Direi che è soltanto un uccello.
– E io dico che lui è solo un uomo.
Ho capito! Cavilli sempre.

Alcune pagine dal libro

Origini

Il capitolo si apre con le due pagine relative alla nomenclatura.

la nomenclatura del violino

La nascita del violino

Per mia praticità parlerò del violino, ma quanto segue è per buona parte consono agli altri strumenti della famiglia: viola, violoncello, contrabbasso.

Per quanto si cerchino documenti e fonti è ancora difficile attribuire un luogo ed un momento esatto per la comparsa del violino, quindi più che di “nascita” parlerei di un suo “divenire” dalla progressiva evoluzione e trasformazione di strumenti simili per forme, numero di corde e modo di produrre il suono (come il rebeb, la gigua, la ribeca, la viola da braccio, la viella ed altri), sicuramente influenzato dalle dirompenti idee del Rinascimento fiorentino¹ incentrate sulla ricerca di proporzioni, armonia di linee, rapporti geometrici. Sulla sua oggettiva paternità, su forme, varianti e misure ideali, sono stati scritti fiumi di parole e si trovano eccellenti ed esaustive pubblicazioni; le ipotesi più accreditate vedono la sua comparsa intorno al 1530, probabilmente a Cremona ad opera di Andrea Amati, altre, ugualmente valide, a Brescia per mano di Gasparo da Salò. Alcuni documenti riguardanti l’acquisto di violini cremonesi da parte di Carlo IX di Francia fanno ipotizzare che la liuteria di Cremona abbia avuto più tempo per propagare la sua notorietà e sia quindi antecedente a quella bresciana, ma niente toglie che in entrambi i casi si possa aver ottenuto parimenti lo stesso risultato: nel bresciano, Zanetto da Montichiari veniva registrato nel 1527 come Joannettus de li violettis. In quegli stessi anni gli Amati avevano nel cremonese botteghe liutarie già avviate, ma non erano gli unici ad operare intorno agli strumenti, sto infatti trascurando del tutto la contemporanea e fervente attività liutaria […] tutto il resto lo trovate nel libro!

————–

1 I toscanacci son sempre in mezzo! Per altro il M° Fiorenzo Copertini Amati scrive in un intrigante articolo, nel n° 2/2009 di Liuteria Musica Cultura, sul “violino raffigurato nel bassorilievo del Palazzo Scala a Firenze (1480). E chissà che pure Leonardo da Vinci non ci abbia messo del suo!

 

****

Ernst Chladni – pag. 12

figure di Chladni in liuteria

[…]

Negli anni Cinquanta Carleen Maley Hutchins, oltreoceano, inizia e porta avanti interessanti ricerche partendo dalle teorie del Savart il quale affermava che i migliori violini presentano una tavola armonica che se percossa, emette una nota di un semitono più alta del fondo. L’ausilio di strumentazioni elettroniche rivoluzionarie per l’epoca ed i suggerimenti nonché le collaborazioni con liutai, chimici e ricercatori (Karl a. Berger, alvin S. Hopping, fernando Sacconi) la portano a scoprire ed applicare alla liuteria le figure di Ernst Chladni. Grazie alla Hutchins la costruzione del violino si può avvalere di una nuova tecnica scientifica […]

*****

 

Chiamato frequentemente anche archetto, dal francese archet specialmente se da violino o viola, fino al ’600 era realizzato con legni comuni quali acero, noce, pioppo, faggio; un arco piuttosto grossolano e poco efficace. La necessità di allungarlo e la modifica radicale della curva portarono alla scelta di legni più compatti ed elastici quali il legno ferro ed il legno serpente¹ ancora oggi utilizzati per gli archi barocchi. Un tassello di legno, che diventerà il moderno nasetto, veniva incastrato nella zona “al tallone” tra crine e bacchetta per mettere in tensione il crine.

A partire dall’arco “curvo” (con i crini semplicemente fissati in cima ed in fondo), possiamo definire l’evoluzione dell’arco in Italia in quattro periodi:


Non esistono ancora la punta d’avorio², la slitta in madreperla³, l’anello, la coulisse, il ginocchio e la fasciatura, propri dell’arco moderno che deve probabilmente la sua evoluzione al trinomio Corelli-Tartini-Viotti, musicisti virtuosi, teorici geniali e “girelloni”. Dai loro incontri con i vari costruttori di Cremona, Parigi, Mirecourt, Londra, per assecondare teorie ed esigenze personali, si origina l’evoluzione dell’arco barocco fino alle forme e caratteristiche che a tutt’oggi mantiene. Se vogliamo cercare una data per la nascita dell’arco moderno possiamo pensare al 1785-86 quando Louis Spohr lo descrive minuziosamente (pubblicandolo nel 1832 nel suo Violinschule) o al 1792 circa quando Tourte aveva oramai definite con Viotti le misure e le caratteristiche che perfezionerà in seguito con Kreutzer. Anche se in Italia i liutai cremonesi avevano già dato il via diversi anni prima all’evoluzione dell’arco, Tourte fu il primo ad utilizzare il legno di pernambuco8 e la tecnica della piegatura a caldo: la bacchetta veniva tagliata praticamente dritta (o quasi, seguendo la venatura del legno) e piegata dopo una parziale lavorazio- ne; in questo modo la fibra della bacchetta ha una continuità che consente migliore elasticità e maggiore resistenza anche alle rotture.

[…] tutto il resto lo trovate nel libro!

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1 Il nome scientifico è Piratinera Guianensis o Brosimum Guianensis e proviene dalle Guiane (Brasile ai confini con le Guiane-Venezuela). Il suo peso specifico è 1,05-1,30, il colore è bruno rossastro o rosso cupo maculato nero. Conosciuto anche come Snake wood (Ingl.) Pau tartarugo o Amoretta.
2 O scarpetta, voluta da Tartini.
3 Introdotta da Vuillaume.

 

 


 

 

INDICE DEL LIBRO

Scritto con un entusiasmo contagioso da un cultore della materia, arricchito di un prezioso apparato iconografico di oltre 360 immagini, IL VIOLINISTA è un libro indispensabile per gli strumentisti di tutti i livelli (studenti, professionisti, amatori) ma per la varietà degli argomenti trattati e lo stile quasi narrativo è godibile anche dagli appassionati di musica e dello strumento.

Puoi virtualmente sfogliare tutto il libro per avere un’idea panoramica di tutto il volume.

da pag 1 a pag 100

 

da pag 101 a pag 224

 

 

Alcuni commenti

 

Luca Rinaldi

Una splendida lettura per chi si occupa di strumenti ad arco e di musica in genere. Mi congratulo con l’amico Antonio per l’interessante libro, in cui si trovano notizie molto utili, curiosità e aneddoti tratti da una vita dedicata alla musica, scritti in maniera simpatica e leggera.

Complimenti e grazie

https://www.facebook.com/luca.rinaldi.526

 


Angelo Andrulli

Angelo Andrulli

Non è un semplice libro ma, un MERAVIGLIOSO TRATTATO artistico/formativo, di facile lettura e comprensione. Ho trovato numerose informazioni e illuminanti argomenti che mi hanno regalato infiniti stimoli artistici. Non sfugge l’entusiasmo e la passione con cui l’opera è stata creata. Nei miei seminari rivolti ai ragazzi “Il Bonacchi”  lo porto ormai sempre con me, come se fosse una bibbia… Con tanta stima e affetto rivolgo al caro Maestro Bonacchi i miei complimenti… e un grazie per gli insegnamenti trasmessi.

Angelo R. Andrulli

http://www.angeloandrulli.it


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